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¿06 S. SEBASTIANO Cur ingentes labores mei, diuturnae vigiline, assidua studia, et exaspera itinera ? Cur frigo ris calorisque passio? Cur famis, sitisque tollerantia ? et cur sumptus infiniti, quos , ut aliquid scirern, consumpsi, non mihi gloriam aliquam comparabunt? Cur denique ad cul-men honoris eia tu s, et prò virtutis ratione non remuneratus fuero? Admirabuntur simula-tores, imperiti, et invidi quod ita ardenter glo-riarn eccpetem, et laudis me anxium nimis sol-licitumque censebunt. Quibus respondemus, quod veteri proverbio admonemur, ut ad rerum fastigio nitamur, si media tenere cupi-mus . . . . Quamvis enirn dora in patria natus educatusque sim ; optimisque parentibus prò-creatus, diviliis mediocriter ajjluens, cum ta-vxen ex chi uni et non nobilumi ( ut dicitur ) familia sim fortuna orlus, nullam inde laudem gloriamque expetere possum .... Tu solus igitur cui datum est posse, sapere, et velie si ligulari clementia tua poteris, si vis, me ad summum dignitatis fastigium sapienter efferre ... . Ma 1’ avere così di sè scritto il Polo sarebbe stata piccola stoltezza ; la maggiore poi in cui cadde , ella fu di volere , sebbene non addetto alla carriera ecclesiastica , farsi strada alle dignità della chiesa con un libro che fu proscritto dalla chiesa stessa, e che trovasi nel-l’Indice dei proibiti, siccome contenente dottrine e massime offendenti la papale podestà . Mori il Polo in patria nel i582 come attesta 1’ epigrafe e il necrologio di san Giminiano che dice a di 8 zener i.iBa m. v. il magnifico mis. Ant.° Pollo d' ani 4o in circha, e perciò non del 1098 che accenna il Ghilini nel detto suo Teatro ( tomo IV manoscritto nella Marciana) . Abbiamo dunque di lui: I. Antonius Polus venetus. De origine verae atq. falsae religionis .Patavii apud Simonem Galignanum . MDLXIX 4 dedicato ad Alvise Mocenigo senatore e procuratore di san Marco, e cavaliere della Maestà Cesarea. In fine : habita facultate a reverendo Inquisitore. II. Antonii Poli Venetì Lucidarium potestatis Papalis, septem libros complectens, cum privilegio. Venetiis apud Simonem Galignanum de Karera. MDLXXVI in4.° dedicato, come ho detto, ad Gregorium XIIIpontificem Romanum et successores . In fine della dedica è: Venetiis ex divi Marci platea, atque novae Procuratiae aedibus propria antiqua-que domo prope divi Gerniniani templum, III. no. decemb. MDLXXV. Quest’Opera il Tolo accompagnò a lutti i principi e signori Cristiani con una Lettera esortatoria di Antonio Polo venetiano mandata con il Luci-dario Papale a tutti li principi e signori cliristiani che sono fuor della santa chiesa católica romana. Dalle seguenti parole si comprende 1’oggetto.- Havendo dilettissimi in christo scritto il Lucidario papale che vi mando a donare, non per compiacere agli uomini del mondo, non per adulare, non per avaritia, non per gloria, et non alfine per aspettar qualche dignità ecclesiastica ( vuol giustificarsi forse di ciò che abbiam veduto poch’ anzi ) benche sia licito desiderare il bene et li governi del mondo per la salute de’ popoli, ma principalmente per manifestare la volontà di Christo, per unir li principi christiani, per estirpar l’ heresie, per esaltazion de la santa Chiesa, et per ridurre all’ ultimo all’ obbedienza del Sommo Pontefice Romano quelli che da lui ignorantemente o maliziosamente s' hanno ribellati per accostarsi alti Antechristi et falsi ministri della Chiesa. E qui con la eloquenza del pulpito eccita i principi ad abbandonar le false religioni, e le sette degli eretici, esortandoli a leggere il