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1842
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INDICE DEI NOMI E COGNOMI CONTENUTI NELLE INSCRIZIONI DELLA CHIESA E MONASTERO DI S. MARIA DELLE VERGINI. i i Il primo numero è del millesimo, il secondo della Inscrizione- ALESSANDRO III papa 1177, r. BARBARIGO Lugrezia 165g, a5. BARBARO Marina i53i, 28. BARBAROSSA Federico imp. H77, r, 27 Giulia 1177, 1, 27. BENETTI Maria Elelta i58i, 1. BERNARDO Letizia 1659, 2^. CASONI Giovanni 1822, 3i. CONTARINI Andrea i368, 3o, CORBELLI Apiòlano } Benedetto > 1607, 2. Elisabetta ) DONA'Angela 1574, 3i. ELISEO Francesco i654- 3* FRANCESCO I. imp. 1822, 3i. FRANCESCO di Gianmarco 1600, 4. GIGLIO Benedetto (s. a.) 11. Francesco (s. a.) 11. GIORGI Franceschina i4a8, 22. GIVST1N1AN Girolamo i558, 8, Marco 1444? I7-Marino 1558, 8. Orsato *444, 17.. LILIO (v. Giglio). LOLLINO Domenico 1585, 6. Alvise vescovo, ivi e seguenti. MA LI PIERO Marcantonio 1 Pierazzo \ 1607, 9* Pierfrancesco ) Sofia 1607, 10. MANIN Lodovico 1797, 3i. Marcello Gabriela 1740,26. MASSA Apollonio i58i, i. MAZZA Antonio \ c c Vittoria } ■ MOLIN Cecilia i583, 7. Gabriela 1659, 25. MORO (il) d’Alessandria i566, 12. MVCCA Antonio 174*5 ao> NAPOLEONE imp. 1807, 3i. PADAVIN Giambatista iéaa, 16. PISANI Sofia i53i, 28. PRIOLI Vincenzo Maria ^70, i3. Giustina i574, 3i. QVER1NI Gasparo i Filippo j i564, 5. Nicolò j Andrea Vincenzo i566, la. \incenzo i6o5, 14. Sebastiano 1621, i5. Virginia 1619, 24-SCIPIONI Marco 1720, 19. SELIMO imp. 15^0, i3. SILVESTRINI Gasparo (s. a.) ai* SOLIMANO imp. i566, 12. TREVISAN Baldassare ! Cecilia r 1583, 7. Nicolò j TRIBVNO Pietro 888, Bi. VENIER Francesco \ , > •>. ‘ Nicolò \ (S- a,) 23‘ VITALI (di) Giuseppe * 5g 1, 18. ZIANI Sebastiano 1177, 1. ZIO (v. Giglio). ZORZI (v. Giorgi). ZVSTINIAN (v. Givstihiaw). Tom. V..
