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L’intervento italiano in Albania prima e durante il conflitto mondiale 201 il barone Sonnino assumeva il Ministero degli affari esteri. Son-nino in un colloquio con Cadorna riprendeva il tema di una occupazione di Valona, e, sebbene Cadorna insistesse sul suo parere negativo, autorizzava lo sbarco. Fu il console italiano a Valona, cav. Lari, a chiedere all’ammiraglio Patris l’aiuto dei marinai
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202 ROMANO DRIOLI e iniziative, mettendo in pericolo vita e averi degli abitanti. Il Governo d’Italia, vigile custode delle sorti dell’Albania, vuole che la vostra tranquillità, messa a dura prova, sia assicurata. Invocati dai vostri voti, i marinai d’Italia sbarcano dalle navi a tutela dell’ordine e a vostra difesa. Frattanto, nei giorni 27 e 28 si procedeva ad altre operazioni, giacché
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ha un posto eminente, se non sempre il primo, nel commercio con tali paesi. Non si tratta dunque di creare «ex novo», si tratta di migliorare certi rapporti economici. L’Italia ha con la Jugoslavia, con l’Albania, con la Grecia e con la Turchia delle convenzioni di commercio e di navigazione che regolano reciprocamente anche le varie questioni attinenti l’esercizio della pesca, convenzioni di antica
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. Con quest’animo abbiamo seguito — nel 1939 — le fasi dell’occupazione dell’Albania da parte dell’Italia. Erano tre le piaghe (o le vergogne, come dicevano i nostri Poeti, interpreti veridici della Nazione) che bruciavano massimamente il nostro cuore d’irredenti e di redenti. Lissa, Adua, Valona. Oggi, se Dio vuole, cioè — grazie a Dio e a Mussolini —, le piaghe sono rimarginate, le vergogne sono lavate. Domani
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di turchi e cristiani per difesa dell’Albania scossa da qualche sintomo minacciante, fecero sì che si cessasse di parlare di noi e si pensasse a cose più serie ». Quello stesso giorno a un quarto d’ora di distanza entravano in città anche i PP. Genovizzi e Bonetti accompagnati da due uomini che all’entrata dovettero deporre i loro fucili perchè così aveva ordinato il Pashà. Uno di essi però teneva questo
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dell’Albania dopo quella dei Padri Gesuiti di Scutari. In occasione della Missione furon distribuite a Shkreli 500 immagini della S. Famiglia e ai fanciulli 400 rosari. Anche qui come da per tutto si eresse una gran croce a memoria della missione. Da Shkreli i missionari passarono al villaggio di Boga che si trova incassato fra le alte montagne che formano il gruppo gigantesco delle Bjeshkèt e nèmuna
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di Vuksanlèkaj non lontane dal confine col Montenegro e dalla strada percorsa dalle truppe ottomane, erano tristi. Se ne giudichi dalle note seguenti del Padre Missionario. Ciò serve a farci conoscere sempre meglio i vari aspetti del problema religioso in Albania e la sua storia.
