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di Aurelio cosi 12 Aurelio Superchi. missario della Camera apostolica. Podestà di Padova nel 1544? mr> come osser- • vò il Procaci, questa carica non ¡spettando che 4- Girolamo SurEiiCHio. a’ soli Veneti patrizii, è un manifesto errore; e forse potrebbe invece esservisi trovato in quali- Fu primogenito del medico Valerio. Sembra tà di cancelliere od assessore; se non che è an- che gli anni primi
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del Valier intitolato: De recta pkilosophandi ratione. Veronae 1077. 33 DOMITORI HOSTIVM AMPLIATORIQ.VENETI NOM1NIS STEPHANO CONTARENO MARCI PROCVRATORI, QVI BIASIVM ASSARE-TYM INSIGNEM CLASSIVM DVCTGREM BE-NACENSI LACV ACERRIMO PRAELIO DE-BELLAVIT TOTAM REGIONEM SVBEGIT BRIXIAEQ. OBS1DIONEM ASPERRIMAMSVB-LEVAVIT. GENTILES ANTIQVITATIS STV-DIOSI PIE CONSACRARVNT. OBIIT ANNO MCCCCXLIII. DIE XXIX. DECEMBR
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, nè a lei, nè a' suoi discendenti ; e le venne ogni cosa accordata (Vedi Tentori voi. V. p. 2 ¿3, e Durchellati Comm. Mistor. Tarvis. p. 601.) Curiosità mi spinse a indagare la storia posteriore di questa casa e dell' affitto che non si dovea più accrescere. Giustina, o Lucia, che sia, nel i5io pagava a' Procuratori di s. Marco padroni dello stabile ducati i5 veneti all'anno. Ciò sappiamo per-chènel i £63
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-classe vii. italiani) trovasi lin’Opera di questo Francesco cittadino col titolo : Storia della Guerra tra li Veneti e Turchi dall’ anno 1684 al 1696. fc compresa in dieci libri. Premettonsi Massime del Governo intorno alla Potenza Ottomana, e Stato de’ Veneziani co’ Turchi, Seguono i fatti avvenuti sotto i generali Mo-cenigo, Valier, Cornaro, Morosini, 'Zeno, Molin ec- L’ Opera comincia
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, o Gherardo nobile Veneziano. Di questo però non è a sorprendersi perchè è notissimo che l’uso di que* tempi era per lo più di porre il nome e la carica, senza il cognome. Si potrebbe stabilire che il pi imo a svelare il cognome di Gherardo fosse slato quell'anonimo divoto monaco nella Legenda Sancii Gerardi Episcopi et Martyris, nobilis Veneti de domo Sagredo, pubblicala, ed illustrala nel 1597 Oer
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Cappello (Arch. Generale). IH. Una filza di Dispacci come segretario in Inghilterra dal 10 giugno 1709 al 7 gennajo 1710 more romano (Arch. Generale). IV. Annali Veneti del segretario Vendramino Bianchi del 1710, 1711, e dal primo settembre 1718 a tutto agosto 1719, stanno nella Bibl. Imp. di Vienna, cui vennero inviati dalla Bibl. di Brera da Milano nel 22 febbrajo 184 con molti altri già un tempo
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2 54 ra s’io potessi. Così ho fatto adunque per » giovamento dei fiamminghi.... « Lo stesso Toscanalla ( Bellezze ilei Furioso di M. Lodovico Ariosto scielte da Orazio To-scanclla. Fonezia appresso Pietro de i Franceschi i5j4i a Pag- a9°> annovera fra i poeti eccellentissimi di allora Domenico Veniero, Giorgio Gradenico, Pietro Gradenico, Orsatto Giustiniano, anche Celio Magno. Batista Guarirti dirigeva quella lettera a Ce- lio, Magno in data 20 dicembre i5i)i con Osservazioni sopra la Canzone: Ove, o Roma, son or /’altere imprese, della quale abbiain veduto di sopra l’autografò in uno de’ Codici Marcia ni, e che fu stampata nel 17 44 (Lettere d’Illustri. Fettezia ). Ma qui aggiungeremo che confrontate queste stampate Osservazioni colla Canzone impressa a pag. >07 della