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S. ANTONIO. in latino Centumcellac), quanto monsig. Don-dirologio il quale nella serie de’ canonici di Padova (p-97) riporta come esistente nella nostra chiesa di s. Francesco della Vigna quella inscrizione eh’è nella chiesa di Orvieto, dicendo ex sbxatvs decreto invece che ex pvblico decreto. In occasione di questa morte Matteo Spinelli da Perugia stampò dodici distici latini intitolati: Tumulus R. et I. car. Marini Grimani Verteti. Perusiae i546. opuscolo che stassi nella Marciana , e che malamente venne indicato a p. 170 delle Memorie di Iacopo Antiquarj del eh. Vermiglioli. Perugia i8i5. 8. Il cardinale, che di altri più onori insignito venne, li quali per amor di brevità io tralascio , rimettendo i leggitori al Ciaconio, all’Ughelli, al Cardella ed altri scrittori delle vite de’Cardinali, fu uomo dottissimo nelle sacre pagine, eloquentissimo, grande mecenate de’letterati, e tale il dicono moltissimi autori fra’ quali Leandro Alberti (Isole appartenenti alPItalia. Ven. i58i. p. 91. tergo). Antonio Riccoboni (De Gymn. Patavino p. 47 )• D Tommasini ( Elogia Voi. I. p. i5i ). L’ Alberici ( Catalogo scritt. Venez. p. 61). Il Superbi (Trionfo Glorioso. Lib. I. p. 65). Nicolò Liburnio pievano di s. Fosca dedica al nostro patriarca nel i526. Le tre Fontane sopra la grammatica et eloquenza di Dante, Petrarcha et Boccaccio. Venezia pel Gregori 4-to. Alberto Pascaleo frate domenicano Udinese e poi vescovo di Chioggia, familiarissimo del Grimani, da cui nel 1535 ebbe 1’ arcidiaconato di Aquileja , introdusse il Grimani interlocutore nell’ opuscolo ohe dettò De optimo philosophorum genere. Venetiis i532. 4. ( v. Liruti. Notizie de letterati Friulani. T. III. p. 26 l , e Vianelli. Serie de' Vescovi di Chioggia . Parte II. p. 121 ). Bartolomeo Spina altro Domenicano dedicò al cardinale il secondo e il terzo volume delle sue Opere. Ve-netiis i555 fol. di che vedi l’Echard ( T. II. p. 122. 127 ) Bernardino Partenio da Spilimbergo ha un epigramma ad Marinum Grimanum card. Spilimbergum venientem aucuporum tempore ad nonnullorum haeresim tollendam . ( Carminum libri III. Venetiis 1579. c. 123). Malgrado però tutte le laudi che gli danno gli accennati autori, non potrà il Grimani andar netto dalla taccia che giustamente gli dà Pietro Giustiniani (Hist. p. 563), cioè eh» il cardinale era più presto atto alle cose di secolo , che della religione, e che il Senato non in vista di lui , ma per compiacere al pontefice si risolse di restituir Ceneda all’ ecclesiastica giurisdizione . Abbiamo di suo alle stampe : Commentarti in epistolas Pauli ad Romanos et ad Galatas . Venetiis. Aldus i54a-4- sebbene non siavi il suo nome: libro dedicato a Paolo III, e che venne malamente attribuito al suddetto frate Alberto Pascaleo ; non essendo però difficile che questi familiare del Grimani l’abbia riveduto e corretto. Il codice originale di questi Commen-tarii conservavasi , alla metà circa dello scorso secolo XVIII, presso il patrizio Vittore Grimani Calergi in fol. piccolo, in carta pecora , miniato da Giulio Clovio di nascita Schiavone , mentre quest’ artefice dimorava in casa del cardinale : del qual Clovio Apostolo Zeno possedeva miniato il canzoniere del Petrarca mss. in carta pecora , come apparisce dal catalogo de’ mss. Zeniani nella Marciana . L’ Orazione che nel i543 recitò a Cario V stassi nell’ Orazioni Militari raccolte