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S. GEORGIO MAGGIORE 6io fe che illustro, è fallata nell’epoca 1296, perchè allora ancor viveva il Natali; quando però non si volesse dire che lui tuttor vivente sia stato scolpito il suo elogio. Ma non è a tacere che il suddetto Polidoro a p. 44 ^ice c^e "Ni” colò Natali(per errore Natadi) vescovo diCoorte e vicario generale della chiesa di Grado mentre stava in Venetia nel paleggio patriarcale di detta chiesa, il giorno decimosettimo di maggio (non dice di qual anno), concesse tanto d’indulgenza quanto ogn altro delli sopradetti. 33 D O. M- 1 TVRRIM HANC VETVSTATE LA-BANTEM- 1 LEOPOLDVS CAPELLO I ABBAS l FIRMANDAM ATQVE ALTIVS PRODVCEN-DAM 1 C I A. S MDCCXXVI I BENEDICTO XIII PONTIF- I ALOYSIOMOCENIGOPRINC 1 REGNANTIBVS 1 IOANNES SCALFAROTO ARCHIT- VEN- Memoria che traggo dal mss. Sasso, il qual dice che si legge sopra il piano del campanile. Io non la vidi ; non dubito però che ci fosse, e sarà senza fallo caduta col campanile nel 1774? come diremo qui sotto. Del primo campanile fabbricato in quest’ i-sola non è certa l’epoca ; ma sarà stato contemporaneo, o di poco posteriore alla prima chiesa. É certo però degli atti del monastero studiati dal Valle (capo Vi), che il campanile visibile al suo tempo era stato cominciato sotto l’abate Teofilo Beaqui milanese nel 1461, e che fu compiuto tal quale lo veggiamo nel disegno attribuito ad Alberto Durerò, e premesso alla pag. 289, sotto il reggimento dell’abate Cipriano Rinaldini nel 14.67, coll’ajuto eziandio del soprallodato Giovanni Lanfredini di Firenze, il quale diede più danari a mutuo per questa fabbrica, di cui architetto fu un Giovanni da Como, siccome si è ricordato anche nella storia pag. 261 (1). Quindi osserva il Valle, che se altrove l’Olmo ha detto che fu cominciato nel 1497, e terminato nel ifoo, è uno sbaglio perchè allora non era abbate Cipriano Rinaldini. Questo campanile stette qual era fino al 1726 in cui sotto la reggenza di Leopoldo Cappello venne più altamente elevato, e ornato nella parte superiore, e munito nella inferiore di una forte controscarpa per opera del veneto architetto Giovanni Scalfaroto; la cupola però coll’angelo erano stati ideati da fra Fortunato converso de’ Benedettini in s. Giustina di Padova ; e per questa fabbrica ed accomodamento l’abbate Giambatista Stazio contribuì ducati diecimila. La cupola dell’antico campanile era simile alle due cupole sottostanti della chiesa, con croce, e banderuola nel vertice. E si noti che sopra la nuova cupola esisteva l'angelo di bronzo sopra un globo di rame dorato e che poco tempo dopo terminata la fabbrica essendo una notte insorta una burrasca di vento scirocco levante, la mattina si vide quest’angelo rovesciato dalla parte verso la Giudecca. Rimediò a tale disordine con somma facilità l’ingegnere Alvise di Preti, il quale cavato l'angelo e il globo dal perno, e drizzato e accorciato lo stesso perno vi rimise il so- lo angelo con lode ed applauso universale-Quest’angelo era lavoro di Girolamo Campagna. Dalle carte volanti del monastero si sa che la „ fabbrica del campanile principiata nel mese ,, di giugno 1726 anno primo del governo di „ Leopoldo Cappello fu terminata l’anno 1728, ,, e che costò in tutto ducati 16244* l7* Ma nel dì 27 febbraio 1770 more veneto cioè 1774» dopo le ore dieciotto della mattina cadde in un punto tutta questa nuova macchina, restando intatti i fondamenti, e tutta la prima base detta zoccolo. Attribuirono gli esperti tale caduta all’esorbitante peso che incominciava dal primo cornicione sostenente grossi* colonnati, archi, capitelli, architravi, pergolati, alta cupola foderata di piombo e l’angelo sud- (1) L’Olmo nel libro IV latino dice espressamente : „ Interim invenio sacram turrim quarn ,, campanarium vocant ab Io. Comensi architecto his diebus erectum ipsiq. Ioanni semel „ áureos quinqué supra octingentos, deinde plures iterum erogatos, mutuasseq. a Io. Lan-,, fredino abbatem aliquando centum, interdum ducentos áureos; quae anno 1468 fiebant. ,, Cernitur adhuc molis altitudine admirabilis e firmissimis fundamentis exurgens ita recta ,, ab imo ad apicem tendens,ut jactabunda videatur sola adversus novam aedificia struendi ,, rationem bellum indicare, modernosque architectos ad ejus archetypurn turres reliquas „ construendas provocare. Haec antiqùior est insulae totius structura ,, ( scriveva circa il 1619). Tom. IV. 78
