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un prestito da alcuni commercianti di Ragusa e di Napoli, ai quali diede le saline a sfruttare per loro conto fino a totale estinzione del debito. Tutta l’Albania era presa dal panico. Era tale il terrore che la gente vedeva ad occhi aperti draghi e fantasmi; un groppo stringeva la gola ed opprimeva il petto di ciascuno; avevano tutti gli occhi immersi nello stupore e nel pianto ; si baciavano
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alla „vostra discendenza. Gloria dunque ai prodi della Crnagora; glo-„ria ai miei fratelli !“ Con tali sentimenti, radicati nel cuore di tutto un popolo, la pace conchiusa non poteva essere che una tregua. Al primo segno di debolezza della Sublime Porta, il Montenerino impugnate avrebbe le armi. Locchè infatti successe negli anni 1876-1877, come si vedrà in seguito. Guerra dell’ Ercegovina ed Albania. II Luglio del 1875
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“. La Campagna. Tutto 1 esercito del Monteuero c dell’Ereegovina aspettò il principe per farglisi incontro. 11 principe fece la rivista dell’esercito. Indi entrò nel territorio di Gacko. L’armata Montenerina era divisa in due corpi. Quello del Nord, Ereegovina — e quello del Sud, Albania. Il primo corpo era capitanato dall’ illustre Petar Vukotic, suocero del principe; il secondo aveva per comandante Bozo
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, Albania, Boc-•be di Cattaro e dalla cattolica Ragusa. Ostrog presentemente è residenza del ristaurato episcopio di Zahnlmia e Rascia. Vi venne consacrato a primo Vescovo Visa-•ion, cugino del celebre letterato serbo Ljubisa. Come il Vescovo Visarione, così l’archimandrita Mi troia n sono Bocchesi e sacromonaci del famoso monastero bocchese Savina. Il primo ha fatto gli studi teologici nel seminario
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; capigliatura „folta, significato di forza. Infatti egli è assai forte e ardito cavaliere, abile tiratore; in complesso è un bell'uomo; a chi noi co-„nosea pare duro d’ aspetto, ma avvicinatolo, si dimostra qual’ é, „affàbile e dolce, sempre pronto ad appagare una domanda, un „desiderio. La sua vita è tutta nell’ amore al suo paese, nel desiderio di muovere insieme colla Serbia e culi’ Albania una grossa
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— ]2 — e per le sue vittorie, il destino della penisola balcanica fu rimesso in questione. L’Albania fu il centro e il campo della lotta del mondo cristiano contro la onnipotenza turca. E l’Europa occidentale nutrì la speranza di portare a compimento con le armi di Scanderbeg quanto non aveva potuto con le proprie sulla Ma-rizta nel 1362, in Cossovo nel .1389, in Nicopoli nel 1396 e in Varna
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— 42 — spedizione turca contro il principe della Caramania, cioè nel 1435-1438. Secondo il cronista di Ragusa, Lucari, avvenne nel 1435 (84), poiché questi ci dice che in questo tempo il Kaiser Sigismondo d’Ungheria « volle mandare il principe Dauto, nipote di Murat I, con navi da guerra in Albania ed in Grecia per provocarvi una guerra civile contro i Turchi, che Andrea Thopia, principe
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— 120 — con tanto lusso quanto gli Albanesi non avevano visto nemmeno in sogno. Scanderbeg, come ebbe dato sepoltura ai morti, fece il suo ingresso trionfale a Croja. Questa volta gli Albanesi si spogliarono degli abiti di lutto eh© avevano indossati in memoria dei caduti di Berat per celebrare questa splendita vittoria. La battaglia di Albulena fu celebrata con canti in tutta l’Albania
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, l’impero balsciano, preso in mezzo dai Turchi, dai Veneziani, dai Serbi e dai Bosniaci, fu abbattuto quasi per intero e spartito tra gli invasori. Nell’anno 1385, al tempo del Sultano Murat I, un esercito turco al comando del visir Hajredin penetrò in Albania dalla parte della Macedonia, e prese Castoria e Breat. Nella pianura della Savra, presso Lushnia, si combattè un’aspra battaglia
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Codesto é molto singolare nel distretto di Bjelopavlic, ove la distanza tra l’Albania e 1’ Ercegovina non importa più di dodici miglia, e la valle della Zeta occupa tutto lo spazio. Zeta era il vecchio nome del Montenero, quando nel secolo XIV apparteneva alla Serbia. — Chi visita il Montenero, deve altamente ammirare il coraggio di quel popolo, che merita almeno la stima, per aver saputo
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a Bjelopavlic, per rinforzare il proprio esercito verso l’Albania. Le truppe dell’ Ereegovina furono dal principe messe sotto il supremo comando di retar Vukotic per sorvegliare e muovere incontro ad ogni movimento di Muktar pascià e della truppa, che gli venisse in ajuto. I Montenerini riportarono vittoria non solo per aver pugnato con eroismo, ma eziandio alla loro tradizionale maniera, rinunziando
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di reciprocanza, tutti gli oggetti derubati saranno restituiti, e puniti gli autori dei furti. 14. I Montenerini si obbligheranno a non costruire nessuna Inda (fortini) nè lavoro fortilizio sui confini dell’ Albania, della Bosnia e dell’Ereegovina. Scutari, 31 Agosto 1862. Il serdar ekrem Omer.
