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Page 186
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1938
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BIBLIOGRAFIA 314 ThallÓCzy (X,.), JireCek (C.) e Sufflay (E.). Acta et diplomata res Albaniae mediae Aetatis illustrantia, t. II, Vienna, 1918. Thevet (André), Les vrais pourtraits et vies des hommes illustres Greci, Latins, Payens, recueilliz de leurs tableaux, livres, medalles antiqu.es et modernes, Parigi, 1584. Thukydides, Historiae, ed. da Carolus Hude, t. I, Lipsia, Teubner, 1905 (eit. Tucidide). Tomasinus (Jacobus Philippus), Gymnasium Patavinum, Udine, 1654 (cit. Tommasini). Trincherà (Francesco), Codice Aragonese, vol. I, Napoli, 1866. Tubero (Ludovicus), Comentarii de rebus, quae temporibus eius in illa F.uropae parte, quam Panonii et Turcae eorumque finitimi incoiunt, gestae sunt, Francoforte sul Meno, 1603. Ugolini (Luigi M.), Pagine di storia veneta ai tempi di Scanderbeg e dei suoi successori, in Studi Albanesi, vol. Ili—IV (1933—1934), Istituto per l’Europa Orientale, Roma. Ursu (I.), Uno sconosciuto storico veneziano del secolo XVI (Donato da Lezze). Estr. dal Nuovo Archivio Veneto, nuova serie, XIX, (1909), Venezia. VALERIUS (Maximus), Factotum et dictorum memorabilium libri IX, ed. da Carolus Hahm, Lipsia, Teubner, 1865. Vasiliu (Virginie), Sur une chronique italienne regardant la conquéte turque dans la seconde moitié du XV-ème siècle, in Mélanges de l'École Roumaine en France, Parigi, 1928. VERDIZZOTTI (Francesco), De fatti veneti dall'origine della Repubblica sino all’anno 1504, [t. I], Venezia, 1674. VoiGT (Georg), Enea Silvio de’Piccolomini als Papst Pius der Zweite und sein Zeitalter, II, Berlino, 1862. — Die Wiederbelebung des classischen Altertums oder das erste Jahrhundert des Humanismus, II ediz., t. II, Berlino, 1881. VolaterranuS (R.), Commentariorum Urbanorum duodequadraginta, Roma, Joannes Besicken Alemanus, 1506, in fol. (cit. Volterrano) . VOSSIUS (Gerardus Joannes), De Historiéis Latinis libri III, ed. II, Lovanio, 1651. WALSER (Ernst), Studien zur Weltanschauung der Renaissance, Basilea, 1920; ripubbl. in Gesammelte Studien zur Geistesgeschichte der Renaissance, Basilea, 1932, dello stesso. WlERZBOWSKi (Theodorus), Bibliographia Polonica XV ac XVI ss., t. II, Varsavia, 1891. WOTSCHKE (Th.), Johann Laski und der Abenteurer Heraklid Basilikus, in Archiv für Reformationsgeschichte, XVII (1920), Berlino,
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Page 284
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1846
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discordi i cronisti. Alcuni la dicono proveniente da Roma, altri dall’Albania. È antica senza dubbio, e teneva qui sua abitazione anche negli ultimi anni della Repubblica. Fondamenta dei Tolentini. Calle del Clero. Appartengono ai preti le casuccie antiche nella calle suddetta, segnate da due lapidi del secolo XV. > Chiesa parrocchiale di s. Nicola da Tolentino. — Un pio sodalizio sotto l’invocazione
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1846
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appena. Calle Zaguri. Questa famiglia veiine dall’Albania, e trasferitasi in Venezia vi fu fatta cittadina originaria mercè i servigi resi alla Repubblica al tempo della riduzione della città di Cattaro. Mei •1646 Pietro Zaguri fu aggregato colla sua discendenza alla nobiltà patrizia, pel dono da lui fatto alla Repubblica di ducati centomila. Pietro IV Zaguri trovavasi come governatore delle navi
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1846
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. La famiglia Minotto riconosce i suoi principii da Roma, di dove si trasferì anticamente in Venezia. Ma un manoscritto dice che venne di Albania, chiamata primieramente Minoxi. Ricevuta in antichissimi tempi fra le famiglie patrizie, si è poi sempre conservala tale, eziandio nel 4297, «1 chiudere del Consiglio. Sottoportico e Fondamenta delle Ostreglie (ostriche): Calle dei do Pozzi. Soltoporlico e Corte
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1854
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e trofei, come capitano generale contro i Turchi, e vinse Salalio, città dell’Asia minore, e Smirne distrusse, illustre patria di Omero, e col ferro e col fuoco tutte devastò le riviere dell’Asia e della Grecia, ricco tornando di opime spoglie, e i Turchi espulse dalla Coramo-nia, ed espugnava Sichino, Corinto e Seleucia, e nell’ assedio di Scutari difendea la fortezza e tutta l’Albania, rimasta fedele
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1931