per m. Remigio Fiorentino . l'enezia. Giolito il>6o. a p. 949, ed è tratta dal Giovio . Essa è pure nel Ciaconio ( T. III. col. 486). Nell’indice de’libri della Bibl. Barberina ( T. I. p. 499- Romae 1681. fol.) trovo ricordata dal Grimani Oratio ad Carolum V prò bello Pannonico adversus Turcas perse-quendo ; ma sebbene paja al titolo una cosa diversa, pure io credo essere la stessa. Secondo le genealogie del Barbaro, Marino ebbe un figlio il quale testò nel 1600, un altro di nome Girolamo che fu piotonotario apostolico , ed una figliuola maritata in ser Alvise Grimani. Di Domenico cardinale suo zio vedi il numero 45. Dosiknico poi e Vittore fratelli Grimani figliuoli di Vincenzo q. Antonio discesero diritta-mente dal Doge Antonio, e l’epoca loro abbianola negli Alberi, essendoché Domenico mori del 1617 dopo essere stato Senatore e del Consiglio di X; e Vittore dal i5gg al 1601 fu podestà di Vicenza , e venne a morte nel 1614 (mss. Reggimenti. Barbaro e Cappellari ). Di questa poi chiarissima famiglia e dei per-sonaggi che da varii rami suoi uscirono, parla fra gli altri Francesco Arrigoni bergamasco nel libro Grimani Coeli praecipua sydera . Bergami i636. notato dal p. Calvi nella Scena letteraria. Parte I. p. i53. ; e notizie se ne hanno anche nella raccolta delle Oi'azioni in onore del doge Marino Grimani fatta da Antonio Maria Consalvi. Venezia 1097. 4-> oltre già in tutte le nostre cronache e storie si a stampa che manuscritte .
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® 68 onorato di epigrafe sepolcrale in quella c],jni sa di s. Marco. Di lui serbasi memoria n r scrittori delle Vite de’ cardinali, e tornerà f poco a ridestarla il nostro Alessandro Or ^ nell’opera che sta scrivendo sui veneti (Ja|.v1 nali. L’ altro poi di diverso ramo di fatnjci-fu Marcantonio figliuolo di Giovanpaolo q, j/’ menico Bragadino, e di Elena Molin q. ivìa.0' procuratore. Nacque
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SANTA MARIA DE’ SERVI 119 ^ LYCIAE LAVREDANAE I ANTONII EQVITIS D. MARCI PROCVRATOR. F. | GEORGIYS HE-MVS IO. EQ.F. ! CONIVGI CARISS. | = FELI-CITATIS HVMANAE \ OPINIONEM | ROGVS CONSVMAT Giorgio Emo figliuolo di Giovanni cavaliere q. Giorgio ebbe nel i483 per moglie Lucia Lo-jiedan figliuola di Antonio ( Alb. Barbaro ). Qui dunque ci accade solo di parlare di Antonio Lo Red ah e di Giorgio Emo, perchè di Giovanni abbi am detto al numero 3 . Quanto ad Antonio Loiiedano iii f. di Jacopo procur. q. Pietro ( Alberi Barbaro e Cappellani ). Egli nel 14-74 essendo a Scutari ( latino Scodra ) provveditore, e tutte le parti eseguendo di ottimo capitano animò per modo i suoi soldati che con indicibiì valore difesero quella fortezza da’ poderosi assalti de’ Turchi, i quali dopo avere perduto settemila, o come altri vogliono, sedicimila uomini furono costretti ad abbandonare l'impresa . Narrasi anzi nelle genealogie del Barbaro, che il Loredano per incoraggiare vieppiù i soldati si spogliò ignudo dinanzi a loro, dicendo che qualora mancasse ad essi l’acqua e il pane, di cui avevan già penuria, bevessero senza riguardo il sangue suo, e mangiassero la sua carne, e poi s’arrendessero a’nemici. Venuto a Venezia il senato creol- lo cavaliere, e grandissime solennità si fecero in. suo onore . Fu poi nell’anno stesso 1474 eletto generalissimo del mare, e difese Lepanto, Lenno, ed altri luoghi. Oltre il cavalierato ebbe la dignità procuratoria di s. Marco