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il riferito dallo Stato personale, ove si legge che tale acquisto seguì quasi subito dopo il 181 o), i benemerentissimi sacerdoti veneti fratelli An-ton-Angelo e Marc’Antonio de’couti Cavanis, fondatori della congregazione ecclesiastica de’ sacerdoti secolari delle Scuole di Carità, nel quale articolo e nelTaltro ivi citato celebrandoli, ne narrai l’origine, il santo scopo, la pubblica utilità, il presente
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riporta l’elenco dell’opere pubblicale dal Bettio, con sue dedicatorie, o prefazioni od annotazioni. Mi piace fare ricordo il’ alcune che hanno più rapporto a quest’articolo. Orazione nell’esequie dell’ ab. Giacomo Morelli bibliotecario della. Marciana, Venezia tipografia Alvisopoli 181 q. Epigrafe latina funebre al Morelli, 1819. Intorno a’ Diarii Veneti scritti da Marino Sannto il giovane. Documenti
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soggetta. E l’alto di confederazione tra Fano e Venezia lo riporta lo stesso Amiani, colle scambievoli concessioni e reciprocanza di commercio e d’aiuti; e infatti nel 1 1 43 i fattesi somministrarono a’veneti una galera armata contro gli anconitani- Ma narra lo stesso Amiani, che Fano nel t 1 g8 ritornò all’ubbidienza della s. Sede, giurando fedeltà ad Innocenzo III coll’annuo tributo di 5oo scudi
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64* e di poi intignilo della [»'datura domenica da Gregorio XVI; però appena morto lo zio vescovo di Belluno e Fel-tre, riprese l’abito camaldolese, ed è l’ornamento di sua congregazione. Il mio affettuoso amico die fu, cav. Giuseppe Rullaggio, proponendosi di pubblicare le Tavole Cronologiche della Storia universale, continuate sino a’nostri giorni, per quanto riguardava Gregorio XVI o me si rivolle nel 1836, inculcandomi rigoroso laconismo e chiarezza. Corrisposi all'invito con de'ceuui, non mai immaginando die a vendo incontrato il suo piacere assolutamente voliesse stampai li a pai te. Io condiscesi a patto die si servisse delle sole iuiziali del mio noine e cognome, bensì col mio nome arcadico. Questa Tu la prima volta che i tipi Emiliani impressero le mie produzioni: Cenni cronologici sul Sommo Pontefice. Gregorio XI I, ili C. M-fritgli arcadi Eliofilo Eleo, Venezia dalla tipografìa Emiliana 1837. Vi è il ritratto del Papa elegantemente disegnato da Busalo e inciso da Zuliani chiarissimi artisti. L’opuscolo veuue dedicato dal cav. Rattag-già al degno nipote del Papa fr. Gio. Antonio nobile Cuppellari della Colomba, patrizio romano, ec , che lodai nel § IX, u. 3. Dell'opuscolo fecero menzione alcuni pei iodici letterari, come gli An~ udii delle scienze religiose, nel t. 5, p. 167. lo conservo uu foglietto di correzioni per le parole introdottevi erroneamente. Questo spesso accade quando si vogliono prendere degli ai bitrii, sebbene colle migliori iutenzioui. Ora da questi miei Cenni, dal mio Commento niss, alla bellissima Notizia storica: Gregorio XI I e la sua patria, Belluuoi835, del cav. Scolari, e da alcune mie particolari memorie ricaverò alcuni fugaci tratti sulla vita monastica iu ».Michele di Murauo di Gregorio \lrI,il dipiù polendosi leggere nel suo ai lìcolo e intuito questo imo Dizionario, da lui tanto riuiuilicamente protetto (ahi niellagli li riservo pel uiouu- mentoallrove accennato).Bartolomeo Al-bertoCappcllari nacque da nobile famiglia nel 1 765 iu Belluno, di 16 anni mauìfeslò la sua vocazione monastica per s. Michele di Murano, col preclaro esempio della so-i ella suoi M." Teresa che egualmente professava l’ordine di s. Benedetto in s. Ger-vasio di Belluno, di cui divenuta priora mori iu odore di costante sanlità; ad orila che i virtuosi genitori, e lo zio esemplarissimo d. Antonio canonico della