edizione 1600, si vede che il Magno approfittò in parte dei suggerimenti dell’amico Guarini. Angelo Grillo (Lettere del R. P. ab. d. Angelo Grillo. Voi. Primo. Venetia, 1616, 4't0> pag. 2g4, 378 ) ringrazia il Magno di avere protetta una Canzone del Grillo la quale era stata attribuita ad altri ; e lauda poi una Canzone del Magno (forse quella intitolata Deus). Giarnbatista Marino (Lettere. Fenezia 1673 per il Baba, in 12.0). A pag. 253 il Mariuo con lettera da Parigi, senza data, prega Giam-batista Parchi ad intercedergli dal Cavaliere Contarmi il Ritratto di Celio Magno, il quale (dice) » oltre la letteratura non ordinaria fu » mio carissimo amico. Io vidi già il Ritratto » suo in casa sua ondo mi persuado che sia » rimasto tra gli heredi. Se ne potesse olte-» nere una copia in un pezzo di tela ordina* » rio, che capisse la testa in fino al petto ansi corche non fosse di mano esquisita mi sa-» rebbe carissima. « Di un Ritratto di Celio abbiam detto in principio. I Francesco Saverio Quadrio (Storia della Poesia li. 280. III. 118, 267, VI. 269). Giammario Crescimbeni ( Comm. della Storia della Volgar Poesia. Voi. II. Parte I. pag. 466, 467 ) ha un articoletto su Celio Magno in cui lo chiama letterato d’altissimo intelletto e di bellissimo ingegno ec. Pierantonio Sgrassi nella Vita di Domenico Veniero pag. XIII. premessa alle Rime (Bergamo, i75i, 8.°). Giovanni degli Agostini (Scrittori Veneziani II. 587). Giovanni Alvise Mocenigo Patrizio Veneto a pag. XI. delle Notizie intorno alla Vita di Jacopj Mocenigo ricorda Celio come grati fi amico di Lorenzo Mocenigo (Rime di Jac. e Tom. Mocenighi. Brescia, 1756, 8.°). Giangiuseppe Lìrutì (Notizie de’Letter. Friulani. T. IV. stampato per cura del chiarissimo Pietro Oliva del Turco, ma non ancora pubblicato) a pag. 196 ove di Ottavio Menini, ricordando la Canzone Deus. Giampietro Bergantini nel Falconiere di Jnc. Aug. Tuano (Venetia, 1735, 4,to) a P' '77 fra’ i poeti illustri. Lo stesso Bergantini net libro Scelta d’Immagini o Saggio d’imitazioni e concetti (Venezia. 1762, in 4-to) si vale dell’autorità di Ce- lio, come dalla Tavola in fine. Marco Foscarini (Letteratura, pag. 60, nota 170) riferisce uno squarcio della Canzone di Celio che è a p, 84 delle Rime 16 >o, onde far vedere che a forza erasi dato agli studi forensi. Lo stesso Foscarini nel Ragionamento dalli Letteratura della Nobiltà Fetieziana (Alvisopo- li, 1826, 8.vo : pag. 24, 74; 76, io4 ). Jacopo Morelli pag. 206 delle Operette 1820, T. I., ove parla della cultura della poesia presso i Veneziani dice: » Celio mostrò grande » elevatezza d’ingegno spezialmente trattando » di divinità, e sempre scrisse con pulitezza. « Giuseppe Gennari pag. LIX. Saggio sopra le Accademie di Padova inserito nel primo volume Saggi scientifici e Letterarii dell’Accademia di Padova, ivi, 1786, in 4-foli Dizionario Storico di Bassano (T. X. 274^, che estrae dalla surriferita Foataniniana dello Zen o. Noterò da ultimo che fra’miei Codici tengo sessantacinque versi latini, di scrittura del secolo XVI. in laude del Magno, i quali cominciano: Ad Coelium Magnum serenissimi Se-natus Feneti a secretis Hendecasyllabori. » Coeli Candide docte Magni Coeli » Judex non minus elegantiork « Quam scriptor quoque carminis venusti.... L’autore è anonimo, ma dice che chi vuol sapere il suo nome domandi ad Orsato Giustiniano, a Francesco Gradenigo e a Giacopo Tio-polo. tutti distinti poeti, r9* HIC IACENT OSSA | COMITIS IOANNIS BAR-BARANI | OBI IT DIE ao XBRE ANNO | i734- Dal Codice ms. Gradenigo. Questi ò forse il seguente SANTA TERNTTA.