Lucidario come epilogo dela sacra scrittura e fascicolo di verità. Fu impressa questa lettera di poche pagine in Padova per Lorenzo Pasquati nel MDLXXVI in 4, e trovasi unita anche ad alcuni esemplari del Lucidario. Fr. Max. Be-niaminus Cremensis Inq. Paduae trovolla consentanea a’ dogmi catolici e 1’ approvò permettendone la stampa. Queste opere io vidi; le seguenti ricavo da altri. III. Digressio de circulo ladeo in defensio-nem Aristotelis adversus omnes Peripatéticos . Venetiis per Simonem Galignanum 1.578 4- IV. Dilucidatio veritatis in proemium physico-rum Aristotelis a nullo unquam Peripatetico explicatum. Venetiis per Simo nem Gali-gnanum. 1.Í78 \. V. Novum veritatis lumen in libris Aristotelis de Anima a nullo unquam Peripatetico ita perfecte cognitum . Venetùs per Simonem Galignanum i5^8 4. VI. Abbreviatio veritatis Animae rationalis Vil libris explicata. Venetiis per Simonem Galignanum 1578 4. Di lui fa menzione il Sansovino ( Lib. XIII
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Oli) S. MARIA DELL’ORTO capacità, per V alito di cavaliere di Giustizia nella eminentiss. Religione di Malta. Codice mss. in fol. presso il Consigliere Giovanni d.r Rossi del 17.50 in circa . 102 THOMYRl RHAMNVSIAE | IO; BAPTISTA RHAMNVSIVS | SENATVS VENETI SCRIBA | MATRI OPT. ET BENEM | POSVIT | M.D.XXXVIII La famiglia de’Ramusii, di cui fa menzione questa epigrafe, e che chiamasi Rannusia
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spada in mano quando che per fatai voler occulto la edificata per veneta mano fu presa la alarissima Methone. ( Argo vulgar. 12. al. registro c. 111. ) . Leggasi inoltre Pietro Giustiniano ( Hi st. Veneta 1.576, fot. p. 272. ). Nicolò Dogiioni ( Ilist. Veneta p. 516 ). Francesco Ver-dizzotti. ( Fatti Veneti T. I. p. 780) che ha per errore Zancani . Giovanni Sagredo ( Memorie de' Monarchi Ottomani
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in Venetia...... È poco dal Foscarini lodata cotesta Storia, perchè seguendo il Dogiioni l’autorità dello storico Nicolò Zeno il giovane, copiollo alla cieca, non evitando quegli errori »ei quali talvolta incappò lo Zeno, sebbene scrittore riputato ; ciò intendasi dell’ origine e delle prime gesta de’ Veneziani ; imperciocché pe’ tempi moderni il Dogiioni è annoverato fra’ buoni storici veneti
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; ma io qui deg-gio dire che il Manni non lesse bene nel Sansovino, il quale scrive cosi : all' incontro giace quel vescovo de Marzi che vivendo ec. dunque non di Marsi, bensi de’ Marzi suo primo cognome. Il Superbi (Lib. I. p. if^o Trionfo Glorioso) lo ha malamente posto fra’veneti prelati. 5 7* LAVRENTIO MAVROC. ET OCTA VIANO I FR. INCOMPARABILI ET PROBITATE | ET ILLI LINGVAR. BONARQ’ OMNIVM | LITERAR, HVIC
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( Scrittori Veneziani p. 54 ), dal Superbi ( Trionfo, Lib. Ili, p. 87), da Pierangelo Zeno, (Memoria de’ Scrittori Veneti p. 17 ) è registrato fra gli Scrittori nostri, perchè lasciò alcune sue Orazioni volgari molto scelte. A queste il Zabarella ( Pileo, pag. 18, 19) aggiunge un volume di lettere e un altro di poesie ; non credo però che alcuna di queste cose sia alle stampe. Nella libreria Soranzo
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, e dallo stile in genere deduco che 1’ autore voglia simular d’ esserVe-neziano, ma che non ne sia. 4. lo. Philippi Maynardi iurisconsulti Brito-norieusis in civitate Anconae advocati et sancti officii Consul’oris de privilegiis eccle-siasticis prò def elisione censurarum ec. ab impugnationibus .... D. Antonii Quirini se-natoris veneti ec. Anconae apud Marcum Salvionum. MDCVIl. 4. 5. Aviso sicuro
