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del doge, il quale nel 17 gennaio d’ ogni anno visitavaio solennemente . Leggasi la descrizione della vittoria riportata allora da’ Veneti, e la instituzione della visita nel volume III de//’ Origine deUe Feste Veneziane di Giustina Renier Michiel p. 247. 291. Coll’atterramento e del Seminario e de’ vicini luoghi disparve anche quest’Ospizio. Ciò premesso ad illustrazione dell’epigrafe che il rammenta
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che ciò gli recava sommo fastidio, non essendo essa altro clip un abbozzo imperfettissimo venuto fuori dalla penna senza nessuna arte nè cautela. Non deggio poi tacere essere stati da taluno mal attribuiti altri scritti al Micanzio, e fra questi l’opuscolo eh’è nel libro Theologorum venetorum Joan. Marsilii, Pauli Veneti, Fr. Fulgentii ad excomunicaùo-nis ec. responsio. Venetiis. 1673; imperciocché questo fr
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DAL OGLIO | VICARIO I ET COMPAGNI Scolpita su uno de’ pilastri della Cappella eh’ era già della Confraternita di S. Maria Elisabetta instituita nell’anno i545, come dalle Vite de' santi Veneti T. IV, p. 66. sul qual pilastro vedesi a bassorilievo la visita di Maria Vergine alla detta santa. 26 BARTHOLOMEVS PAVLI GENVAE DOCT. F. LVCRETIAE FORESTAE VXORI DILECTISS. ANT.° FRATRI VNICO PARENTIBVS SIBI
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Maria Cavalli veneto de’cherici regolari minori. In Venezia per Lorenzo Baseg-gio MDCCXLI. 4- di pag 18. Le Novelle Letterarie di quell’anno a p. 98 dicono che egli allora faceva udire le sue prediche quadragesimali in s. Cassiano; e lodano in quel libretto lo ingegno e la facondia del Cavalli. 3. Gregorio Cavalli stampò: De divi Vincentii amore in Deum fr. Gregorii Cavalli veneti ordìnis carmelitarum
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, eche perciò dalla Marciana ove oggi esiste, era stato trasportato con altri capi d'opera in Francia nel 1797. Esso dunque tornò con una annotazione mss. che dice : Les Madri-gaux sont d’ une execution facile. a. Ludovici Balbi veneti missae quinqué cum quinqué vocibus una ex quibus alternatiin canitur, nuper in lucein editae et impressae, quorum nomina sunt haec: Missa : Ecce mitto Angelum meiim
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S. AGOSTINO 56 an ipsi Cicero debeat. Non era minore in lui la erudizione e l’aggiustatezza della critica ( argutum judicii acumen ) che lo distinguevano eminentemente dalla moltitudine degli editori e dei commentatori. Si fanno elogi eziandio alla maniera sua nel punteggiare , e alla dilicata sua coscienza per cui da alcune sue stampe fece levar via ciò che era alquanto licenzioso ( Zeno Fontan. II. 59 ). Fu quindi in sommo favore appo i grandi, ma la sua fortuna non fu al valor suo proporzionata. Ebbe pero anch’egli molti invidiosi, e censori, fra’ quali fu per qualche tempo Francesco Robortello. Questi nel libro: De convemenda sup-putadonis Livianae -ec. Patavii 1557. fol. fece vedere varii errori da Paolo presi nell’interpretare e correggere i classici ; e nella dedicazione a Giovanni Donato dice che lo fa per vendicarsi : Et quotiiam Manutius etiarn mhd uri-quam edidit ante quatuor annos in quo me modo clarn modo aperte non carperei : illius quoque errata multa demonsirabo : e nel Capitolo XXXIX parlando di Paolo dice : Non amo diligentes impressores ego, si praeserlim ab inscida proficiscitur diligenlia tam magna . Vero è in fatti che eziandio il .Ylanuzio diceva male del Robortello, e in