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e stava in relazione con il conte Luigi Lechi, avendo anche un giorno pranzato nella di lui isola del Lago, nella festa del Corpus Domini del 1820, ove si vuole si tenessero delle sospette unioni ». (75) In Archivio di Stato, Milano, id. id., Reg. F, Fol. 91, analoga annotazione eguale nella sostanza con varianti di forma. È aggiunto : « Abitante in Napoli ». (76) In Archivio di Stato, Milano, id. id., Reg. G, Fol
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di Venezia. « Ricuperare progressivamente i cannoni antiaerei sistemati nell’isola di Venezia e t/uelli degli isolotti fra Venezia, Campalto e Torcello. « Accelerare intensivamente i lavori di fortificazioni campali o /passeggeri e le difese con reticolati nella regione fra la batteria Vitturi e la batteria Amalfi. « Mettere in perfetto assetto la Squadriglia M.A.S. antisilurante, evitando possibilmente
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1896
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tentata dal Bassà di Herzegovina la diversione delle pubbliche armi al forte Opus; Condottosi perciò con 1300 turchi a Narenta, dov’allestiti diversi zoppoli, divisava traghettarsi sopra l’Isola per sorprender il detto forte, capitato a tal fine su le sponde del Fiume, ma trovate le militie pronte e ben disposte dalla diligenza del sopraintendente Marinovich per la diffesa, fu col scarrico del Cannone
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1933
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danni. Una bomba — Campiello S. Giobbe — cadeva in 1111 cortile dell’Officina Elettrica del Cellina danneggiando i fabbricati circostanti. Una bomba — Rio terrà S. Leonardo —- demoliva in parte una casa di abitazione. Una bomba — Calle Diedo, Santa Fosca — cadeva sopra un tetto e demoliva due camini. Una bomba — Calle Zancan, Cannaregio — demoliva uno stabile adibito a lavanderia. Una bomba — Isola
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pagg. Libretto alla Biblioteca Nazionale Centrale Vittorio Emanuele di Roma. Poesia : Gio. Battista Brusa; Musica: Gio. Francesco Brusa, padre del poeta. Dell’opera parla ampiamente A. Della Corte in L’Opera comica italiana nel ’joo, Bari, 1923> vo1- !» Pagg- 126-135. 3! A. Tamaro, Storia di Trieste, voi. II, pag. 188. 32 L’Isola disabitata, dramma giocoso per Musica di Polisseno Fegejo Pastor
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1937
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. Houdard de la Mothe, aut. dramm., pagina 209. Hovall Simeone, pag. 213. Hyam Giovanni, cavallerizzo, pag. 436. Ifland Aug. Guglielmo, aut. dramm., pa gine 456, 459. Imbert, ditta, pag. 295. Inghilterra, (Carlo II re d’), pag. 457. Insanguine Giacomo (Monopoli), compositore, pag. 76. Inzaghi conte Filippo, vescovo, pagine 114, 115, 123, 146. Irene (Rinaldi ?), comica, pagg. 67, 68. Isola Anna, cantante
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del Tempio il sig. N. N. Gioher Ciamberlano di Calaf il signor Giovanni Danieli. Prima Buffa Ze-mina moglie di Calaf la signora Anna Benvenuti. La scena si finge in Narachù in un’isola del mare della Cina. La musica è del celebre signor Giuseppe Gaz-zaniga maestro di Cappella veronese. Ballerini - Inventore, e direttore de’ Balli il Signor Giacomo Gentili. Il primo rappresenta la Morte di Medea e Creusia
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1933
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e di virtù, rendendosi meritevole della promozione a Capitano di Vascello a scelta eccezionale. (10 Ottobre 1918). Nei giorni 21 e 30 Ottobre S. A. R. il Principe di Udine, sempre al Comando dell’Esploratore «Sparviero», compiva crociere al largo per proteggere lo sbarco a Durazzo e a S. Giovanni di Medua. Successivamente, l’occupazione dell’isola di Meleda e delle isole Curzolane, ove sbarcava
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1933
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di Symi con la torpediniera, scende a terra solo e disarmato e si fa condurre in presenza del Governatore, a cui comunica l’avvenuta conquista di Rodi ed ordina di sua iniziativa di seguirlo colà con le autorità turche e la guarnigione. Dopo poche ore parte per Rodi avendo a bordo oltre al Governatore tutte le autorità civili e militari, e la guarnigione dell’isola, guarnigione di gran lunga superiore
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1933