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2, 8 ° , e furono ristampati nel »556, 8.°. L’ altra è manuscritta, che non vidi, ma che vienmi indicata da un catalogo di cose patrie, degno di fede . 1’. un libro in pergamena dove sono miniate nobilissimamente tutte 1’ arme de’ veneti patri-zii tanto di case estinte, quanto di case viventi, in fíne del quale si legge: Antonio Zantani conte e cavaliere del papa Iulio Terzo da Monte, ec. q. s. Marco q. s. Antonio
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, et sordida munera ; Turchae Terga dabunt Venetis insidiosa piis : Et quae vela dabat vtntis, Astrea redibit, In Veneti ridens candida teda soli. Gaudeat ergo omnis Venetum praeclara luventus. Gaudeat ordo equitum, gaudeat ordo patrum. Principe sub roseo, Saturnia regna redibunt : Dona cadent ; hostes turpia terga dabunt. Paulus Bamnusius Ju : Ut. D. l5oi. Fra i molti che ricordano Paolo il vecchio
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CABITOLAR DI D.To MONAST. DEL 1676. D. O. M. i FRANCISCI CERCHERII, ET MARI AE CONIVGIS | HIC | SOLI EX TESTAMENTO CIÑERES | HOC INST1TVTO HAE-REDE MONASTERIO I IN ACTIS GREGORII BLANCONI NOTARII VENETI + D1EI V. MAR-TII . M.DC.LXXXIII. | CONQVIESCVNT. | OBIIT i XXVII. IANVARII 1 M.DC.LXXXIII. Su sigillo sepolcrale sul pavimento di faccia 1’ altar di san Zaccaria. Maria RvffiSi era figliuola
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S. MARIA DELL’ ORTO stile latino i commentari! stessi del Villardui-no. Ciò attesta e Girolamo Ramusio figlio di Paolo nella dedicazione del libro volgarizzato, e a pag. 116 e i5i del Libro III, e Paolo Manuzio nella prefazione a’Commentarli di Cesare che a Paolo Ramusio dirige , nella quale mettendogli sott’occhio la grandezza dell’ assunto, e la giovanezza dell’ età sua, lo anima a non ¡scomporsi, lo persuade a tenersi dinanzi il libro di Cesare, ad imitarne lo stile e la maniera, e a rivolgersi nelle cose dubbie a Giambatista suo padre: imperciocché patris tui virtus tua virtus putatur. E in effetto suo padre che nella Esposizione premessa al secondo Volume de’ Viaggi, dà un transunto di ciò che era per contenere la Storia che intrapresa aveva d’ ordine pubblico il figlio suo e che solo allora possessore dell’ unico testo francése di Villarduino e solo intelligente di quell’antico idioma, come attesta il Manuzio, ne aveva fatta la letterale versione, di cui ho detto parlando di lui, ha certamente giovato molto al figliuolo anche con questo solo volgarizzamento; comunque poi Giambatista morto del 155<7, cioè un anno dopo che Paolo aveva avuto la commessione di compilarla, non abbia potuto meglio ajutarlo fino alla fine. Ese-uì nondimeno Paolo lo incarico felicemente ettandola in bella lingua latina da lui chiamata maestra delle altre, e preferita alla volgare, intorno a cui non si era mai curato (secondo la testimonianza di Girolamo suo figlio) di pone-re studio alcuno per apprenderne le squisitezze . Non istette Paolo nei termini di una semplice versione, ma svolse più oltre anche gli storici nostri, traendo lumi da’secreti archi vii della repubblica, e da memorie e scritture autentiche portate fin dal 1204 da Costantinopoli in Venezia, non viste da altri storici, e ragguagliando il tutto cogli scrittori Francesi e Greci. Perlaqualcosa dopo avere consumati sedici anni in compilarla diede fuori tali notizie che senza scostarsi dall’originale dignissimo di fede converti l’arida narrazione di Villarduino in una fiorita storia. Essa