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402 SANT’ ELENA XVII, e diede in luce: Lo sposalizio della terra col cielo sopra l'immacolata Concezione della Vergine. Orazione panegirica di Nicolò Bon dei cittadini originali Veneti, all’ altezza seraniss. 1). Ferdinando M. Duca di Baviera, et Adelaide duchessa, e reai principessa di Savoja. In Venezia pel Valvasense. 1667. 4* ( Catalogo mss. ) 18 OSSA VENERANDA PARENTVM IO ANNIS AN-TONII
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di gratitudine lo fecero stampare col nome del suo legittimo Autore : Orazione nella Solennità del martirio di s. Giuliano . In Padova per Gio. Batista Pasquati 1636. in \. ( vedi il Mazzu-chelli voi. i. p. ly\5. ) L’intagliatore in rame Innocente Alessandri era pur Veneziano, del quale già terrà parola Monsignor Moschini nella sua Storia su quest’arte presso ¡Veneti; e la sua famiglia esiste tuttavia
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Mariam Feltrium Ur-binatium ducem sextum. Anche i Commentari! nei libri de Anima son dedicati al- lo stesso Duca di Urbino. * Pierangelo Zeno nella Memoria dei Veneti scrittori patrizii, non fa menzione che di due sole di queste Opere ( p. rjl\. ed. 1662 ). Il nostro Loredano era uno degli Accademici che raduna-vansi in casa di Paolo Paruta celebre storico, ( Zereo. Vita del Paruta p. vii. intorno
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. DECRETO STF-rscrrs | e vii . locru . xxx. et. amflits . an-NOS | crii . LAFDE . TENV1T | LE . HORTO . MEDICO . opt . MERirrs J rix . ann. 'lxvii . u. xi. duc . ni . id . ma . | cvj tacere . Traile sue opere mi son note le seguenti. 1. lani Philophili Symp asiani od 7 h. los. Far- tetium elegia. É inserita a pag. 65 dell5 opuscolo : Iosephi Farsetii patricii veneti equitis hierosoly/nitani
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SANT’ ELENA 388 la è questa orazione e per latinità, e per arte di eloquenza. Egli presenta un quadro favorevole della Francia e de’ suoi abitatori ; si diffonde sulle virtù di Francesco re per trarne poi una conseguenza di elogio al Rossi cui il re aveva scelto a suo consigliere; parla de’ requisiti che trovarsi devono in un ambasciatore e tutti li trova nel Rossi in grado eminente, non tralasciando le lodi della famiglia di lui, e la enu-merazion dell’ altre virtù sue, chiudendo che non gli conviene dirne di più: quum praeser-tìrrt apud eos verba faciam qui comitatem eius tini inique candorein, annuiti jarn et amplius , quotidie perspexerint; prudeutiarn veto ac dex~ terkatem his temporum difficultatibus expertì probarint. Di questa Oraziane più edizioni abbiamo. Una stà nel libro: Victoris Fausti Ve-netiOrationes quinque eu.Venetiis Aldus. i55i. 4- a p. 56. Un’ altra è nella raccolta. Orationes eiarorum hotninurn ec. In academia Veneta. 1559. 4- Una terza è nella raccolta di Colonia l56oj e un’ altra edizione è nella stampa di Pa-rigi 1577. (Vedi Y Agostini. Seri». Ver», voi. u. p. 469. 470. nella vita del Fausto ). Il Sansovino nel luogo citato avenda creduto che quel muta ¡ha. dell’ Inscrizione sia l’Inghilterra, ha chiamato il Rossi ambasciatore del re d’ Inghilterra. 