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S. GEORGIO MAGGIORE r 6i5 Don Leopoldo Cappello non era di casa patrizia, ma cittadinesca, e sua madre fu Maddalena Bellotto. Egli per la prima volta fu abbate di questo cenobio nel 1716, e per la seconda nel 174°,e tenne il governo fino al 1748 in cui gli fu sostituito Pierantonio Civran. Il Cappel- lo fino dal 1701 era abbate della chiesa di san Nazario di Verona (Biancolini pag. 284. lib. I. Chiese di Verona'). Di Alvise Mocenigo doge parleremo altrove. Di Giovanni Scalfaroto, o Scalfvroto parleremo parimenti in altra epigrafe. 34 ANNO DOMINI MDCL. ABBATE REV M0 PRE D- MARCO A VENETIIS- OPVS ANTONII DE POLLIS VENETI- Ho letto queste parole sulla campana maggiore. Fra Marco Veneto, o ha Vfnezia era di cognome Rota, già monaco professo di s. Nicolò del Lido, abbate di quello, e poscia di santa Giustina di Padova (se non erro). Fu eletto abbate di s. Georgio Maggiore nel 1646, ed era uomo valente nell’Osservanza, e nelle cose economiche. Sotto di lui di pili suppellettili fu arricchito questo tempio , fralle quali circa il i65o, de’ damaschi dall’organo ai confessionali, e del baldacchino elei doge (Vallecapo 3i). Mori, giusta il Valle, del i65i nel monastero di s. Nicolò del Lido. Nel necrologio però del cenobio di s. Georgio si dice morto del i65o a’ 6 di ottobre. Da questo abbate assunse l’abito il padre Marco Veneto decano (il che vuoisi notare anche perchè non si scambi il nome del Rota col nome del Valle) eh’era Valle di cognome, cotanto benemerito per Ja storia di questo cenobio, come si è lautamente potuto vedere dalle note alla storia del Rossi. Egli medesimo attesta al capo 47- Ab hcc (cioè dall'abate Marco Vlneto) ego anno 1648- 28. februarìi ha-Utum monasticum et Marcinomenaccepi (l’anno 1648 è all’uso veneziano, ed è il 1649 co- me certifica anche l’Armellini T. 2 p. 90). Fu lettore di filosofia e teologia morale. In Milano fu confessore talvolta delle monache dell’Ordi-ne suo, e dipoi nella parrocchia di s. Maria del Pero a questo monastero soggetta ebbe la cura dell’anime con molto contento, e spirituale profitto di quegli abitanti. Finalmente , attestandocelo l’Àrmellini,nel 1697 aqua inter-cute extinctus passò all’altra vita nel dì 17 feb-brajo, dell’età sua sessantottesimo. Nel necrologio del monastero ho letto : „ adi 17 feb. „ 1698 m. v. questa mattina e passata a mi-„ glior vita l’anima del r. p: d. Marco Valle „ veneto decano e professo di questo nostro ,, monastero in età d’anni 68 d’idropisia Scrisse il libretto, già indicato alla p. 278 e alla nota 297, ma che qui più particolarmente ripeterò:,, Pensieri morali espressi ne’cinque quadri „ stanno nel soffitto della libraria di s. Georgio „ Maggiore di Venetia de Monaci Cassinensi „ Benedittini di D. M. V. V. D. Cassinense „ (cioè Don Marco Valle Veneto Decano) al „ reverendissimo padre d. Cornelio Codanino ,, Veneto abbate dell’istesro monastero. In Ve-,, netia MDCLXV appresso Combi e Lanou,, 4- piccolo ; opuscolo di 20 pagine. La dedicazione è soscritta cosi D. M. V. (cioè Don Marco Valle). Comincia con un Brevissimo ragguaglio dettisela et monastero di san Georgio Maggiore di Venetia cavandolo dal mss. dell’Olmo. Poi : Libraria ccme di novo in esso eretta. Egli, seguendo l’Olmo, dice che i Medici fin dal 1478 la fondarono (mentre si è veduto spez'almente nell’illustrazione all’inscrizione 27 che fu fondata fino dal i455-54); ripete ciò che già ho detto altrove, e dice che il Codanino procurò che fosscr fatte le pitture. In quanto poi a’ Pensieri per le suddette pitture scrive : „ ho procurato io d’eseguire il com-,, mando combinando insieme una varietà di „ simboli, e cose di che ne prendo a render le „ ragioni non a critici ma agli