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Page 357
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1830
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\ INDICE 549 DEI NOMI E COGNOMI CONTENUTI NELLE INSCRIZIONI DELLA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA Il primo numero è del millesimo, il secondo è dell’ Inscrizione. ANGELI ( v. Vvcovtch) BELTRAMELLI Matteo. Felicita i5gg. 3o, BEMBO Giammatteo i566. 4^-BENEDETTI Antonio 1649. 35. BIANCONI Giovanni 1707. i5. BONDIMIER Giovanni,Marino, Elena i536. 6 BONZIO Paolo, Andrianna 1607. 3. CANAL Pietro
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1830
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Tre ss. Spine p. 23 Tre Reliquie in s. Gio. e Paolo 146 RETTORI VENEZIANI IN VARII LVOGHI *a Belluno Barbarigo Lodovico Bondimier Marino Gabriel Angelo Gabriel Iacopo a Bergamo Cappello Alvise Bolfin Nicolò Lortgo Francesco Loredan Paolo a Brescia Bembo Giammatteo Cappello Andrea Longo Francesco Loredano Iacopo Moro Giovanni in Candia Bembo Giammatteo Cappello Alvise Soranzo Bernardo a Capodistria
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1848
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la testa; e nessuno de’suoi attinenti potesse entrare a far parte del Consiglio dei Dieci (2). Anche Nicolò Zuccuolo non risultò reo; ma non per (1) V. il Sancto. (2) Nel 135511 maggio—Essendo capo dei Dieci ser Marino Veniero, ser Landò Lombardo, e ser Luca da Legge, l’eccelso consiglio prese la seguente deliberazione : Quurn dominila Bertuccius Faletro, qui fuit in culpa per ea quac habita fuerunt
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1914
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dalle acque di un territorio carsico, montuoso, distinto, che oggi si chiama Erzegovina, la quale per conseguenza senza avere nulla di marino, viene ad appartenere idrograficamente al bacino dell’Adriatico. L’Erzegovina non ha nulla di comune col mare, perchè una catena accidentata di piccole montagne senza nome speciale, che incominciano subito dalla sponda sinistra del Narenta, formano costa, confine
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1914
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dalle sferzate gelide di quel vento poco simpatico, ch’è la bora. La violenza di questo vento, che arriva talvolLa a superare tutto l’Adriatico fino all’altra costa, è tale da schiantare alberi e macigni nelle gole e da compromettere in certi punti la navigazione. È la bora che rende ancora più brullo il pendio dei monti e inaridisce colla salsedine del pulviscolo marino ogni traccia di vegetazione sui punti
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1862
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Venetiarum nobis iurauit suis cum nobilibus Joanne Tyano caprulano episcopo, Dominico pulano, Dominico Michaele, Dominico Mauroceno, Raynerio Michaele et Marino Longoferaro et cum pluribus aliis. Predictus Dux suo cum exercitu ibat Jadram, et nos misimus Vitazan et Madium Rage filium, diacones, ad dominum Ducem et ad exercitum eius dicentes: volumus dominio vestro subesse et si Jadrenses noluerint
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1914
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.......... 247 Alcune considerazioni sulla rivoluzione italiana del 1848 con speciale riguardo all’Adriatico......256 Garibaldi. - San Marino. - La flotta sarda a Trieste. - Costituente Germanica e Trieste. - L’Italia tra il ’48 e il '59. La guerra franco-italiana del 1859 contro l’Austria . 263 L’Aastria tra il ’59 e il ’66 ................267 La guerra italiana del ’66.........268 Condizioni interne
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1917
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costa è protetta a ponente dalla sottile e lunga penisoletta dei Caraburun, ossia dalla catena montuosa, arida e abbandonata che termina al capo Linguetta. La bocca di tutta la rada, dal capo suddetto a quello di Treporti, è guardata dallo scoglio di Saseno (2), gigantesco mostro marino della più alta importanza strategica. Ciò non di meno quest’ampia e bella rada, accessibile ai bastimenti
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1926
