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1833
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DEI SULTANI EC. 129 città per aver contra la fede dei trattati fatti impendere diciannove mercatanti musulmani' e ricusato di dargli intorno a ciò la soddisfazione lor chiesta. KALIL-ASCRAF. 689 dell’Egira (1290 di Gesù Cristo) KALIL-ASCRAF, chiamato da Sanudo Seraf, figlio di Kelaoun, fu acclamato sultano dopo morto suo padre. L’anno 690 dell’ E-gira il i5 di rabiè 1, (18 mar¿0 1201 di Gesù
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1848
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dal Sanudo sotto il giorno 6 marzo 1280. Trovo per la prima volta una straordinaria notizia, in conseguenza della rinunzia di lui : nè saprei dire, se ne fosse motivo una massima generalmente adottata per qualunque volta un doge ri-nunziasse, ovvero la strettezza delle domestiche finanze della famiglia Contarmi. Ci fa sapere il Sanudo, che il doge Jacopo « fu » provveduto di conveniente salario
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1848
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322 i.ibuo x», capo tv. proposilo ci fa sapere il Sanudo, eh’ egli passò casualmente per corte di Palazzo, nel momento, in cui gli elettori stavano per deliberar sulla scelta dopo la rinunzia di Stefano Giustiniano, che non ne aveva voluto accettare l’incarico. Eglino, avendolo veduto, fissarono i loro pensieri sopra di lui e lo elessero. Alcuni riferiscono al tempo del smo principato
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1848
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44 LIBRO IX, C\PO VI. il corpo sociale ; tuttavolta, coni’ egli medesimo continua ad osser-vare, « lo spirilo di uguaglianza rimase, e se negli ultimi (empi » coleslo spirito si affievolì, almeno le forme dell’uguaglianza erano » nel corpo aristocratico. » Altri avvenimenti notevolissimi del tempo del dogalo di Giovanni Dandolo ci sono ricordati dal Sanudo : un orribile tremuolo. avvenuto verso
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1848
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del Sanudo, il quale dice : ■ Nel 1285 sotto questo doge avendo avuto i privilegi del papa e • dell imperatore di poter far stampare c coniare monete di rame, • <1 argento e d’oro, fino a questo giorno stampatone d’ ar- • genio ecc. » Convien dire, che lo storico francese non intendesse I italiano linguaggio : certo non conosceva punto la nostra storia, eli crasi accinto a narrare. Le parole del Sanudo
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nel mezzo. La qual arme tutti i posteri loro la por-» tano nella sua arme Morosina. » Cosi Marin Sanudo. E inoltre diede a suo zio Albertino Morosini il titolo di bano ossia governatore del regno : del qual titolo parlando il Sanudo, dice invece : « Ancora il detto Albertino Morosini suo barba (1) fece re di Croa-» zia, che fosse di lui e successori e gli mandò il privilegio. » Il re Andrea
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Gradenigo, ove si volesse prestar fede a tutte le lettere che si spacciano sotto il nome di lui ; favola d’ altronde adottala c narrata come verità persino dal diligentissimo cronista Marin Sanudo, e ripetuta poscia e copiata e diffusa quasi da tutti i cronisti posteriori ; ella è che il doge e la signoria abbiano voluto per grazia aggregare alla nobiltà quindici cittadini, o, secondo altri, diciassette
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1848
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: ed era, a mio parere, il più sano ; quind’ in somma una lunga catastrofe di mali, che afflissero per più anni quella desolata città. I Veneziani intanto, carichi delle maledizioni pontificie, se vollero ottenerne 1’ assoluzione, dovettero pagare ai ferraresi, ottanta mila fiorini, in compenso dei danni, che loro aveano recato ; * con • questo, dice il Sanudo, che mai più non potessero essere scomuni-» cali
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1851
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del conte Girolamo, volendolo » 1’ eterno Iddio, spirò. » CAPO XXXI. Adempimento del trattato di pace. Conchiusa appena la pace, il doge la pubblicò solennemente in Venezia ed in tutti i luoghi della repubblica per mezzo di un diploma, che ha la data degli 8 agosto, e che si può leggere presso il Sanudo. Poscia tutti gl’ interessali si accinsero a dare prontamente esecuzione ai principali articoli
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1848
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del Consiglio maggiore ; ossia, anteriore all’ anno 1296 ; tuttavolta si hanno degl’ indizii, per cui la si può segnare circa 1’ anno 1187. E infatti, la cronaca di Andrea Dandolo (1) ne assegna l’istituzione sotto il ducato di Mastropiero; ma il Sanudo, all' anno suindicato, registrò nella sua cronaca un decreto, a cui vedonsi sottoscritti il doge, i consiglieri, i camerlenghi e * giudici del comun
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1848
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250 LIBHO VII, CAPO XII. C A P 0 XII. Notizie sacre di questo tempo. Parla il Sanudo, circa questo medesimo tempo, di alcune sacre reliquie trasferite dal Levante a Venezia, non che di altre pie fondazioni avvenute nella città. Non è inutile che io ne parli ; e per maggiore brevità ed esattezza, ne parlerò colle medesime parole del detto storico. * In questo tempo, egli dice sotto 1’ anno 1251
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1848
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Bcntotolo, ovvero Bondolo, » ser Giovanni Bramaldo, ovvero Rinaldo. « Pedoni, ser Jacopo Bentotolo, ovvero Bondolo, » ser Giovanni Bentotolo, ovvero Bondolo, » ser Jacopo Pizerno, » ser Andrea Valier, » ser Domenico Venicr, » ser Tommaso Valier; » cavallerie trentatrè, serventerie tre. » Dopo la quale sposizione delle famiglie trasferite in Candia, egli stesso il Sanudo ci fa sapere, clic l’isola
