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1762
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. Era rettalo in Albania al comando dell’ Armata Normannica Boamondo , prode Figliuolo primogenito di Roberto Guifcardo . Anna Comnena Scrive ( a ) , (a) Anns. ch’egli occupò e fortificò la Città di Giovannina. Venne l’Im-perador Greco Alefifio nel Mefe di Maggio , per opporti ai di lui progrettì, ma in due battaglie retto Sconfitto . Avendo poi fatto calare in aiuto fuo un poflente corpo di Turchi
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1762
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, immantenente fcrifte e fpedì Meflì al Duca Roberto Guijcardo, ricordandogli l’obbligo, le promette,. e la congiuntura predante di recargli foccorfo. Quefto baftò, perchè Roberto, il quale fi trovava allóra in Puglia, e non già in Albania, allertile un copiofo eier-cito, capace di foccorrere il Papa. Dopo di che ti mife animo-famente in viaggio alla volta di Roma. Informato di quefta c)Petrus Spedizione
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1762
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fiondile- Armonia meno 1’Antipapa Guiberro in Tivoli coll’eSercito, acciocché con* inVitylf'e' tinuaffe il blocco di Roma, con farlo divenire di fallo Papa vero goru ' Generale d’Armata. Oftinatamente intanto profeguì il Duca Roberto Guifcardo anche nel verno l’affedio di Durazzo nell’Albania. (e) Gaufrid. (/) Accadde, che un certo Domenico Nobile Veneziano ebbe de Mitaterra i disgufti
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1764
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Storici contemporanei, con altri. Ma il Guicciardino, il Rinaldi, ed altri fon di parere diverfo . Inviò dunque il Re Francefco Giovanni Stuardo Duca d’ Albania con dieci mila fanti e fettecento uomini d’ arme alla volta della Tofcana, che paffati per la Garfagna-na s’ unirono a Lucca con Ren^o da Ceri, il quale conduceva leco tre altri mila fanti. Furono allretti i Lucchefi a pagargli dodici mila
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1764
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per ri tirarli a’quartieri d’inverno, ilante l’avanzata ilagione; e benché i Veneziani ricuperaffero qualche luogo tolto loro da’Turchi in Albania furono nondimeno aneli’ effi forzati a ripofare. Anno di Cristo mdlxxii. indizione xv. di Gregorio XIII. Papa i. di Massimiliano II. Imperadore 9. FU chiamato in quell’Anno da Dio il buon Pontefice Pio V. a ricevere in Cielo il premio delia fanta fua vita
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1764
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la detta conclusone il Duca di Albania , che flava accampato nelle vicinanze di Roma , udita che ebbe la difavventura del Re Criftianiffimo, cercò la via di levarli d’Italia , per timore d’eflerne cacciato dai Mi-niftri Cefarei del Regno di Napoli, e dai C.olonnefi, Licenziata dunque parte delle lue genti, ed imbarcatoi col reilo fulle Galee della Francia e del Pontefice, fece velaalla volta della Provenza
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1764
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. Non fi afpettava Uluccialì una tal vifita , e però colla Flotta Turchefca andava rondando per le riviere d’Albania, dove tuttavia altro non fece, che faccheggiar la Città di Cadrò. Con fole cento fei Galee fottili fece vela aa i Porri della Sicilia Don Giovanni, non avendo potuto le Navi cariche di gente pel vento contrario ufcire del Porto di Trapani. Giunto egli nel dì otto di Ottobre alla Goletta
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1847
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, ed attribuendogli invece le ispezioni di sanità marittima anche per Trieste, l’Istria, la Dalmazia e l’Albania. Chiamata poi. nel 1806, questa città a far parte del regno d’Italia, la sopranten-denza ed autorità nelle indicate materie fu affidata ad una sola
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1847
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ed Albania, ad Alessandro De Traux, ingegnere del corpo del Genio dell’armata austriaca, nè furono retroceduti. Classif. 111. Documenti riguardanti F originario diritto dei Veneziani sopra il golfo di Venezia. Classif. IV. Documenti appartenenti al diritto delle poste straniere in Venezia. Di questo argomento si fece cenno nelle sezioni prima e seconda della cancelleria ducale, ed in quella secreta
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1847
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da iterate osservazioni. Seguendo un tal movimento, le acque del mare Adriatico s’ innalzano da Corfù, procedono radendo le sue coste per 1’ Epiro, 1’ Albania, le provincie di Catlaro e di Bagusa, le isole della Dalmazia, e seguitano lungo
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1847