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a oltranza coni unii que armati, dovunque mandati, nel mare e nella « laguna, nella barena e nella passerella, nella pe-(1 traia e nella macchia. Sono quelli dell’isola Moti rosina e quelli di Parenzo, quelli di Grado e quelli li di Sdobba, quelli di Monfalcone e quelli di Dilli razzo. Sono i buoni figlioli che vanno incontro alle la morte melmosa ridendo di allegria marina perii che chi li conduce
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1853
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80 S. ANDREA DE ZIRADA. » E a mcnworia de tuti, che lezerà, fo in lo dito dy per l’elecion del Mazior Chon-» seio, fato su la Sala nuova del Palazo Dogai e simiel anchora per lo chonseio dy »> Pregadi fo fato podeslade (di Verona) prima el nobel homo Cavalier Misier Jachomo » dal Vermo, e vadagnala a gran conseio da el nobel homo Misier Piero Emo el eh«* » valici-, e da Misier Benedeto Chapelo con salario de duchati 2400 d’oro a lano, digo » per un ano, e chomo a quelo de debito per so bon portamento chonvegniva, e per l’e-» lecion in lo Chonscjo dy Pregadi a tutti queli de Veniexia la vadagna. Chapetanio de » Verona fo fato Misier Piero Arimondo, el grando e fo triplo; l’altro chazcte; el nome » de quelo. fo el uobil homo Misier......(1). (Segue la descrizione della funzione). » lu questo tempo del mexe de luio fo fato de chomandamento de la Dogai Signoria » uno Soler in piaza de San Marcilo, a lado de la dita gliexia tra la porta granda e la *> porla, dove sta a sentar i signori Procholatori; (2) e questo è da saver che el lo ady » 12 del predilo mexe de luio de 4403; c fo cantado una solena messa al Aitar mazior » de quela, la qual aldida per Misier lo Doxie con la Signoria, e con altri molli zen-» tilomeni, e complida la messa, fo portado l’insegna dorada sovradita del Vangelista » beado San Marcilo sovra el dito Soler, el qual jera fato in su la piaza al lado destro » de quela, e sovra la dita insegna jera fato lo Lion d'oro in lo champo vermeio: e per » chomandamento de la Signoria per avanti jera mandado alguni zenlilomeni a chavalo » per i diti ambasadori, i qual jera desmontadi a San Jacomo del Orio a la caxa de » Misier lo Marchexe i quali zentilomeni a chavalo acompagna i ambasadori in chavo de » piaza, e questi jera per uum. 22, tuti vestidi de pani bianchi, e per suxo le chover-» te di chavali de zendado blancho, e avanti y andese in su la piaza, Misier lo doxe con » la Signoria jera montado sovra quel diio soler, et i ambasadori vegnudi al diio luogo » molto horevelinente, e da può desmontadi da chavalo andorno sovra el dito soler, » e per chadauno dy queli si feno tre inchini (5) a la Dogai Signoria, e vene prima » Misier Jacomo dy Favri Dotor in mezo de do chavalieri, il qual dè a Misier lo Doxe « una letera fata in Verona ady 5 (4) de luio, et aprexentada quela letera, quelo fexe » una Renga, chusy chomenzando: Gloria in excelsis Deo, et in tera pax hominibus bone » voluntatis ; e sopra questa proposta fexe tre parte^ digando in efelo^ chomo Dio ly a-» veva dado graciaj che ly ¡era insidi de guera, e dadi ala Dogai Signoria de Veniexia, alegau-» do i deti di molti Dolori, e digando che la Dogai Signoria de Veniexia jera propriamente » per nome a questa chohiunitade egregia de Veniexia; e che Doxie vuol dir chondutor del » puovolo unido: e ben chusy se vede che el xe più de 900, over 4000 ani, che i son in que-» sta union: Signoria propiamente, che ama e sostien raxon, e zuslixia, che se può dir es-» ser uno altro mondo pizolo, e questo se vede, che non v’è chosa al mondo bexogne-» voi al homo, che in Veniexia non sia^ zioè, che al mondo bexogna ; prima Chavalieri, » Relori, Zenlilomeni, Dolori, Zudexi, Miedexi, Marchadauti, Artefizi, Tricholi, (5) et in b. Paulo Filippo Fracastori. 6. Gio. Nicola Salerno. 7. Jacopo de’Fabbri dottor. 8. Giovanni da Castello, c). Bartolomeo da Carpo. 10. Pietro de’Cavalli. xi. Domenico Ciserchio. la. Tommio Caliaro. i3. Gasparo Da Quinto. 14. Leone Confaloniero. i5. Tebaldo da Brolo. ìG. Niccola Dalla Cappella. 17. Ruffino Campagna. 18. Pase Guariente. ig. Zen Negrello. 30. Chiamento dall’Isolo Notaro. La diversità col Codice Morosini proverrà probabilmente dai copisti. Anche nel Sanuto vi ha diversità nei cognomi; ma son 22 non venti nel Sanuto. (1) Vedi Sanuto p. 8a3 : Il Dal Verme rinunciò, e vi fu sostituito me»er Rosso Marino. Vedi anche Biancolini. Governatori di Verona (ivi 1760. pag. 38. 39); (a) Verso la marzaria dice la Cr. Delfina. (3) Tre metanie over inclination, dice la Cronaca Delfina. Questa voce greca Metanea si prende non solo per ravvedimento ma anche per inchino, saluto, riverènza. (4) Adi 6. la Cr. Delfina. (5) (Dricoli Cronaca Delfina). Vcggasi se tal voce avesse qualslia relazione Golia parola latina Trieo, e coll altra Tricolum.