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CIRCOLARE CIRCOLARE Alli Rettori principali della X.a F.a, Capi di Provincia, ed alli Prov.ri Geñ. da Mar, e di Dalmazia, ed Albania, et al Podestà et Capitano di Capo d’Istria Resisi oramai troppo osservabili i molti e vari abusi insensibilmente introdottisi nel Dominio Nostro dalla sregolata libertà de’ sudditi di ogni grado, e condizione, da quali vengono impetrate Bolle, Brevi, Rescritti
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1776
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l’autore , da cui copiò una così bella erudizione . ( b ) Ma probabilmente errarono tutti', e due fenza accorgerfene. Ofveta. in Illirico fignifica vendetta, e To\veta fantifi-cazione. Nella parola, che dinota fantificazione vi è l’aggiunta di una lettera, che alle volte mette delle differenze notabili in qualunque lingua A Monte-nero, ed in tutta l’Albania, per quanto fentefi, foglionoeflere
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1910
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condizioni economiche cui volgeva precipitosa la città, e dal fatto, che già dopo le prime pesti il Senato Veneto aveva mandato gente forestiera a rimpiazzare i morti anche a Parenzo. Non sempre costoro eran gente onesta, nè sempre cattolica, ma piuttosto nella massima parte erano scismatici di Dalmazia e d’Albania. Da ciò gli usurpi sì spessi. Nel secolo XVI gli usurpi divengono più spessi
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1910
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e l’Albania, prese l’iniziativa per questo completamento del Consiglio nel 1801 dopo aver accertato che mal potevansi trovare nobili in numero sufficente ai pubblici uffici. L’ adunanza del Consiglio in cui dovevasi procedere al-1’ aggregazione, fu presieduta dallo stesso commissario plenipotenziario 1’ 8 dicembre 1801 2). Vennero aggregate al Consiglio, col conferimento della dignità nobiliare, le famiglie
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1910
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. Due anni dopo, altre famiglie fondarono il villaggio di Varvari. Dalla Zeta in Albania varie famiglie, formanti un complesso di 47 persone, si collocarono nel 1595 presso Fontane. Nel marzo 1611 vengono investite di terreni incolti nella contrada di Mongliebbo dieciotto famiglie albanesi da Scutari, coll'obbligo di formare una villa; nel settembre dello stesso anno altre dieci famiglie albanesi
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1848
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, il Po col Danubio. Nessuna ambizione e interesse avere l’Italia d’uscire de’suoi confini, nessuno di conquistare e predominare sulle popolazioni slave dell’Albania, della Servia, della Bulgaria; nè contra l’ambizione di lei potrebbero essi popoli rinvenire altro migliore e sincero alleato, fuorché l’Italia, imperocché il Russo aiu-terebbeli per farli soggetti; il Turco è barbaro e inerme; la Francia troppo remota
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1930
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ai Veneziani. L’Austria interviene quando gli Ottomani accennano a voler occupare Corfù. Nel 1770 la flotta ottomana è attaccata e distrutta al largo di Cheshme da quella russa, la quale minaccia di entrar pei Dardanelli. Nel 1779 le flotte di Russia e Turchia, alleate, occupano le isole ionie, che pel trattato di Campoformio eran passate alla Francia, e alcune città ancor indipendenti dell’Albania. Nel 1807
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1930
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delle mie geografiche osservationi. Li miei mobilissimi viaggi per la Turchia in Europpa, di Vienna, di di Venezia a Costantinopoli, li miei impieghi millitari in servitio di Cesare Leopoldo con quelli eserciti, che hanno depresso l’ottomano orgoglio, scorrendo per ogni paese dell’Ungaria, Transilvania, Valachia, Servia, parte di Bulgaria, Albania, intera Schiavonia e Croatia, mi hanno fatto la base
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1930
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dell’immenso materiale di sua pertinenza e di prima e sua propria mano raccolto ed eleborato, chè egli a buon diritto può vantarsi di aver percorso ogni paese dell’Ungheria, Transilvania, Valacchia, Serbia, Bulgaria, Albania, Schiavonia e Croazia, di aver fatte infinite misurazioni terrestri ed alcune celesti. Nè manca nei suoi progetti l’idea di un vocabolario di nomi geografici in più lingue, ad uso
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1833
