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o magistrato relativo. Dal Galliciolli (IV. 271) si rileva che la famiglia DONINI possedeva stabili nella parrocchia di San Geremia nel cui circondario slà la presente chiesa di San Giobbe. Un Donini segretario è firmato in una ducale diretta nel IO luglio 1666, alli capitani di Brescia e di Verona nella occasione del passaggio per gli Stati Veneti di Margarita Teresa figlia di Filippo IV. re di Spagna
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SAN GIOBBE. 643 » SS. Giov. e Paolo, vi erano forse quattro-» cento uomini con il pane di meio sotto , • glielo volevano tirare nel cataletto. Et era » un grandissimo cridor del popolo, che tutto » il giorno, e la notte cridavano, il dose dal » meiotto, clic fa vendere il pan di meio a piti stori è morto; et andavano li putti il giorno • e la notte cantando: Viva San Ularco con la » Signoria, eh' è morto il dose de la carestia, » et altre simili canzoni, dicendo: L è morto » il Loredano Campanili, Che ne facea mangiar » pan col Boletin. Il suo corpo la domenica « sera fu portato in chiesa di Santagiop-» po, e posto in un deposito sopra la porta » grande (I). Oltre l’Orazione detta al doge defunto da Antonio Zeno, la quale, per quanto so, non fu data alle stampe^ ne abbiamo alcune in sua lode al momento della sua elezione ss Ho vedute : 4. Baptistae Guarini iun. Oralio ad Principem Petrum Lauretanum prò illuslr. et èxcell. Ferrariae Duce. Venetiis publice ha-bita XVIII. 1(1. ian. 1567. Ferrariae. Rnbeus. <568; e fu ristampata Venetiis nell’anno stesso 1568 ss 2. Orazione di Francesco Quero dottore ambasciatore per la città di Trevigi. Venezia per Francesco Rocca. 1568. 8. (2) s 3. Orazione di Giulio Zorla per la città di Crema. Venezia. Arrivabene 4567. 4.° = 4. Orazione di Domenico Falconetto per la città di Chioggia. Venezia. Alla Libreria della Stella. 1568. 4. = 5. Orazione di Luigi Groto cieco ambasc. della città di Adria nella creazione del Sereniss. principe Pietro Loredano recitala li 2 gennajo 4568. Venezia, al se- gno del Pozzo 8. (e anche a p. 35. tergo delle Orazioni del Groto. 1586 ) ss 6. Orazione di Luigi Groto cieco ambasc. della magnifica Comunità di Adria sua patria recitata al Sereniss. principe Pietro Loredano e alla illustr. Signoria di Vinegia il dì 47 di novembre 4569 in cui si mostrano i benefieii di Porto Viro 4. (Sta colle suddette Orazioni 4586 a p. 48 lergo (3) = Oratio qua novo Venetiarum duci Brixiana eivitas gratulatur. Comincia Magnam, serenissime princeps, Ora-lionis partern . ... ( Sta a p. 380. 382 dèi Voi. IV. Jutii Poggiani Epistolae et Orationes. Romae 4758. in 4.° ~ La nota sottoposta dice che questa Orazione si Irova manoscritta nel Codice Vaticano 3432 e consta essere stata detta nel 4567 per la creazione del doge Pietro Loredano. Giovanni Ferro a pag. 264 della seconda parte del Teatro d’imprese (Venezia 1623. fol. ) dice che Pietro Loredano doge di Ve-netia l'aveva (cioè l’impresa) con le parole PVLCIIRIOR ATTRITA RESVRGO, ove si vede figurata una gamba che pare voglia calpeslare col piede una pianta di croco rs Forse tale emblema ò relativo a’ dispiaceri dal doge sofferti. Il conte Leopoldo Cicognara a pag. 108 del libro : Memorie spellanti alta Storiu della Callegrafìa (Prato 1834. 8.) nella Parte de’ Nielli registra : Una mazza o piuttosto bastone .di comando impellicciato di tartaruga, della forma delli scettri ducali. In questa sono ri portati aU’es tremila due ornamenti di bronzo dorato (verosimilmente di epoca po- li) Il Priuli dice : seppellito in S. Giobbe nelle arche de' suoi maggiori situate nel chiostro zz II Sansovino (p. 277) non dice dove sia stato sepolto, solo osserva che i consigli di questo Principe sarebbero stati salutiferi alla repubblica se si fosse ascoltalo quanto esso diceva : Il Palazzi (p. 216) scrive : Eius cadaver ad lobi fanum delatum in humili iacet sepulchro absque epitapliio. Al tempo dunque dei Palazzi (cioè del 1696) non si leggeva alcun epitafio sulla tomba; ed è d’uopo conchiudere che quello che vi lessi io fuvvi scolpito posteriormente. I\è mi maraviglio che non vi si leggesse, attese le circostanze che accompagnarono la sua morte, per non eccitare il popolo ad inveire contro le ceneri di lui ~ Anche il Priuli dice: Resse la repubblica con tanto zelo che se fossero stati ascoltati i suoi consigli nelle turbolenze di guerra e di carestia che si provarono nel suo dogado, ne avrebbe anco il pubblico ricevuto il beneficio ; e da’ pensieri più che dalla età, mori. (2) L’abate De Luca possedeva inedita (die’egli) ed autografa l’Orazione di Francesco Quero al doge Pietro Loredano, del 4570. 4.° Vedi a p. 48. del suo Catalogo 1846 ~ La Orazione del Quero è anche con quelle del Sansovino - 4569. 4. (3) Il deputato della Congregazione Centrale in Venezia Carlo Bocchi fece stampare nel 4847 pel Fracasso in Venezia tale Orazione dedicandola al Conte di Goess Governatore credendola inedita ir Dice il Groto, che a’ prieghi del doge e di tutti gl’ interessati pubblicò tale Orazione nella quale mi sono ingegnato di ombreggiare i benefieii di Porto Viro. Vedi anche le Lettere ikl Groto a p. 70. Venezia. Valentini. 4606. 4.
