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1848
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Marino Zeno et An-n dreae Michaeli fidclibus noslris dileclis, n quod nostri ambasciatores ire debeatis » Tarvisium ad Potestà tem, Ancianos,Con-» siliuni et Coiuinune ipsius terrae, quibus w ex parte nostra, sieut convenit et amili chabiliter salutatis exponere debeatis, » quod noto ri um et manifestum est, quod n inter eos et Commune Venetiarum el ho-” mines Tarvisii fuit et continuavit semper
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1855
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, che formano Venezia, 1,29. Bocche del leone, ossia, denunzie scerete, III, 408. Bocconio Marino: vedi Mitrino Bocconio. Bolla : nome particolare del privilegio concesso agli abitanti di Poveglia e di Malamocco, in ricompensa del loro valore nella guerra contro Pipino, 1, 428. — IV’è perduto l’originale dato a quelli di Poveglia, ivi. — Conserva vasi anche nell' anno 4785 quello di Malumocco, ivi
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1859
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,dipoi fu trasportata in Venezia, e collocata prima nella chiesa di s. Gregorio, e poscia in questa, entro nobile vaso di scelto marino nel mezzo di decente mausoleo, eretto in luogo cospicuo, ivi espresso scolpito in mezzo busto con l’elogio di sua militare e cri-
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1859
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e Marino Rarozzi capi di congiura. Il giorno ultimo di dicembre < 328 fu quello in cui il venerando padre della patria, già ridotto a decrepitezza, tra il compianto generale, pagò il tributo alla natura ; e fu deposto in s. Marco nell’urna marmorea eh’è nella cappella del Battisterio, indicato soltanto dal suo stemma che vi è scolpito. Durante la vacanza del ducato, narra il R.omanin
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avanzale che impediscono e fan sicura la porta di que-sl'antica donna dell’acque. Una di quelle appunto è il Lido. L'indiislre mano del-I’ uomo fecondò lo sterile terreno, e qui sul labbro dell’Adriatico fioriscono orli, terreni piantati d'alberi fruttiferi e v igne: la natura campestre fa guerra e usurpa il luogo alla marino. Per queste vigne e questi limoli si spargono le liete brigate
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1859
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, come provai aneli’ io nel visitarli, pensando alla misera sorte di chi vi gemè prigioniero. In uno stretto corridoio a 3 svòlte, fortificato di marino per rendere inutile ogni tentativo di fuga, vedonsi le porte di g segrete, con piccolo spiracolo ciascuna nel muro, e talmente basse,che per entrarvi fad’uopoandar carpone. Fra queste segrete una sola ha nella faccia,che all’andito risponde, una ferrata
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1859
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I’ argine fosse in marino costrutto, e ne sorsero quelle dighe, lunghe parecchie miglia, che per la loro grossezza e la mole delle pietre, connesse e cementate con ammirabile solidità , furono dette opera d’ ardimento romano. » Il forestiere, scorrendo la Laguna lungo il litorale fin qui descritto, dopo aver vedoto schierate in vaga ino sira le case di Pelestrina, a nascondere la cui miseria è bastevole
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1859
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lo zelo si diè ad estinguere le reliquie dello scisma ed a restituir la pace alla Chiesa, e l’ottenne nel concilio di Toriosa (F.) con eterna gloria del suo nome. La repubblica non tardò a mandargli ambasciatori d’ubbidienza Marino Caravello, Antonio Contari-ni, Francesco Foscari e Fantino Michiel, accolli a’17 dicembre con pompa soleu- ne. Mentre le questioni religiose occupavano il concilio, l’Italia
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1859
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. Narra pure Iu storia, che nelle vicinanze di Venezia viveva l’eremita Marino a menarvi santa ed esemplare vita, dal tpinle si portò s. Romualdodul monastero di Classe, ove avea assunto la cocolla monastica, per evitare lo sdegno d’ul» cimi clic andava esortando a rendersi più perfetti nel servire Dio, con licenza del proprio abbate ri tirandosene. Comunque sta e dell’asserta venuta di s. Romualdo
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1859
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sco de’frati minori di s. Stefano de’ servi ili Maria, di s. Giorgio Maggiore, di s. Domenico, di s. Antonio perdono del Cardinal Marino Gritnani e già di Gio. Pico della Mirandola. Adunque erano notabili in Venezia queste librerie. Di Jacopo Contarmi a s. Samuele, il quale con ispesa indicibile pose insieme quasi tutte le storie stampate e le scritte a penna, non pure universali ma particolari
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1859
