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1934
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molti seguaci specialmente a Giacova e nei dintorni, e quindi i turchi di Giacova non sono contrari ai cristiani come gli altri turchi dell'Albania; anzi alcuni dicono che più volentieri stanno con un prete cattolico che con un Hogià ». La setta a cui allude il Padre e di cui ci presenta i dervìsh ambulanti, era quella dei Rufaji. Riferisce poi alcuni aneddoti caratteristici che mostrano
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1934
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— 9 — E qui noto infine che, avuto riguardo al contenuto tradizionale del pensiero albanese, la cultura non dovrebbe combattere un sentimento fondamentale che è quello della religione. Esaminiamo il problema religioso di questo popolo. Abbiamo già veduto altrove (nel I volume) in qual proporzione si trovino le tre principali religioni in Albania. Dopo il paganesimo primitivo, all’aurora
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quasi senza mangiare, poiché nessuno li invitava; finché un povero giovane che non aveva altro che una misera capanna con alcune pecore e porci, offrì loro il suo povero desco, che fu accettato molto volentieri. E non fu solo Iètaj che si mostrò inospitale, contro un uso sacro e universale in Albania, ma altri paesi e contrade di quelle due parrocchie. Si verificava pel missionario quel che promise Cristo
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lo deve fare senza interesse nè guadagno. Prima di accompagnare i missionari pei villaggi della Dushkaja non mi sembra inopportuno che ci fermiamo insieme col P. Pasi a fare alcune considerazioni generali sulle condizioni del cattolicismo in Albania. Ciò servirà pure a farci comprendere che idee si fosse formato il missionario in un tempo in cui mancava assolutamente, si può dire, una letteratura in proposito
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a Bin^a per darvi la missione. Prima di passare a Gjakova, non sarà fuor di proposito riferire quel che occorse al P. Genovizzi con alcuni scismatici al Santuario di Crnagora. Poiché bisogna notare che in Albania non ostante il feroce fanatismo che c’era allora, a certi santuari o chiese rinomate per ottenervi grazie e benefici, soleva e suol recarsi anche la popolazione musulmana o scismatica
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scarsa la popolazione cristiana (2). (1) Cfr. pure Enciclopedia Treccani — Artic. Albania (Religione). (2) « ... die meisten Taile der Halbinsel können bis 325 nur eine spärliche christliche Bevölkerung besessen haben ». (Ad. v. Harnack, Die Mission u. Ausbreitung des Christentums, II. 728; vierte Aufl.).
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i più a poco a poco uno o due secoli or sono, e parecchi non ha molto. Da tale contatto coi discepoli di questo castissimo e santissimo profeta derivano almeno in parte vari abusi tra i cristiani dell’Albania e fra gli altri i concubinati e l’abuso di vendere o di fidanzare ai turchi le figlie, creando una tremenda piaga in questa parrocchia. Dei sangui ve n’erano in abbondanza, tanto che Bozici p. e. (che è uno dei cinque paesi
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di questo popolo cavalleresco e sue grandi benemerenze pel Cattolicismo albanese. — Mgr. Primo Dochi domanda la Missione. Se noi dovessimo domandare agli storici o ai turisti che hanno scritto sull’Albania, che ci dicano qualcosa sulle origini e sulla storia dei famosi Mirditi, ci sarebbe da pardere la bussola e però ci sarebbe molta più probabilità di sviarsi che di camminare per la strada del vero
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di essi e incoraggiandoci a non abbandonarli. Insomma posso dire che pertansiit benefaciendo a tutti, ejusque sancta memoria in benedictione est, eritque semper. Coi più rispettosi ossequi mi raffermo Suo Devot.mo in C. J. Sac. Nicolò Glasnovic ». D. Nicolò Hajmeli parroco di Shllaku assicurava a sua volta il P. Rettore che il P. Pasi era « il benefattore di tutta l’Albania, e il fiore del Convento dei Padri » (Shllaku
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1934
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— 43 — essa così si provvedeva di che vivere. Non è raro trovar simil gente in Albania che a certi loro segni, che si potrebbero dir sciocchi, aggiungendo preghiere e segni di croce guariscono effettivamente molte volte alcuni generi dì malattie. Certuni anzi sarebbero come specialisti, poiché non guariscono se non dal mal d’occhi. « Ci è avvenuto altre volte d’incontrarci in alcuno che guariva
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1934