cattedrale e confessore di detto patrio tuo-nasterOj che assaissimo I’amavano, l'avrebbero meglio voluto sacerdote in patria; molto ripromettendosi dalla vivacità di sua fantasia, e dalla penetrazione dell’ ingegno accompagnato da soda pietà. Nella vocazione fu incuorato dal tuo maestro mg.r Giovanni cau.Carrera dottore in teologia : di questi ini pregio possedere quali care memorie donatemi dal Papa il ritratto e la lettera autografa responsiva a quella scrittagli dal Papa, ringraziandolo della tenerissima cura avuta di lui, scritta con mano tremula siccome oltreché ottuagenario. Ottenuto il sospiralo conseuso da’geuitori e da loro accompagnato a Venezia, entrò nel monastero di ». Michele ad indossare l’abito monastico nel 1783 di 18 anni. A’ a3 agosto 1786 fece la cessione de’ propri beni alla sua famiglia, e quindi la professione religiosa,assumendo il uome di Mauro, e poi celebrando la 1.'messane! 1787. Già uel precedente anno senza assistente avea sostenuto la coudusioue alla presenza del patriarca Giovanelli. Incontrò vivo l’oltacco del Ch. R.S. P. R. e fa sulla lesi dell’Infallibilità Pontificia, benché fra le 100 proposte fosse già stata trattala prima. Questa circostanza e I’ insistenza dell’ opposizione, nou piacquero generalmente; e quando uel calor della disputa mg.’pali iarca vi Je inoltrarsi troppo la sera, impose la fine. Fu allora che, tra gli applausi universali, d. Mimo pieno d’imperturbabile coraggio, invitò l’o-uorevole suo avversario a voler accetta-
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dell’8 febbraio, e riprodusse la Cronaca di Milano del eh. cav. Ignazio Cantù, mio amorevole e fior d’ingegno, anno 2.0, p. 142. L’ acquisto della scuola di s. Gio. Evangelista, insigne eilifizio, per parte degli artisti veneti, è un fatto compiuto. Dopo 5o anni d’abbandono poterono ottenerne il possesso, affinchè sia ridonato al culto, all’arti belle, ed istituita sia la pia opera della società ili mutuo
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, con epitaffio riferito dal Piazza. Il Bernardini che nel 1744 pubblicò la diligente sua Descrizione de’ Rioni di Roma, n p. 56 dice: Nel rione Trevi e presso s. Silvestro de’teatini, vi è il palazzo Vidman,oy.Hzio de’vescovi veneti. Però gli eredi Vidtnan questionarono a’canonici di s. Marco la custodia del palazzo nel 1692 e nel 1739, anzi vi fu una questione giudiziale fra tale nobile famiglia e il capitolo
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in essa opera illustrate. 43.S.Simeone Profeta,volgarmente .5. Simon grande. La fabbricarono nel 967 i Ghisi, Aoldo e Briosi, in onore di quello ch’ebbe la sorte di ricevere fra le braccia il Redentore bambino, quello il cui corpo vi fu portato nel 1 2o5 dalla cappella di s. Maria di Costantinopoli, da’veneti Bai-duino e Drusiaco. Nel 1317 fu solennemente dal vescovo castellano Alberti depositato sulla mensa
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, pure per la loro caritativa incombenza s’intitolavano frati e priori. Di tali ospizi sopra ogni altra città del cristianesimo abbondava Venezia ne’secoli XI e XII per la moltitudine de’pellegrini che riducevansi a questa città per intraprendere sui veneti convogli il sagro viaggio di Terrasanta. Come opere di tanta pietà erano singolarmente grate a Dio, cosi le case in cui s’esercitavano cominciarono a chiamarsi Case
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;giu-dicando il medesimo Papa, con evidenti ragioni , non essere sconveniente ad un laico, fornito d’ingegno, d’erudizione e di •dottrina, per promuovere i vantaggi della Chiesa e la gloria di Dio, trattare materie ecclesiastiche, massime se d' Enuli-, zione e di Storia (F.), le quali molti di essi egregiamente illustrarono. In tale « novero nominò con onore molti cospicui veneti e le loro opere