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EMILIO PRA8CA tra, avrebbe compiuto, nel miglior modo consentito dai mezzi locali, i lavori di cui abbisognava. L’incarico di dirigere tali lavori fu dal Comandante Ross ancora una volta affidato al l>es Genevs, il quale, sebbene — dice il Memoriale — non vi fossero allora in Sardegna nè costruttori nè operai navali, seppe, con limitata spesa ed in tempo relativamente breve, mettere la nave nelle migliori condizioni desiderabili, sia per riguardo alle sue qualità di manovra e di cammino, sia per riguardo alle sue sistemazioni interne, comprese quelle concernenti l’igiene dell’equipaggio; particolare, quest’ultimo, degno di nota, date le consuetudini, o meglio le trascurarne, allora dominanti in materia, e, più o meno, in tutte le Marine. Così, prima che finisse l’inverno, già la fregata si ritrovava in perfetto ordine, pronta per qualsiasi servizio. Sullo scorcio di aprile, un ordine del Viceré le ingiunse di uscire in mare alla caccia di uno sciabecco tunisino, che. secondo voci correnti, era stato avvistato nei paraggi di Capo Carbonara. La crociera durò diversi giorni, ma senza risultato, ed, al ritorno da essa, il Comandante 11011 ebbe a stentare molto per convincersi che le voci riguardanti lo sciabecco erano state messe in giro ad arte e con lo scopo di allontanare la fregata dal porto. Nel frattempo era infatti scoppiata in città una grave insurrezione. Già da 1111 pezzo i Sardi, pur mantenendosi lealmente fedeli alla dinastia di Savoia, e di tale fedeltà avendole anche recentemente dato eloquente e liuninosa prova in occasione dell’attacco della squadra francese dell’Ammiraglio Truguet contro l’isola. 11011 dissimulavano il loro malcontento per non essere riesciti ad ottenere soddisfazione di alcune loro domande, e fra queste principalmente l’esclusione degli impiegati 11011 isolani dagli uffici governativi dell’isola e la conferma di antichi privilegi lasciati cadere in disuso. Questo malcontento, sebbene nato e cresciuto nelle (‘lassi civili, piuttosto che in quelle popolari, doveva purtroppo finire in tumultuarie
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1926
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I.’AMMIRAGLIO I>KvS GENKYS K I SUOI TEMPI si proponesse di visitare, dopo lo « Zaffiro » anche l’altro brigantino «Nereide», che stava ugualmente disarmato nel porto, ma il Capitano di fregata Sivori, che comandava la Darsena, fece in tempo a mandare su quel legno rinforzi d’armi e di personale, e l’assalto non ebbe luogo. Pienamente rispettate furono la Darsena e le navi colà ormeggiate, avendo il Sivori per tempo provveduto alla loro sicurezza. Il nome di questo ufficiale, nei rapporti ufficiali sui fatti di quei giorni, è citato appena di volo, e soltanto per i soccorsi mandati alla « Nereide », ma i servizi da lui allora resi furono indubbiamente importanti e certamente vennero dall’Ammiraglio apprezzati. Del resto, quattro sono i nomi degli ufficiali di Marina che si trovano citati in quei rapporti, quello del Sivori. quello del Comandante Yillarev, quello del Sottotenente (li vascello Lampo, appartenente al seguito dell’Ammiraglio, quello del Cav. Lomellini, Capitano del porto. Che facessero gli altri in quei giorni non è detto: malevoli voci accusarono qualcuno fra loro di contegno prudente e riservato più che le circostanze non richiedessero. Sarebbe azzardato pronunciare oggi giudizi sull’argomento. La reclusione dell’Animiraglio a casa Sciaccaluga durò fino a pomeriggio avanzato, quando la Commissione Amministrativa decise di trasferirlo a Palazzo Ducale. Colà venne infatti trasferito colla scorta delle truppe costituzionali raccolte in Piazza delle Vigne e di alcune centinaia di militi del l’improvvisata Guardia Nazionale. Stavano al suo fianco una rappresentanza della Commissione, il Generale d’ison, e l’Arcivescovo Lambru-schini. il quale ad onta di minacciose opposizioni da parte di alcuni insorti, si era recato a casa Sciaccaluga e, prima di uscirne col prigioniero, aveva anche esortato, da una finestra di detta casa, il popolo a moderazione. Clamori e vituperi vi furono ugualmente, ma la comitiva arrivò a salvamento. Ed il prigioniero fu preso in consegna da certo Monteverde, personaggio rozzo e brutale. di professione velaio, altro dei campioni dell’insur-
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Page 339
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1926