eruditi.....Et il ., dissegno rimesso al valore di Giovanni Colli ,, e di Filippo Gherardi ambì da Lucca pittori ,, eccellenti e di maniera singolare come che ,, ammaestrati in Roma da Pietro di Cortona „ di già celeberrimo nella pittura, con parti- Monasteri di riconoscer il bisogno prescrivendone le summe, e le discipline occorrenti, dovendo a maggior cauzione dell’azienda essere tenuta una cassa a parte intitolata Fabrica in cui comprendervi l’annua summa della concessa esenzione. E de le presenti sia data copia al Savio Cassier del Collegio, al Magistrato «oprale Decime del Clero, e Dieci Savii per lume e per eseguire in ccnfoimità. „
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le quali han per titolo : Victoris , Fausti Veneti Oratìones quinque ejus ami-corurn cura quarn fieri potuit diligenter im-pressae Venetiis apud Aldifilios 155 1.4. Non vi è il nome del Ramusio che autor lo indichi del detto proemio ; ma la cosa è testificata dalli Agostini e Foscarini ; ed è ripetuta da Ant. Aug. Renouard a p. 564 del T. 6. Annales de t Imprimerle' des Aide. Paris i8a5. ove poi con errore chiama
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in fine). De’fusori Castelli vedremo più memorie su campane. 66 IOSEPH TRANI ANTISTES PROCVRATORES PETRVS ANTONIVS MONTAGNA IOANNES BAPTISTA BROTTO ALOYSIVS SPESSI ANNO MDCCCXV. GANCI ANI VENETI FVSORIS OPVS Su altra delle campane. Il Tnahi piovano morì nel 26 Marzo 1820; il Montagna nel 20 novembre 1815, il BnoTro nel 29 settembre 1824, tutti e tre benemeriti di questa chiesa, essendo i due ultimi fabbricieri
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LA CERTOSA. 5g J OBII.T 31DVIII I AN. PATRIARCHATVS SVI e fu celebrato con latino elogio da Gianfrance-| mi. sco Filomuso: Oratio Jo: Fraririsei Philornusi Pisauriensis in ingressu reverendi patriarchae Antomo Svriano , o Soriano fu figliuolo di veneti : in 4 °senza nota di luogo, anno, o stam-Giovanni q. Antonio, e di Orsola Civran figlia patore. Portò il Suriano nel seggio patriarcale
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etiam creditus scripsisse vittim D. Ioannis Ei’ptistiie Nani nobili* Veneti. — E a p. 37 ove parla di Cornelio Merendella dice: nec onatten-du.m reor aliquos existimare huiic ipsum Cor. nettuni Merendellam auctorem esse vitae Io-Baptistae Nani in Historia monastica ms. Hie-ronymi a Potentia relatae quam tamen ahi Cornelio Codanino adfudicant. Cosicché si vede che auche l’Armelioi dubitava qual fosse l’autore
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che lo scritto sia di un qualche maligno invido della gloria di Fr. Paolo. ivi p. 457. col. 2. linea 44- A rischiarazione circa lo stemma de’Morosini. Sbarra e Banda è tutt’uno per li Veneti scrittori : ma veramente i blasonisti distinguono l’una dall’altra. I Morosini de’quali si parla in questo articolo sono quelli dalla Banda, ivi p. 481. colla 2. linea 14. Ilo veduto posteriormente il libro : Caroli
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al n. gg'iB della Bibl. del Re) ricorda la detta Cronaca scritta avec beaucoup de .min, e non registra le dette parole Incorno Guidar ec. alle quali forse egli non avrà badato, credendolo il trascrittore, anziché l’autore. NELLA CHIESA DI SANTA MARIA MAGGIORE Fai. III. pag 451. e 514. Di un individuo della famiglia ton, o tonno abbiamo alle stampe: „ Josephi Tonni Veneti ,, Responsio Consultoria