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Perforilo concesse »’fedeli d'ambi i sessi, che in qualunque giorno d’ogni anno , a loro scelta, visitassero la chiesa di s. Michele di Murano, confettati e comunicati, pregando per la concordia de’ principi cristiani, l'estirpazione dell’eresie e l’esaltazione di s. Chiesa, I* indulgenza plenaria con remissione de’peccali. Prne-terra iisdem utriusque sextts christìfide-libut vere poenitentibiis et confessis, qui septrm Aitarla , quateniis sita sint in ecclesìa praedicta s. Michaelis ordina• rii arbitrio designando duodecim vici-bus qiiohbet anno pie visitaverint, ibi-demqtie, ut praefertur, oraverint, ut caldini oiiines et singtilas indtilgenlìas, pec-catontin remissiones, ac poenilentiarum relaxationes consequantur, quas come-qnerentur si septem Aitarla in basilica Principi fApostoloruin de Alma Urbe Nostra, ad id expresse designata persona- li ter, et devote visitarmi, apostolica alidori la te in Domino pariter indtilgemus. ltem de ejttsdem apostolicae polcslalis plenitudine omnibus et singulis chrìsti-fidelibus supradìctis vere quoque poe-nilenlibiis et confessis, sacraque comuni-nione rrfeclis, qui eamdem memoratam ecclesialit s. Michaelis Archangeli in tribns continnii anni diebus per venera-bilem fratrem Patriarrham Venei ia rum prò tempore existentem¡designandis, singulis quoque annis, ut proemitlitur visitaverint, ibidemqtte prò S. II. E. exol-tatione, principimi christìanorum unione, infìdelium conversione, haeresum-qtte extirpatione, proni unicttique sug-geret devotio, pias ad Dettm preces ef-/udi rmi, plcnaritim spalto praefali trilliti per unimiqiicmque eorumdein semel tantum quotarmis ad sui libitum si-ntiliier eligendo tucrifacìendam omnium drlictorimi suorurn veniam indulgrn-tiamque imperlinttir. Ut attieni iidern chrislifìdeles coelrslittm mitnerum hujus-modi facilini valeant esse participes, presbylerìs cnjusvis ordìnis, si ve insiliti-tis regularibus ecclesiae prarfatae re- 651 gìmen prò tempore habentìlus, oc in coencbio efusdern loci commorantibus, ad excipìendas ipsorum sacramenlales confessiones alias approbatis, rouletti christi/idelet ab exconimunicatìonis,su-spensionis, et alìis ecclesiasticis senten-tiis, et cetisuris a jure vcl ab hornine qtiavis occasione, vcl causa lalis , seti infliclis, praeter infra exceplas, nec non ab omnibus peccatis, excessibus, cr¡minibus et delictis, quantumvis gravibus, et ennrmibtis Tiobis et apostolicae Sedi speciali licei forma reservatìs , et quorum absolutio alias in concessione quan-turnvis ampia non ìntelligrretur concessa\, in foro conscientiae tantum absol-vendi, et liberandi, ac insttper vota qirae-cumqtie etiam /tirata, et apostolicae Sedi prarfatae resecala (castitntis, reli-gìonis, et obligalìonis, qtiae a tcrtio ac-ceptala fuerinl, et in qtiibus agalitr de praejiidicio tertii scraper exceptis, nec non poenalibus , qttae praesen'aliva a peccato nuncupanlur , nisi commutatio futura jnilicetur hujusmodi, ni non mi-nns a peccato committendo refraenet, quatti prior voli materia) in alia pia et salutaria opera, injunctis lanieri eis, et eorum cuihbet in supradìctis omnibus poetiilenlia salutari, aliisque eorumdein confessariorum arbitrio injungendis , coni'rintanili fi cu licitali otte lori tate ojto-stolica praedicta tenore praesentìum tri-buimus alque elargimur. Nondimeno dichiarò, non intendere di derogai ealla bolla di Benedetto XIV,SiicrarnentuniPocni-lentiae. Nel seguente 1833, con applauso universale , aggregò al «agro collegio il palriarca di Venezia Jacopo Monico; ed a testimoniare la sua licnevolenza verso l’inclita città di Venezia, per tanti e sì grandi titoli insigne, donò alla basilica di ».Marco la Rosa d’oro benedetta,al modo già riferito in tale articolo, nrl§V, n. 7 di questo, e altrove. Sono notissimi gli altri alti d’amorevolezza usati da Gregorio XVI con Venezia, i veneziani, e va- li luoghi e persone delle provinole ve-
