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1850
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dell’erario pubblico, giova considerare con un colpo d’ occhio le rendile e le spese, che formavano in questa età, ossia, in sul mezzo del corrente secolo XV, lo stalo attivo e passivo della repubblica, e quale ella fosse al paragone dì (ulte le più grandi polenze e dell’ oriente e dell’ occidenle. Ce ne diede il più preciso prospetto il valente nostro cronista Marin Sanudo, da cui lo trascrivo, perciocché
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1848
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Cristuazio, ne aveva eretto una in onore di san Leonardo, 1’ anno 1025. E venticinque anni prima la famiglia Boldìi e Soranzo avevano fabbricato quella di san Samuele : cui lo stesso incendio del 1105 distrusse. Nell’ anno stesso risorse rifabbricata. In questo medesimo secolo, ma non si sa in qual anno, ebbe origine anche la chiesa di san Maurizio, che, secondo 1’ opinione dello storico Marin Sanudo
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1848
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i fondamenti delle loro storie. Il Dandolo certamente e il Sanudo noi dicono. Del Sanudo ho portato le parole, e in esse non saprei come vedere pronunziata la sentenza, conciossiachè gli anconitani non ebbero nulla bastantemente provato. Bensì il Dandolo, da cui è presa 1’ asserzione del Peruzzi, lasciò scritto : « Abbas ilaque, auditis partibus quia Anconitani » conira Venetorum longaevam possessionem
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1925
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. Allora il duca si volse, come già il Tiepolo, per soccorso a Marco Sanudo, il quale venuto con buon polso di genti, diè mano a costruire a difesa la fortezza di Suda. I ribelli dal canto loro offerirono l’isola a Giovanni Yatace imperatore di Nicea e ne invocarono 1’ appoggio, ond’ egli mandò trentatre triremi sotto il comando di Mega duca (2). Questi seppe fare in modo che il Sanudo si allontanasse
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1925
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, avessero ad andare a prendere il fresco sulla sommità del palazzo entro una gabbia di quattro passi di larghezza e di sei di lunghezza? E quel Sanudo, che pur tanto spogliano, non iscrive egli forse in data 4 maggio 1494 (2) che fu convocato il Consiglio de’ Dieci in cheba (gabbia) ? Il Consiglio de’Dieci con la zonta in una gabbia sulla sommità del palazzo ! Sarebbe stato curioso spettacolo ! Codesta cheba
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1932
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GLI ELEMENTI GEOGRAFICI DELLA FORTUNA DI VENEZIA 109 drea Dandolo, e poi ribadita dal Sanudo, sul grado sociale che già rivestivano i primi abitatori di Rivoalto e delle isolette vicine : « Fu stabilito che chiunque risultasse esser capace, sia di costruire, sia di condurre navi, godesse di immunità », dice Dandolo ; « La città di Venezia... ave principio, non da pastori, come ave Roma
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1929
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(n. 1466 m. 1556) JSS0- — patrizio Pietro e da Onesta, figlia di messer Pietro Sanudo, nacque in Venezia nel 1466 Caterino Zen, del cui nonno, ambasciatore in Persia, già abbiamo parlato. Poco o nulla si conosce della sua vita all’infuori di poche cose, di cui è cenno nei Diari di M. Sanudo e che si riferiscono a pub-
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1929
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DEI VIAGGIATORI VENETI MINORI 89 BIBLIOGRAFIA (Ms.) — Itinerario di ser Piero Zen stato orator al Serenissimo Signor Turco fatto per io Marin Sanudo in summario (Cod. mare. ital. 277 cl. VI). (Ediz. a stampa) — Id. in Arehiv. Ven. Tr. 22 a. 1881 pp. 106-36. MARCO DANDOLO, ANTONIO GIUSTINIAN, LUIGI MOCENIGO e PIETRO PESARO 1523. — In occasione dell’elezione a pontefice di Adriano VI la Rep
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1928
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LA CITTÀ NELL’ARTE DEL RINASCIMENTO 71 PALLADE. APOLLO. per crescere comodo e ornamento alla città. Il 3 febbraio 1532, il senato delibera di ampliare la calle « che va dal ponte del Fontego di Todeschi a la chiesa di san Zuane Cri-«sostomo» facendola di circa otto piedi di larghezza; «il che — osserva il Sanudo — « sarà non men ad ornamento de questa cità nostra che ad comodità de tuti queli
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1851
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. » 4563. Luigi Diedo. » 4603. Giovanni Tiepolo. » 4619. M. Antonio Cornaro. » 4633. Benedetto Erizzo. » 4655. Girolamo Delfino. » 4663. Daniele Giustiniano. » 4664. Giovambatista Sanudo.