de supra, di cui fu insignito nel 1477» o come altri dicono nel 1478 a’ 5o di agosto . Ultimamente essendo provveditore dell’esercito nella guerra di Ferrara s’ammalò, e ritiratosi in Padova quivi morì nel .1482; ed il senato donò a tre sue figliuole ducati 6000, ed a’ figliuoli ducati 3oo in vita, come ricavasi dalle dette genealogie. Nella sala del gran consiglio aveva il ritratto ; del che fa memoria il Sansovino (Lib. Vili. p. i3i t, ); e oggidì pure vedesi l’avvenimento di Scutari dipinto nel soffitto di quella sala da Paolo Veronese, Veggasi la descrizione che ne fa Girolamo Bardi ( Dichiara done delle istorie ec. p, 52. ediz. 1587. ) e la Guida dell’ab. Moscióni ( Ven. i8i4- voi. I. p. 445 ) . Di lui tutti gli storici nostri parlano, ma leggass principalmente Paolo Morosini ( Hist. Ven p. 584 e seg. ), e Goriolano Cippico nelle Guerre de’ Venezia- ni nell’Asia ( p. LXXV. ediz. 1796) . Vedremo a suo luogo altre inscrizioni che il Loredano e l’assedio di Scutari ricordano; e chi ne amasse frattanto una più lunga descrizione stesa colla vivacità e colle grazie dello stile francese ed italiano legga la Festa per la difesa di Scutari nel volume IIIp. 249 della Origine delle Feste Veneziane di Giustina Renier Michiel. Venezia. Alvisopoli 1823. Giorgio Emo nel 1494 > siccome scrive il Bembo ( Istoria ediz. 1790. voi. I. p. 61. ) fu . mandato a Rimini provveditore per difendere que’ confini a prò di Pandolfo Malatesta . Nel 1507 ebbe il generale comando sul Veronese, e là con assai genti si fortificò per opporsi al passaggio di Massimiliano ( ivi voi. II. p. 19 )- Nel J 509 vivamente e’ contraddisse alla proposizione che far voleva il senato di restituire Faenza a! papa, sperando con ciò di rimuoverlo dall’ unirsi nell’impresa di Cambray a’ danni della repubblica già cominciata ( ivi p. 55 ) : nella qual guerra essendo l’Emo. stato eletto a provveditore di campo rifiutò: ciò che gli trasse l’odio del senato il quale fece legge, che nessun cittadino nelle cose avverse della repubblica rifiutar potesse un magistrato datogli ( ivi p. 82 ) . Venuto l’anno i5i5 , eletto di nuovo provveditore dell’ esercito accettòj ed anzi, morto l’AIviano, subentrò a lui capitan generale per alcuni giorni fino a che fu scelto Giovan Gia-copoTrivulzio. (Paruta. Storia lib. III. p. 220). Questi ad altri onori avuti, e l’esborso per le urgenze della repubblica di diecimila ducati, il fecero ascendere al grado di procuratore dì s. Marco de citra nel 20 maggio 15 3 6 . ( Me-schin.ellQT.III. della Chiesa di s.Marco ¡0.101.) Morì dieci anni dopo, cioè del 1626 . Tra gli altri, di Giorgio Emo parla Francesco Terenzio Zanchi Bergamasco, che fu suo segretario, nel Commentario de rebus a Georgio Hemo praeclare gestis in primo adversus Maximi-lianum Romanorum regem bello a Venetis su-scepto, pubblicato nel 1776 entro 1’ opera Idea della storia e consuetudini antiche della Valle Lagarìna ed in particolare del Roveretano, di cui autore è Clemente Baroni Cavalcabò . Nel museo già posseduto dal veneto patrizia Giovanni Balbi q. Federico, uomo delle cose nostre intelligentissimo, mancato a vivi nel 3 novembre 1823, ho veduto una medaglia spettante all’Emo. Dall’un lato evvi la testa sua barbata e incise le lettere : georgifS. re no. provi■ feneto-nr».r. con. maximil. nrx. (così) avìtmae. mdvij-e dietro in duplice cerchio le parole incise a