una lettera al Mure-to (III. num. 5.) senza nominarlo scriveva: Cu in i/lo, qui mihi nunquam placuit impuro houiine, si quid adversus me, suscipe ( ego in tuis iniuriis soleo) et sustine proelia'. nervos enim habes. il le, nostram vicem, ulciscetur sua malefacta. nam invidia rumpitur. et habetquod indmis eum sensibus dies noctesque excruciet ec. Ma tornò a rappacificarsi con lui essendone stato mediatore il cardinale Girolamo Seripan-do (Epist. V. num. 27 ), scrivendo il Manuzio allo stesso Robortello: magnani habeo gratiam Ilieronymo Seripando quod ab aliqua nos ob irnitadonem virtutis exorta simuliate ad sum-mani benevolendam conjuncdonemq. traduxit. Anche Gabriello Barri tacciò il Manuzio di plagiario chiamandolo a vis irriplumis et furax insigni*; ma il Tiraboschi ne lo difende assai bene (VII. Papa I. 281 ). Nel Pope Blount ( Censura p. 718. 719.) si veggono oltra gfi elogi anche le censure che furon date al Manuzio, come a dire, che per risparmiar fatica nel leg- 2. gere gli antichi autori ricorreva all’ indice, e se non trovava in esso, diceva che non v’ era nell’opera ciò che cercava;cbe sebbene scrivesse assai coltamente in lingua latina, pure imbrattò i suoi scritti con parole nuove ed arbitrarie . Ma molto maggiore è il numero degli amici e lodatori suoi, ed a quelli che abbiamo ricordati in principio, si ponnoaggiungere i seguen ti: Carlo Sigonio, Ottaviano Ferrari, M. Antonio Mureto, Iacopo Bonfadio, Paolo Ramusio, Bernardino Partenio, Annibai Caro, Bartolom-meo Ricci, Mario Corrado, Francesco Cicceri, Bernardino Tomitano, Sisto Medici, Orazio Toscanella, Gianvincenzo Pinelli, Sperone Speroni ; anzi il Partenio, il Tomitano, e lo Speroni, introduconlo a ragionare ne'loro dialoghi; ma però quest’ ultimo nell’atto di laudarlo perché il suo stile latino é vicinissimo a quel di Cicerone, perchè era dotto in ogni arte e scienza, perchè esercitato nella memoria sapeva a mente tutta 1’ Eneide, lo rampognava perchè non voleva saperne di lingua volgare sostenendo falsamente che la nostra lingua non era atta a trattar elevati subbietti, e le azioni de’moni rchi, e le guerre, e le paci; soggiupgendo poi lo Speroni che il Manuzio non conosceva che il nome della lingua italiana ,• e infine conchiudendo che Paolo valeva molto come letterato, ma poco come stampatore- (Notisi che lo Speroni era stato offeso perchè i suoi dialoghi erano stati impressi allora da Manuzii in forma assai bassa.) Altri più sonvi letterati di quel beato secolo amici e ammiratori del Manuzio, il nome de’ quali si potrà raccogliere anche dalle Lettere di diversi allora impresse . Molte opere ci ha lasciate il nostro autore . Ommettendo di registrare le tante sue prefazioni o lettere dedicatorie sparse ne’ varii libri impressi dagli Aldi e anche da altri, ed osservando in generale che non usciva opera, per così dire, dalla sua officina che non fosse rivista, corretta, migliorata anche da Paolo, il che facilmente rilevasi dal catalogo degli Aldini, noterò, quanto brevemente mi sarà possibile, i Commenti suoi a’ classici, e 1’ altre sue opere proprie. 1. ili. T. Ciceronis epìstolae famiìiares. Pauh Manudi Scholia quibus et loci familtarium, epistolarum obscuriores explanantur ec. Ve-netis apud Aldi filios MDXL. 8. fu ristampato altre volte, e anche Lugduni 154-5. 8. M. T. Ciceronis Epistolae famiìiares dictae etineas Pauli Manudi Commentarius. Ibid. MDLXXIX. fol. Fu ristampato altre volte. 3. M. T. Ciceronis Epistolae ad Atticum ad M. Brutum ad Q. fratrem . Pauli Manutii in easdem Scholia ec. Ibid- MDXL. 8. fu ristampato.