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R. P. F. Ilippolyti lleltnani Veneti eju-sdem ordinis Baccalaurei in lucem editae summoq. studio casdgatae. A quo edam ap-positum est compendium addidonis ad ter-tiam partem nunquam antea impressum, cum indice copiosissimo rerum praecipuarum, quae in toto hoc opere condnentur. Venetis ex officina Damiani Zenari 1585 in ti.vo. Il padre Ippolito lo dedica all’ambasciatore di Francia D. Andrea Huralt signor de Maisse
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; e il Sonetto Avventurosa ec. è ristampato nel Crescim-beni ( Commentarj. Roma 1711. voi. III. p. 22.4 ) e nel Parnaso (Tomo XXXII. Lirici Veneti, p. 78 ). Inoltre trovasi impresso anche nelle altre edizioni di Rime di diversi x555. p. 421. e 1556. pag. 417- Il terzo sonetto sta a p. 68. del libro III. delle Rime di diversi. Ven. al segno del Pozzo i55o. 8. e comincia: Spirto gentil che per fuggir gl
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in ogni materia si nota una singolarissima sfera fatta con ma-raviglioso artificio. Questa libreria servì di grandissimo ajuto a Francesco Ziletti nel pubblicare la grande raccolta di trattati legali radunata da lui, secondo il giudizio di uomini dotti, e impressa nel 1Ó84, di che vedi il Fo-scarini (Lelter. Venez. lib I. pag. 78. num. 316 ) (1) • Passò poi questa libreria per eredità nella famiglia de’ veneti
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*9® sta Relazione in sostanza colle cose sopra. Venendo alle Opere lasciate da frate Fulgenzio, ho cognizione delle seguenti. 1. Dodici Tavoli intagliate in rame nelle quali si dà la piànta della città di Venezia e sue isolette, si espone l’origine e discendenza de’ Veneziani, si descrive il sito e la qualità di Venezia, la divisione e il compendio delle cose, notabili, l’origine del suo principato, coi ritratti e gli stemmi dei dogi da Pauluccio Anafesto fino a Marino tj-rimani, sotto ognuno de’ quali è esposta in breve ristretto la loro vita e. la morte. L'Opera impressa nel i5g8 da Giambati-8!a Mazza e Gaspàro Uccelli- in fol. aperto e spiegato è dedicata dall’autore al doge, e Senato Veneziano dal convento di san Francesco della Vigna il di 6 Ottobre i5g8; c nella lettera premessa a’ Lettori attesta che tutto ciò con molta fatica studio e vigilie era stato da lui con penna disegnato, fuori che li ritratti delli serenissimi tolti con singoiar diligenza dal vivo da Gio. Batt. Manfredi fratello suo di età di anni aó in circa giovine di viva- ' ce spirito. 2. Degnità procuratoria di san Marco di Ve-netia descritta da Fr. Fulgentio Manfredi de' Min. oss. Theologo e generale predicatore. In Venetia appresso Domenico Nicolini MDCii. 4- Dedicata dall’ autore al procuratore Marcantonio Memmo con lettera 2L maggio 1602 dal monasterio di san Giobbe. Vi si premattono alcune notizie cbe descrivono le pubbliche fabbriche destinate all’abitazione e alle riduzioni de’ procuratori. Quanto però alla serie de’ procuratori stessi, è preferibile quella" del patrizio Marco Barbaro, siccome più esatta, della quale ha fatto uso il senator Cornaro nel Tomo decimo delle .Venete Chiese illustrate. 