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del medesimo Filiasi : ifp Memorie delle procelle che. annualmen-Bte sogh°no regnare nelle maremme ve-Mneziane. Si può vedere la Memoria so-vnpra una contro-corrente marina lungo Wutna pdrte de’ lidi veneti, dell’ ingegno-.re Giovanni Casoni, Venezia co’tipi di Giuseppe Antonelli i8/¡.3. Chiama la laguna di Venezia bacino estesissimo che l’arte e la perseveranza degli uomini, opponendosi alle tendenze
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di colorito. Di F. Bassano, figlio del precedente, s. Giovanni che scrive l’Apo-calisse, e Cristo incontrato dalle pie donne. Di Tiziano, il Faraone sommerso, lavorogiovanile, che dicesi fatto in gara cou quello ch’è qui di Giorgione,colla discesa diGesùalLimbo.Dell’Aliense,la s. Giustina, che prega a favore de’veneti contro i turchi. Di G. Bellino, Maria Vergine col Bambino in campo aperto e paesaggio
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italiani, non solo l'ostro loro in fililo di saper fare e di saper alimentare un foglio politico, commerciale, scientifico, letterario e di utile e grata lettura, che possa presentare lo stato giornaliero delle cose mondiali, col più di sobrietà ed assennatezza possibile; ma insieme in quegli scritti ed appendici che sono di lui, apparisce il più dotto, spii itoso e degno emulatore nientemeno diedi un Gaspare Gozzi ee.) scrisse: Un lunari di settembre al Lido, con leggiadra naturalezza descrivendo il festevole postume veneziano di queste pubbliche ricreazioni; espressesi vero dui riputato disegnatore e intagliatore Marco Coniirato. Bello sarebbe riprodurne l’elegante e piacevole contenuto, ma conviene che io soltanto ne dia un’idea generica, e servirà in parte d’aggiunta alle poche parole che dissi sul costume veneziano. E però essenziale che io prima ripeta col lodato scrittore. » Fu detto già di Venezia ch’ella è un'illustre prigione, per ciòch’èlititn circondata dal-l’acque, ed uno non può uscirne senza chiederne prima licenza al vento ed al mare (non essendovi allora introdotta la ferrovia). Altri, per ciò che abitiamo in mezzo alle lagune, s’iinmagiuauo che ci viviamo a modo de’pesci sempre sul salto elemento ; che la natura campestre sia qui morta, nè ci si vegga mai rm gramo filo di erba: tutte supposizioni più o meno false. Venezia è anzi una città caro-pagnuola quant’altre mai: noi abbiamo nostre ville e nostri campi; gli abbiamo anzi in casa e ce li godiamo anche astai. Or vengano questi detrattori della nostra Venezia; la mirino in un lunedì di settembre, poi dicano se siamo iu prigione. Se questa è prigione, certo è assai larga ed allegra. Tali giorni, dico i lunedì di settembre , hanno non so qual a-spetto particolare, che li distingue da lutti gli altri. Non sono feste, pure non ti contano fra’dì di lavoro. Le botteghe ben si tengono aperte, ma non ci si compera, uè ci si vende; e i donzelli vi stanno, se 613 pur vi stanno, a guardarsi I’ ùn l’altro* Deserte egualmente sono le officine; non si batte un martello, non si muove una sega, e se avete d’uopo del fabbro o del falegname, peggio per voi; non si cercano il i.