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latini in morte di Maria Badoara; e un sonetto in lode di Andrea Valier . Di lui fralli altri fanno menzione, il Superbi nel libro I. a pag. 121 del Trionfo degli Eroi Veneziani chiamandolo uomo di singoiar ingegno, dicitore leggiadro et eloquente ec. ec. suo contemporaneo ; Pierangelo Zeno a p. 55 della Memoria de' Scrittori Veneti patritii. 1662; Leone Allacci in Apibus Urbanis p. 57
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s. AGOSTINO Recanati. Editore fu il cb. Pietro Santini medico fisico, che le trasse da un codicetto a lui somministrato dall’eruditissimo nostro sig. ab. Bettio bibliotecario. Sono queste stanze scritte con assai purezza di lingua, io. Varie Memorie manuscrilte lValle quali una sopra il merito de’ Patrizii Veneti nello studio della botanica, è ricordata dal eh. ab Moscbini. i a. Molte Lettere
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di Feltre p. 106. 157. Conservasi poi nel Museo Correr un codice cartaceo in fol. del secolo xvu., che mi fu fatto vedere dal signor Filippo Trois vigilantissimo amministratore della sostanza Correr, contenente le Inscrizioni già erette a’ Rappresentanti Veneti in Treviso, e cancellate in obbedienza del Decreto accennatomi dal Calafà. Il Codice sembra quel desso dedicato dal raccoglitore
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, stava una elegia Johis Gusmatii Veneti decr. doc. plebani S. Mariae Novae ven. in Antonium Longum detr. doct. plebanum sci Eustachii. Bernardino GusMazio suo nipote per parte di fratello era canonico di S. Marco. Nel febbrajo i5>4 «1. v. cioè i5i5 fu eletto piovano di santa Maria Nuova; e mori del i566, sendo vissuto nella carica anni circa cinquanta, come dall’archivio della Chiesa trasse il Corna-ro
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origfnarii non era-Fu Scontro alla scuola della Carità; Quader- no che gentiluomini Veneti del secondo grado, ni#r della Procuratia de Supra ; Gastaldo du- venne poi particolarmente ammessa a Consigli cale della Procuratia stessa. Posteriormente nobili, e decorata di titoli. Imperciocché fino cioè nel 1806 fu eletto Governatore della Com- dal 1730 Giambatista co’suoi figliuoli fu ag-missione Amministrativa
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Gabrielli q. ilarissimi D. Silvestri in laudem reverendissimi cardinalis I). B. Zeni patritii veneti (in 4- senz'anno); eh’ è però il t5oi. Il Sanuto ne’Diarii (IV. 19) dice: Adi 16 giugno 15o 1 fo comemado a far Cobsequio funebre de zorni 8 continui al Cardinal Zen in la chiesia di san Marco presente il pren-cipe con la Signoria e il Senato, e fece Cora-tione funebre in soa laude c. A molo Gabriel
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Lorenzo Longo nobile Veneto. In considerasse da novo. Questo Nicolò Longo Venezia 1753. appresso Antonio Bortoli in 12. registrato anche da Pier’Angelo Zeno nella Poco favorevole giudizio fu dato di quest’opera Memoria dei Veneti scrittori patrizii ( p. 72. nelle Novelle Letterarie del 1764. a p. 069. Ila ed. 1662 ), io lo credo figliuolo di Antonio q. premesso, vi si dice, i autore a chi legge
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; per modo che assai dolorosa riusci la rinuncia che ne fece allor quando nel 1787 a" 18 di agosto fu promosso alla dignità di primicerio della Basilica Marciana . Questa egli tenne fino all’ anno 1807 in cui, com’è detto, la Basilica sede divenne de’ veneti Ordinarii; e mori nel 1810 a’ j 8 gennajo ultimo non solo de’primicerj, ma anche della cospicua famiglia sua che abitava a’Ss. Simeo ne e Giuda
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la cancellazione delle Inscrizioni erette in Terraferma a’rappresent. veneti p. 476. 1694. In febbrajo • Combattimento a Scio fra l’armata veneta e la turchesca. Relazione di essa p. 141 • Vi muore Nicolò Pisani p.229.