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i86 S. SEBAÍ plari che variano dalla p. 4^5 alla pag. 488 inclusive le quali si veggono essere state ristampate : imperciocché alcuni alla pag. 488 terminano colle parole nullum a Romano pontífice aut ecclesiasticum aut saeculare benejìcium consegui possunt. Ed altri continuano nella stessa pagina con altre sedici linee : quo quidem facto pontifex non parum doluit ec. usq. Romamqtie reversus a pontífice magno gaudio excipifur ( si parla del cardinale Marcantonio Darnula ). Malgrado però che fosse stato ordinato di levare dalle copie impresse le dette parole offendenti Pietro Davila', nondimeno negli esemplari va-rii che mi passarono per le mani le vidi sempre, e non furon levate che nelle ristampe seguenti. 2. Rerum Venetarum ab urbe condita ad annurn MDLXXV historia Petri lustiniani patritii Verteti Aloy. F. senatoris ordinis viri amplissimi nunc ab eodem denuo revisa, et rerum memorabilium additione exornata. Curri Indice locupletissimo. Cum privilegio . Venetiis apud Ludovicum Avan-tiurn M. D. LXXV. fol- Sul frontispicio vi è l’albero col motto pax ai.it artes impresa del- lo stampatore. K prHmessa la lettera del Giustiniano a’capi de’X, e l’altra al duge Girolamo Prioli. Avvene poi giunta una terza del- lo stesso Giustiniano al doge Alvise Mocenigo affinchè difenda 1’ opera da’ morsi dei detrattori. Segue 1’ epitome de’ libri i quali non sono più XIII nè colla distribuzione primiera, ma sono XVII ( diecisette ) diversa-mente partiti. Indi le lettere del Barozzi, del Riccio, del Conti, e ven’è di pii una dell’autore a Gregorio XIII ove dice che col mezzo dell’ ambasciatore Giovanni Soranzo gli fece pervenire l’istoria- Sonvi da ultimo tre epigrammi latini, uno del Giustiniano al lettore, l’altro di Francesco Zanio, e il terzo di Dante Riccio in laude dell’ autore. Vien 1’ indice copiosissimo che richiama le cose contenute in tutti i XVII ( diecisette ) libri ; e poi l'errata corrige, dietro il quale è un carme« di Bernardino Partenio da Spilimbergo all’autore. Da ultimo l’opera che termina col la pagina 477 comprendente i diecisette libri, e in fine. Venetiis apud Ludovicum A-vantium MDLXXV. Il Giustiniano fedele agli ordini avuti, e alle osservazioni fatte sopra la sua storia, ornmise, e corresse, ed aggiunse ciò che si doveva ; e frall’altre cose levò il passo che riguarda Pietro Davila che in questa ristampa avrebbe dovuto leggersi nel libro IX al principio della pag. 222. Levò via un altro passo relativo alla famosa Accademia Badoara ( della quale ho a lungo parlato ne’ volumi II e III dell’ Opera mia ) il qual passo è a pag. 480 dell’edizione i56o, e qui avrebbe dovuto stare alla p. 4oi in principio; e in effetto lo tolse ben a ragione essendosi già veduto qual sortad uomo era il Badoaro non degno certamente della laude che davagli nella prima edizione il Giustiniano. Aggiunse e corresse altrove molte e molte cose, come può chiunque vedere col confronto delle due edizioni. Devo però notare che gli esemplari di questa edizione i quali abbiano il libro XVII ossia l’ultimo, sono estremamente rari, e fra i tanti che mi passsaron per le mani non vidi che due soli di completi, cioè uno nella Marciana, l’altro nella libreria delle storie d’Italia de’ fratelli Coleti, la quale nell’anno «corso i834 comperata dal librajo Gaetano Can-ciani, fu da esso tutta integra venduta a un signor Inglese, e in Inghilterra è passata. 5. Rerum Venetarum ab urbe condita ad annum MDLXXV historia Petri lustiniani ec. ut supra. Venetiis apud Ludovicum Avan-tium. M. D. LXXVI. fol. Questa è la identica edizione del MDLXXV , da cui , levato il frontispicio coll’anno M. D. LXXV, si è sostituito quello coll’anno M. D. LXXVl. Ma questo sarebbe poco male. Si fece di più. Fu strappato elevato da quasi tutti gli esemplari che rimanevano nel magazzino invenduti il libro intero XVII ch’era compreso nelle pagine 469. 470. 471. 472. 473. 474* 475-476. 