1 2 PETRO BALBI QVr POST SVSCEPTOS AM-PLISSIMOS MAGISTRATVS DVM ELECTVS IMPER. CLASSEM PARAT INOPINA MORTE PERIMITVR FILIAE PIENTISS. M. H. P. MDXXXX. Sepolcro che stava vicino all’ imboccatura del coro. Palfeco lesae petr^s. Rossi petro , e INOPINATA. Pietro balbi patrizio veneto figliuolo di Alvise fino dal 5o ottobre 1498 fu eletto capo del consiglio de* x con Cosma Pasqualigo e Benedetto da Ca Pesaro. Del i5oi in agosto fu preposto all’Acque; nel dicembre Savio del Consiglio, e 1’ anno K>o2 consigliere di là del canal grande. Sendo in Senato nel i5o3 contraddisse ad una parte posta da’ Savii sul richiamare dall’ armata il provveditor Giovanni Zantani senza la galea; sostenendo che era disdicevole che un provveditore non tornasse in patria colla galea; egli però attese le circostanze perdette l'opinione. In quell’ anno stessa fu spedita luogotenente in Cipro. Abbiam le sue relazioni da quel luogo dalle quali veggonsile sue cure principalmente intorno all’ anona. Ebbe il dolore nel i5o4 che giunto essendo in Istria colle sue galee di Barbaria gli si annegò un figliuolo, troppo carica essendo la barca; il nome di esso era Jacopo, come dalle genealogie. Nel i5o6—7 fu capitanio di Padova, dove come podestà era anche nel i5ogl. In questo carico essendo ebbe gli elogi del Governo; e nell’ anno stesso a’ 5o dicembre fu promosso a capitano generale dell’armata in luogo di Antonio Tron procuratore il quale aveva rinunciato non essendo, come il Balbi, avvezza alle cose del mare. Prima però di partire, riferi in Senato le cose da lui operate intorno alle fortificazioni di Padova. Ricordando il Bembo ( voi. 11. p. 129. 176. ) il nome di lui, qual cittadino lodato per prudenza e per moderazione, dice che prima di partire da Padova avendo saputo che uno della plebe usava della propria figliuola, fece amendue prendere, e ad amendue tagliare la testa; avendo anzi ordinato che il corpo del padre s’ardesse. Al primo di aprile i5io venne in collegio, raccomandando alla Signoria un certo Sana papà greco cipriotto, homo da ben il quale bramava essere fatto vescovo di Cipro in luogo di quello che ultimamente era morto, e offeriva ducati i5oo e più. in luogo delle bolle. Nel dicembre i5io era stata eletto bailo a Costantinopoli, ma rifiutò, e vi fu sostituito Alvise Arimondo fu Duca in Candia q. Pietro. Era stato eletto nel il fango il mantello da le bande era tenuto »uso da do servidori, poi li oratori di Ferara et Mantoa, et alcuni Milanesi con mantelli e altri, poi li consieri et erano a procur.1 c. Ant. Trum, c. Domenego Trevixan, c. Lorenzo Loredan, et c. Hirolamo Giustinian, e altri as-sa patritii vestiti di negro, et in chiesa de san Zanepolo ( il Sanuto dice san Marco certo per errore di penna ) fu preparato il soler grando dove fu posto la cassa et dita la oration funebre per Vettor Fausto leze greco, poi fatto loiìzio per lo episcopo de. .. el doxe si parti e, con barca picola ritorno a san Marco a palazzo e cussi il resto andono a casa. Il corpo za e sta sepulto in una cassa coperta di veludo numero 2. (Non dice dove fu sepolto). Costà il funerale ducati 165.ao.19, come lo stesso Sanuto in quel volume registra a p. 58.