° dì della creazione in settembre : il lunedì non è nella loro settimana od è solo per essere computato al sabato nella mercede. Queste buone genti voi le incontrerete piuttosto a frolle perle contrade : a frotte v’incontrale le donne col belcappottin delle feste e il nuovo grembiule, in un bell’estro di gioia e con in mano lor provvigioni. Or dove corrono quest’allegre brigate? Corrono alla campagna, suU’ameue sponde del Lido: imperciocché il Lido è appunto la nostra campagna, il podere comune , sul quale Venezia in massa villeggia. Sparla avea in comune i banchetti, noi facciamo in comune le nostre villeggiature: villeggiature d’un dì che comiucian col sole e col sole si terminano; che non costringono a mutar nè dimora nè letto;che non interrompono i domestici affari,e che però, senza averne le incomodità ed i fastidii, han tutti gli agi e i diletti dell’ altre villeggiature: l'aurea libertà de’compi e le soavi impressioni della bella natura. Nè ci fa niente la corta durata: d’otto dì in otto dì ne avete ben per due mesi. Il solo viaggio è una festa: è un viaggio senza polvere, senza fragore di ruote; i cavalli non ombrano; il legno non versa , o se versa non vi ammacca né storpia, vi getta anzi in molle , e ne campate solo con un po’di bagno. Questo cammino, in cui mai non assalgono i masnadieri, ti fa di conservagli processione, a convogli, fra’ canti, ed è più la spesa del fiato che de’ denari’’. Qui comincia l’autore, con grazia e lepidezza tutta veneziana, a descrivere i particolari, le circostanze, i graziosi episodi!, l'ioibarco, tu gondole e molte adorne di tende e di fronde, segnale d’ allegria; caro spettacolo che la gente gode dalle rive, con plausi e talora co’ liscisi, accompagnando le fragorose tribù
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, armonia, e segue I’ orine de’grandi : lo celebrai nel voi. LXXX11I, p. 254. Il veneto Giovanni Servi riuscì pittore originale d’una grazia non a tutti comune, nel produrre opere degne della veneta scuola. Giovanni Darif battè Torme del suo concittadino Politi, eoa modi tutti veneti nel colorito. Felice Sehiavoni della scuola del sullodato genitore Natale, riuscì degno frutto di tal pianta, formandosi
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, fu in seguito decorata di spirituali indulgenze da Urbano V, a favore di chi visitandola avesse somministrato limosine in soccorso de’carcerati custoditi nel medesimo palazzo ducale. Ma basti di queste tetre memorie, e torniamo a ricreare Io spirito con quelle del-l’arti belle e delle scienze. 3. La Snla del maggior Consiglio, ora Biblioteca Marciana tanto rinomata (lunga piedi veneti i54e larga 74, ove
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morem Ecclesiae olet, quod una solimi liturgia quotidie celebratur. Accettato da’greci di Venezia il riferito decreto del i542, in uno al rigore delle pene minacciate a’trasgressori, lo registrarono ne'li-bri della confraternita di s. Nicolò. Con quest’atto solenne convenendo i greci veneti in un medesimo sentimento, e palesata la comune volontà a Paolo III, d’esser cioè disposti ad ammettere
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ingenio. Nella 2.’ edizione di Cicerone del 14^9 parimenti furono impressi in fine i versi : Hesperiae quondam Germamts quosque libellos - Abstulit : i n plura ipse dalurus adest; - Nani-que vir ingenio mirandus el arte Joan-nes - Exscribi docuit clarius aere libro,f- Spira favet Ve rie tis : quarto nani mense peregil - Hoc trecentenurn bis Ciceronis opus. Finalmente ecco i versi posti a piè del s. Agostino comincia- lo a stamparsi a Venezia da Giovanni da Spira, perchè morto improvvisamente poco dopo l’ottenuto privilegio (per cui dal notariato che l’avea registrato, al margine fu aggiunto : Nullius est vi-goris, quia obiit Magister et Auctor), fu ivi finito da Viudelino di lui fratello nel i4-7°- Qu‘ docuit Venetos exscribi posse Joannes - Mense fere trino ceti-tena volumina Piini, - Et totidem magni Ciceronis Spira libellos, - Coepe-rat Aurelij subita sed morte peren-ttis, - Non potuit coeptum Venetis finire volameli. - Vindelinus adest ejus-deni frater, et arte - Non minor. Ila-driacaque morabitur Urbe. Il eh. Casoni nella biografia del doge Moro, narrando che solto dì lui e nel 1468 Nicolò Jenson pel 1.