477 ; si ristamparono le pagine 4^7-468 che sono le ultime del libro Xvl e in fine vi si pose : FIXIS. VENETIIS APVD LVDOVÍCVM àvaxtivm. m.d.lxxvi, oltre una carta coll’impresa dello stampatore Avanzo; e perchè non si vegga la mancanza si sono levate due pagine dell’ Epitome dov’ era 1’ epitome del libro XVII, e si ristamparono finendo coll’epitome del libro XVI. Ma tutto ciò fu fatto scioccamente mentre ognuno s’accorge della mancanza, 1. perchè sebbene sul frontispicio si dica che la storia è protratta usque ad annuiti MDLXXV, l’opera mancante del XVII libro non giunge che al i5y5, giacché gli anni 1574 e 1075 sono compresi nel libro XVII. a. perchè non essendosi fatto alcun
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di questa chiesa di S. Zaccaria dedusse- vedesi (e m’ appello agli intelligenti dell’ arte) ro essere coteste immagini ,, un documento che tanto le colonne quanto i capitelli e gli or- M irrefragabile della soggezione de“ Veneti agli namenli di quelli sono scultura del secolo XV, ,, Imperatori di Oriente, „ cita l’Opera del certamente eseguita allorquando si rifabbricò Filiasi nel T. V, e il Cicogna. Inscrizioni
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S. ZACCARIA. 1 3 1 a' dazii sull’ olio, legna , e grassina , dalla voce zionali veneti girare senza molestie colle loro Ternieri che significa venditori di tal classe di mercatanzie negli stati di essa regina. merci ) avendo prestato ducati too; e del i5aa Palfero aggiunse malamente sns dopo PO- fu eletto savio sopra gli estimi della Padovana sterisq. e Trivigiana, come registra il Sanuto
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CORPUS Il titolo del libro del Quattrocchi è : Disputano Alberti Quattrocchi, medici veneti de of-ficinae pharmaceuticae veris et legitimis antiquorum ponderibus, in qua comprobatur, pondera monetaria veneta respondere iis, quibus aelate Galeni utebatur antiquitas . lluic quoque accedit epitome mensurarum graecis, ro-manis, et arabibus medicis ohm Jamiliarium. Ad almurn physicorum venetum
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, e Venerabili Veneti che si attribuiscono allo stesso patriarca Tiepolo . Oggidì pur veggonsi nello stesso sito questi quadri, i quali sebbene non siano gran cosa come pittura 343 (comunque di buoni pittori ) o poco 0 nulla contar si debbono dal lato della iisonomia de’ dipinti di’è fantastica (tranne alcuno cavato da più antiche immagini ), pure sono pregevoli per la veneta sacra storia
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Abbiamo di lui : 509 1. Apollonii Per gei philosophi, mathematicique ' excellentissimi Opera per doctissimum philo-sophurn Joannern Baptistam Memum patn-tiuin venetum mathemaùcharumq. arlium in urbe veneta lectorem publicum , de grae-co in latinum traducía, et noviter impressa. In fine Impressum ienetiis per Ber-nardinrn Bindonum Mediolanensemadinstan-tiam magnifici domìni Joannis Mariae Memi patritii veneti
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invece che a Paulo Spinellio. Contiamo un altro scrittore più antico di questo cognome, cioè Cesare Spinelli di cui trovo registrate le cose seguenti. i Carmen Caesaris Spinelli quod inscribitur Athesis ad clarissimum Aloysium Contare-num equitem et dignissimum Veronae prae-fectum. Venetiis per Dominicum de Farrit i573. 4. a. lolas Caesaris Spinelli veneti reverendis in Chrìsto patribus Societatis lesu dicatum
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Memmi Venetiarum inclyti ducis Josephi Malumbrae Veneti ipsique serenissimo principi dicatus. Venetiis. Deuchmus. 1612. 4- Sono esametri latini preceduti da varie poesie latine in lode dell’ autore scritte da Girolamo Vendramim S. M. R. ; da Cesare Querini ; da Nicode-mo Ceragra (del qual Nicodemo si dice in Humilium A endemia Affectuosi nuncupati) ; da Alessandro Ziliolo figlio di Giulio, da Alvise