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Veneti. Le quali tutte cose procacciarongli poi quel misero, (ine che io vengo a descrivere sulla fede di una contemporanea Memoria manuscritta che cotiserva-vasi già nella Libreria di san Francesco Grande di Padova, e che a me viene somministrata da’ manuscritti Marciani. « Fra Fulgenzio di » Venezia parti per Roma al principio d’ago-si sto 1608 con patente di salvocondótto ara-» piissimo del nuncio
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LA CERTOSA. latina 19 maggio (XiUH. calen, iunìas) i5o8 diede partecipazione della morte in quel giorno seguita al nepote del nostro patriarca, e accom-pagnogli una elegia latina e un epitaffio scritto nel giorno dopo *0 maggio. L’opuscolo a stampa è: Elegia in obitum R.mi patns Antonii Suriano Venetoru/n patriarchae per monachimi Carthusien. aedita (così). In line: Exarata in Carthusiana eremo sancii Andreae de littore Venetis ( cosi ) . XIli. calen, iunias M. fì. Vili. = Zacharias Benedictus Vicen-tinus monachus Carthusiensis insigni artium doctori Antonio Suriano patricio veneto S.D.ec. In questa elegia però l’autore non fa motto, come nè anche il Marini, che il Suriano abbia lasciato opere manuscritte. In quanto alla inscrizione, ho seguito l’esemplare dal Gradenigo, che pone l’anno della età 5j, e i giorni a5. il l aifero e il Sansovino e gli altri pongono anni 5a e giorni »4 Ma il Marini dice chiaramente, che morì avendo anni 5y « mezzo ( arinus aut. aetatis iliius quinquage-simus septimus cu dimidio ), e quindi concorda col Gradenigo. 11 Sansovino poi lesse patrvo benemerito ». M. p. invece di PATRVO b. m. p. Il Cornalo che la riporta due volte ne’ citati passi, dice in uno mu sibi patrvo benemerito p. , e nell’altro ommette il sibi, che in effetto non vidi in alcun altro scrittore. Un ritratto di questo patriarca dipinto ad olio in pietra di paragone del secolo xvii. stassi nella serie de’ ritratti del patriarcale Seminario per dono fattone da don 'Giambatista Fontanotto, già Certosino. Esisteva nello stesso monastero della Certosa. Ma questa epigrafe, oltre al patriarca, ci conserva i nomi di Antonio cavaliere, di Agostino e di Michele, de’ quali è d’uopo parlare. Antonio Sv/uano nacque di Michele senatore, fratello di Antonio patriarca. Fece suoi studii a 61 Padova intorno al 1 5oo e 15c>5, siccome notò Giovanni Brunacci nell’ Opuscolo intitolato Pornpo-natius (Raccolta Calogeranu., voi. xu, p. xxx, xxxi ), e a Padova parimenti studiava nel 1 506, comeraccogliesida’diarii mss. del Sanuto (lib. vi, p. ao5),il quale narra come nel 26 marzo iòo6 nella nostra chiesa de’ Erari furon tenute pubbliche conclusioni dal Suriano, qual studia a Padoa, alla presenza e dello zio patriarca, e dell’orator di Francia, e di molti patrizii e- dottori . Diede egli fino dalla prima giovanezza saggi di grande riuscita. Antonius ( scrive il sopracitato Giovanni Mai-ini ) quem conspicitis bonarum artium philosophiae thè. ologià eque scientia imbutum, qui suapraestanti indole qua-lis vir sii futurus facile edocet et jam jarri prae se fert qua possit constantia et fide, qua. sa-piemia, consi/io et eloquentia res a senatu sibi tradendas peragere. E in fatto il pronostico si avverò ed Antonio fù dottore e senatore ripu-tatissimo. Ebbe sostenute in città le cariche di Governatore dell’ Entrate, di Auditor vecchio, e fu ornato del grado di Consigliere, e