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110 L’Albania e l'opera di G. De Rada commuove nelle fibre, e Dorotea, la martire della fede di Cristo, è animata qua e là con tocchi robusti. Son figure deliberatamente pallide, perchè deliberatamente senza azione e passione gagliarda ; sono contorni di quadri che esse compiono, spesso senza viva luce, senza movenze e senza colorito. Nobile è la figura d’Imotòe, ma ricinta di luce troppo
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L’Albania e l’opera di G. De Rada IX. È curioso che, mentre tutti lamentano l’oscurità delle poesie del De Rada nessuno sappia in che essa risieda, o se alcuno tenta di ricercarla, la ritrovi in quello che non è. I più audaci, che han preteso di esprimere il proprio parere, senza aver letto le sue opere, perchè son quelli che sputano più tondo, l’han riposta nella ignoranza della lingua italiana
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296 L’Albania e l'opera, di G. De Rada parola ào-cVjp, nella quale le vibrazioni della p di suono doppio stan ferme sulla base fissa della radice st (oi), figura l’eterno stare e il raggiare de’ corpi celesti; mentre la mente latina, avvisandovi specialmente la parvenza uguale, levigata,' di luce immutabile, espresse l’idea colla parola stella; l’anima albanese, invece, accogliendo
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120 L'Albania e l'opera di G. De Rada tonia e il poeta potrebbe esser imputato di suggestione da parte di letture sentimentali. Ma il sentimento è così vero e così spontaneo e le situazioni psicologiche sono così diverse le une dalle altre, che queste fonti di sentimento sono acqua viva e fredda, scaturiente dalle vene u-mane e abbeverante le anime passionali. Questa aristocrazia
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218 L'Albania, e l'opera di G. De Rada rivela nell’artista in potenza. Achille, che, spento Ettore, invita i commilitoni a cantare, perla vittoria, un peana a Giove, sentendosi campato da morte per fato divino; Ettore rimasto fuori le mura della città, ed aspettante, saldo alla patria e all’onore, il terribile nemico, sono grandezze in potenza, che generano il sublime. La scena
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di essere stato scelto a comporre i salmi della vostra cara Albania. Le vostre poesie fresche e pie sono i monumenti della vostra patria „ (3). Con mente men larga ma con giudizio più dettagliato, il Tommaseo rilevava i luoghi più originali del Milosào. “ Del nuovo e dell’antico, e’ cominciava la sua lunga lettera, è nelle parole di lei, come chi osserva e sente la verità E seguitava citando numerosi passi
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220 L'Albania e l'opera di G. de Rada più limitato, non proponendosi di ritrarre l’universa realtà delle opere umane, ma sceverare da mezzo le cose i modelli esemplari, resta tuttavia più grande e perfetta. Gl’ingegni storici moderni, quando narrino una medesima serie di avvenimenti, si contraddicono (come appare dalle diverse storie della rivoluzione francese) nelle cause enei
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■26 L'Albania e l'opera di G. De Rada altro doloroso caso, ne usci incolume. Come sospetto di mene coi liberali una notte fu arrestato e condotto, con le sue carte, dinanzi all’ inquisitore di polizia. Tra le carte v’ era una commendatizia per il generale Benedetto Musolino, rilasciatagli da un amico di Cosenza, lettera che egli non s’era curato di presentare al cospiratore calabrese
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studiata ; il secondo vagola ne' campi più ihesplorati e sublimi della metafìsica, dai quali precipita nel buio e nel vuoto caotico, tra i cachinni degli astanti; il terzo, che imbastì in una Storia degli Albanesi un materiale sterminato, senza critica, senza discernimento, senza Marchianò. L’Albania e l’opera di G. De Rada 17
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si chiamano gli Albanesi dell’Alta Albania, che da essi prende anche il nome di Ghegheria. Tra le colonie della Calabria vive ancora il nome foneticamente corrotto (Gjegji), che parrebbe dover ricordare la provenienza degli Albanesi di Calabria dalla Ghegheria. Ma è inesatto: molti paesi hanno origine tosha, cioè provengono dalla Bassa Albania (Epiro), che si chiama anche Tosherìa.