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, la materia del duca di Parma (p. 409. 440) senz’anno. Era allora il Nani Savio agli Ordini. 5. Relazione di Francia di Andrea Gussoni e di Agostino Nani ambasciatori slraordinarii a Luigi XIII e a Maria de Medici nel 4610. (sta alla p. 439 e seg. del Volume I. delle Relazioni di Francia inserite nella Raccolta delle Relazioni lette al Senato dagli Ambasc. veneti nel secolo XVII. Venezia - Naralovich 1856
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1853
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a Nicolò Barozzi della inedita Relazione della Moscovia di Alberto Vimina 1657. (Milano. Civelli. 4861. 4.°) Quegli che era ambasciatore in Vienna allora è Nicolò Sagredo, eletto nel settembre 4645, e che vi stelle anche nel 4650. Veg-gasi lo storico Nani (Tomo IX. degli Storici Veneti. Libro quinto pag. 272 ), ove dice : Alberto Vimina Bellunese (nella nota del Bcr-chet è detto Cencdese
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1842
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Lorenzo fu pubblicata per la prima volla nel 1849 in occasione delle nozze Gera-Bel-lati, coi tipi veneti di Alvisopoli. La dedicazione in nome dei conjugi Gei di Ceneda è scritta da Giovanni Veludo, e la brieve notizia su Celio è mia. La Canzone fu tratta da uno de’ Codici Marciani già da me citati. Fol. F. p. 249. col. i. Un. 20. Cantarini — correggi — Contarmi. Fol. F. p. 253. col. 1. Uri. 28. Ilo
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di S. Giob : Aggiunge egli che li Diarii manoscritti veneti dicono, che soleva dire questa principessa scherzando sopra il suo nome Dea sè a Dio ; e che il doge suo marito, avendo sortito un governo tranquillo, era solito dire ; che le sue fortune non riconosceva se non dalle orazioni e dalla vita religiosa della dogaressa, Dea Morosini, sua moglie. Un monumento al muro con arme TRON è nel detto Capitolo
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1853
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provveditore 511. 1278. Processo e sentenza pronunciata da tre nobili Veneti spediti a rilevare i danni inferiti da’ Greci a’ Veneziani 171. 1284. Per Legge 31 ottobre si conia in Venezia per la prima volta il ducato d’oro , detto Zecchino 734. 1287. Guerra mossa dal patriarca di Aquileja c dal conte di Gorizia a’ Veneziani in I-stria 378. 1292. Tregua conchiusa in Zara tra Giorgio conte di Brebir
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1842
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. Quanto poi al PREZZATO5 le cronache de’ cittadini originarli veneti pongono questa Casa fralle nostre più distinte. Essa è originaria da Bergamo, dove fino dal 1333 si ha memoria di un Giovanni figliuolo di Oberto da Prezzate (luogo nel Bergamasco), il quale Giovanni fu compilatore delle leggi della Città di Bergamo, e uno del Consiglio de’Savii, come dallo Statuto di quella Città (dice il Calvi) A Bergamo
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1842
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GL’INCVRABILT tuito Pietro Perazzo cambiata essendosi la cifra. Il Perazzo era uno de’fratelli della Congregazione della B. Vergine della Neve eretta sotto il titolo di Accademia de’Cittadini Vene-tiani, come dagli Ordirti a stampa pubblicati dal Rettore don Toinaso Buoni da Lucca. Venezia 1608. 