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nella stessa chiesa di s. Giorgio, e vi si tenne per lungo tempo. Ma tanto era nel giorno della festa solenne di questa Santa il popolare concorso, e tanto in allora talvolta procelloso il tragitto da Venezia a quell’ isola quando gagliardo vento spirava, che frequentemente succedevano delle disgrazie. Spezialmente nell’anno 1279 moltissime persone si sommersero. Oltre di che può notarsi che in que’tempi la chiesa
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d’ aprile pervenne all'isola di s. Giorgio il corpo di s. Cosma eremita trasferito da Candia, ove aveva condotta la vita in asprissima penitenza. Fu alquanti secoli dopo , cioè nel decimosesto , onorato questo santo di proprio altare nella chiesa; ma di ciò a suo luogo. (Vedi la nota 208) Maggiore considerazione meritano i tempi di Orso settimo abate, essendo state fatte al monastero alcune donazioni
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Maggiore di Venetia già scolpita da Filippo Brunellesco, in atto di spirare con il lato , bocca , et occhi aperti. Sonetto (fol. voi. a stampa nelle Miscellanee Marciane ) sottoscritto D. Fortunato Olmo. Opere dell’ Olmo manuscritte. 1. Cinque gran fasci di mss. contenenti gli annali del monastero ed isola di s. Georgio Maggiore di Venezia, già esistenti nella Libreria del monastero stesso, contenenti
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della m.ca Madonna Altadonna Dolfin consorte del nob. uomo c. Galeazzo, perii quale oltre molti legati lassa al monastero di sant'Andrea de Lio due. 2r> all'anno d’imprestidi per mansionario . La inscrizione stassi nel mss. Palferiano, il quale però dice a\ p. anziché jv. f., che cosi il senso dimanda. Coleti per ¡sbaglio ha posta questa lapide fra quelle dell’isola di san Clemente . iG ALOYSIVS
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MONACHI P.P. Ivi, sul pavimento. INicolò GviNZoNidi patria Cremasco nel 1664 dichiarato abbate generale dell" Ordine Cisterciense in Italia, affidata avendo in Milano la cura di reggere quel cenobio a Givsf.pfe Rai-bìoldi si trattenne in Venezia presso quello di s. Tommaso de’Borgognoni nell’ isola di Tor-cello. Essendo stato nel 1669, comesi è altrove detto, concesso il presente monastero
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,, di Antonio Iseppo e Girolamo Civrani suoi ,, discendenti et amorevoli del monastero, e di „ Cipriano e Benedetto pur fratelli e della me-,, desirna famiglia, come anco in memoria di ,, altro Cipriano Civrano figlio di Marino con-„ sigliere che fu uno delli sottoscritti alla do-,, nazione fatta da Tribuno Memo doge nel-„ l’anno 982 di quest’isola al beato Giovanni ,, Morosino genero di s. Pietro Orseolo
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e per aprire il frontispizio del nuovo Tempio dovette demolire alcune fabbriche dell’ Isola, fra le quali Ncsocomium prò hospitìbus, sive forestaria, e ciò nel 1611. Di che il Valle nel capo 53. Ultimamente da’ Pa-dri fu spedito al monastero di s. Giustina cui a-veva appartenutoneglianni antecedenti.In effetto il P. Cavacio nella Storia di quel Cenobio, lodandolo, dice p. 294. lpsius (cioè del P. Celso
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alla fabbrica del dormitorio, agli affìtti dei Magazzini, e alla misurazione dell'isola che si indica essere di passa quadri num. 1394 J , si legge all'anno i\\q. Conto delle cose tolte da ser justo Zuchato mercadante di legname si per Io dormitorio come per l’orto. Conto di ferramenta tolta da M. Nicolò fabro pel dormitorio. Vedi in seguito la nota 190. (157) Nicolaum Prothimi Athenarum
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dell'isola di Cipro (Bologna 1575.4 ) ed Enrico Giblet nelle llistorie de Re Lusignanì (Bologna 1647- 4*)* ricordandosi ed Ettore e Livio militari distinti a. 1570 (p. 95 t. no tergo del Lusignano) e un Filippo 14^9 il quale fu spedito dal Re Giacomo di Cipro a Venezia ambasciatore per conchiudere le nozze di lui con Cattarina Cornaro, per impetrare il favore della repubblica, e concertare una lega