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il P. Pasi: « Venuto in Albania pieno di fervore e desiderio di far bene a questa povera gente, ne imparò tosto la lingua, e mandato a Scialla con tutto l’impegno si mise a coltivare quella parrocchia per vedere se poteva levarne gli abusi e renderla migliore. Il Signore gl’ispirò di cominciare coi fanciulli, che è il miglior
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e più fiera del-l'Alta Albania. Certo Iloti e Kelmendi e Mirdita appariscono
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— 248 — po’ più alto, della rupe e fortezza di Drivasto, da una parte, e del monte di Domi dall’altra, fila più o meno diritta, ma stretta e profonda, fino al detto villaggio interamente cattolico, che dipendeva etnicamente e civilmente dalla bandiera di Shoshi. È curioso osservare, ciò che del resto è un fenomeno comune di erosione torrenziale o fiumana in Albania, come il torrente s’è scavato
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— 104 — pratica in Albania, sia immorale, per gli inconvenienti che necessariamente porta seco il permettere che gli individui offesi giudichino e decidano in causa propria, e in affare di tanta importanza, in tanta verietà di casi e di circostanze che spesso accompagnano le uccisioni, e tutti da sè facciano giustizia uccidendo il colpevole o un parente del medesimo. Certo in pratica
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! che ora gode gli eterni frutti delle sue fatiche, ed è certo che non si dimenticherà di pregare per la povera Albania, e per la rovinata Arch. di Scopia e specialmente per i duri Presreniani. A suo tempo furonomi comùnli i sentimenti espressimi colla lettera diretta al mio collega D. N. Glasnovic; e la ringrazio vivamente. So bene che Ella è sempre in aspettazione ansiosa di mie lettere
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1934
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carattere aperto, riverente, mite e generoso, e dei missionari, il P. Jèramac terminato il suo compito in Albania che aveva finito per piacergli non poco, partì per la sua Dalmazia. Il P. Pasi che si era fermato a Prizrend con l’intenzione di continuare l’opera della missione, ma inutilmente perchè gli animi non erano tranquilli e molti erano mal disposti riguardo ai Gesuiti, verso il settembre passò
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1934
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ai danni dell’Albania, si eran sollevate contro il parroco il quale naturalmente non voleva in nessun modo favorire gl’interessi dei vicini scismatici, e avevan giurato che non avrebbero messo piede in chiesa finché non fosse rimosso. L’Arcivescovo non era riuscito a comporre quel dissidio che minacciava di convertirsi in una guerra di partiti poiché la maggioranza della popolazione stava col parroco
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1934
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alla parrocchia di Bushati distante da Scutari circa tre ore e mezza di cammino. È una delle parrocchie più importanti della pianura e contava allora 95 famiglie cattoliche e altrettante di musulmani. È un villaggio celebre nella storia dell’Albania per aver dato il nome, se non proprio l’origine, alla famosa stirpe dei Bushatli che diedero nella seconda metà del sec. XVIII una serie di Vizìr a Scutari
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INDICE DEI CAPITOLI PARTE SECONDA Periodo di Azione. (continua) Pag. Introduzione al II Volume. — Il Problema Culturale e Religioso in Albania 3 Capitolo VII. — L’opera missionaria del P. Pasi nell’Archi diocesi di Scutari (dal 1899 al 1906). 1. — Importanza e principali vicende storiche della Chiesa di Scutari . . 17 2. — Cenno sulle Chiese suffraganee di Scutari metropolitana, da tempo
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(consecutive) quel matrimonio come si fa per tutto nel Cristianesimo ( = fra i cattolici) per sapere se esista qualche parentela o altro imbroglio che impedisce il Santo Matrimonio. N. B. - Il concubinato era un’altra delle massime piaghe morali e sociali dell’Albania. A differenza di quel che l’autorità ecclesiastica non potè fare pei sangui e per la pubblica sicurezza, quanto alle unioni illegittime
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1934
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fatto nessuna comunicazione ufficiale in iproposito; e la missione volante non era sotto la protezione del Governo italiano; il Consolato austriaco protettore del culto in Albania, non aveva avuto alcun avviso; dei Padri Missionari uno solo era suddito italiano; si potea quindi non tenere conto di quell’avviso venuto dal Consolato d’Italia e continuare le escursioni come s’era fatto fino allora, e provvedere alla sicurezza
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1934
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— 285 — nel fisico e nel inorale per opera del demonio e di quelli che ne esercitano l’arte. E nei leggere gli spiriti delle tenebre del P. Franco e gli articoli che su questa materia pubblicò la Civiltà Cattolica, non mi sono punto meravigliato, perchè molti di quei casi o affatto simili ho trovato io in Albania; non già che qui si facciano coll’eleganza con cui si fanno in Italia, Francia
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1934
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cattoliche e 16271 fedeli. Si deve notare che durante l’epoca ottomana, il clero fu sempre scarso al bisogno; l’arcivescovo di Antivari Marino Bizzi dopo la visita fatta alle chiese dell’Albania raccomandava ai vescovi che si avesse cura di provvedere le parrocchie di sacerdoti formati debitamente alla loro alta missione. La parrocchia di Scutari si raccoglieva intorno al quartiere di ’ Tophana
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