meritò per conseguente gli elogi de’dotti e particolarmente di Carlo Uu F resne il quale la preferisce a quanti illustrarono o poco o molto il Villarduino ; e se nota alcuni errori dal Ramusio presi, questi versano o sulla mala interpretazione de’nomi di antiche famiglie francesi e luoghi vicini a Costantinopoli (nel che ognun vede quanto sia facile errare) e alcuni intorno al senso dell’originale,'sebbene, come osserva il Foscarini, potreb-besi talvolta sostenere l’interpretazione del Ra-musio a preferenza di quella degli altri. Quantunque l’Opera già approvata pienamente da-Riformatori dello Studio di Padova fosse comi piuta lino dal iS^o, e proposto si fosse 1’ autore di da rcene una edizione col testo francese, e colla versione latina ed italiana, pure per impedimenti sopravvenuti, e per la morte sua non potè adempire Paolo al suo desiderio . Girolamo però il figliuolo fece imprimere nel 1601 in Lione il Testo francese, e nel 1609 in Venezia il Testo latino del padre suo ctl seguente titolo: Pauli Rhamnusii Veneù de bello Consta/i-tinopolitano et Imperatorìbus Comnenis per Venetos et Gallos restilutis MCClV. Libri sex. Venetiis MDCIX. apud liaeredes Domini Nicolini. fol. grande. La dedicatoria è dell’ autore del x5y3 in data 4 settembre a Pier Giustiniano lo storico, a Iacopo Foscarini dottore, e a Bartolommeo Vitturi Capi del Consiglio de’ Dieci. Siegue una Tavola degli autori dalle cui Storie compilò il Ramusio la sua, indi un breve latino carme Oda vìa ni Menini, e un epigramma latino Polycarpi Palermi /. C. Ve-ronensis academìcì philarmonici et Ricovrati in laude dell’opera Ramusiana (1). Girolamo poi non solo ebbe la cura di darci il Testo Francese di Villarduino, e il l esto latino del padre, ma a compimento delli paterni desi derii e degli obblighi impostigli, volle darcene anche una traduzione da se latta, e stampata cinque anni (1) Unica è questa edizione latina; e se trovansi quasi tutti gli esemplari colla data 1634» non è che un inganno operato da Jacopo Gaffareilo il quale sendo in Venezia incaricato di procurar libri per il Cardinale di Richelieu, raccolti (non si sa a qual fine) gVi esemplari dell’ Opera del Ramusio, immaginò una fìnta ristampa di essa, mutato l’intero primo foglio, sostituita a quella di Paolo una sua dedicatoria al Cardinale, levati i versi delMenin e del Palermo, levata la Tavola degli autori, alterato il frontispizio, e aggiuntovi un avviso a’iettori che comprende i nomi degli autori consultati dal Ramusio. Ma 1’ edizione e l’Opera è la stessa, tale apparendo e dal carattere e dagli errori che sono gl’identici dell’esemplare 1609. Il titolo posto del Gatfarello è il seguente: De bello Constantinopolilcino et Imperatori-bus Comnenis per Gallos et Venetos restitulis historia Pauli Ilamnusii. editio altera ad Eminenlissimnm Cardinalem Ducerti de Richelieu Parern B'ranciae ec. Venetiis apud Marc. Ant. Brogiolurn. MDCX.XX.1V, Tom. II. 43
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in eden-dis libris etc. Patavii 1719. 4- II. Christophori Marcelliprotonotarii apostolici patricii veneti universalis de anima traditio-nis opus. Librici. Venetiis apud Grego-rium de Gregoriis i5o8. fol. III. Ejusdem. Oratio ad lulium II. poni. max. in die omnium sanctorum in Capella habita (Romae) senz’anno e stampatore, dedicata al card. Dom. Grimani. IV. Ejusdem. In quarta Ita ter a non. condili sessione