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patriarchali coram sereni ss. principe et august. senato, nomine et decreto capi tu li ecclesiae patrìarch. Venetiis per Bonifacium Viezzeri 1726. in 4- E nel 17X1 diede fuori inversi elegiaci latini la Vita del B. Girolamo Miani fondatore della Congregazione di Somasca. Il libroè intitolato.* B.llie-ronyrni A emiliani patricii Veneti Regularis Congregationis Somaschae fundatoris admira-bilis vita
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. Queste due epigrafi ricordano varii Veneti illustri, ma non dirò qui se non se di due, cioè di Tribuno Memmo abbate, e ài Giovanni Gra-denigo patriarca dì Grado. Tribuno Memmo p. v. era figliuolo di Pietro, e fu abbate XII di questo Monastero dal 1 io5 al 1139. Quali donazioni siano state fatte in tempo del suo reggimento l'ha detto nella storia il consigliere Rossi, cosi pure quali acquisti
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, e regalando mille doppie ( latino aureos ) per servigio della fabbrica del Dormitorio. Fa poscia vescovo di Manfredonia, indi di Cesena, e poi arcivescovo di Benevento; e finalmente al soglio di Roma pervenne nel 29 maggio 1724 , avendo assunto il nome di Benedetto XIII. Anche in questa solenne occasione a’ veneti religiosi scrivendo rinnovò 1’ antica memoria ; e poco appresso spedì in dono sei candelabri
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dice che qui stanziava dal principio della guerra mossa da Arrigo II re di Francia, in Italia, e riferisce le cose insieme col-l’ambasciator regio da lui esposte al Collegio per commissione del re, e la risposta che n’ ebbe . Nell’anno medesimo 155.1 Giovanni Tatti gl’ intitolò una ristampa del volgarizzamento della Repubblica e dei Magistrati Veneti del Contarini, e dice che avendo esso Cardinale veduta ed ammirata
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de’decreti e cappel-THAMAVCi. I necrologi concordano coll’epigra- lano delle monache di santa Croce della Giu-fe circa l’epoca della morte 28 ottobre 1678; decca dev’essere stato prima del 15»6 eletto dicon poi d’anni 76. a piovano di s. Basilio, come ho osservato al numero 16. Trovo il nome suo fra’ veneti No-a0 taj, e rogava dal 1498 al 1514 , come si rico- nosce da antichissimi volumi che giacevano
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, altrove da me rammentati, trovasi in data n55. 2 aprile originale quello che descrive la pace seguita tra’Venezia-ni e la città di Pola, nel quale il clero, il popo- lo e contado enumerando i beneficii ab antico ricevuti da’ Veneti deplorano il loro stato , perchè ribellatisi hanno sofferto a tutto loro costo una incursione de’ nostri con 5o galee che han depredato il loro paese, non risparmiando i beni
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de’ procuratori di san Marco de Ultra. Ebbe il benefizio parrocchiale di Ge-larino ( volgarmente Zelarin ) nella diocesi Tri-vigiana, benché altri vi supplisse per la cura delle anime . Poscia nel i5n in luogo del defunto Antonio Faustini, eletto venne dal doge Leonardo Loredano a priore dello spedale di Tom. I. MARINA. 34i san Marco. Accompagnò nel 151 T> a Milano gli ambasciatori Veneti a Francesco
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ALTARE DOMINAE AC PATRONAE NOSTRAE DOLOR1S GLADIO TRANSFIXAE VI. NONAS IVNII CVRRENTIS ANNI SERENISSIMO D. IOHANNE CORNELIO VENETORVM DVCE FELICI TER REGNANTE INTEGRVM ATQVE INCORRVPTVM CADA-VER PAVLI SARPII VENETI SERENISSIMAE REIPVBLICAE THEOLOGI CONSVLTORIS VIRI VERO INTEGRI IVSTI ET AD MIRACV-LVM DOCTI FORTVITO SECVS ARAMREPER-TVM FVERIT SANITATIS PROVISORIBVS PRIVS TRIVMVIRIS DEINDE MODERANTI-BVS
