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sole iniziali A. L. ( 1 ) Chi fosse poi questo Lodovico o Alvise Landò non saprei veramente. Nelle genealogie patrizie troviamo un Alvise Laudo che sopracomito fece naufragio del 15i0. alle spiaggie di Retinio in Candia, isola eh’ egli aveva valorosamente difesa dagl’ insulti tur-cheschi ; si salvò e venne poi a morte del 1581. Ma questo Alvise non poteva esser vivo all’epoca 1508 - 1516, giacché
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cosi in Venezia, che nell’ isola di Candia, Angelo Zon per la Commissaria di D. Natale ed evvi anche una Investitura della chiesa par- Colonna'(7). Si la apparire il nome di Dome-rocchiale di sant’Urbano di Altavilla nella dio- tiìco di Aleppo vivente in una convenzione concesi di Vicenza, che ricevette ai 5o di settem- elusa in propria casa a san Giminiano alli 21 bre del 007 col mezzo
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di s. Adriano ( volgarmente s. Arìan nelle lagune venete, isola sotto Torcello) juspatronato di questa famiglia insieme con Bortolo suo fratello soggetto di candidi costumi, e con Giulio altro fratello che in età giovanile si è addottorato in medicina in Padova con molta riputazione. Domenico cosi chiamato al secolo entrò nella religione dei Benedettini col nome di Francesco. Fu abate in san Georgio Maggiore
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S. AGOSTINO 31 tirarsi co’suoi dentro l'isola di Rialto, ove giunto fatto tagliare il ponte si fortificò aspettando il soccorso de’Padovani (1). Ma le barche che questi doyean condurre essendo rimaste in secco più ore alle sponde del Brenta, giunte in laguna troppo tardi furon prese da IJgolino Giustiniano podestàjdi Chioggia, e il Badoer loro conduttore perdette su un palco la testa
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. Dal mss. de’ Gradenighi e del Curti. Il Castelli di famiglia veneziana era Console del Granduca di Toscana presso la Repubblica-Nulla ho intorno a lui. Ma di questo cognome più volte ripetuto nelle nostre iscrizioni, trovo da rammentare: I. Alberto Castelli, veneziano, dell’ Ordine de’ Predicatori, vesti l’abito nel Convento di sant’Antonio abate peli’ isola di Pago in Dalmazia, e compì gli studj
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dal-l'eccell. Senato appoggiata alla nota .esperienza dei nob. uomo g Giovanni Zusto prc- JN ISOLA. 467 stantissimo senatore, e verificata sotto la di lui direzione e comando scritta in ordine al Decreto 23. novembri 1786. (Ven. Pinelli 4789. 4. figurato) E nipote di lui cioè figliuola di Pietro Zusto suo fratello, si fu la bellissima Laurn Zusto moglie di Pietro Vet-tor Pisani splendidissimo
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per la chiesa delle rno- i. Ezetacic ( Inquisìtio ) in kùpistolam Scipio- nache de’Santi Gosirno e Damiano alla Giti- nis Maffeii marchionis ad Gisbertum Cu- decca con le Sante Apollonia, ed Agnese; Due Palle nell’isola di Poveglia, in una delle quali vi è figurata la SS. Trinità, S. Antonio Abate, e S. Antonio di Padova, e nell’altra li SS. Giorgio e Vitale- a Cavallo; e nella sala del Capitolo de’Monaci
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. Cosi mi si comunica dal chiarissimo Commendatore Leopoldo conte Cicognara con Lettera 19 decem- i>re 1829. NELLA CHIESA DI SANT’ELUNA. Voi. III. p. 555. Sulla porta principale che dà ingresfo allo Stabilimento dei Forni in quest’ isola vi è un Leone col millesimo anno mdcclfiit, il quale è ripetuto anche sul fregio della porta medesima. anno MDCCLF111. 11 Leone poi in luogo di avere il solito libro
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, parecchi dei quali documenti si conservano oggidì dall' arciprete Angelo Regazzi, altre volte da me su questi fogli meritamente lodato, e ciò fu notato anche dall’ab. Moschini (Guida 1814. Voi. I. p. 16). Buona cosa intanto è, che fin da quell’anno 1806 questo Corpo fu trasferito dall’ Isola di sant’ Elena alla Chiesa di san Pietro di Castello, ove tuttogiorno si venera. Di questa Famiglia Bohbomf
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il Moro d’Alessandria famoso corsaro, e in diverse battaglie cantra Solimano dimostrò il valor suo non senza spargimento del proprio sangue- Aveva appena accettata la reggenza di Cipro, che mori, e fu del i566. In questo archivio generale ha veduto il consigliere Giovanni Rossi una Relazione dell’ isola di Cerigo fatta nel 1553 a’3o di agosto dal Querini che vi era stato provveditore.