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in altrettante nicchie. Le pareti sono pure da vuote nicchie circondate,e una banchina di marino circuisce tutto il sotterraneo, eli’ è formato a piccoli volti, sostenuti da 52 colonne senza basi, di marmo pal io, alta ciascuna circa due metri, con capitelli antichi di varie forme, che ne sostengono le volte. L’allare di mezzo è perpendicolarmente sotto il maggiore della basilica. Vedonsi ancora in piedi
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1859
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; e persino ad una incontratila autorità della repubblica, nataqua-» >1 un solo parto con essa. Intanto il do-^e Marino Grimaui morto a525 dicembre i6o5, fu sepolto in s. Giuseppe di Castello, e sulla parete dopo il 5.° altare * luinou che alla moglie Morosina Mo-'“'UH, 1 ultima ad essere con solenni for-'l'liti pubbliche coronata dogaressa’, • '-une eretto uu grandioso monumeu-
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1859
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una fornace sotto la forma d’un Mostro marino, dalla bocca delquale uscivano fiamme, mentre gli operai seduti entro al corpo del mostro lavoravano bellissimi vasi di cristallo. Altra barca ancora raffigurava ungran Delfino, Nettuno seduto col suo tridente la governava e a poppa due cavalli alati erano in atto di tirarla a sembianza d’un carro, mentre a’fianchi 4 rematori sotto figura di vecchi
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1859
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le propalate falsità. Or tra per questo, tra per gli avvenimenti precorsi .accadeva che ritornando Paolo Sarpi, anima e sostenitore caldissimo della veneziana causa,sul-l’abbrunare del 5 ottobre 1607 dal palazzo ducale al suo convento in compagnia di un fr. Marino laico, e di un A-lessandro Malipiero, vecchio gentiluomo, assalito fosse, come calava il ponte di s. Fosca, improvvisamente e precisamente, dietro
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1859
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lettera era stata immaginata da’ge-, li; ma ¡1 senato dispreizando questa pozione, ringraziò il re dell’avviso n,portante che gli avea dato (però av-.trio che in quell’epoca era vivo Dona» to,eil re morì prima di lui : la differenza .«mio cominciata in tempo del prede-crtsore Marino Grimani, si deve ritenere che il nome tolto fu quello di Donato, che mostrò fermezza contro l’interdetto
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1859
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di quando in quando da’ vescovi successori ). Ma nell 546, dopo di aver sedato in Ceneda stessa gravi discordie, insorte tra' cittadini e il vescovocardinalMarinoGi i-uiani, ebbe ad usare della sua energia contro le pretensioni del vescovo stesso, che duramente molestava i suoi vassalli, tolte dalla loggia di Ceneda l’insegne di s. Marco, proclamato che niuno avesse più ricorso a Venezia per l’appellazione sotto gravi
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1859
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i maneggi di Carlotta , il re Ferdinando I avea mandato a Cipro e al Cairo il figlio Alfonso duca di Calabria, per impossessarsi del regno, ma non gli riuscì; e neppure le mene onde sposare Caterina, fatte dal suo fido Rizzo da Marino, poi strangolato in Venezia. Continuando la sovranità sotto il nome di Caterina, ina di fatto nelle ulani della repubblica, vigile che i veneziani si conducessero bene verso
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1859
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dal re la proibizione di siflalti armamenti e detestabili violenze, commesse contro cristiani e amici, ma le reintegrazioni al tolto i ministri non eseguirono. NehGo3, racconta il eli. Giovanni Veludo,biografo del doge Marino Grimani, che i veneziani ebbero la gloria di ascrivere al libro d’oro della propria nobiltà, col diritto di trasmetterla alla sua discendenza, Enrico IV re di Francia
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Page 624
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1859
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Gio cornice in bassorilievo effigiava festosa adunanza o trionfo di Deità inorine: veniva sostenuta d’ ambo le parti da Mostro marino colla cornamusa. Nella sommità della prora si alzavano le grandi figure della Giustizia e della Pace, cor-teg giate da putti, e aventi a’ piedi vasta conchiglia. Due gran Leoni alati erano nel gonfio della poppa, tra marini Satiri e Ninfe in delizioso giardino
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1859
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(e poi di Chiog-gia,dove fu trasferita la sede nel ino), nella cui diocesi erano comprese l’isole di Rialto,diOlivolo,di Spinalonga, di Dorsoduro, di Lupao, e le Gemini, ed eletto alla fine dell’ Vili secolo Obelalto Marino figlio d’Eneogiro tribuno di Mala-mocco a patriarca di Grado, il quale poscia con pontificia approvazione venne a risiedere come vescovo in Olivolo, accadde naturalmente che il rito delle chiese
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