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1834
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da le Lanz-e si trova in più nostre cronache anonime italiane con poca diversità di parole. pag. 201 insc. 29. Gabriele Arcangelo Zavanti, che fralle varie minori cariche proprie de’ Veneti cittadini sostenne anche quella di Deputato al Libro dei Nobili nel Maggior Consiglio e ad altri Registri occorrenti per la regolare distribuzione degli oflizii, ebbe l’incumbenza di trascrivere le venete Leggi statutarie
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1834
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r,72 S. GEORGIO MAGGIORE die per figlia Mobiliata (l). E dal Sinuto a p. stino Grarlenigo ve*coi<o di Ceneda descrive li u/f (anno 1177) si sache aveva un altro figliuolo suddetta moneta Nell’alira operai/t* Moneta di nome L>- '»i (scr Luigi '/Anni dì /riesser lo Italioti di Filippo Argelati (pars V. p. aq Me-doge), il quale fu uno de’dodici nobili eletti ad diolani 17Ì9. 4) s' ricorda la moneta del dooe accompagnare Ottone figlio dell’imperatore l*'e- Sebastiano Ziani, ma vi si descrive un conio di. derico, che (secondo alcuni) andava con due verso dal precedente, cioè da una parte leggeveneti oratori al detto imperatore per traitare si s. ziatti- dvx e nel mezzo le lettere v. n. c. £. la pace. interpretate per vevicc, Venecia, disposte in for-Nell’ Arsenale di Venezia indicasi comune- ma di croce; e dall’altra nel mezzo una ero-mente a’forestieri lo scudo, l’elmo, e la spada cetta con quattro gigli negli angoli, e attorno che spettavano al doge Sebastiano Ziani ; ma il s. junevs. Antonio Menizzi a p. 78 dell’anoni-chiarissimo amico mio ingegnere Casoni a pag. ma sua opera ¡ielle Monete de'Veneziani dal ■2.0. 24 della Guida per C Arsenale (Venezia principio al fine della loro repubblica parte l, 1829 12) nell’atto di descriverne il lavoro, assai (solamente) Ven. 1818 riportando il conio ragionevolmente dubita che sia fattura del se- che hanno li due Zanetti e il Carli, ed ommet-colo XII ; e se pur anche queste armi fossero tendo quello che ha l’Argelati, ne aggiunge un di quel secolo, non hanno alcuna marca onde terzo, il quale è simile a quelli delli Zanetti e si possa dirle sicuramente del doge Ziani. Di Carli, se non che invece della crocetta, hal'ef-pitture eh ' rappresentano il doge Ziani, vi sono figie di s. Marco circondata dalle parole s mar-nel Maggior Consiglio 'utti i quadri colla storia cvs. Ma, a dir vero, non sarei inclinato a predi Alessandro III e Federico Barbarossa; e nel- star fede a questo terzo conio. Rigetto poi nella sala del Consiglio di X un quadro di Lean- le moderne falsificazioni altre due monete che dio Bassano rappresentante lo incontro del doge il Menizzi alla detta pag. 78 dà intagliate in le-col papa suddetto dopo la vittoria di Salvore. gno, spettanti allo stesso doge Ziani. Egli pre-E’ vano in questi quadri rintracciare la vera ef- tende allegarle in prova e ratifica dell’impegno ligie del doge e del papa. con cui i C eneziani sostennero il sommo Pon-Dirò anche qualche cosa delle monete di que- tefice Alessandro 111 contra la persecuzione sto d-ige. Girolamo Zanetti a pag. 47 ^n~ intentatagli dall'imperniar Federico. La prima gionamento intorno l’origine e Vantichità, della ha in campo dal dritto una croce e nel contor-nioneta Viniziano (Venezia 1750 8) e nella ta- no il nome del doge cosi: sebast. zjax. dvx. vola al nurn. Vili dà intagliata in rame e de- v. d. e dal rovescio nel mezzo vkx. mclxxvii e scrive una moneta spettante al doge Sebastiano all’intorno inventio alexaw. ili. pp. ed è di ra-Ziani. Essa è di piccola forma, scodellata, d ar- me. La seconda, ch’è d’argento, porta