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L’Ali MIRAGLIO I>ES GEXEYS K I SUOI TEMPI 335 a parlarlo anello il suo Capo. Il guaio era che, quantunque gli ufficiali ed equipaggi della Marina sarda, contrariamente a quelli della Marina austriaca, tutti fossero di una sola schiatta e di un solo sentimento, ben pochi fra essi erano in grado di parlare e scrivere correttamente l'italiano. Ed ecco come l’abitudine di preferibilmente adoperare la lingua francese, secondo le antiche tradizioni della vecchia Marina di Villafranca confermate dalle galliche imposizioni della Rivoluzione e dell’Imiterò di oltr’alpe. ancora prevaleva sulle navi di Carlo Felice e seguitò a prevalere sino a che questo Re visse. Solo all’avvento di Re Carlo Alberto fu, per volere di lui, sostituito al francese l’italiano. Comunque non solo per la loro forma ma più aurora per il loro contenuto le Istruzioni emanate dal Des (ìe-neys offrono materia di istruttiva curiosità. A più di uno dei nostri lettori, e specialmente ai più vecchi sarà capitato di udire ripetere ed attribuire all’Amm. Des < reneys una frase più colorita che corretta: « Le leggi ■ sono fatte per i ...corbelloni ». Può ben esseri» che così egli si esprimesse, così o all’ineirea, quando si trovava di fronte a difficoltà suscitategli da meticolosi oppositori contro il suo ardore di lavoro e di perfezionamento dell’opera propria. Ma certo è che i Regolamenti emanati da lui sono tali da inculcare con altrettanta persuasione quanta autorità la stretta osservanza della obbedienza e della disciplina. Ed è anzi ammirabile il fervore di parola col quale, specialmente (piando si tratta degli ufficiali. i suoi precetti sono accompagnati e commentati. Chi rilegga questi regolamenti, bisogna pure che ammetta esservi per lo meno esagerazione in certe leggende oggi ancora sopravviventi di sistematici maltrattamenti ed abusi di potere a danno degli equipaggi delle navi sarde per parte dei rispettivi superiori. Saremmo in contraddizione con noi stessi se volessimo qui sostenere che sulle navi della Marina sarda l’esercizio del comando avesse luogo diversamente da come aveva luogo sulle navi delle altre Marine di quel
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Page 248
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1841
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a Ha ri in llomagna; e non pago di tale violazione del diritto delle genti, tentò d’intercettare ai repubblicani i viveri, appostando satelliti a tutti i confini del loro paese. Nè alla pur fine ominise di porli in discredito presso il sovrano pontefice,al quale dipinse la repubblica di S. Marino come un’altra Ginevra, nemica a Dio ed ai Santi; e scorgendo ben presto che le sue accuse non bastavano a scuotere
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Page 539
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1915
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VENETO 527 367. Osella. D * S • M • VENET • • PASC • CICONIA • D • C. prec. * 1594 * 9 Tutto c. sopra • G • V • Al P. gr. 9,14. C* (bucata) SM 368. Id. D ® S • M • VENE • • PASC • CICONIA • D C. prec. « 1594 « 9 Tutto c. sopra • G • V • Il Iesurum, id., X. MARINO GRIMANI DOGE LXXXIX (1595-1605) MONETE CON SIGLE Sigla GV CV Gerolamo Vbtturi, massaro: entra il 10 ottobre 1594. Come XVII
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Page 246
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1841
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di S. Marino. Francesco Maria II della Rovere avea sposato nel 1570 Lugrezia d’Este, sorella di Alfonso II duca di Ferrara, da cui ebbe un figlio, Federico Ubaldo, e a quel momento ci prese il partito di annullare il trattato conclusivo. 1621. Il 3i gennaro, il Consiglio generale incaricò una commissione per rivedere, riformare ed unire insieme tutti i decreti sì antichi che moderai
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Page 163
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Date
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1893
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137 279. 1312. Lettera di Gregorio Dolfin al Doge, dando conto delle entrate del dazio in Ayazzo. Hoc est exemplum cuiusdam littere et unius cedule incluse misse per dominum Gregorium Delphino baiulum Hermenie, qua-rum tenor talis est. Magnifico et potenti domino domino Marino Georgio Dei gratia Yeneciarum, ect. Magnificientie vestre notifico per presentes quod ex quo fui baiulus recepi