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234 L'Albania e l'opera di Cr. De Rada con proprio magistrato, proprie milizie, propria istruzione e censura, con proprie opere pubbliche, ecc., vigilati dallo Stato. Rendere indipendente la giustizia, controllata da una delegazione. Ristorare il Principato e affidargli la difesa dello Stato, ciò che non include che ei possa, da sè, impegnare la nazione in guerre, ma invece implica
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374 L’Albania e l'opera di G. Le Rada titolo di venerando. Cesare Cantù scrive : “ Cresce dunque la lingua albanese, fra gravi contrasti ; G. De Rada ha fondato un giornale, ha composto un poema, ed è considerato come il patriarca di quella lingua. Consumate le sostanze e la vita ad incremento del suo paese e della lingua, Analmente ottenne si fondasse una cattedra d’albanese nel Collegio
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86 * L'Albania e l'opera eli G. De Rada gli ricorda, supplicante, l’amore e la fede spregiata; ma quella scena presto illanguidisce e si spegne. Questi canti hanno, in mezzo a molto disordine, delle bellezze peregrine; ma sono un cibo signorile, che la plebe de’ lettori non può assaporare e gustare. Lo stile, come la materia, è morbido, languido, qualche volta voluttuoso, ma non di rado
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250 L’Albania e V opera di G. De Rada I Caratteri della lingua albanese e suoi monumenti nell' età preistorica (1) nella sostanza differiscono poco dalle Conferenze. Essi costituiscono un’assai breve memoria letta nel XII Congresso Internazionale degli Orientalisti in Roma. Premessa una breve notizia intorno la cattedra di lingua albanese, istituita nel collegio di S. Adriano
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le barricate ; il 15 il Ministero si dimise e il Parlamento, che nella notte s’era riunito in seduta preparatoria nel palazzo di Monteoliveto, l’indomani fu disciolto. La truppa, agli ordini del generale Lecca, albanese ed amico del De Rada, aprì, alla barricata di Santa Brigida, il combattimento contro gli insorti. La sera con applausi e clamori fragorosi la plebe salutò la vittoria de’ Marchiano. V Albania
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376 L’Albania e l'opera di Gr. De Bada multo, ricercando bramoso la patria diletta, che il mare gli rievocava! (1) Quante volte, come il cavaliere spa-gnuolo, che » . . . oios fuego in su inquetud lanzando Campo adelante devorando van, lanciò, a quelle lacrimose memorie, con lo sguardo anche l’estro, creando le sue concezioni, e in un rapimento d’amore vide, come nel canto d’Evòda, la patria
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fin dal 1869 la Grammatica Albanese. Il padre a questa novella terribile sventura fu inconsolabile. Lettere di conforto gli piovvero da ogni parte delle colonie e dall’ Albania. Notevoli alcuni threni di bey albanesi, che col giovine figlio del poeta compiangevano la sparizione di prestanti loro fratelli, Demetrio Camarda, Vretòi Nai-mi, e Vretòi Semin, e notevole anche una lettera di Dora D’Istria
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, Venezia e Napoli, trovò che un tempo la costa albanese era italiana, e mare nostro la distesa dell’acqua, che separava l’Italia dall’Albania. E seppe, oh sapienza di governanti! che in quei tempi 1* Italia era stata davvero grande, forte, potente, temuta: e l’accoglienza che avea fatta al grido di dolore degli Albanesi, non fu più un sentimento, ma un calcolo; la vita d’Italia risiedeva nella libertà
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278 L’Albania e l'opera di tì. De Rada d’esempio, il bell'uomo, il rumeno può e suol dire con costrutto estraneo a tutti gli altri idiomi neo latini om-vl ce'l bini, cioè alla lettera : homo-ille ille-bonus. E l’albanese alla sua volta, deve rendere il bell'uomo, per njeri'-u i mire', che dice ugualmente: liemo-ille ille-bonus. Se noi passiamo più specialmente
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132 L'Albania e l'opera di G. De Rada E i giovani in mezzo al sangue si diedero la fede di sposi. Il senato di Venezia assolse il giovane, ma essa raggiunta dall’invidia delle patrizie albanesi, colpita da cupa melanconia, accusata di aver adescato il giovine, si spense di veleno. Tornò Radavàne, che era andato a comprarle gli abiti degli sponsali, e lungo la via udì la terribil nuova
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