4.0 Esso è lodato come giovane onorato e valoroso e di buono ingegno da Francesco Erizzo Provveditor Generale in Terra Ferma nella Relazione da lui fatta in Senato nel i63o intorno al maneggio dell’armi in Terra Ferma. (Cod. mio num. 1297). Di questa famiglia PERAZZO distintissima fra le antiche cittadine, ho già fatta menzione nelle epigrafi di Santa Maria de’Servi (Voi. I. pag. 67). Qui ricorderò alcuni uomini distinti in letteratura usciti da essa : I. Giambenedetto Perazzo dell’Ordine de’Predicatori era figliuolo di Giovanni q. Lorenzo Perazzo, e nel battesimo che gli fu conferito nel 22 settembre i63i riportò il nome di Giovanni Matteo. Del 1643 a’a4 dicembre ricevette l’abito dell’Ordine nel Convento de’Ss. Giovanni e Paolo di Venezia dal p. m. Generale fra Benedetto Leoni; e del 1648 agli otto di geunajo fece la solenne professione nelle mani del p. m. fra Marco Ferro priore. Fu Maestro in Sacra Teologia ; fu priore del suo r.'onvento l’anno i683 e del >707 nella età di anni 76 a’4 di aprile morì nello stesso convento di retenzione d’urina. 11 Perazzo fu non solo profondo negli studi Teologici, ma cultore eziandio delle muse: e nell’etót sua fresca ha dato saggio bastevole, d ingegnoso poeta. Era ascritto all’Accademia de’Dodonei; e varii amici ed ammiratori ebbe de’suoi talenti, fra’quali Michelangelo Rota celebre medico nostro ; il Cavalier Pietro Liberi di cui il Perazzo lodava in versi un quadro posto a rimpetto di quello della Cena di Paolo Veronese nel Refettorio de’Ss. Giovanni e Paolo; l’altro pittore e cavaliere Andrea Celesti del quale encomiò in versi un quadro rappresentante la Gloria del Paradiso; il padre Francesco Fulvio Frugoni de’ Minimi notissimo scrittore del secolo XVil; Lo renzo Crasso napoletano poeta e biografo; Giuseppe Batista altro letterato napoletano ; Giambatisla Fidali poeta nostro; Firtcenzo Maria Orsini de’ Predicatori, poscia asceso al soglio di Roma col nome di' Benedetto XIII. ec. Oltre che la dottrina del Perazzò, era da molti lodato il carattere suo gioviale, sincero, ed a- 35; mico. Conosco di lui le seguenti opere; delle quali ho veduto quelle segnate d’asterisco. 1. Thomisticus ecclesiastes hoc est S. Thomas Aquinatis ecclesiae doctoris selcctiorum Sacro-Moralium sententiarum promptuarium quas in sacris ejus codicibus spàrsim depromptas ad co-munern utilitatem alphabetica serie collcgit et in divina dumtaxat scriptum eademque Angeli-ca doctrina prò viribus explanat Jo. Benedictus Perazzo S. T. M. Ord. Pracdic. Conventus SS. foli, et Pauli Fenetiarum. Opus totius ferma Thomisticae veritatis compendium exhibens studiosis omnibus proficuum sacris praeconibus ne-cessarium. T. I. dalla lettera A. alla lettera C. Ferrariaeper Hicronymum Filonem 1692.T. II. dalla lettera D. alla lettera I. Fenetiis Combi. et la JYou 1700. T. III. dalla lettera L. alla Z Fenetiis Tivani 1701. in foglio. Nel Tomo Terzo vi è aggiunto dallo stesso Perazzo a pag. 553-546. Brevis expositio super antipho-nam: Salve Regina: ex doctrina ut plurimum Angelici praeceptoris. 2. Della educazione de’figli et obligo di questi a’genitori. Venezia per Girolamo Albrizzi 1697. 12“ * 3. L’horrore della bestemmia cioè quanto sia enorme la colpa e grave la pena dell’empio bestemmiatore secondo la dottrina dell’ Angelico dottor S. Tomaso, del p. ni. f. Gio. Benedetto Perazzo da Fenczia dell’ Ordine de’predicatori ad istanza de’confratelli della Feti. Scuola del SS. Nome di Dio in Ss. Giovanni e Paolo di Fenezia. In Fenetia 1701. ia.° per Francesco Trarnontini. 4 4- A sensuale sul precipizio ravvisalo ai riflessi del Sole della Chiesa di S. Tomaso dì Acquino. Fenezia per Antonio Bortoli. ìjo'i. in 12.0 E dall’autore dedicato a M. Antonio Donini patrizio Veneto. In fine avvi elenco di alcune opere del Perazzo, le quali ho già indicate. 5. Il Ricco in pericolo, e PAvaro perduto ambedue convinti dalle sode ragioni del predetto Santo. Fenezia per Antonio Bortoli. 1705. 12.0 * 6. Breve- Trattato dell’anime de’fedeli defunti secondo la dottrina dell’Angelico precettore San Tomaso d’Aquino per eccitamento de* vivi al caritativo siiffragm delle medesime nel Purgatorio , del p. m. fr. Gio. Benedetto Pe-razi.o di Fenezia dell’Ordine de’Predicatori. All’ ili. e rev. madre D. Maria Fittoria Colombina abbaclessa dignissima del Monistero di S. Antonio di Torcello. Fenezia 1698. ia.° per Domenico Lovisa.
