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la maggior parte dell’Albania, limitandosi a visitare i vilayets di Uskyp e di Monastir, dietro consiglio del vali di Scutari, che si affrettò a far loro sapere come non fosse da ritenersi impossibile qualche spiacevole incidente, alla loro comparsa in regioni dove regnava un vivo fermento. In vero, ai primi di luglio, si disse che gli Albanesi avevano attaccata e saccheg’giata la città di Gilan, al sud di Prishtina, e ohe
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. Or le insinuazioni dei nemici dell’Albania, che miravano a far ritenere gli Shkiptari come musulmani più selvaggi e più fana -tici degli stessi Osmanli, trovavano stridente contrasto nelle notizie che venivano pubblicate dalla Corrispondenza Politica di Vienna e dell’Agenzia Havas, secondo le quali essi eransi determinati a far da soli, dopo che i cristiani di altra nazionalità, residenti in Macedonia, eransi
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avrebbero fatto di tutto per organizzare la resistenza del popolo contro le pretenziom elleniche ; in vero, più di centocinquanta capi della bassa Albania, fra i quali Mu-stafà pascià di Vallona era il più ragguardevole, accorsero a Prevesa, e in casa di Abbedin bey, tennero varie riunioni, nelle quali si stabilirono le misure da prendersi, in caso che la Porta fosse costretta a cedere il basso Epiro. Furono distribuite armi
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e che l’Albania resti sotto la sovranità del Sultano , almeno per tanti anni quanti ancora ne oceorrono per far sì che, formandosi poco a poco una coscienza nazionale, e sviluppandosi, con progressive riforme, le qualità organiche e centripete, che ancora nel popolo albanese non appaiono, esso possa costituire un elemento di equilibrio nella penisola balkanica e nell’Adriatico ed un ostacolo
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al protettorato esercitato dalla Germania a Costantinopoli ed alle aspirazioni dell' Italia in Albania. Secondo lui bisognerebbe concludere una convenzione concreta con la Russia circa i Balkani e mettere le Potenze firmatarie del Trattato di Berlino in condizione di far cessare l’insostenibile stato di cose allora esistente , e di esercitare un’ influenza sulla Turchia, perchè osservasse gli obblighi
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ci sono stati sempre.... Tutti i nemici dicevano che gli Albanesi non voleano saperne di riforme. Ora che cosa diranno ? Quelle riforme che parevano d’impossibile attuazione in Albania, agli Albanesi sembrano abbastanza facili... La faccenda degli Albanesi di Kossovo si è alquanto calmata; ma persiste sempre. Il Governo, accorgendosi che essa poteva finir male, ha cercato di ammansirli, in attesa di miglior tempo. Intanto cerca
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e l’Italia sono svegli in Albania, mentre l’Austria lavora a conquistare coll’oro g'ii Arnauti. In vero tutto ciò fa credere che la liquidazione dell Impero turco d’Europa debba essere la prima opera politica del secolo ventesimo. A vantaggio di chi ? » Ma già una voce abbastanza sintomatica incominciava a circolare per la stampa, secondo la quale i circoli diplomatici di Vienna, in seguito a notizie
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che, in seguito a tale dimostrazione, l’Italia abbia potuto indurre la Porta a larghe concessioni riguardo all’istituzione di uffici postali e di scuole in Albania. In realtà la dimostrazione della flotta italiana fu soltanto una decora-zione, e la Turchia ha aderito alle pacifiche domande dellìtalia, non già sotto una pressione minacciosa, ma in seguito ad altre considerazioni. L’invio di uno speciale messo
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di Belgrado, dicendo, alla sua volta, che non vi sarebbero stati mai rapporti amichevoli fra i due paesi, fino a tanto che a Sofia si fossero nutrite idee di panbulgarismo. I Serbi allora credettero opportuno di mutare tattica, e il 30 luglio 1897, pochi giorni dopo che il presidente del Consiglio Si-rnitch avea minacciato di conquistare l’Albania in ventiquattr’ore, lo SrepsM Zavet scriveva
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. Ma oggi, quando tutto faceva prevedere che nulla sarebbe accaduto di men che corretto, si capisce poco, o nulla. » 11 Times rilevava che in Austria l’incidente non era veduto con dispiacere, perchè dava uno scacco alla politica italiana nei Bal-kani e specialmente in Albania; mentre la Neue Freie Presse godendo nell’ accennare che, malgrado la soddisfazione per la viva simpatia con la quale Parigi