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f RODIGINI. Gobbelti Girolamo ROMANI. Bremlìo Gian francesco Mercurio Girolamo s S AMMINIATESI. Ciaconi Iacopo SAVONESI. Cassini (de) famiglia Rossini Luca SCRITTORI VENEZIANI. Alberegno Michele Alberghetti Giusto Emilio Alberghetti Giusto Emilio alt. Alberghetti Sigismondo Alberghetti Maria Albertini Paolo Angaran Bortolo Arbosani Benedetto Arduini Pietro Armerio Luigi Barbieri Andrea Basadonna Maria Bassanello Michelangelo Bella (dalla) Bortolo Bergantini Giuseppe Maria Bollani Alvise Bragadin HI. Antonio Bresciani Pietro Bruzzoni Lodovico Busti Angelo Busto Lodovico Capis (de’) Eliseo Castelli Domenico Cavallotti Reginaldo Cavanis M. Antonio Cavanis Ant. Angelo Cavazza Filippo Ceresato Nicolò Cornino Bortolomio Dardani Barnaba Denzio Antonio Donato Antonio Donato Domenico Donato Girolamo Donalo Tommaso Fgnazio Batista Ferro Marco Franceschi Girolamo Cradenigo Anselmo Grandi» (de) Cesare Gratarolo Antonio Gratarolo Pierantonio Grazia (de) Nicolò Grimani Domenico Gi i mani Marino Grimani Calergi Vettore Gussoni Andrea Landò Antonio Landò Giovanni Landò Girolamo Lion Domenico Lurano Francesco Massa Antonio M assa Nicolò Moro Sunto Morosini Paolo Natali Pietro Norinannini Costanzo Ottobon Antonio Ollobon Gianfrancesco Ottobon Leonardo Ottobon Pietro Pasqualigo Pietro Pasqualigo Vincenzo Pisani Vettore Pocobelli Giampaolo Pocobelli Nicolò Querini Alvise Querini Girolamo Querini Tiberio Bivio Giovanni Rossini Andrea Rossini Filippo Maria Bota Francesco Sabbadini Francesco Sarpi Paolo Schietti Angelo Tarabotti Arcongela Tinto Nicolò Trevisan Girolamo Turrana Cesare Valier Giambatista Venier Antonio Fio Angelo Fio Baldissera Fio Bartolommco Fio Guid' Ignazio Zarabin Nicolò Zarabin Valerio Antonio '• SCRITTORI ESTERI. Abioso Ottavio Abioao Camillo Azevedo Emanuele Bizza Pacifico Caffarini Tommaso Carbone Lodovico Celolti Paolo Godagli Domenico Costabili Paolo Isolani Gianfrancesco Ma nerba Alessandro Micanzio Fulgenzio Santorio Sanlorio Soperchi Valerio Spino Pietro Torre (della) Francesco SCULTORI. Aspetti Tiziano Bonazza Antonio Bonazza Francesco Bonazza Giovanni Bonazza Tommaso Cabianca Francesco Campanaio- Pietro Cortesi (di) Stefano Guglielmo di Iacopo Mazon Guido Moranzone Francesco Moranzone Gasparo Moranzone Iacopo Quali ini Bernardino Qualrini Fiancesco. Bizo Antonio Salò (da) Pietro Sansovino Iacopo Sebastiano Taglinpietra Silvestro di Iacopo T'odio di Bortolomio Fittoria Alessandro Zandomcncghi Luigi Zannino scultore SCUOLE o CONFRATERNITE v. Arti. SENESI. Caffarini Tommaso SERVITI. Abramino da Venezia Albertini Paolo Banroldo Giorgio Bergantini Giuseppe Maria Bollani Alvise Cavazza Filippo Celotti Paolo Emo Francesco Falcherà Giangirolamo Filippi Gianvincenzo Franceschi Girolamo Cradenigo Anseimo Menimo Mi che’e M icanzio Domenico Micanzio Fulgenzio Normannini Costanzo Pietro da Todi Pompei Giovanni Rossiui Filippo Maria
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dal- NO ELOQVIO IET OMNI CLARVS VIRTVTE | la cattedrale, come conosceremo da apposita MDIIII. Dal cenobio di s. Domenico di Castello due uscirono patriarchi di Venezia . L’uno è Tommaso Donato, l’altro Girolamo Querini, ambi patrizii veneti, de’ quali tratta l’epigrafe . Tommaso Donato fu figliuolo di Ermolao, detto fra noi Almorò q. Nicolò, e di donna Marina Loredan q. Pietro ( Alb. Barbaro ) . Na^ eque