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quinto di settembre trovasi ¡strumento con cui il Capitolo concede a Balista e Pietro Ballarmi, veneti, figli del quondam Donado, e a’ successori loro, un luoco vacuo eh’ è luori della porta maggiore sopra il campo, affinchè si fabbrichino una tomba ed erigano il Capitello iuor di essa porta ( Matricola p. 5 i ). E questo probabilmente era cpiel peristilo che ho testé ricordato. Venne in questa occasione
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. intitolato : Cop'ella PAitica di cento illustri senatori Veneti,• libro composto nel 1675 da qualche gentiluomo Veneziano che conosceva appieno il carattere di coloro de’ quali fa l’esame, e ne mette in veduta i pregi e i difetti con gran libertà di sentimenti ed espressioni e con quantità di arcane notizie e di grande importanza ; l’autore trova il primo uomo di stato nel cavalier e procurator
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Patritii Veneti Regularis Congregationis Somaschae fundatoris Admirabilis Vita facili ad jaciliorem captum ac progressum elegiaco carmine descripta et di-stincta capitibus quae opportuno singula documento concluduntur a Ioanne Hoctxer ecclesiae Patriarchalis canonico. Vsnetiis MDCCL1 apud Sebastianum Coleti. 8.° col ritratto del Santo. È dedicata l’opera ad Alvise Foscari patriarca: e l’ho ricordata
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ET HIERONYMVS FILII PIE-TATIS ET VIRTVTIS ERGO RESTAVR ARVNT ANNO MDCVII. Nelli mss. Pallerò, Gradenigo, e Coleti ho letto questa memoria. Iacopo Celsi figliuolo di Girolamo q. Stefano e di donna Elena da Mosto, nel lóói tro-vavasi sopraccomito di galea al momento che sfavasi apprestando un’armata a difesa de’ veneti stati di mare contra i movimenti che andavano facendo i Turchi. Era nel 15ri9 capitanio
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Cristoforo Romano Dentone Antonio Longhena Melchisedecco Revetti Matteo (forse) Vittoria Alessandro Zandomeneghi Luigi SCVOLE « CONFRATERNITE de’Cittadini Veneti p. 2 25 de’ Lucchesi 5 i i della Madonna de’Mascoli p. 82 di S. M. di Miserie. 2?3 di S. M. della Carità 144 di S. M. Assunta 465 de’Preti in s. Angelo 123 di S. Rocco 240 de’Zoppi 186. 187 SERVITI Mariani Benedetto Sarpi Paolo SOMASCHI Alcaini
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S. AGOSTINO 15 »utto-al dritto civile e pontificio e tal profitto ne fece che di 27 anni fu eletto ad interpretare le Decretali eposcia riportò le insegne di doltorein ambe le leggi. ¡Viot ti i parenti di lui di pestilenza nel KÌ28, tornato egli a Venezia aperse officio di causidico, e pienamente soddisfece ad ognuno che per consigli e per assistenza a lui aveva ricorso. L’integrità della sua vita, e la dottrina sua nelle ecclesiastiche cose fece che di comun consentimento nel i556 a’ 5 di novembre venne eletto a piovano di questa chiesa di s. Agostino. Una delle principali mire che in tutto il tempo di questa sua reggenza ebbe il Renio si fu quella di talmente contenere nell’ osservanza della vera religione, il popolo alla sua cura commesso, che nessun’ombra di quella eresia, la quale in allora andava serpeggiando, potè in esso introdursi. La qual cosa vista dal patriarca Vincenzo Diedo, lo tenne caro e in grande riputazione appo di lui che spesso usava de’suoi consigli. Del 1556 a’7 di novembre Girolamo Foscari vescovo Torcellano il fe suo vicario; nel qual carico rimase confermato dal successore vescovo Giovanni Delfino; carico sostenuto colla universale approvazione fino alla morte. Fu insignito in progresso del canonicato di Castello, di quello diSebenico, e di quello di Torcello, ne’ quali due ultimi però sostituì persone sue familiari, e volle trattenersi il canonicato Castellano. Ebbe anche la dignità di Arciprete della congregazione di san bil-vestro; e il Cardinale Borromeo avealo creato Protonotario