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stesso senza riguardo a quel trattato di Giustiniano, spedì Leonzio nell’Armenia con un’armata facendola ritornare unitamente all’Iberia e all’Albania, sotto l’obbedienza de’Greci. Nel 687 perdettero un tal conquisto per la viltà del patrizio Sablas, il quale nominato a governatore dell’Armenia, fu indi a poco sconfitto dagli Arabi che si resero nella sua ritirata padroni del paese. L’anno dopo essi entrarono
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1915
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, fino ai porti del Danubio, del Mar Nero, d’Azoff, dell’Alto Egeo, della Turchia. Piroscafi da 7 a 10 mila tonnellate di registro lavorano intensamente lungo le coste di Albania e della Grecia. Ciò non basta : estende il “ Lloyd „ la sua influenza alle coste italiane. I suoi piroscafi sono i fornitori di grano a Venezia. I piroscafi della marina libera austriaca fanno navigazione attivissima, importano cereali
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1832
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in ostaggio. Faknabaso, figlio di Artocc, gli succedette. Egli pure fu in guerra co’Romani; ma essendo stato vinto da Callidio luogotenente di M. Antonio, si unì a’suoi vincitori contro Zobere re (l’Albania l’anno 36. Mitridate I, Farasmane I, Mitridate II, Radamisto e Farasmane II, furono successivamente re d’Iberia e ad un tempo della grand’ Armenia. Di parecchi di loro ab-biain già parlato
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1848
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25 0 generosi Alemanni, perché v’incamminate ad opprimerci ? E siche noi esultammo quando nelle antiche storie leggemmo di Arminio vincitore delle legioni di Varo ; irridemmo al furore di Augusto che, dando del capo dentro gli stipili ( 1 ), con gran voce gridava: Le mie legioni rendimi3 f aro. E le legioni sue fatte cran polve (2). E quando udimmo di Germanico che sei anni più fardi, penetrato nelle vostre foreste , trovò il terreno biancheggiante per le ossa di cotesti ladroni del mondo (3), noi dicemmo: Oh possa attendere sempre i nemici della libertà dei popoli un destino non punto migliore di questo! Schiller, cherubino ardente della libertà alemanna, vi educò egli con i suoi cauli divini a incatenare i popoli ? — Abbiamo veduto talora rompere catene e convertirle in brandi per sostenere la libertà, ma sciogliere a se le catene per darle altrui, è tale atto di cui il mondo non offre esempio. Forse cosi nell’inferno si tormentano i dannali ! Se superbia è quella che vi spinge contro noi, sappiate che il sole preceduto dall’alba della superbia si lascia dietro il crepuscolo del penli-niento. Se vi muove amore di sovvenire ai vostri fratelli, fermate i passi, noi ve li rimanderemo incolumi alle vostre case — a lavorare la terra che Dio concesse ai loro padri — a vivere coi frutti che la Provvidenza comparte ai loro padri — a morire nella terra che cuopre le ossa dei loro padri. Porgetemi l’orecchio, giovani alemanni ; io vi susurrerò dentro un nome che metterà spavento nelle anime vostre : Ricordatevi di Mario ! — Ahi sciagurati I E non sapete voi che il suolo italiano è composto di ossa triturate di nemici spenti? — Le nostre campagne sono pingui del sangue dei vostri Padri — le vostre madri le hanno innaffiate col pianto. Ad ogni passo che movete contro l’Italia , il rossore della vergogna ingombra la faccia delle vostre fanciulle, conciossiachè di un passo vi accostiate al disonore. Maladetta la guerra che ha per dubbio la morte , per certezza l'infamia. Aitila , il feroce re degli Unni, alla parola di Leone pontefice riv olse, indietro il passo, salutando Roma immortale. I giovani alemanni figli del pensiero di Schiller, ambiranno la fama di Genserico e di Borbone devastatori di Roma ? . . . . 0 generosi Alemanni dal cuore di ferro e dalla volontà di fuoco, non abbandonale la vostra terra, i vostri parenti e le voslre fanciulle; — tutti redenti da un medesimo sangue — lutti uniti da uno stesso patto, o fratelli nel Cristo , dite ?..... Siete voi nati per trucidare ed essere trucidati in vantaggio della tirannide ? — Ecco il gran padre dei cristiani Pio IX manda la sua benedizione dal Vaticano a Roma e al mondo — tutte le genti si prostrano ; voi soli volete rimanere in piedi con pensieri di sangue nel cuore ? — Giù, prostratevi — umiliatevi sopra la terra che presto ha da ricevere le nostre spoglie e le vostre — mentre le anime si accosteranno tremanti al tribunale di Dio per ricevere, secondo i meriti, o il premio o la pena. (1) Svetonius , in Vita Aug. (2) Arminio, tragedia, at. 2 e 3. (5) Medio campi albentia ossa. Tacit., ann. II, 1. Raplorcs orbis. Tacit., in Vita Agricolae.