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. Pavimento agli Incurabili 33g. — in Piazza S. Marco 541 • — in Campo S. Michel Arcang. 635. Plaffone agl’incurabili 337. Scuola dei Filatoj 280. Sotterraneo 9. Zaccaria 664, 665. Terrazza alle Vergini g3. a Belluno 27. a Padova 261. a Capodistria 76. in Isola igo. a Ceneda 651. INSCRIZIONI CURIOSE. Faustin da Cà Donao )5i.
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trasferita . Questi datosi allo studio dell’architettura vi fece tale profitto che meritossi 1* estimazione de’più chiari architetti nostri Temanza e Selva ; fu scelto a giudice sopra il disegno da' preferirsi nella erezione del Teatro la Fenice; inalzò la sacra Torre dell’isola di s Georgio Maggiore,sebbene alcune modificazioni sieno state fatte al suo modello; e fabbricò la casa della Religione
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cinquemila al Torello, e di farsi consegnare il Cocco. Nel dì stesso si elesse una Giunta di Dieci per giudicare sul processo. Intanto avendo Paolo Barbo avvisata la Signoria che il Cocco era già in queste lagune e trovavasi nell’ Isola di San Clemente, ordinos-si nel 18 settembre successivo che immediate sia fatto Collegio il quale, subito che il Cocco sia in Venezia, debba entrare in camera, esaminarlo
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; Orazione dedicata al rev. padre D. Alessandro Zacco C. R. Teatino, onorando nipote del medesimo monsignore. Venezia. 4725. per Giov. de IN ISOLA. Paoli. 4. (presso l’egregio uomo Francesco Scipione Fapanni.) o. 0 rat io habita in Sijnodo Tarvisina anno salutis 1727. III. nonat septembris, jussu et auspiciis illus. et rev. D. D. Augusti ardi. Zacco episcopi Tarvisini ab Eoclesiae paru-chialis
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. Forse può esser ciò avvenuto quando Marin Premarino, che abbiamo sopraccennato, soscrisse all’ istromen- lo di concessione di quell’isola alle Colonie 1211 ; oppure quando Buggeri Premarino, come si è detto, comperò dodici caratti dell’isola di Zia. Egli è certo però che molti n’erano in Candia anticamente di tal cognome, come altri n’ erano a Negroponte, il che si prova e dal Libro Nozze agli anni i4it, 14
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BOLLETTINO BIBLIOGRAFICO GIULIO CAPRIN, Sistema e revisione di Versaglia nel pensiero e nella azione di Mussolini, Milano, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 1940-XVIII, pp. 162 (L. 12). «I trattati non sono eterni», affermò ancora nel 1922 il Duce, cioè essi registrano soltanto delle situazioni politiche momentanee che possono variare a seconda delle epoche storiche. In questo lavoro di Giulio Gaprin vengono enumerati e commentati gli errori, contenuti nel sistema di Versaglia, che alla fine del 1939 hanno portato nuovamente l’Europa sull’orlo del baratro ; non però allo soopo di fare una critica demolitrice e quindi sterile ma per cercare di rimediare a tali errori con una opportuna ricostruzione. Cosi, da prima della Marcia su Roma ¡1 Gaprin ci fa seguire lo sviluppo del dramma europeo attraverso il pensiero e l’azione di colui che senz’altro può essere chiamato il più grande Europeo della nostra epoca : Benito Mussolini. Nel settembre 1922 a Udine, Mussolini aveva detto: «Cerano due strade: o la pace della spada o la pace dell’approssimativa giustizia». E l’errore fondamentale di Versaglia è stato appunto quello di voler trasformare là pace in uno strumento di fòrza unilaterale imposto alla Germania senza discussione. Il risultato fu quello di indurre la Nazione germanica, durante tutto il periodo del dopo guerra, a coltivare la volontà segreta di arrivare alla distruzione di Versaglia. Tutta la politica francese svolta dopo la guerra mondiale è stata determinata dall'ossessione delta garanzia militare verso la quale la Francia ha teso con innumerevoli combinazioni escogitate in nome della così detta «sicurezza collettiva». Alla fine, la politica francese, accortasi che il sistema ginevrino era naufragato miseramente, riuscì ad ottenere l’alleanza della Gran Bretagna che, a sua volta, s’era accorta che con l’applicazione dell’arma aerea era finito ormai lo splendido isolamento. Da quel momento la politica delle due Potenze occidentali ebbe soltanto uno scopo : impedire, a qualsiasi costo, l’aumento di potenza della Germania e dell’Italia. Questa ossessione e la volontà di distruzione delle forze sovversive democratiche hanno