Apostolico. Durò la sua cura in s. Agostino fino al 1Ó70 in cui il dì 5i ottobre aal patriarca Giovanni Trivisano fu assunto a vicario generale in tutta la diocesi, e a vicario perpetuo di san Bortolamio. Era stato nominato nel 1671 a’26 di novembre arciprete della congregazion di s. Maria Mater Domini, ma vi rinunciò per non lasciar quella di s. Silvestro. Ma durante il suo generale vicariato assai benemerito del clero si rese e della religione; imperciocché non lasciava scorrere il di stabilito all’intervento nelle sessioni del Magistrato della Inquisizione, e ciò per togliere vie-maggiormente, dal canto suo, le false opinioni intorno alla religione ; e in sette anni e mesi sei in che coperse codesto officio difese con grande eloquenza ed ardore i diritti ed ì benefica degli ecclesiastici, con ammirazione del Senato, e dei giudici, appo i quali trattavan-?i le cau«e. Fralle illustrazioni alle inscrizioni della chiesa di s. Zaccaria al num. 58 ho ricordata un Giovanni Rinio giureconsulto e dotto- re in ambe le leggi che arricchì di un repertorio copiosissimo il Thesaurum Christianae Re-ligionis ec. di Alfonso Alvarez Guerrero, dedicandolo nel 1559 al cardinale Luigi Cornaro . Per la vicinanza del cognome, per l’identità dell’ epoche e degli sludii, potrebbe esserne autore il nostro piovano Renio ; ma non posso assicurarlo, non avendo io veduto quel libro. Egli è cer to però che il Renio era uno de’col-laboratori nella celebre Accademia della fama per la classe del dritto Canonico, come apparisce dalla Scrittura di Deputazione fatta da Federico Badoaro e impressa in fol. dall’Accademia stessa nel ir>6o; ed è quello nella lista de’ Canonici indicato il piovano di s. Agostino. Mori questo.dotto uomo nel 1578 d' anni 76, mesi 4, giorni io; essendogli stata recitataora-zion funebre dal pubblico professore di latine lettere Giambatista Boselli Bergamasco nel di 6 di maggio di quell’anno; la quale fu nell’ anno medesimo impressa col seguente titolo: Oratio Ioan. Baptistae Boselli latinas litteras venetiis publice projttentìs in funere eximii viri loannis Rhenii Fenetis apud Io. Baptistam ab llosiio. MDLXXVllI. 4- Questa orazione mi servì di scorta principale a tessere questo articolo . Veggasi oltracciò il Cornaro ( Eccles. Veti. T. li. p. 582. 505, e nel Cleri documenta ec. p. 07, ove è posta malamente la morte del Renio all’anno 1690 ),• e il Nardini (Series Vaefectorum s. Bartolomaei p. XLV),- ove è pur errata la giornata della morte e il mese, mentre a’ 24 di maggio del 1578 era già morto il Renio, se veggiamo che nel 6 di quel mese ebbe 1’ Elogio funebre, dicendo chiaramente il Boselli nella dedicazione a Giovanni Donato ut quam pridie nonas maii in funere loannis Rhenij viri illius etimi) ipse habui orationem, hanc in lucem et apertum pro/errem, e la data della dedicazione è de’ 25 di maggio, decimo Ktdendas iunii 1578. 18 IO ANNI MAVRO LEONARDI FILIO SENATORI OPTIMO PROCVRATORI ECCLESIAE DE EAQ BENEMERITO LÉONARDVS NEPOS ET HERES . OBIIT ANNO i 546. Dal Palfero la lapide . Giovanni figliuolo di Leonardo q. Dardi Mono delia patrizia casa che abitava a s. Girolamo, fu senatore illustre, e del 1567 fu podestà a Brescia : e morì del 1046 in febbraio . Quin-
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di regio elemosiniere. Pubblicò : Pauli Paradisi Veneti hebraica» rum literarum regii interpretis de modo legendi hebraice dialogus. Parisiis apud Ilierony-mum Gormontium MDXXXIV. in 8 Fu ristampato nello stesso anno in V e natiti in 8. dal Nicolini ; edizione non citata dalC Agostini, e da me posseduta, in fine alla quale si legge : Venetiis apud Joan. Ant. de Nicolinis de Sabio sumptu et requisitone