3. Predica del R. P. F. Fulgentio Manfredi Teologo et generale predicatore degli Osservanti di san Francesco et cittadino Veneziano; fatta da lui nella Chiesa de' ss. Apostoli predicandovi tutto Canno 160\alli 6 di ottobre, giorno festivo di san Magno, vescovo Eracleano,fabricatore in gran parte et direttore e primo santo de’ Venetia-ni. Venezia per Giamb. Bonfadino i6o5. in 4-to, dedicata a Paulo Faustini dottor di Leggi, in data 4 ottobre i6o5 dal Convento di san Giobbe. SANTA MARIA NUOVA dette di 4- Vita di S. Pietro Orseolo, di doge e pren-cipe di Vinetia fatto monaco et eremita in Guascogna descritta da F. Fulgentio Manfredi Venetiano, dedicata al serenissimo Leonardo Donato prencipe di Fine-tia. In Vinetia presso Gio. Battista Boafatino i6o6-4-to. E per solennizzare l’anniversario della elezione a doge di esso Donato; e la data è dal Monastero del Ss. Redentore il di io gennaro 1606 alla Venetiana. Avvi una seconda dedicazione dell’autore a’Principi Orsini nella quale pretende che la famiglia Orseola nostra sia discesa dalla Orsina di Roma. Nel “volume ix, articolo xi, pag. 38o del Giornale de' Letterati si cita l’autorità del Manfredi in un passo della Videi doge Orseolo. 5. Exceptio contra citationem per edictum cardinalium Romanorum in causa Vene-ta. Lettera impressa più volte, cioè in /j to, e in fol. volante nell’anno »6o6; a Parigi nel 1607 a pag. 268 della Collezione che ha per titolo. Pro libertate Status et Reipubli-cae Venetorurn Gallofranci ad Phileneturn epistola . 4. ss a Francfort nel volume III. p. 485. Monarchiae S. Romani Imperli Mei-chioris Goldasti fol. 53 enei 1675 inserita nel libretto .Theologorum Fenetorurn Joan. Marsilii, Pauli Verteti, Fr. Fulgentii ad ex-communicationis, citationis et monitionìs Ro-man a e sententiam in ipsos latam. V enetiis apud Robertum Meietti . mdclxxuj. 12. A pag. 4t comincia quella del Manfredi cosi: Frater Fulgentius Natione Italus, Patria Venetus, Gente Manfredus, fide Christiana s catholicus, religione observans Franci-scanus, ordine sacerdos, professione sacer Theologus, officio praedicator veridicus, ac verae evangelicae doctrinae ■ propugnator acerrimus atque apostolicae vitae sectator humillimus, Reverendissimis in Christo pa-tribus DD. Archiepiscopis et Episcopis ec. gratiam Spiritus Sancii, Spiritum Christi zelumque Apostolorum. Fu tradotta in italiano e impressa nel 1606. 4-. e va in latino anche unita all’ Opere di fra Paolo Sarpi. 6. Apologia ovvero difensione sopra la Riformazione del suo Ordine contro quelli che sotto pretesto di riformare, lo diforrnavano, col vero modo di riformarlo, in 4 ( Bibliot. Barberina ) T. II- p. 16, 17. 7. Epistola dedicatoria al vescovo di Chioggia Lorenzo Prezzato premessa all’opuscolo: Vita del B. Lorenzo Giustiniano primo patriarca
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S. AGOSTINO a3 salario e tale aumenlo chiamavasi col titolo di ricondotta. Nel 1807 fu posto in istato di pensione dall’ Italico Governo; e nel • 8 14 a’ 27 di giugno all’ ore 7 pomeridiane venne a morte nella parrocchia di Santa Giustina di Padova, essendo il suo nome inscritto nei registri civili di morte al num. 908, siccome mi fa sapere l’erudito sig. ab. Arri- f[oni. Ne’mss. del cav. Francesco Maria Col-e presso il eh. sig. Giuseppe dott. Vedova di Padova che gentilmente me li fece vedere si legge : AIDCCLXXXI XV kal. se-ptemb. Joannes Antonius Turioni Venfitus scholam (Juris civilis matutina loci tertii cum paritate secundi) obtinuit fior. CCC cunx doctrinae solertisque in docendo dili-gentiae in venetis scho/is pericu/um J'ecis-set optimo successa. Ad nos postquam ve-nit expectationem de se conceptam constan-ter sustinet sedulitate et scientia scholaribus etiam in primis morum facilitate et officiis mirifice gratus. Anche 1’ Ab. Moschini nella Letteratura Veneziana T. I p. 266 ha ricordalo il Turriani; ma credo che pochi abbian- lo ricolmo di elogi (non già dal Iato della scienza) bensi dal lato della officiosità; giacché (per quanto a voce mi vien detto da chi lo conobbe) colla sua lingua mordace non avea saputo cattivarsi 1’ affetto altrui. Scrisse le cose seguenti a me note. L li Principe di Giannontonio Torrioni veneto giureconsulto. In Roma MDCCLXT per Generoso Salomoni. 