di Savio del Consiglio. Fuor d’ essa era nel ìSia ambasciatore al re di Ungheria, e stettevi fin tutto il i5i4 ( Bembo Voi. lì, p. 027, e Libro mss. Ambasciatori ; e Sanuto. Diarii, Iih. xm e xiv, ec., ove per error di copia è detto figlio di Na-da/, e ove registrami le sue lettere e riferte dell’ambasciata ) . Trovavasi nel i.5a2 ambascia-tore ad Enrico VIII re d’Inghilterra, allorché l’imperatore erasi colà recato per trattar della pace o della rinnovazione della tregua ( JVLoro-sini, lib. 1, p. 49, 56 )• Indi essendo podestà a Brescia ebbe ordine di congratularsi coi capitani cesarei per la vittoria dalle armi imperiali riportata nel 1.^25 sotto Pavia contra i Francesi ( ibid. lib. 11, p. i3a ) . L’anno dopo i5a6 con Lorenzo Bragadino fu inviato a Carlo V, onde esemplare della quale trovasi presso questa Marciana libreria. E se la Elegia latina è opuscolo diverso, vedesi che fu .sconosciuto al Tiraboschi che non ne fa parola; ma già a questo eruditissimo uomo sono sfuggite altre due cose del Ferreri, cioè due delle molte selve da esso composte, che si posseggono dal marchese lanjacopo Trivulzio di Milano, come conosco da lettera a me scritta dal conte Leonardo Trissino. La prima di queste Selve è intitolata : Vicentini populi apologia ad Augustum Cesarem Maximilianum , dedicata al maresciallo Trivulzio, con lettera in versi esametri eh’ egli intitola Aestivae visionis Silva LXXXV, e in fine evvi la data: Mediolani quinto cal. augusti MDX. in 4- La seconda operetta è: Zachatiae Ferreri Vicentini ep. Guarien. ad amplissimum Marcum Praenestinum Praesulum S.R.E. cardi-nalem Senogalliensem. Divi LeonisX. Itinerarium Sylva CXIX. In fine vi è la data: Romae ter-tio k. aprilis MDXVJ. Divi Leouis X. pont. max. anno tertio in Ed altre opere del Ferreri nell' Ambrosiana esistenti si potrebbero aggiungere al catalogo dato dal Tiraboschi, coinè raccolgo da una memoria data al marchese Trivulzio da quel chiarissimo bibliotecario .
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). Girolamo Bertondelli ( Uistoria di Feltre. Venezia 1675, a p. 258, a >a). L’ Ughelli ( Italia Sacra T. V, p. i58, 378 ) . Agostino Superbi ( Trionfo degli eroi Veneti lib. i, p. 111 ). Francesco i’ola ( Inscri-ptiones pag. 876, voi. I. (Jpuscul. Novarini. Verona e 164.'», fol. ) . Vettore Sandi ( Storia Civile veneziana T. Ili, p. 322. supplem. ) . Flaminio Cornaro ( Cretae sacrae T. II, p. 100
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( pag. 109 , 110, ediz. 1763 ) ; il Zucchini ( Sestier di Castello p. i3o ) ; il GallicioÌli ( voi. V, pag. 56g); il Moschini ( Letteratura Veneziana voi. Ili, p. 264 ) ; r Orsoni ( Piovani Veneti p. ii4 ); e il ricordato Todeschini sopra ogni altro copioso e veritiero ( tom. II manoscritto de’ Procuratori di san Marco ) . Questa inscrizione poi oltre al serbarci la memoria del Seminario Ducale, serba
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del i4 )0 Cosi scrive Marco Barbaro nelle sue genealogie . Questa epigrafe che abbiamo e nel Palfero e nel mss. Moschini era propriamente in questa chiesa, e non in quella di santa Lucia, come errando indica il Cappellari. *7 MONVMENTVM IACOBI | BOZZE MARCI FI-LII CIVIS VENETI | A DOMINICO EIVS FRA-TRE | CONSTRVCTVM SIBI ET I POSTERIS | DIE XXVIIIIIVNII I MCCCCLXXXXVI. Iacopo Bozza . Dal mss. Palfero e Moschini
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