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1853
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il Gabinetto della repubblica Vene la (Ven. Pinelli. 1817. 42.° a p. 18). E tra le varie memorie scritte col carbone o colla matita è anche oggidì (1861) in una stanza che serve ad uso del Veneto Istituto, la seguente DISCE PATI LVCHINVS DE CREMONA 1458 31 IANVARJ (non 1478, come per errore stampai nel 1817). Altra Memoria poi incisa in marmo lessi sul davanzale di una finestra che guarda l’isola di San
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1853
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SAN GIOBBE. C73 peratore, e che dopo alcuni mesi ripatriato Giovanni morì in Venezia. II. Giovanni Michiel figliuolo di Domenico (feudatario dell’isola di Zia nel 1206 e dell’altra di Serifos nel 4207), fu del 4229 duca di Candia; del 4236 podestà a Costantinopoli; del 4240 Conte a Zara, dalla quale città scacciato dai ribelli nel 4242 e venuto a Venezia fu scelto alla riforma degli Statuti
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1853
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S. BERNARDO DI MURANO 589 dall' intervenirvi, assumendo però iobbligazione di intervenire annualmente alle più solenni sacre funzioni e processioni dell’isola come si pratica anche al presente » (cioè a’tempi del Fanello ne’quali la Scuola era in piedi). Nelle lapidi della Chiesa di S. Pietro Martire troviamo e la famiglia MORELLI del 477-1, e la famiglia ZANtNI in un Melchiorre morto
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1853
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Barbo abate di s. Giuslina, dopo vescovo di Trevigiautore e Direttore della Congregazione di s. Giustinaora Casinese, mandato da lui alli monaci ed alle monache della sua Congregazione dell' Osservanza delVOrdine del patriarca s. Benedetto, ec. tradotto dal padre Tornamira motiaco Cassinese — ( Sta nel Ce-remoniale di esso p. Tornamira stampato in Palermo per Pietro dall’isola 4676 in 4). Vedi
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1853
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del 4391 podestà e qui sepolto. Capitanio a Trevigi, come nota il Burchellati Lo Scradeo (Monum. Ital. p. 308 tergo) (Comment. 549) e meglio il Verci ( Storia riferiva tale inscrizione, ma con errore nel-XVII. 52. Docum. 4394. 9. novembre) il Fanno ponendovi il MCCCCXCIIII. (i) Girolamo Zorzi qui nominato sposò nel »488 Lugrezia Tajapiera di Giacomo q. Pietro. Egli del *492 andato Isola^ di Milo
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1853
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» 1767 4. » A giudizio del Moschini fLett. Ven. II. 210) il Licini debolmente assai maneggia le sue armi quanto allo stile che è scorrettissimo e quanto all’ ingegno che poco destro vi si ravvisa. Ma Monsignor Pietro Gianelli arciprete decano e parroco, che fu di Torcello nei manoscritto inedito Suo Saggio sopra T antichissima Isola di Torcello c sua decanía, dedicato al fu nostro patriarca Jacopo
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1853
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. E pertanto giusta la conghiettura che il dellatore di quella autentica scheda Giannantonio monaco fosse de’ Benedettini di quella celebre Isola. Quanto poi all’ epoca in cui possa averla scritta, eli’è posteriore certamente al 1455 in cui moriva il Pergolese, e al 1459 in cui Angelo Herverio viveva ancora ; ed è probabilmente di poco posteriore al 1495 in. cui comparve alla luce la Cronaca Norimbergese
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1853
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di Sau Cipriano sotto la disciplina de’Cherici Regolari Soniaschi. Si fe poscia Monaco Camaldolese nell’ Isola di S. Michele, e passato per varii gradi dell’ ordine giunse a quello di Abbate Generale. E finalmente sendo in qualità di Abate Visitatore finì di vivere nel di primo del Luglio 1690, in età d'anni 75, mentr’era di residenza nel Monasterio di S. Biagio di Fabriano, Slato Pontificio, ov
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1853