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del secolo XVI, dei quali veggami i Dizionari dell’arte. Saltino, qui sepolto, ricchissimo mercatante, era di cosi esalta coscienza nel mantener la parola data, che avendo promesso un giorno ad un suo compare di assegnargli mila lire di banco, ossiano dodicimila ducati veneti, ed essendogli detto che guardasse bene cui li dava, perchè il compare erasi dichiarato fallito, e le sue cambiali
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co’ primi letterati del tempo suo, ma sì 1’opere, che a stampa e mss. ha lasciate cioè: due latine traduzioni di opere greche, l’una di Alessandro Afrodiseo, l’altra di Giovanni Crisostomo; due orazioni latine all’imperatore e al re di Francia ; un trattato De terremotu insulae Cretae del x5o8; alcuni versi latini; una lodatissima apologia in favor de’ veneti contra Carlo re di Francia . Scrisse
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quando* suo padre fu creato doge nel 1476, come ne attesta il Sanuto (colonna 1204) -Il Cappellari ricorda che fu capitano valoroso, e che militò cogli eserciti veneti nelle guerre de’suoi tempi. La epigrafe è nei soliti mss. 1°9 HJER . VENDRAM . AND . DVCIS F . | SENAT. OPT. Girolamo Vendramino altro figliuolo del do- ?e, secondo gli alberi Barbaro mori del 14^4-<a epigrafe è dai detti due mss.- 1 IO ALOISIO
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Veneti, adversus ea quae disputationi suae de mellis convenienti atque legitima quantitate ad Theriacam componendam objecta fuere,defensio, praeclarissi-mo Philosophorum ac Medicorum Venetorum Collegio dicala. Venetiis ex typ. Andrcae Mu-schii MOCXVII , 4-° Un Francesco de Bustis a Vidua è registrato fra gl’ incisori anatomici e fra i priori del Veneto Collegio Chirurgico dal dottor Francesco Bernardi
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S. Georgii, quae modo est in Refectorio, sicut etiam SS. Petri et l’auli Icona in ecclesia ibidem, opus sunt Carpacii Veneti. Non veggo ricordate da' nostri scrittori queste due pitture, le quali chi sa come andarono a terminare, Mons. Giannagostino Gradenigo in una delle Lettere sue che si pubblicarono nel 185o, e che ho di sopra citater diretta a mons. Rambaldo de’ conti Azzoni Avogadro
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di M. Barbaro fra’ Bragadini di Barbaria delle Tole). Questi è uno degli eroi della patria. Postosi nel 1070 da’ Turchi 1’ assedio a Fam^-gosta, fu ella valorosamente difesa da’Veneti fino a che ebbero forze e munizioni ; ma scemando queste, convenne renderla al nimico colla capitolazione 5 agosto del susseguente anno 1.571, nella quale era promesso che nessuna offesa sarebbe fatta agli assediati. Mustafà
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emolumento , e avendo, malgrado le insi- 269 nuazioni dal senato veneto fattegli perchè non assumesse 1 incarico, spiegate in Roma le insegne di protettore', fu pubblicamente cancellato il suo nome dal libro de’ veneti patrizii , confiscato il patrimonio suo , e sospesa ogni rendita de’ beni ecclesiastici nel veneto dominio . La splendidez*a con cui questo prelato viveva , la liberalità
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