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nel T. XXXII. del Parnaso Italiano. Ma il Sansovino suo contemporaneo che sempre usa porre la lettera 1‘ a’ patrizii Scrittori, la ommette parlando del Contarini ( Lib. XIII. p. 476), e fu ommesso poi del tutto il suo nome dalla Memoria dei scrittori Veneti patrizii di Pietro Angelo Zeno, edizione 1662. in 12. Oltre a ciò il Foscarini non gli dà mai il titoio di nobile, ed egli stesso con altro non si chiama
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. Che più? lo stesso Senato gli concesse, come abbiamo detto, la legittimazione, anche per/« virtù insigne del soggetto applaudita fra li paragoni più. cospicui del foro ( Notatorio del Collegio anno 1674 p. 60 ). Vedi gli storici Veneti T. Vili. pag. V. XXVI .Apostolo Zeno. Lettere Voi. III. P297. num.'566. Morelli. Operette voi. I. p. 224. Cinelli Bibl. volante T. IV. p. 109. Battagia Accad. Veneziane p. 59
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in che fiori, ma non dicendo di dove l’abbia cavato, non so se sia quel desso stampalo in 4-to e citato dall’Agostini. Quello dato dal Gamba fu riprodotto in piccolo dal cav. Mulinelli pag. 1* Annali Veneti del Secolo X\I. Quella che vidi nella Camera del Soccorso, fatto fare dal Malipiero, non ha alcuna somiglianza nè per fisuao-
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S. MARTA DELLE TERGISI. 65 tr* anni addietro il Querini meditava di seguire la vita monastica, perlochè 11011 in nè nuovo, nè poco esaminato, nè precipitate il suo pensiero; nè fu per non veder le mine della patria. Chi pensa o dubita, (diceva il Giustiniano) che il Quirino si sia alla monastica o eremitica vita convertito per le ruine, per le perdite del stato e del dominio della sua terrena patria è molto dal vero lontano. Non era ancora il Quirino nella seconda sua ambasciata andato, se ben già eletto, quando vivere lontano e separato dagli honori et cure mondane fulve deliberato, benche non havesse alP hora P esser monaco deliberalo. Non era ancora un Ile di Pranza disceso in Italia, nè era slato ancora P essercito Venetiano fugalo e disperso, nè la Lombardia da? barbari usurpata , quando haveva il Quirino nelf anima stabilito di viver ira’ monaci della sua patria in qualche solitario loco lontano, hor vedete bene come s"1 ingannano chi crede, che le ruine della patria habbia mosso il Quirino a farsi monaco: Prosiegue-a dire, che se avesse curato gli onori gli avrebbe avuti anche dopo il ritorno di Germania; e che quello che mosse il Querini è stata la grazia delP altissimo Redentore nostro lesu Christo che li ha fallo conoscere le cure mondane esser non sol vane ma pericolose alP anima di chi in esse vive senza mai contento alcuno, ec. Non contento di questa lettiera il Giustiniani scriveva anche: Apologia prò sui etfralris Petri Quirini defensione conira maledicentes; ed altre lettere poi ha il Giustiniani nelle quali animai’amico Querini a perseverare nello intrapreso istituto; sapendosi eziandio che il Giustiniano aveva molto faticato per provvedere a’’ bisogni del fratello del Querini lasciandogli una grossa porzione di rendita annua per il suo convenevole sostentamento, e non senza qualche diceria del volgo che non sapeva ogni cosa, e ancora con qualche doglianza de"1 parenti che stimavano proprio pregiudizio tutto quello che non doveva andare in loro mani. Poco però ha potuto il Querini godere della beata solitudine di Camaldoli. Compiuto appena il tempo del Noviziato, importanti affari dell’ Ordine fino dal marzo i5i3 insieme col Giustiniani il chiamarono al Capitolo Generale convocato in Firenze, ch’ebbe luogo nel susseguente aprile nel monastero di S. Maria degli Angeli. e. nel novembre poi dell’ anno medesimo re-Tom. Y. cossi il Querini per lo stesso oggetto alla corte di Roma appo il pontefice Leone X. In questi due incontri risplendette lo zelo e la prudenza di lui.; perlochè composte furono le differenze tutte si quanto a’ pubblici vantaggi del-1’ Ordine, che riguardo alla osservanza della eremitica disciplina. Mentre dunque il Querini in