4- col ritratto dell’autore disegnato da G. A. Franchi, e intagliato da F. Polanzani. La dedicazione è a S. E. Cornelio Pepoli Musotti conte del S. R. I. ec. in dati di Roma i5 aprile 1761. Vi si premette un lungo Discorso ovver prefazione filosofico politica sulla origine degl’ iniperj e e sulla necessità loro. II. Il Giureconsulto nel quale stabiliti i veri principe del Dritto di Natura, delle Genti e Civile viensi a proporre una compiuta storia del Dritto de' Romani tuttoquanto, cosi bene pubblico, come privato. In Venezia MDCCLXlll appresso Antonio de Castro. 8 con intitolazione a Giovanni Albertis celeberrimo giureconsulto ed avvocato veneto. III. La filosofia delle Cappuccine, poemetto per la vestizione dell’abito di Cappuccina della molto illustre signora Lisabetta Polli nel celebre monistero della Grazia di Venezia. 8 senz’ anno dedicato a tre fratelli Centoni cioè a don Giovanni Centoni piovan di S- Vitale, ianonico di S. Marco e conservatore della Bolla Clementina, a don Francesco Centoni prete ; e al padre Luigi da Venezia diffinitore e guardiano de’ Cappuccini al Redentore tutti e tre zii della candidata. IV. Il Cantico di Mosè tradotto in terza rima, e pubblicato per monacazione (opuscolo che non vidi, ma che è assai lodato). V. Il Repubblicano poemetto per la creazione del serenissimo principe di Venezia Luigi Mocenigo, composto da Giannantonio Torrioni giureconsulto; senza data stamp. in 8. 11 Mocenigo fu eletto nel 17^3 . VI. La fuga dell' obblio, Canto nell'occasione, che nella chiesa di s. Vitale M. un’ insigne reliquia di tre sacratissime spine, da più secoli ivi posseduta, viene ora a solenne culto restituita, dalla pastorale sollecitudine di S. E. Rev. Mons. Giovanni lìragadino patriarca di Venezia e Primate della Dalma-aia ec. ec. senz’anno e stamp. in 8. In queste opere il Torriani e specialmente nelle due prime si mostra un uomo assai erudito nella materia di che tratta; e nelle ultime si mostra un buono verseggiatore ed elegante. In tutte poi si scorge la buona lingua italiana, e forse una ricercatezza di stile non comune; della quale italica lingua egli stende uno elogio al par. XXXI. del Oiureconsulto, dicendo di sè che quantunque l'opere mie sopra materie versino nella trattazion delle quali gli altri autori tutti della sola latina lingua seriosi serviti continovamente, nientedimeno, anzi che in altra guisa, italianamente catene di distendere ni ho avvisato più che bene, posciachè, italiano io essendo, e conoscendo la nostra italica lingua per onorata, per cupiosa, e per ca-pevole d’ ogni dignità, e • mdezzti, sofferir non posso si di leggieri eh' essa colla misera serva Italia abbietta ognor si giaccia e-vilipesa ove al paro della Greca e della Latina potrebb' essa italica lingua per le sue qualità glorioso ed inimortal nome acquistarsi e per ogni dove signoreggiare. 23 MARIAE MVTI, VXORI OPTIMAE N1MIS HEV CITO MORTE SVRREPTAEHIERONIMVSROTA PIO HOC OFFICIO SINGVLARKM BENE-VOLENTIAM INCREDlBILEYlQ. DOLOREM SIGNIFICANS VNAQ. SIBI ET.P.H.M. P.V.AN-N()S XXI.OBHT ANNO 1607.9.KALENDAS AV-GVSTI