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facoltà di trattare gli affari del monastero , senza che facesse d’ uopo del consenso del Barbo, di cui era amicissimo, diede l’isola di santa Maria della Cavana ora detta di santa Maria della Grazia a Corrado Aimanno Serie degli abati XXXIII
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rettore dell’ospitale della Casa di Dio (111) la concessione dell’isola, ora detta di s. Maria della Grazia, ch’era una delle paludi comprese nella donazione di Tribuno Memo dell’anno 982 e che sempre fu sottoposta a s. Giorgio. Ivi a merito dell’ abate Bolani si era fatto alzare il terreno, ed erasi anche eretto un ospizio a comodo de’ pellegrini che in moltitudine venivano a Venezia ad imbarcarsi
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, lasciarono-ambedue in forse se dalla scuola di Guarino, o se piuttosto da. quella di Omero fossero usciti. Nell’ Università di Padova apprese la Filosofia, onde di lei riempi e le sue lettere e ogni altro suo scritto. In fatti le poche ore che gli sopravvanzavano da’ pubblici e da’ privati affari occupavale nelle cose letterarie, ritirandosi sovente in un ameno suo luogo nell’ isola di Murano lungi dagli strepiti
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fu sepolto. 53 DOMINICVS HIC FR4T ER NOSTRI ORDINIS CAP <); VD QVI HANC CON STRVXIT DOMVM IN P ACE REQVTESCIT BE ATVS MCC.IV. Domenico Franco Veneziano, piissimo sacerdote della chiesa di santa Sofia tratto dal desiderio di una vita più austera, ottenne nel febbra-jo del 1179 more veneto da Marco Greco piovano di san Lorenzo dell’isola Ammiana, dettij anche degli Aimani, o Amiani, in assoluta prò-
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). È facile il figurarsi quanto queste due spezie di alberi sempre verdi e piramidali, che in fatti ne’ cortili si ritrovavano, contribuissero ad abbellire quest’ isola in maniera veramente pittorica. Non ho potuto accertarmi del motivo per cui l'abate Marini sia fuggito da s. Giorgio, ma tuttavia sembra, eh’ ei sia caduto in disgrazia della repubblica per controversie in materie ecclesiastiche. E in-
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di s. Stefano, ed insieme alcune reliquie di s. Platone martire, malamente dipoi intitolate di s. Pantaleone (4°)> alcune poche ossa di s. Giacomo Minore (41 ) Ira le quali una yjarte del cranio; e un pezzetto di legno della s. Croce (42). Il naviglio arrivò in Malta con prospero vento, ma da quell’isola salpando ebbe a soffrire burrasca fierissima per tre giorni. Per la qual cosa Pietro monaco manifestò
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SAN GEMINIANO tar a scriver più oltre di quello eh’è L'instituto dell'autore, non allontanandosi però dal suo intento; il che vuol dire che quesia è più parafrasi che traduzione. Alla pag. 67 finiscono i tre libri del Fontano, e comincia il Commentario dell'isola di Rhodi e del-rOrdine de'cavalieri di Theodorico Adameo; e a pag- 71 il Trattato dei venti e della bussola
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nel io58 fu portato a Venezia il corpo di s. Cosma eremita dall’isola di Candía. L' Olmo ne parla nel T. Ili dei mss.il quale anche ne impresse la vita : Vita s. Cosmee ere-mitae cujus corpus Venetiis in Tempio s. Georgii majoris quiescit. auctore D. Fortu-Tomo IV. 45
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S. GEORGIO MAGGIORE si venera. Portò a Venezia un’antichissima pietra che stassi sulla mensa dell’altare nella Cappella del Battisteri« in detta Chiesa; e dalla Ce-falonia nel 1126 il corpo di san Donato vescovo che stassi nella Chiesa di s. Maria di Murano ; delle quali cose avrò già occasione di parlare più particolarmente ne'le epigrafi di s. Marco e dell’ Isola di Murano