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1848
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lo si nominava, perchè vi si pagava il pedaggio appunto di un quartarolo. Circa il tempo del dogalo dello Zeno, ci fa indire sapere lo storico Marin Sanudo, che nell’ anno 1267 quelli di Capodislria invasero il territorio di Parenzo ; ma i parenlini, postisi sotto la protezione del comune di Venezia, ottennero assistenza e difesa ; sicché i giustmianopolilani dovettero cessare dal recare ad essi-mo-lestia
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1848
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osservare la tregua che avea coi » nostri. E seguì il combattere d’ un castello chiamato Loredo, » sopra la dett’ Isola. E quello ottenne e rovinò, e menò via molte » anime. E seguita la rotta dell’ armata sopradetta, il detto impe-» radere ebbe il dominio di Negroponte. » Da tutto questo racconto del Sanudo si vede l’inesattezza e, diciamolo pure, l’infedeltà del Laugier, il quale, dopo di avere notato
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1849
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dell’ arsenale, vi fu chiamato » ser Bertucci Faliero suo nipote, il quale stava » con lui in palazzo el entrarono in questa macchinazione (1) ? » Come dunque non poteva egli dai processi non risultare complice del tradimento ?... Forse perchè il Sanudo dice nel seguente capitolo lui essere stato condannalo per quello eh’ egli sapeva del tradimento e del doge che vi era dentro, vorrebbe conchiudere
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1849
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. Ma nel-1’ anno seguente, eh’ era il 1528, i nostri ne rivendicarono 1’ oula. Con un’ armala di quarantaquattro galere, dice il Sanudo ; di cinquanta, affermano altri cronisti ; il comandante Giustiniano Giustiniani predò ai genovesi trentaquatlro legni tra grandi e piccoli, e fece ottocento undici prigionieri. La quale vittoria ottennero i veneziani nelle vicinanze di Costantinopoli, sccondochè
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1849
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318 MURO XV, CAPO V. In quel medesimo giorno, prima che il maggior Consiglio eleggesse i cinque consueti correttori della promissione ducale, la Signoria e i capi della Quarantia fecero alcune leggi, delle quali il Sanudo ci porta compendiosamente il complesso, cioè : * Che le » spese da essere fatte a coloro che stanno in Palazzo, sieno fatte • di denari dove si trae il salario del doge
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1850
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alla patria. Non si può esprimere con quanta prontezza i cittadini di qualunque classe corrispondessero a siffatti inviti della comune madre, la patria, accorrendovi con ogni genere di soccorsi. Gli antichi cronisti, particolarmente il Caresini, continuatore del Dandolo, ed il Sanudo registrarono diligentemente i nomi di tutti coloro, che in qualsivoglia maniera concorsero a sollevare la città angustiata
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1849
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ANNO 1348. 211 La quale convenzione dì tregua fu pubblicala il dì 2 ottobre, soggiunge il Sañudo, con tutte le solite formalità • sopra le scale » di Rialto per un Comandadore de’ Sopraconsoli. * CAPO XII. Ribellione di Capo d' Istria. Dissipato così il timore di una guerra contro 1’ Ungheria, un altro ne rimase circa 1’ esito di sedare un grave tumulto, che in quest’anno medesimo erasi acceso nell’Istria e che aveva costretto il governo, ad onta delle mortali angoscie della devastatrice pestilenza, ad armare genti e navi, onde ristabilirvi la calma. La città di Giustinopoli, ossia Capodistria, s’era ribellata alla repubblica ed erasi data al patriarca d’Aquileja. N’era stalo preso il podestà e capitano, che vi risiedeva in nome della Signoria, Marco Giusti-nian, e n’era stato incendialo il palazzo: e inoltre avevano i giusli-nopolitani appiccalo il fuoco a molli altri luoghi dei veneziani. Si trasferirono perciò colà due armale, una di terra ed una di mare : di questa erano capitani Pancrazio Giuslinian e Nicolò Loredan ; di quella Marino Falier, già podestà di Treviso. Bastarono quaranta giorni solíanlo, per costringere i giuslinopolitani ad arrendersi : vi entrarono le nostre truppe e presero i primarii autori della ribellione, e ne impiccarono alcuni, altri li mandarono nelle carceri di Venezia ed altri furono condannati all’ esilio. Fu intorno il medesimo tempo, che un principe della Croazia, nominato Alberto, s’ era posto a molestare alcuni luoghi dell’Istria, ed aveva perciò provocato le armi dei veneziani ad opporsi alle sue ingiuste intraprese. Furono inandati da Venezia due provveditori con alquante truppe, per fargli guerra ; ma egli, tostoche si vide in pericolo, mandò a dire a questi, che sarebbe venuto personalmente a Venezia, a chiedere perdono della sua temerità. « Il » quale venuto, dice il Sañudo, furono pacificate le cose con questa
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1849
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510 LIBRO XV, CAPO III. Nicoletto Fedele, sia stato condannato alla medesima pena di Bertuccio Falier, perchè non volle farsi delatore del padre. Bella fede di storico leale ! S’ egli qualche volta ha saputo farsi largo colla autorità del Sanudo, perché non ne ha portato anche qui le parole nella loro essenziale integrità ? 11 figliuolo del Calendario fu condannato, scrive invece cotesto
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