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’ ora collocato dal principe negli ufficii proprii de’ veneti ori-ginarii cittadini . Uno di questi si ¡fu il gravissimo magistrato sanitario, solito darsi a persone fedeli, secrete, capaci, e per fama, e per onore ragguardevoli. Cominciò ad esercitarlo nel 1576 al momento della fierissima pestilenza ; ed in esso, senza temer della salute e della vita stessa, gli furono confidati i maggiori ed i più importanti
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di alleanza con Amedeo duca di Sa-voja e la repubblica Fiorentina per opporsi al Visconte. Fu nell’anno stesso con Andrea Con-tarini inviato di nuovo a Martino V per gli affari del Friuli, ma inutilmente. Nel »4'J7 to^a da’ Veneti al Visconte la città di Brescia , fu [»rimo rettore Fantino; e nel 1428 per conchiuder la pace co’ Milanesi fu egli uno de’ tre deputati veneziani ; quindi conchiusa, passò
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, avremo memorie in diverse lapidi,’. Fra gli autori che di essa trattano è Francesco Sansovino nella Origine e fatti delle famiglie illustri d'Italia ( Venezia presso Altobello Salicato, 1609 4> Pag- 29® e seg. ); il padre Codagli nella Storia Orceana p. 6 7, e nelle annotazioni p. 2a; Ottavio Ferrari nell’opuscolo Origo et stemma gentis Mar-hnenghae. Patavii 1671 4; e principalmente gli storici veneti
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eardinal Zurla, che pose il Ramusio un riparo alle infinite scorrezioni corse nelle precedenti edizioni, e in ciò potè riuscire co) ragguaglio di codici e di stampe e delle diverse versioni, tutti posatamente sulla lance della critica ponendo per dare alla Raccolta sua uno de’più interessanti pregi, e alla patria una maggior prova dell’amor suo, e della sua estimazione per il più illustre de’ Veneti
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incontro, e accompagnare per gli stati Veneti Barbara figliuola dell imperatore Ferdinando I, la quale andava sposa ad Alfonso II d Este duca di Ferrara. Che questa Barbara fosse figlia di Ferdinando il dicono gli storici nostri Morosini ( T. II. a 16..) Giustiniani ( ediz. 1576. p. 421, ) ed altri, non che gli storici forastieri ; per la qual cosa è manifesto errore il leggersi su questa lapide caroli
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1834
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9. 3'f3- Il Milizia nelle Vite degli Architetti lier Jacopo Parma, quanto all’illustre amico -Andrea Rigato. Osservazioni sopra Palladio mio dottor Filippo Scolari - Fabio MutineUi Padova 181 1. 8-7/ Cicognara Elogio di A. Pai- a p. i53 degli Annali Urbani Veneti del seco-ladio fra quelli dell’Accademia Veneta di Belle lo XVI. Venezia i858. 8. dove si ha in lito-arti. 1810- Il Tiraboschi nel T. VII. p. 725
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. Raccolta Correr. II. Re/azione tornato dal Reggimento di Vicenza 7 agosto 1069. III. Relazione tornato dal Reggimento dì Bergamo 1076. IV. Relazione ritornato dal Reggimento di l’adova adi 12 novembre i58y. (Queste tre ul-lirne stanno nel Generale Archivio con altre simili di Capitani e Podestà Veneti tornati dalla Terraferma. Ma venendo alla serie delle Orazioni, degli elogi, dell’opere a lui dedicate
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Pizzichi. Firenze. Magheri. 1828. 8. s» Qui mi richiama alla memoria il celebre Cro-« cifisso di legno, eh' è in essa chiesa ( di s. Geòrgia Maggiore di Venezia) su di un » altare, il quale da alcuni scrittori veneti vuoisi sia quello fatto dal nostro Filippo di n ser Brunellesco. Di esso così scrive il Borghìni a p. 2.54- del suo Riposo : Donatello „ avendo finito un Crocifisso di legno che oggidì
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