“ introdusse in Venezia l’arte della Stampa (ed in tale articolo lo dissi anch’io, quando cioè non avea ancor conosciuto il detto dal Casoni), e che Giovanni Spira nel settembre 1469 ottenne privilegio di stampare VEpistole di Tullio, notifica che di tale i.° libro edito in Venezia, un rarissimo esemplare, ritornato da Londra,venne donato alla biblioteca Marciana a’24aprile 1 827 dalla munificenza dell’ottimo arciduca principe Ranieri vice-re del regno Lombardo-Veneto. Nel rammentato articolo, oltre la celebre tipografia d’Aldo Manuzio, di cui riparlai nel § XV, .11. 2, feci onorata menzione d’altre famose. Sisto V nel ripristinare in Roma la Stamperia Vaticana (ora riattivata dal Rtu.° p. d. Agostino Theiner filippino, prefetto del- 529 l’archivio Vaticano), onde n’èchiamato fondatore, l’appaltò al Biadi, però affidandone la soprintendenza con titolo di prefetto a Domenico Basa veneziano, il quale già fioriva nell’arte sotto il predecessore Gregorio XIII s e poi Clemente Vili fece soprintendente della medesima Aldo Manuzio il giovane. Il prof. Romanin nel celebrare l'introduzione e prosperamento della stampa in Venezia, dice che mezzo potente alla diffusione del sapere era allora anche l’incoraggiamento che veniva dato all’ arte tipogra* fica e libraria, e i notevoli miglioramenti di quella si devono all’opera de’famosiAI-di, dal 1 5oo in poi. Non si permetteva per altro che degenerasse iu licenza, e fu, secondo le idee del tempo, istituita una censura preventiva. Non si lasciò sotto il dominio della censura ecclesiastica se non per le opere di soggetto religioso! non si volle ammettere Vindice di Roma, ma si sottomisero i manoscritti all’esame, prima del consiglio de’Die^ ci, poi de’riformatori dello studio di Padova (a’ 16 gennaio 1548-49 fu pubblicalo un catalogo de’libri proibiti dal consiglio de’Dieci ), lasciando a quello non per tanto la revisione delle storie veneziane, specialmente se scritte da’110-bili, e si conservano ancora le correzioni fatte a quelle del Bembo e del Moro-sini. Per impedire ogni ulteriore alterazione nel manoscritto licenziato, nel 1 569 fu fallo obbligo di presentare due copie manoscritte perfettamente conformi, Tu-na da licenziarsi, l’altra da essere depositala presso i riformatori. Del resto o* gni favore era dato al commercio librario, e nel i548 gli stampatori si costi* tuirotio in una scuola con priore, consigliere e banca, I registri del senato con* tengono copiosissimo numero di privilegi concessi talora all’ autore, talora all’editore, per certo corso d’anni, costituendo una specie di proprietà letteraria ( su di questa olire quanto ne dissi a Stamfa, iu occasione del recentissimo
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in Venezia il soave e utile istituto di sacerdoti secolari senza voli AeWOratorio fondato da s. Filippo Neri. Il senato lo permise a’10 giugnoi662, eil patriarca Morosini fece altrettanto pel decoro che ne proveniva alla città e il vantaggio al suo gregge. Tutto poi approvò Clemente X a’21 novembre 1674, coucedeudo alla nuova congregazione molti privilegi, ma soggetta a’patriarchi veneti. Ormai la chiesa
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non se ne vogliano dire scopritori, pe-gli indizi che all’Europa fornirono. De’ viaggiatori veneti e di chi gl’illustrò, già
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co; vestirono alla moda dell’altre nazioni italiane, quando estesero ad esse le relazioni medesime. Allorché usavano le vesti gravi e maestose dell’oriente, il colore di esse fu generalmente l’azzurro o turchino, il quale era già stato il favorito degli antichi veneti primi abitatori delle Venezie loro maggiori, in guisa che presso i romani antichi azzurro e veneto erano sinonimi, e veneta
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