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Page 176
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1842
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17i CRONOLOGIA STORICA cinqui-mille, onJe llusklsson potesse rinunciare all’altro che sarebbe conservato. Questa proposta, diceva l’opposizione, non è presentata dal ministero, che per introdurre nella camera un uomo in un *posto di più. Acconsentivasi all’aumento del salario pel presidente del consiglio di commercio; ma volevasi fosse posta a scrutinio la quistione, se convenisse di far qualche cangiamento nell’impiego e nell'emolumento del tesoriere della marina. Questa proposta fu ripulsata da ottantatre voti contro quarantatre. Quando poi si passò a deliberare sulla seconda parte della proposta del cancelliere dello scacchiere, non ottenne che una maggioranza di undici voti. Allora Canning dichiarò di non insistere più oltre su quella misura, dappoiché si forte era la opposizione. Egli vedeva con dispiacenza di essere stato si poco sostenuto, e benché in sulle prime disposto fosse a difendere la sua mozione, tuttavolta egli la abbandonava, dacché inopportuna sembrava. Peel seguitava con una infaticabile attività i suoi lavori sulla semplificazione e la riforma del codice penale. 11 9 marzo, propose un bill diretto ad ottenere la revisione delle leggi penali relative al furto ed agli altri attentati contro alle proprietà. In queste leggi ci era la maggior confusione ; da lungo tempo i più celebri giureconsulti invocavano 1’ occhio del governo su questo rapporto. Ai tempi di Jacopo I. l’illustre cavaliere Bacone aveva a quel principe proposta la correzione di queste leggi.» Nel i825, disse Peel, quattordicimilaquattrocentottantasette imputati furono tradotti ai tribunali, e di questo numero ce ne avea-no dodicimille cinquecento trenta accusati di furto. Nei sette ultimi anni, si contarono quarantatremila condanne per furto, duecentoquarantuna per falsificazioni, cento undici per assassinio, cinquanta per incendi, e quarantatre per false testimonianze. La differenza enorme che esiste nel numero di questi delitti, pare adunque ci imponga di analizzare su quelli che più di sovente si rinnovano. 1 numerosi statuti relativi al furto furono dettati in epoche differenti; perchè spesse volte il parlamento si lasciò trascinare da peculiari circostanze, anziché seguitare i principi generali. Io proporrei di riunire tutti codesti statuti in una legge generale, a cui verrebbe aggiunto un articolo dichia-i
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Page 257
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Date
-
1839
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e sul contado Venosino : impegnavasi di dar ordine per lo ristabilimento della scuola francese in Boma, ed a pagare alla repubblica tredici milioni in moneta od in oggetti preziosi. Ritornando al suo esercito, Bonaparte dimostrò della compiacenza verso la piccola repubblica di S. Marino . la quale nessun mai diede argomento alla storia, e visitò i campi coltivati già da Virgilio nel villaggio Pietole
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Page 432
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Date
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1939
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identificarsi col suo. Giuliano Gaeta MARINO FORTUNA - Il domici-Ho di soccorso derivativo dei minori - Tip. Ed. Cesare Nani, Como, 1938-XVI. Dibattuta ed aspra questione nel nostro diritto è quella del domicilio di soccorso. Distinto in domicilio di soccorso jure proprio o diretto (se in stretta dipendenza con circostanze personali determinate dai criteri generali organizzativi della pubblica amministrazione
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Page 406
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Date
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1939
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, con il suo selvaggio e ornamentale irrompere di cavalli, Mario Pacilio nei «Ribelli». E faremo ancora i nomi di de Fabrizio, Volte, Maestoso, Candurro, Vitrello, Cesareo, Leone, Zucchetti, Marino. Unica pittura della diciannovesima sala, il «Ritorno del legionario» di Enea Marras di Cagliari ha, in uno squadro e volumi recenti, un po’ della solare orgiastica Spagna di Zuloaga. Pittrici e ¿¡¡cultrici
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