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1928
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446 CAPITOLO XIV. nista neppur quando la malvagità umana lo colpisce negli affetti più intimi e più cari. Fu veramente « un caxo grandissimo, orribile et miserando » l’uccisione di Lucrezia Zorzi, moglie di Marco Antonio Venier, avvenuta il 9 novembre 1531. I Venier erano congiunti diletti del Sanudo, il quale aveva passato l’adolescenza nel loro castello di Sanguinetto sul Veronese. Una sera
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1833
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DEI PRINCIPI LATINI EC. 443 era ancor morto in quest’anno, come pretende Sebastiano Paoli. Boemondo VI, non corrispose interamente alle grandi speranze da lui date nella sua prima età. L’anno i'iSy recatosi a san Giovanni di Acri, con la regina di Cipro, di lui sorella, imprudentemente prese le parti dei Veneziani contra i Genovesi. Con ciò mantenne le dissensioni che trassero in rovina le cose di Terra-Santa. Egli perdette Antiochia l’anno 1268, la quale fu presa d’assalto il 2g maggio, secondo Sañudo, 0 il 12 giugno, giusta gli Arabi, dal sultano Bibars o Bondochar. Caicolansi ascendere a centomila i prigionieri, cui il vincitore trasse seco da quella città oltre diciassettemila fatti da lui trucidare sul luogo. Finì Boemondo i suoi giorni a Tripoli il 20 marzo 1274, giusta il continuatore di Guglielmo di Tiro. La sua morte venne da Sañudo posta all’anno dopo. Egli aveva l’anno 1254 sposata Isabella o Sibilla, figlia di Aitone re d’Armenia, da cui ebbe Boemondo di lui successore; Isabella morta giovine, Maria moglie di Nicolao di sant’ Omer, Lucia che sposossi l’anno 1280 con Nargat o Najare de Touci, grand’ammiraglio di Sicilia. IX. BOEMONDO VII. 1274. BOEMONDO, succedette in tenera età a suo padre Boemondo VI, sotto la tutela di Sibilla e del vescovo di Tortosa, com’è accennato in un’antica cronica francese. Egli stabilì la sua residenza a Tripoli, donde prestò omaggio a Carlo I, re di Sicilia e Gerusalemme, nelle mani del bailli d’Acri. Il suo carattere petulante e indiscreto , accese gran dissensioni coi Templari. N’ ebbe pure col vescovo di Tripoli che obbligò ad abbandonare Terra-Santa. Nel i3 aprile 1287 Tharanthai, generale di Kelaoun sultano d’Egitto, tolse al principe di Antiochia Laodicea, o Ladikia, chiamata Licia da Sañudo e la adeguò al suolo. Morto poi Boemondo il 19 ottobre susseguente senza prole, insorse contrasto tra Sibilla sua madre e Lucia sua sorella, moglie di Najare di Touci, gen-
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Page 175
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1893
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al andar, et aspri tre al tornar de Toris, miser Zanin Sanudo, fìio che fo de miser Andrea, et ser Zanin Sanudo, fio de miser Nicolo, infin a numero de bisanti quattro mille; li qual bisanti quattro mille fo de robe tole et danno, che haueua Nicolo Zustignan in Arzeron de soa raxon propria de Ser Zanin et Ser Zanin Sanudo ». Nota quod subscriptum erat in littera Persarum penes dictam scripturam
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1926
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La situazione politica. 31 riale e spagnuolo nei primi giorni del pontificato gli fecero conoscere l’imminente piega delle cose, e chiesero un’aperta dichiarazione contro la Francia con vigoroso aiuto alla lega mediante denaro e truppe, Leone X rispose di non essere diventato papa per far guerra, ma per stabilire la pace : pensare di impiegare il tesoro del suo predecessore a difesa dello Stato della C hiesa e per la guerra turca. Invano l’ambasciatore spagnuolo in un successivo colloquio ricordò i doveri della riconoscenza verso il suo signore per avere ristabiliti i Medici a Firenze : il papa rifiutò l’aiuto richiesto di 10,000 ducati.1 A vece di dichiararsi apertamente contro Francia e Venezia, egli piuttosto fece il tentativo di stornare le due potenze dalla guerra con trattative amichevoli. Di già nel breve, composto dal Bembo, con cui Leone X comunicava la sua elezione al Doge, egli aveva espressa la sua speranza nella pace. ’ A Francesco Foscari, inviato veneto a Roma, assicurò il suo amore a questa repubblica, con calore però mettendo in guardia dall’azzardosa lega colla Francia. L’ambasciatore sulle prime negò tondo tondo l’esistenza di un’alleanza franco—veneziana, ma quando in seguito, il 13 aprile 1513, Leone X si rivolse per spiegazioni a Pietro Bibbiena, nuovo nunzio in Venezia, l’ambasciatore veneto fece allora i primi accenni d’una lega esistente fra i due Stati e, quantunque non avesse avuto il coraggio di comunicare intera la verità al papa, notò tuttavia apertamente quanto