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. Invece di una ne furono regalate due che accompagnarono i due Crocifissi in Albania. Alla Civiltà Cattolica era allora rettore il P. Alessandro Gallerani, e fu certo estrema delicatezza di quel celebre Collegio di scrittori, che per un mese fu data gratuitamente ospitalità al P. Missionario e gli furon prodigate le migliori cure per una piaga che gli si era esacerbata durante il viaggio e che lo costrinse a letto per tre lunghe
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1934
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, e finalmente che conservassero a lungo l’antico calendario (1). Ciò darebbe ragione almeno in parte alla tradizione citata dall’Hahn. Fondandosi su questi dati dell’Hecquard, il Baldacci nel suo più recente lavoro sull’Albania pensa senz’altro che i Mirditi sieno stati di origine slava, e anzi aggiunge queste testuali parole: (1) Secondo il R. D. Gioacchino (Jùk) Bushati e D. Prènd Suli, c era 1 uso
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1934
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non produce affatto nulla, e parte della popolazione se non vuol morir di fame deve ricorrere al furto o emigrare. Siamo sempre al divide et impera, rovina dell’Albania. Il furto naturalmente è fatto con l’arte e con la violenza. In generale per lo meno il furto organizzato non si fa tra compaesani, ma si discende al piano. Il giuramento che si suol fare in primavera (beja e katundit) fra i capi
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1898
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Scanderbeg respirò: l’improvvisa ed impreveduta fermata del Sultano Amurad II sotto le mura di Sfe-tigrad salvava l’Albania; la fortezza era ben provveduta, difesa da uomini valorosi e di provata fede ed una lunga sua resistenza era sicura; Scanderbeg ri- come si disse, ad appostarsi in luoghi montuosi e boschivi ed è a ritenersi che egli si aggirasse, per non staccarsi dalla sua base
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, purché si tratti di farsi amica una famiglia forte o di averne aiuto per pacificare un sangue o di guadagnare qualche <•< nti-naio di piastre di più che dandole ai cristiani... E benché r.el resto dell’Albania sia forte l’avversione dei Cattolici ai Turchi ed alla loro religione, pure qui dove il sentimento religioso è snervato da tanti abusi e dove i fedeli si trovano così sprovvisti di aiuti
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1934
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risposta all’EE. VV. ». Da tutto ciò si comprende la straordinaria importanza che annetteva la S. Congregazione alla visita del Gaspari. Il Documento, com’è conservato nelTArch. di Prop. tiene scritto sul dorso del volume: Visita dell’Alb. dell’Anno 1676 fatta da Stefano Gaspari (Tomo) 34, comprende fogli 156; al primo fol. c’è una lista di sacerdoti dell’Albania e della Bulgaria, con una provisione
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1934
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e Bulgari e Macedoni e Albanesi e Serbi e Montenegrini stessero al loro posto e non pretendessero troppo. Ma l’idea nazionale si era scatenata, e la cultura dopo le prime questioni puntigliose intorno all’Alfabeto, faceva reali progressi perchè spinta da un’insopprimibile spirito nazionale sostenuto dalle tradizioni storiche che si cercava naturalmente di abbellire. Su questa strada era anche l’Albania
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1958
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, Combattenti italiani in Albania e Macedonia 1917-1920, Milano, 1937. (4) — Macedonia oppressa. Processo discusso alla Corte di assise di Milano contro il patriota macedone Dimitri Stefanov per l’uccisione del traditore Pietro Cianleff, Roma, 1927; G. Bajdarov, La questione macedone, Roma, 1928; — Re- — 625 40
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1918
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delle Alpi Giulie, che può esser chiusa da artiglierie di lungo tiro (non c’erano ancora i 420 !) ; ed inoltre, dal capo di S. Maria di Leuca nella Terra d'Oltranto fino al capo Linguetta nell’Albania, è il solo punto in cui senza offendere i vincoli etnici e gli interessi molteplici
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1932
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, volontario di guerra, defatigato dai lunghi soggiorni nelle trincee del Podgora e dell’Albania dove contrasse la malaria così che fu facile preda alla morte quando fu colpito dalla polmonite ancora nel fiore degli anni e nel pieno vigore del suo non comune ingegno e delle sue fervide opere. A primo podestà fu chiamato un terzo volontario di guerra, chi vi parla, che accettò il comando con disciplina
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