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— 16 — pena giunto ai suoi monti , scrisse ad Ali tal lettera che basta sola a rendere immortale il nome di tanto uomo. S’impadronì quindi di Bossigrado , dopo di essersi scagionato, con un’astuzia sanguinosa, dell’ accusa di fellonia, e aprivasi la via così a maggiori conquiste nell’Albania media ed in quella settentrionale. All’epoca della rivolta di Mahmud, pur fingendo di accorrere insieme
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— 119 — con la mira di opporre argini ad un’ imminente invasione dell’Albania per parte dell’Austria; la quale, a quanto si diceva con molta insistenza, era stata autorizzata ad un tal passo dal Sultano medesimo. ■ Gli abitanti di Ipek, di Piava, di Gussigne, di Giakova e di Ruhova uscirono tosto in campo ed ebbero vari scontri con i soldati regolari del Principato; il che determinò Riza Bey
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, dalla parziale dominazione veneta, come pure dalle parentele e dai trattati fra i Reali di Napoli e i principi e Dinasti albanesi, non possono al certo ricavarsi titoli che valgano a far sostenere, da parte dell’Italia, dei diritti d'occupazioni territoriali in Albania: ma siamo convinti invece che tali antichi rapporti ben possono offrire la più solida e infrangibile base a nuove e fraterne relazioni
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dello statu quo nei Balkani. L’Austria fiottava, e i giornali di Vienna scrivevano che il Principe del Montenegro, pur essendosi deciso di lasciare in pace l’Albania, non perciò avea cessato di agitare i paesi vicini; poiché si era dato a reclutare amici nella Bosnia e nell’Erzegovina, come provava la presenza di molti abitanti di quelle provincie a Cettigne, durante la festa ortodossa dei Santi Pietro
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! la divisa dell'ufficiale greco la nascondeva allora la fustanella bianca del suliota, e per quei popoli i g’reci non sono che stranieri e nemici, allorché attentano all’unità e all’indivisibilità dell’Albania! Circa la decantata eloquenza dei numeri e la inesorabile logica delle cifre, diciamo che i dati statistici presentati dall’onesto Chri-stovassilis sono tutti cervellotici
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, come il Seminario, i soggetti più adatti per le Missioni in Albania. Al pari dei suoi predecessori, fu sollecito a riconfermare gli antichi diritti e privilegi alle nostre nobili famiglie, come a chiare note ricavasi da questi altri diplomi che scegliamo fra i non pochi che potremmo riportare : 1. « Ferdinandus etc.—Vicercx etc.—D. Michael Imperiaiis, Mar-« chio Oryae, Princeps Francavillae etc. Unus ex Mag
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nuovi e forse insormontabili alla costituzione d’ un Albania come ente amministrativo compatto ed autonomo... Conceda la Turchia, suggeriscano le Potenze che non si attuino riforme le quali hanno il voluto scopo, 0 l’inevitabile conseguenza di scompaginare neirimpero la nostra nazionalità, e potrete vedere come gli Albanesi desiderino e vogliano essi stessi ogni novità che li prepari a percorrere
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in una Moschea i duecento soldati che erano stati mandati a sostegno di costui. Il movimento di aperta ribellione incalzava ed estendevasi sempre più, e allora il governo turco fece annunziare che erano già allo studio importantissime riforme riguardanti 1 Albania, e nello stesso tempo il Gran Yisir, per ordine del Sultano, raccomandava ai Vali di Scutari, di Janina, di Kossovo, di Monastir e di Salonicco
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di spedizioni italiane in Albania e di occupazione austriaca in Macedonia. I due Stati non pensano a occupazioni di sorta, nè a spartizioni di spoglie. Nulla è più lontano dalla loro politica. Essi lealmente vogliono il mantenimento dello statu quo politico, e se questo, malgrado i loro sforzi, non fosse possibile, dovrebbe prevalere il principio dell'autonomia sulla base delle nazionalità
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dellìmpero ottomano a quella dell’Albania; biasimava la cecità del Governo di Stambul, che slealmente si faceva scudo del nome di S. M. il Sultano e Kaliffo, per condannare al carcere o all’esilio chiunque fosse sospettato di nutrire sentimenti di civiltà nuova, e per tenere gli Albanesi in un grado inferiore , di fronte ai nemici che ne insidiavano l’esistenza, con la loro turpe propaganda
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