da una gento, nel cui convesso è nel centro una ero- parte il leone alato in prospetto, col nopie al-cetta, e allo intorno le parole sf.b. dvx, cioè Se- ¡’intorno del doge sebast. dvx, e dall’altra in bastianus dux, e nel concavo un’altra simile campo un tempietto con la parola vexecia, e nel crocetta, ed all’intorno s. marcvs. Tale moneta contorno frideric ijip. alexan. p. Vedi quanto è pure descritta e incisa nel volume I. pag. 401 ho detto all’insc. num. 20 relativamente alla delle Monete e Zecche d’Italia del co. Gian falsificazione, o a dir meglio invenzione di co-Rinaldo Carli Rabbi (Mantova 1754. 4)- An- teste monete. che Guidanlonio Zanetti nelle Monete d’Italia Tutti gli storici e cronisti nazionali ed este- a [». 167 del voi. VIII cioè nelf Indicedi quel- ri parlan di questo doge. Un elogio in ele- le raccolte ed illustrate dal fu rnons. Gìannago- gantissima lingua latina è fra quelli dettati dal (1) Negli Annali Camaldolesi T. IV. pag. 5o4. 3o5 anno 1228 citando il testamento di Pietro Ziani, si dice : ,, In necrologio monasteri sancti Servuli Venetiarum ponitur sub anno se-,, quenti (1229) et mense martio obitu» Petri Ziani ducis. Filius dicitur Sebastiani Ziani du-,, cis, cujus memoria habetur sub mense aprilis, sicut etiam eodem mense Froibae ejus ma-„ tris, mense augusto Mabiliottae ipsius sororis, et mense decembri lacobi ejus fratris, ex ,, quibus monumentis illustratur genealogia Petri ducis benefactoris meritissimi plurium lo-,, corum piorum. „ Veggasi dunque la diversità del nome Froiba e non Troiga. Io non ho veduto questo necrologio di s. Servilio; vidi solo il testé riferito squarcio; quindi non so chi vada errato.
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Page 702
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1834
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ALLA CHIESA DI S. ZACCARIA 691 pite nell’antichissima chiesa, ciò non darà mai cornice su cui era scritta la epigrafe ivstas ef- motivo a chi ha un po’di sale in zucca, dicre- fundite preces ec. per sostituire una nuovacor- dere che esse sieno irrefragabili documenti nice dorata, non si tenne conto di quell epigra- contro la originaria libertà Veneziana. fe e si distrusse. Ho parlato perché si ricopias- E in questa disamina poi della libertà, io mi se ed esponesse, ma non fui esaudito. Cosi per riporto a ciò che dissi a pag. 44° dietro le os- seguire la moda si perdono le traccie storiche servazioni giustissime fatte dal Conte Manin ; conservateci dalle inscrizioni ; alla quale perdi- e adotto poi anche le belle riflessioni dell’ eru- ta procuro quanto so e posso di riparare io su ditissimo Domenico Crivelli a pag. 829. 5o 3i. questi fogli. Nella nuova cornice dorata altro della Storia de’ Feneziani. Secoli V7. VI. VII. non v’è che anno i835. VIII. Venezia. i83g. 8. pag. 108. Per celebrare lo ingresso del prete Andrea de-Martin a parroco di questa chiesa ho compilati alcuni Cenni intorno alla chiesa di santo Zaccaria di Venezia (Venezia dalla tipogr, di Antonio Cordella. i834- 4- ) ne' quali qualche cosa di più di quello che ho detto in questo volume li si troverà. Quell’opuscolo non reca il mio noma, ma si quello dello stampatore e offeritore Antonio Cordella. pag. 117. al num. 7. Il libro De contemplatione del Domenichi sta anche fra’codici Corrarii al num. 646. col titolo De contemplatione Dei Dominici Veneii episcopi Torcellani omnium liberalium artiuni et sacre pagine rnagistri. Comincia: Rmo.inxpo. patri et dno dno. lohani de Turecremata ec. Cod. cart. fol. sec. XVI. pag. 118. Il conte Costantino liosa Sicuro mori in Venezia del i856. adi 4. aprile. Vedi le Gazzette Privilegiate 7-9-13-16-18 aprile i856. nelle quali si parla di lui da Emilio dottore de Ti-paldo e da Georgio conte Roma. Abbiamo alle stampe: „ Piano di procedura „ e giudicatura per il tribunale criminale e-,, straordinario di alta Giustizia presentato dal „ cittadino Sicuro ed approvato dalla Munici-„ palità ec. Venezia 1797. 