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S. SEBASTIANO i56 Guerra de Turchi voi- II. 29). Non fa benefico verso questo monastero il solo vescovo Coccalini; leggendosi negli atti dell’archivio che sin dal 1513 adi 5 marzo una Lucia f di Luca Cocalin relitta inultimo voto di Zuanne Merza-jnin Comandador con testamento di detto giorno lasciò il suo residuo al padre priore e padri di 8. Sebastiano per l'anima sua. Di questo cognome Cocgaupti vedremo un’e-pigrafe anche fra quelle di santa Marta. Noterò intanto qui un Bastiano Coccalini Veneto della parrocchia di s. Nicolò, iodato dal Braccolani come uomo di veneranda autorità, stimato ed onorato per la sua profonda dottrina, che lesse molto tempo filosofia, e fu ammesso alli ne-gozii della Repubblica. Non si sa in qual epoca (vedi Francesco Braccolani. Notizia dell'ìsola di 8. Nicolò. Ven. 166.4; e *709 a PaS- 7°)-Zuanne Coccalin fu doge ( ossia Gastaldp ) dei Nicolotti nel 1558, come da stampa coll’elenco de’ Gastaldi 17G2. e dal dot. Braccolani. Ma è noto a’ letterati, che quel Coccalin Coccalinì da Torcello il quale stampò la seguente comedia : La Venetiana comedia de sier Cocglin de i Cocalini da Torzelo acade-mico Vizilante ditoel dor/nioto. dedicàal molto ilustrc sig. Domenego Feti depentor celebe-rimo nuovamente data in luce con licentia di superiori et privilegio. In Venetia appresso Alessandro Polo. MDGXIX. 8 scritta tutta in dialetto Veneziano, non è se non se Giainbati-sta Andreini Fiorentino che amò coprirsi sotto quel nome, e che scrisse altre commedie ; del quale vedi il Mazzuchelli (voi.'I. p. 710. num. X.), il Ginguené nell’articolo Andreini inserito nella Biog. Universale (T. II. 566. 567), la Drammaturgia dell’Allacci (Roma. 1666) che tu il primo ad attribuire la detta commedia al-l’Andreini, senza citare donde abbia tratta la notizia; il Zanon nel volume Vili àeM’Utilità dell Accademie a p. 292, ove parlando di quella de’ Vigilanti la dice fatta sorgere in Murano nel x6o2 dal d. Cocalin Cocalini da Torcello; e veggasi anche il eh. Bartolomeo Gamba p. 108. 109 della Serie degli scritti impressi in dialetto Veneziano (Ven. 1B32. 12.) il quale veggendo che in questa commedia il dialetto Veneziano è sempre vivo ed esatto, du* bita assai ragionevolmente ch’essa non appartenga veramente all 'Andreini, ch’era fiorentino, il quale d’altronde è morigerato in tant’al-tre sue opere, laddove questa è tutta oscena ; e quindi conghiettura essere più probabile che appartenga a Francesco Andreini marito d’isabella madre di d. Giambatista, il qual Francesco è autore di altre commedie da lui composte e impresse in Venezia. Ma abbiamo la stessa difficoltà, perchè se Giambatista è fiorentino, Francesco è pistoiese, e non era forse più dell’altro, pratico del Veneto dialetto. Quanto a me, io la direi fattura di qualche Veneziano , 0 padovano scrittore vernacolo di que’ tempi, come (p. e.) di Angelo Inzegneri ec. In ogni modo poi, a Cocalin de' Cocalini non si darà mai il vanto di aver fondata in Murano\'Accademia de’ Vigilanti, come glielo dà il Zanon nel luogo sopracitato ; perchè o non esistette mai quel Cocalini o se esistette era YAndreini o qual siasi altro sotto quel nome nascosto (1). 1 1 MARCO ANTONIO GRIMANO SENATORI INTEGERRIMO J ET TA SVBEVNDIS MAGI-STRATIBVS Q OPTIMIS CONSILIIS | DOMI FORISQ. OPTIME SEMPER DE RKP. MERITO | AC POST VINCENTIVM ET PETRVM FRATRES I PROCVR ATORIAM DIGNITÀ -TEM I AMPLISSIMIS SVFFRAGIIS ADEPTO. 1 OBIIT ANSO S ALVTIS MDLXV. V. KL. MAR. | VIXIT ANN. LXXXI. | ALOVISIVS ET OCTAVIANVS FILII PIENTISSIMl H. P. M. ‘Elogio affisso ad una delle pareti della ornatissima cappella Grimana dedicata al ss. Redentore e a s. Antonio abate. Fino dal i542 adì 36 novembre era stato conceduto dai padri a Marcantonio Grimani di poter fabbricare una cappella in questa chiesa ; ma l’istrumento fu rogato in atti di Bonifacio Soliani nel 5o gen-najo 1544 (Processo N. 294) ; e per compenso il Grimani diede ducati cento da lire 6, soldi 4 per dote a questa cappella da investirsi in un (1) Ilo scorso nell'Archivio Generale il Rotatorio N. X.LVII nel quale fralle molte cose sono registrate anche le licenze per la stampa dei libri, per vedere se pure trovassi il vero autore della \ eneziana Comedia del Cocalini. Ma indarno ; non avendo rinvenuto se non -e sotto il dì primo novembre 1619: Si concede licenza che possa essere stampato il libro la urea Comedia di Giambatista Andreini (che fu già infatti impresso).
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