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parte servono soltanto ai bisogni locali. Tuttavia, rimane viva l’antica fiorente industria che faceva importanti spedizioni di panni e di berrette tinte nella Turchia. Se ne mandano d’ ogni colore in Dalmazia e nell’ Albania, donde poi si diffondono nelle varie regioni turche. Numerose sono le orificerie, le quali lavorano moltissime suppellettili ed ornamenti per le chiese e ad uso famigliare
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1847
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ed a’ diversi paesi per cui sono destinate. Se ne manda gran copia principalmente in quell’ antico campo di smercio pe’Veneziani, l’Oriente ed in Puglia; l’Albania ne è la scala del maggior consumo. Le coperte di lana, che qui si fabbricano di qualità ordinaria, vengono fatte colla lana proveniente per la maggior parte dalla Turchia europea, e segnatamente da Scutari, e da quei dintorni. Le lane
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1764
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Veneto, non obbliando l’antica fua generofità, diede* fi a fare ogni poilìbile sforzo, per accrefcere il quafi annichilato efer-cito fuo. Vennero a Venezia i prefidj, che abbandonarono la Romagna e il Regno di Napoli* giunfero dallTftria, Albania, e Dalmazia non poche fchiere di gente bellicofa ; e il Conte di Pitigliano Generale, coll* efibir groffo ingagiamento, traile alle fue bandiere affaldimi
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1931
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La storia dell’Albania e le sue fonti napoletane 39 La vittoria diede ai vincitori tutta la provincia e anche Durazzo, arresasi poi nel febbraio 1082, e nuove vittorie a Giannina e ad Arta riportò Boemondo durante l’assenza del padre, chiamato a Roma da Gregorio VII. In breve, tutta l’Albania e la Tessaglia furono conquistate, insieme con parte della Macedonia: ma, nel 1083, queste due regioni
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1931
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Due documenti sconosciuti sull’Albania, ecc. 59 presenza di una testimonianza sconosciuta finora di un’altra immigrazione albanese, magari fondatrice di qualcuno dei numerosi casali italo-albanesi, di cui ancora è abbastanza oscura la storia (1). * * * Meno notevole è l’altro documento, che risale all’anno precedente, 1451. Vicinj Albanensis (2). Alfonsus etc. Universis el singulis tam amicis
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1933
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I MONACI BASILIANI D’ITALIA IN ALBANIA 189 « Un tal Simon Sacro monaco ( 1) greco, con sua lette tera delli 15 agosto scrive che essendo egli archiman-« drita (2) di Costantinopoli, fu da quel Patriarca (3) « inviato allo stato Veneto per esarca di quei Greci (4); « ma egli sprezzando ogni cosa si è convertito alla fede ((. cattolica, e con espressione di molta devotione rappre-« senta
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1933
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armerùn-i<Z ven. armeron « grande armadio » (Boerio, 44) (la voce è passata anche nel croato di Arbe e dell’isola Lunga sotto la forma armerun, (Kusar 20), armarùn, (Cronia, ID, VI, 105); per « finestra» troviamo balkù, art. balkuni; tale parola è conosciuta anche in Albania; già il Bianchi nel suo Dizionario del 1635, p. 25, traduceva «fenestra» con «fniestra, oò balkuey>; il dizionario
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1933
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Penetrazione e adattamento delle voci Italiane, ecc. 231 trata anche nei dialetti croati della Dalmazia, v. Rjecnik, I, 110 armelin «prunus armeniaca»; v. anche Cronia l'D, VI, 105); la barbabietola è detta beteràv-a<.ven. (er)beterave (Boerio, 254); i piselli sono detti biz-at; questa voce non è ignota neppure in Albania; quantunque il Meyer, EW, 38, registri biz'è solo per Borgo
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1933
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come potrebbe sembrare, perchè alla loro venuta questi coloni, provenienti 'dall’estrema Albania settentrionale (poi Montenegro, oggi Jugoslavia) avevano già introdotto nel loro lessico parole italiane e serbo-croate. Bisogna scindere quindi ciò che è più antico da ciò che è più recente, problema che il Weigand, nella sua troppo breve e superficiale monografia sul dialetto di Borgo Erizzo non ha neppure tentato
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1933
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; Lacalendola, 88). Il senso preciso di « nonna » e la sua sostituzione alla voce albanese, ci induce a credere che questo sia uno slavismo introdotto dopo la venuta dei nostri coloni in Dalmazia. E’ ben vero che la voce è penetrata anche nell’Albania settentrionale, ma con un senso leggermente diverso. Il dizionario della società Bashkimi, a pag. 30 registra babe « zia; si dà questo titolo alle donne vecchie
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