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618 S. STEFANO DI MVRANO. guerra dei sette anni. Da molti e gravi pericoli campò sano e salvo, sfuggendoli dieci o dodici volte col dar le spalle alla bandiera. » Questo portentoso decrepito vivente nello Spedale degl’invalidi militari di Murano ( i-sola di Venezia) fu nel Novembre 4815 là visitato da S. M. l’imperatore Francesco d' Austria. Gli parlò Giovanni in lingua tedesca, augurandogli una vita lunga almen quanto la sua, e n’ebbe dall’Imperatore un sorriso. » Conta egli adesso cenlodiciasette anni di vita ; e divide le sue ore fra il quartiere di sua stanza, la Chiesa, ed alcun giro nello Spedale. Ma nelle giornate festive suol farsi tragittar in Venezia per assistere alla Messa nella Basilica S. Marco ; dopo la quale esce in piazza, c si ferma in piedi alquanto sotto la loggia chiamata le Procuratie Nuove, facendo giocondamente spettacolo di se stesso a’ molti curiosi che segli accerchiano intorno. » Defunto poi nel 4820, come ho detto, il Chiossich, gli antedetti Signori Marchese de Chasleller, e Conte Gardani procurarono che fosse stampala una Necrologia del veterano Giovanni Chiossich, la quale, dandoci ulteriori notizie sulla vita militare di lui, aggiunge che Ivvan o Giovanni entrò come pilfaro nel Reggimento Stharemberg, poi fu arruolato in un reggimento d* infanteria ungherese. Militò sotto l’Austria pel corso di anni 41, e fece quattro campagne; le due prime in Ungheria^ e nella Crimea sotto il principe Eugenio di Savoja contro la Porta Ottomana, la terza contro i Francesi verso l’anno 4744 ; c nella virilità decrescente militò pur sotto 1’ Austria contro i Prussiani, mentre comandava il maresciallo Daun ; ma in quell’ epoca della sua vita e del suo servigio militare disertò più volte. Nell’ultima passò solto le insegne della Repubblica Veneta e la servi pel corso di 29 anni, parte in terra e parte in mare, sotto i generali Iacopo Nani, ed Angelo Emo e propria-mento fino alla caduta di essa, cioè fino al maggio 1797. La prima volta in cui egli servì la Repubblica Veneta nel reggimento Magnabissi d’infanteria marina, fu nel 1756; ma convien dire che ritornasse a servire solto 1’ Austria, mentre ricordava più volte le campagne da lui fatte dopo quell’ epoca contro il re di Prussia. Pare che l’ultimo anno, in cui militò solto le bandiere austriache, fosse il 1769; mentre nel settembre di quell’ anno due battaglioni del reggimento Stharembergh furono spediti da Pavia a Mantova, ed egli si trovò in questa città mentre v’era Giuseppe II di gloriosa memoria. Asseriva che nella squadra comandata dal cavalier Emo volevasi promuoverlo, ma egli vi si rifiutò dubitando di non poter fare il suo dovere. Richiesto se per parie de’ suoi commilitoni o de’ suoi superiori a-vesse soiTerto qualche torto, castigo o correzione ripose in questi precisi termini : Non facendo io male ad alcuno, perchè si avrebbe dovuto farne a ine ? Visse quindi in pace con tutti. Essendomi tardi pervenuto alle mani il seguente libro : Trattalo della epigrafia latina ed Italiana di Raffaele Notori barnabita. (Torino. Marietti. 1856. 8^ non ho potuto sottoporre alla pag. 421 e alle inscrizioni 4 e 2 di questo volume, la osservazione seguente. Il Nolari a pag. 179 nella annotazione (1) di quel suo ben interessante libro reca, come esempio di mescolanza di latino col-l’italiano la epigrafe che io ho riferita alla suddetta pag. 421 e alli numeri 4 e 2 cioè ANDREA BALDV - SENATOR INTEGE11 -SAPI CH’ IO FVI CIIOME TI - E CHE TORNERAI CIIOME MI - E TV, PREGA PER MI -MD. DIE V LVIO, e soggiunge essere questo epitaffio riportato dal chiarissimo Para-via nella prima delle sue lezioni sull’ Epigrafia volgare. Premetto che' deve leggersi BOLDV non BALDV. Ora il Paravia non vide tale inscrizione, come non la vide il Moschini dal quale estrassela e come non la vidi neinmen io. Ma se il Moschini e il Paravia, si fosser posti ad esaminarla attentamente avrebbero rilevato che non una ma due sono l’epigrafi. La prima latina ad Andrea Boldù, la seconda italiana ad un ignoto: E la prova è che l’inscrizione come riportata da loro avrebbe l’epoca MDV., oppure quella MDVIIl siccome I’ avea fino dal secolo XVII copiata il Palfero, epoche ambedue incompatibili col tempo in cui fiori il
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