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, e gl individui ammessi potevan essere veneti e dello stato, mediante la filiazione o garzonato per cinque anni dagli anni 12 ai 16, o la anzidetta benintrata di lire 80. La Confraternita poi loro che in questa cbie*
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Codice 45. 6. Re/alione fatta in Senato dal Cavalier Giov. Sagredo ritornato dall’ambascieria di Germania per la Ser.ma sua Repub. di Veneti a, l’anno i665. Comincia: Non mi estenderò io Giovanni Sagredo Cavaliere ritornato da Germania nel rappresentare alla Serenità Vostra le discordie civili per causa di Religione eh’ hanno snervato quella famosa potenza.... Finisce : Mi ha l’ imperatore
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appena tornato da quella di Francia. Comincia l’autore a parlare delie turbolenze della Francia, e de’motivi che le cagionarono. Dà poscia un prospetto statistico delle forze interne di quel regno, e parla delle sue corrispondenze cogli esteri principi. Narra in succinto i primordj della Vita del Cardinale Mazzarino, e fa un quadro delle sue qualità sociali e politiche. Venne visitato il Sagredo da'veneti
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nel numero dei Veneti patrizii scrittori (a p. 63.) Ma Apostolo Zeno non osa di affermarlo, argomentandolo sì dalle Lettere a lui scritte dall’Aretino , e dal Franco, e si dall impiego di ammaestrare i fanciulli per sostenere la vita; imperciocché sebbene 1’ educare la gioventù era in uso allora anche a’ nobili, essi non lo facevano per guadagno , ma ben per gloria come si legge di Trifon Gabriele
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1II. I LAPIDEM. IIVNC. HAEREDES. EX. ASSE t AD. MEM0R1AM. ElVS. PERENNAN-DAM | MOERENTES. ET. GRATI | P. C. Angelo Maria Gabriel p. v. le cui lodi abbastanza dalla veridica epigrafe appariscono , fu uno degli ultimi Inquisitori di Stato della Veneta Repubblica. Il Maggior Consiglio assecondando le ricerche del generale in capo dell’armata Francese in Italia, il quale attribuiva ai tre Veneti Inquisitori
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la in l'or inazione di Pietro IV. Candiano doge di Venezia, seconda impressione. Venezia 173.I. 12. Al Sanuto è dedicata come discendente dell’antichissima Casa de’ C.andiani; e il Piacentini intende con questa epistola di vendicare le ceneridel doge dagl’insulti deila calunnia ©della inavvertenza. 11 p maestro GiacomoFio-relli Agostiniano nel libro Detti e fatti memorabili del Senato e patritìi Veneti ( Venetia
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delle Vedove, cioè Giudice del Proprio. Trovo nelle Genealogie di M. Barba- ro delle Case estinte, che del 1565 ridotti nella Chiesa maggiore di Candia xxx nobili Veneti fecero dire una Messa; e poi giurarono di essere contra la Signoria di Venezia; fra’ quali fu Andrea Pantaleo. Quest’ è la Congiura dei Calergi. Anche fra le Case Friulane è la Pan-taleoni, ricordandosi il canonico Carlo Panta-leoni poeta
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sopra il Brenta. Ebbe nec non ueredirvs | et SVCCESSORIBVS svis | an- elogi nello esercizio delle sue incumbenze dalli no domini | MDxen | die xv. APRius. rappresentanti Vendramin, Donà, Cavalli, Con- Di questo cognome altri vedremo. tarini, Renier, essendo'stato scelto a servire co- . me ufficiale S. M. l’imperatore, e. S. A. R. il jg Granduca di Toscana, allorché passavan per gli Stati Veneti. Una lunga
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