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Page 8
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1938
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2. Dunque, non è improbabile che i cenni del Barlezio rispetto ai Francesi riflettano la sua origine italiana. Ma insieme a quelli che lo considerano Italiano 3, vi sono alcuni che lo dicono Dalmata 4, mentre altri lo ritengono Albanese 5. E’ vero che il Panegirista spesso chiama, nella Storia di Scanderbeg, i soldati del glorioso condottiero (e in generale gli abitanti dell’Albania
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Page 68
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Date
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1938
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62 FRANCESCO PALL (poiché secondo il nostro concetto si tratta d’un suggerimento o d’un incarico) e ignorava, probabilmente, ancora le fantasmagorie genealogiche di costui o in generale della casa di costui. Nel caso contrario sarebbe difficile spiegarci come avrebbe potuto il Barlezio nella Storia — per la cui composizione adoperò notizie raccolte anche da Pietro — limitarsi a dire che Andrea (1398—1479)1, il padre di Pietro, sarebbe stato soltanto « unus ex optimatibus » di Drivasto 2, ovvero un semplice « clarus vir », epiteto conferito da lui pure a Pietro,3, che arriva a chiamare qui, nella prefazione del Compendio, uno « ex Romanorum pa-triciorum Bizantiique Imperatorum prosapia ». Dunque, da questo punto di vista c'è una grande differenza tra la Storia e il Compendio, e ciò non è niente affatto fortuito. La teoria della discendenza imperiale non avrebbe potuto esser suggerita allo Scutarino da nessun altro, tranne che da Pietro e dalla sua casa, poiché soltanto questi ne avevano l’interesse. D’altro canto, nemmeno gli Angeli cercavano troppo lontano una simile gloriosa ascendenza. Infatti appena in una genealogia del 1464 ci appare il fratello maggiore di Pietro e il più importante membro della Casa, l’arcivescovo Paolo (1427—1469), quale discendente di certi conti di Durazzo 4, quantunque il suo nipote per parte di fratello, Andrea, tenga a dimostrare nelle sue già ricordate pubblicazioni come Drivasto fosse da antichissimi tempi loro patrimonio famigliare. Se Pietro 5 e soprattutto Andrea, suo figlio, 1 Giovanni Andrea Angelo, Genealogia, Napoli, 1603, n° 82 (nella « Genealogia »). 2 Barlezio, ibid., Ili, 39 v. 3 Ibid., XI, 142 v. 4 Sufflay, Kirchenzust., 243, n. 5; Idem, Povijest, 207. Ivi si cita pure una prova più antica, del 1352: « condam comitis Angeli de Du-rachio ». 5 Infatti, in un privilegio in data Drivasto, 10 luglio 1475, conferito da Egidio Morosini e Domenico Bollani, « Provisores et Sindici Dalma-tiae et Albaniae », a Pietro, questi già riuscì a far sì che fosse introdotta nel documento l’affermazione che i suoi « progenitores ab inclita Romana Urbe originem traxisse » e che essi erano venuti al tempo della conquista romana dell'illirico a Drivasto e ne avevano ottenuto il governo. Quest'atto, malgrado gli accennati passi, è da annoverare tra
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