dispiacesse a costui l’imminente assalto dei Francesi su Milano. L’ambasciatore compendia la sua opinione sull’attitudine di Leone dicendo, che rimarrà neutrale per vedere chi sarà favorito dalla 'fortuna militare. Malgrado gli sforzi degli ambasciatori spagnuolo ed imperiale, nonché del cardinale Schinner, di tirare dalla loro Sua Santità, questa, così fa sapere il Foscari addi 18 aprile, rimarrà neutrale : veramente però non gli piacerebbe vedere i Francesi in Italia. * Dal canto" suo Luigi XII fece di tutto per tirare a sé Leone X. A tal fine si rivolse al fratello del papa, Giuliano de’ Medici, facendogli capire quanto sperasse che Leone non s’opporrebbe al suo passo contro Milano; in tal caso egli non allargherebbe ulteriormente la sua marcia di conquista, anzi lascierebbe al capo supremo della Chiesa la mediazione per la pace. Giuliano, che stava per la Francia, appoggiò la richiesta di Luigi XII, ma Leone si mostrò molto più riservato. Egli non reputò opportuno opporsi recisamente al re, e dapprima con amichevoli rimostranze cercò piuttosto di distorlo dal suo proposito bellicoso, poi, mediante pro- 1 Sañudo XVI, 72, 73, 129, 133. •Sañudo XVI, 59-51. Cfr. App. n. 3. 3 Sañudo XVI, 130, 133, 148. 153, 159, 170-171, 172-173,179. Sali’invio di Pietro Bibbiena a Venezia v. Pieper, Sunticiuren 48 s. Cir. Mazzuccheixi II 2, 1203.
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Page 355
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1849
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anso 1359—1361. 353 • consento et altii eitadini de conto et in la dilla muorìa inanellò • X easade del consegio, che non rimase nissuno «la quelle. * — • Morirono della peste, dice anche il Sanudo (1), molli nobili, la • più parte giovani da anni dodici in giù, e molli fuggirono dalla » Terra. E 1’ anno seguente fu quasi per lutto il mondo grandis- > sima mortalità. » Riferiscono i cronisti
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Page 175
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1903
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a brigare contro Venezia ; nel 1325 i Bolognesi lo elessero a loro capitano, ma egli* eh’ erasi ritirato in Scla-vonia ed in Dalmazja. non accettò e rimase dov’era. E indispensabile una nuova edizione dei Secreta fidelium Crucis di Marin Sanudo Torcello, non bastando quella, assai imperfetta, del Bongars. Il Simonsfeld, 1881, raccolse i primi dati sul materiale manoscritto. Ora A'. Magnacavallo
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Page 399
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1929
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INDICE ALFABETICO 385 Roncinotto Alvise, 100 Rossi I.uigi, 360 Rubatto idi) Michele, 22 S Sagredo Alvise, 229 Sagredo Gerardo, 21 Sagiedo Gianfrancesco, 78 Sagredo Gianfrancesco di Gerol., 200 Sai vago G. B., 206 San Foca (di) Giov., 104 Sanudo Benedetto, 53 Sanudo Marino juu., 55 Sanudo Marino sen., 16 Scalettari Fr., 256 Scamozzi Vincenzo, 184 Schietti Vincenzo, 121 Scovergi Giacomo, 215 Segato
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1929
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, Memorie di scritt. veneti patrizi, T. II c. 117. — Amat Di S. Fii,ippo, vol. I, p. 80-2- Venezia e le sue lagune, vol. I p. II p. 271. - LELEWEL J., Géogr. du Moyen dge, Bruxelles, 1852, pp. 19-24. - KunsTmann Fr. Studien über Marino Sanudo den älteren in « Abh. der Akad.d. Wissensch., historische Classe», Monaco, 1855 pp. 697-819. — DE Simoni C., Intorno ai cartografi italiani in «Atti dell’Accad
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Page 85
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1929
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DEI VIAGGIATORI VENETI MINORI 73 meraviglia ed il Sanudo lo annota nei suoi Diari (voi XII p. 190). 1/8 agosto potè fare la solenne professione religiosa e nel marzo dell’ anno dopo, per affari dell’ Ordine, fu obbligato a lasciar l’Eremo per assistere al Capitolo Generale in Firenze, e nel novembre a recarsi a Roma preso Leone X, dove, a confessione ancora del Sanudo (Diari voi. XVIII
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Page 109
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1929
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dei suoi viaggi, ma di ciascuno diede contezza in lettere dirette alla Signoria od agli amici. A M. Sanudo noi andiamo debitori di averne raccolte alcune. In quelle in data 21 e 23 marzo 1528 ci dà notizia del tragitto compiuto per la via di terra da Sebenico a Bossina, paese ch’egli presenta come « molto bello, abbondantissimo de acque et de fontane » con « molti fiumi, bellissime ed large campagne
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