4-v 1° credo che l’autore ne sia Giovanni Sicuro; come Costantino è del seguente. ,, Discorso pronunzià dal cittadin „CostantinRosaSicuro in campo a s.Bortolomio,, in 12. senza anno e luogo, ma Venezia 1797. A Costantin Sicuro, il fratello Giovanni indirizzava alcune notizie delle cose avvenute nel 1797. nel Zante in una lettera che fu allora impressa: „ Lettera scritta dal cittadino Gio-,, vanni Sicuro dal Zante a suo fratello in Ve-„ nezia in data 5 luglio 1797. “ (Venezia, Casali 1797. 8.) pag. 119. in se. 9. Essendosi nel 1835 ristaurato il quadro di Giovanni Bellino, ed essendosi levata l’antica pag. j 21. colonna prima infine. La Relazione di Giovanni Cappello eletto ambasciatore al re Enrico II di Francia nel 6 ottobre i55o, statovi per il corso di quaranta mesi, e ritornato alla patria nel i554 è stata impressa ultimamente nel voi. I. Relations des Am-bassadeurs \enitiens ec. Pam i838. 4. pag. 124- Unea 4- colonna 2. Nel maggio i835 , ricorrendo la esposizione del Santissimo in questa chiesa di santo Zaccaria, nella quale occasioneèsolito distendersi una gran tela al di fuori della porta maggiore, venne inconsultamente attaccato l’uno de’capi della fune al collo della statua del titolare,ch’è di mano del Vittoria sopra la porta stessa, si che il peso della tela, tirò giù la testa, il collo, e parte della spalla, e «’infransero. Vero è che una goccia d’acqua per lunghi anni caduta su quella parte della statua l’avea ridotta a logoramento; ma è altrettanto vero essere riprovevole l’uso che hanno qui alcuni di raccomandare al collo delle statue, o agli ornati de’capitelli nei Campi dinanzi alle chiese, le funi per distendere cotali tele. p. 124. e voi. III. p. 5i3. e voi. 11. 44'- AlPOpere del Vittoria aggiungerò le notizie seguenti. 1. Busto in terra cotta di Apollonio Massa, il quale già stava nella Chiesa delle Convertite della Giudecca, ed ivi era stato da me veduto fino dal 1817, venne donato nel 1822 al Patriarcale Seminario, e vedesi in un salotto a parte sinistra entrando per la maggiore scala. L’epigrafe che v’era sotto, e che lessi in quella chiesa era: apollonivs massa medicvs et pro-cvrator monasterii. MDX.XXXVII. Cosicché abbiamo l’epoca dell’opera del Vittoria che è senza nome dello scultore. 2. Il Busto già indicato di Pietro Zeno fu donato al Seminario, e sta nello stesso salotto ove il Massa. Vi si legge nel zoccolo petrvs ze. e nell’orlo del Busto vi è l’età dello Zeno cosi: a. ae. lxv. e il nome dello scultore alex. Y1CT0R. F.
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p. 5i3). Ma già il cielo aveva segnato dopo tante gloriose azioni, una non men gloriosa morte a Federico; imperciocché capitano di 5oo cavalli partito poco appresso da Bergamo per ire alla difesa di Brescia contra Gastone ai Fois, overnator di Milano, generale de’ Francesi, opo aver Meramente combattuto fu ucciso; e Brescia venne ripresa dal nemico a’ 19 di feb-brajo di quell anno »5 12 ( ivi p. 317 ). I Padri Veneti
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, fu eletto ss basciatori veneti non portano seco li scagni. Iacopo Soranzo, nel giorno ed anno medesimo, Questa facezia del manto è ripetuta come a procurator de Supra mediante l’esborso di tratta dal Sansovino, da Luigi Contarini croci- quattordicimila ducati, secondochè scrive il fero ( Giardino , parte prima, pag. ago ), e da Barbaro; ma il Cornaro (T. X ** p. 553, 3g5) Iacopo Fiorelli agostiniano
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