Roma dimorava venne in tanta estimazione appo i prelati, i cardinali, e lo stesso Leone, che questi avea seco deliberato di promuoverlo alla sacra porpora. Apparisce manifesta la volontà in ciò del pontefice, e il desiderio universale di Roma di veder premiato il Querini di tanto onore, dalle stesse lettere e del Giustiniani e del Querini. La Repubblica medesima era disposta ad assecondare la volontà del pontefice; anzi nel 27 agosto 1514, c°l mezzo del cardinale Domenico Grimani chiedeva al pontefice la elezione del Querini^ chiedevala l’Orator Francese. Ma il Querini all’incontro alienissimo da tanto onore domandava il permesso di tornare al suo eremo ; e tanto il pontefice, che i Veneziani gliele negavano. Stavagli infatti più a cuore il bene della sua patria anzi di tutta Italia, e lo spiritual profitto della cristiana repubblica, nulla curandosi del cardinalato, siccome palesemente risulta da una sua epistola al magnifico Giuliano de Medici suaccennato fratello del pontefice, che aveva anche la seconda volta con grande onore accolto il nostro Querini nella apostolica sua legazione in Firenze. Che il Querini si interessasse a Roma in favore della patria sua e dell’Italia ne abbiamo pruove anche nel contemporaneo Sftnuto il quale nel voi. XVIII de’diarii, adì 10 aprile i5i4 scriveva: » che li a Roma e » Don Piero Querini frate camalduense olim » domino Vizenzio dotor qual e spesso col n papa et se impaza di stato per la signoria » nostra .... E a? 2 maggio: e da saper la materia dila liga si tratta col papa e tuta » italia e tratada per via di don Piero Que-» rini frate camalduense qual e a Roma e lui » scrive al consejo di X etiam Foratoi- nostro n scrive .... E a? 6 detto: etiam fo lettere di » fra Piero Querini camalduense eremita di » Roma di tre qual trata questa liga col papa » intervenendo etiam domino Petro Bembo » di g Bernardo dottor e cavalier che seore-n tario dii papa et amici del Bibiena. « Vero è però che questo Cardinal Bibiena confida- 9
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exarata , et in presumere che ( oltre che impresse ) siano pubblicum producta pictoris celeberrimi BAPTl-6tate anche incise da lui. STAE FRANCHI VENETI, studio et labore i. Molte stampe incise da Batista Franco propalata, del quale abbiamo parlato di sopra, e del Addito non compendioso minus quam utili quale non sarebbe strana cosa il dire ch’egli discursu piclurae Nobilitatem ac Delineationis
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; e che foggilo di là in lempo di notte ti riparo a Treviso. E assai osservabile che i principali storici stampali e mss. di quell’ impresa a Quer, il Bembo, il Mocenigo, Luigi da Porto, il Bonifacio, Giorgio Piloni, Mons. Du Boíq, Vettor Cappello, la Cronaca Trivigiana del Zuccato, e tante altre Cronache e Diarii Veneti da me esaminali, non fanno punto menzione della prigionia del Miani. Il solo è il Sanuto
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cioè del 1474 trovavasi ambasciatore appo ¡Mattia Re di Vjngheria collegato co’ Veneti contra’ Turchi. (_ Sabellico. li. 787). Mori del i4^o ( Barbaro. Genealogie). Due dello stesso nome e cognome qui meritano ricordanza benché di diversa linea da quel* la onde sono i due sepolti. Francesco Giustiniano cavaliere figliuolo di Antonio dottore e cavaliere q. Paolo da san Pantalone, nato in Venezia del 1007, sin
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erano state anche accordate dal procuratore di s. Marco Giovanni Michiel con Giovanni Salice deputato de’Grigioni; ma varie difficoltà insorte fecerne sospendere la conclusione. Quando nel i6oi,‘ colpa i suaccennati temuti movimenti degli Spaglinoli, essendosi dovuto provvedere per la sicura discesa di genti straniere negli stati veneti, si vide di nuovo quanto fosse necessaria la detta alleanza
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