spinto le due Potenze occidentali alla nuova guerra europea, determinandone il crollo definitivo. Questo libro di Giulio Caprin vuole dimostrare quanto meglio sarebbe stato per la Francia e per l’Infihilterra accettare, i consigli di Mussolini di pacifica revisione territoriale, per redimere l’Europa dagli errori commessi dai trattati di pace. Livio Chersi GIUSEPPE REINA, Noi che tignem- mo il mondo di sanguigno, Quarta ristampa, Bologna, L. Cappelli, 1939 (L. 8). Difficile è parlar convenientemente di quest’opera scritta vejitidue anni fa e che ora per la quarta volta si ripubblica, sulla quale tanti autorevoli giudizi sono stati pronunciati, di .cui alcuni vengono premessi all’attuale ristampa; e tra essi mi piace, lapidario e calzante, quello di Francesco Vivona; «Per trovare un libro di ricordi scritto colla stessa ingenuità e con egual senso e amore di verità, bisogna rimontare alleMie Prigioni di Silvio Pellico». Fra tante lettere, tante Memorie di combattenti del 1915-18, tutte sacre, tutte preziose come documenti della lunga passione del popolo nostro, questo Diario emerge per l’altezza dei sentimenti egressi in una limpida, direi classica prosa, sì che ufficiali e soldati, luoghi e fatti della guerra sul Carso nel 1915 appaiono con straordinaria evidenza al lettore, che non potrà dimenticarli. E chi recensisce non può far meglio che citarne alcuni passi, e vorrebbe poter citare tutto. Ecco con quale puro entusiasmo il Reina, tenente della Brigata Perugia, passò il 15 giugno, diretto al fronte, l’antico confine : «Vedo la prima pietra di confine abbattuta, divelta. V’è inciso sopra: Illyrien. 11 cuore mi scoppia di commozione. Sento una fiamma corrermi il sangue e poi un fremilo di tutto me stesso. Gli occhi mi si inumidiscono, lo sguardo mi si appanna, non sento, non odo più nulla. Sono estatico, fuori di me. I soldati traboccanti di gioia guardano in aria quasi per sentire, per vedere .cose diverse». A Spessa egli e i suoi trovano «sveglia al cannone, istruzioni al cannone, rancio al cannone, sonno al cannone». S’avvicina il momento, atteso con trepidanza, del battesimo del fuoco: «Avevo paura d’aver paura. Paura .che la mia carne non valesse a rispondere all’impulso del cuore, ch’io sapevo saldissimo». Aerei nemici bombardano l’accampamento : «Tutti avevamo l’espressione indimenticabile che si
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1941
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! II. L’isola della Dalmazia più vicina al nostro cuore, simile alla prua di una nave, sagomata sullo sfondo del cielo dai campanili di S. Giustino e di altre tre chiese che ne sembrano la simmetrica alberatura, appare co- me una galea a chi la incontri venendo dal Carnaro. I Santi delle «Pale» di S. Giustino sognano nell’oro italico dei polittici. Nel ciborio millenario, nell’argenteo reliquiario
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1941
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di molti quadri impressionisti di giovinette in flore: «Dall’isola nel mare, mi mostravamo le montagne verso greco e indicandomi una macchia biancastra nello svariare delle masse azzurrine, mi dicevano: quello è il Monte Santo e ai suoi piedi è Gorizia». Cosi comincia il fresco primaverile ritratto. E poco dopo: «Cosi l’ho vista la prima volta, in una giornata calda di primo giugno, dalla Mainizza
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1941
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nell’isola del sole). TEST1MONANZE GRECHE E BRITANNICHE A chi si deve la sconfìtta della Grecia? Alla Camera dei Comuni di Londra, per giustificare la fuga delle truppe inglesi dalla Grecia, il ministro Antony Eden produsse una nota del primo ministro ellenico Koritzis, nella quale si dichiarava che l’esercito greco era ormai in istato di esaurimento e continuare la guerra lo avrebbe portato
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1940
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«le testimonianze di riconoscenza, di affetto, di devozione alla Serenissima si ripeterono in ogni isola, in ogni borgo». Nella Dalmazia, dopo il trattato di Cam-poformio, trovò rifugio l’ultima virtù dell’antica Bepubblica, sicché gli austriaci dovettero' assistere alle dimostrazioni che accompagnarono il ritiro della bandiera di San Marco. «A Zara», ci dice il Perini, «il ritiro del vessillo era avvenuto
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