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— 5d — Lazzaro, troppo fiero per discendere, senza resistenza, dalla sua dignità di re ad un vergognoso vassallaggio, diè di piglio alle armi, ed invocò 1’appoggio de’ suoi vicini. L’ Ungheria, per un cieco calcolo d’ egoismo, e 1’ Austria per una malaugurata indifferenza, non gli vennero punto in soccorso. La Serbia, la Bulgaria, e l’Albania risposero sole al suo appello, e gli diedero un’armata
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principe dell’ Albania e della Zeta sotto il nome di Skender-beg II. Nel momento che Giorgio stava pomposamente seppellendo nella Chiesa di Cetinje le spoglie del padre, ebbe l’infausta novella che l’apostata fratello Stanisa (o Stanko) marciava con poderoso esercito alla conquista del Montenero, eh’ egli appellava e-redità paterna. Alla chiamata del loro principe accorsero lieti i Montenerini
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- 66 - l’unione, l’intera espulsione de’Turchi. Un tradimento, che fece di Danilo un martire; precipitò questo avvenimento. Vespro Montenerino, Appena consacrato, il nuovo Vladika cominciò a preparare i mezzi per liberare la patria dalle violenze dei rinnegati, resisi oltracotanti. E l’occasione di adoprarli, non si fece di troppo attendere. Gli abitanti di l’odgorica, città dell’ Albania
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s’impadronì di tutto il principato paterno con l’impeto dell’uragano che travolge tutto ciò che trova innanzi. Egli si spinse poi oltre il Drino occupando la pianura di Mocrena, tra Dibra e Gosti-var, i cui abitanti obbedivano alla bandiera dell’Albania da molti anni (116). Barlezio ci dice che in questo tempo Scan-¡lerbeg si trovava sempre tra gli insorti, ora in un luogo ora in un altro, e si riposava
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— 13 - di Scanderbeg, anno che sembra il più probabile, quando ci dice che egli era ili anni 33 al tempo che ritornò in Albania nel 1443: « Nel anno del nostro' Signore 1443 t' nel anno di Scanderbeg della natività sua xxxm » (f. 5. v.). Gli Illustri e Gloriosi Gesti e Vittoriose Imprese, fatte contro Turchi, dal Signor Don Giorgio Cast riotto, detto Scanderbeg, Preucipe d’Epiro
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del Monte Nero; Vlaica a Gino Mu-sacchio (59); Angellina a Vladano Arianita Thopia Conmeno Golemi, principe di Cermenica e fratello di Arianita di Canina; Iella a Paolo Stresio Balscia, principe della regione posta tra Croja e Alessio. Mamiza poi andò sposa a Carlo Mu-sacchio Thopia, come Scanderbeg fece ritorno in Albania. Furono fortezze di Giovanni Castriotta : Croja, la quale era la capitale
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, e intanto i sospetti ricaddero sopra i figli di Arianita. Ibraim bey (182), un vecchio compagno d’armi di Scanderbeg, con un esercito di 14.000 uomini fu mandato dal Sultano Maometto per invadere l’Albania dalla parte di Cossovo, per vendicare la morte di Talip e l’ingiuria della sconfitta sofferta da Amza. Scanderbeg era già accorso ai confini, essendo stato informato che i Turchi preparavano un grande esercito
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non sia il solo esempio, è dimostrato dal Barlezio, il quale chiama « Cimerotae » (50) gli odierni Chimariotti. Villaggi che portano il nome Kastri (Kastria) ve ne sono ancor oggi in Albania, uno in Ciameria
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