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1561 al Magistrato delle Pompe ss 1562 Avvocato Fiscal ss 1568 del Pregadi Stravagante (straordinario) e della Giunta del Pregadi ordinarios: 1571 13 maggio Luogotenente a UdinCj ove fece l’ingresso li 16 settembre (2) ss 1574. Censore ss 1576 del del Consiglio de’Xss-del 1579 Capitanio a (1) chiarissimo Itandler n p. 149. delle Inscrizioni Triestine (a. 1855) registra fra’Rappresentanti Veneti
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1853
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dell’autore e all’autenticità del manoscritto ss Fra i Veneti vi si ricordano Zuanne Dandolo doge ss Giacomo Tie-polo Scopulo ss Marco Badoer ss Lorenzo Tie- polo cugino dell’ autore ss Simon Mi ebrei s Pielro Tiepolo figlio di Lorenzo ss Girardino Longo parente di Lorenzo Tiepolo doge ss Castellano Dandolo = Braocalion Dandolo. Voi. II. pag. 174. ttiscr. 70. Qui è nominata ANDRIANA GRADENIGO badessa
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1853
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dell’ intelletto humano 3 dell'arte. Venetia - Pinelli - 1626. A. L’autore Livio Sanuto lo intitola ad Agostino Nani. Un breve articolo intorno al Nani è premesso dall’illustre Enrico Cornet a pag. \. del libro Paolo V« e la Repubblica Veneta ec. Vienna - 1859. 8. Altri molti fra’quali lutti gli Storici Veneti parlano di lui, ed io pure l'ho ricordato in varii siti, che appariscono dagl’ Indici
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1853
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che gl’ illustri veneti generali Sebastiano Veniero e M. A. Bragadino, ed Agost. Barba-rigo indossavano nella giornata 7 ottobre 1571 alle Curzolari 834. 901. 902. 1577. Incendio del Palazzo ducale. Uno de’ provveditori al ristauro nel 1581 è Daniele Priuli 593. 1578. Bianca Cappello diviene sposa di Francesco Granduca di Toscana. Nuovi opuscoli relativi, oltre i già registrati 846. -1578-1579. Venuta
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per un anno, e privati per dieci anni del Consìglio. La vicenda è narrata dal contemporaneo Domenico Malipiero ne5 suoi Annali Veneti (p. 661-662 del T. VII p. II dell’Archivio storico Italiano. Fir. 1844), e se ne fa memoria anche nel Libro de’Can-cellieri grandi, che in copia tengo a p. 100 ove è detto essere stato incaricato dal tribunale de’ Capi il solo segretario Domenico Stella vecchio rispettabile
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1853
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102 S. ANDREA DE ZIRADA. a ). Nicolai Barbi patricii Fendi Oratio in tandem nobilissimi viri Francisci Conta-reni doctoris eximii - Comincia : Quamquam in hoc tanto clarorum atque doctissimorum liominum conventu .... Finisce, non lanlum vestra commendalione quantuin omnium quoque liiteris ac linguis esse quadam immortali fama tamquam diviniltis ac benemerito con-secrandum. Acta in gymnasio Patavino VI. cni. iunias MCCCCXLIL ( Codice in 8.vo membranaceo del secolo XV già Contarmi, ora Marciano col num. CCLVII classe XIV de’ latini ). Quel Francesco Contarmi è quel desso che scrisse il lodatissimo libro De rebus in Udruria a Sencnsihus gestis, ed altre cose ( vedi a p. 293 del voi. Ili delle mie Inscrizioni, ove di Nicolò Contarmi ). Allora però io non aveva potata vedere questa Orazione, che non era pervenuta in potere della Marciana. Fu recitata dal Barbo in occasione della laurea di Filosofia e Giurisprudenza a Francesco in quel giorno conferita. Essa è ripiena di belle notizie intorno ad alcuni illustri della famiglia Contarmi, fra i quali Andrea il celebre doge, Zaccaria famoso per più di sessantatrè ambascerie per la repubblica sostenute. Altro Codice si conservava di tale Orazione, inedita tuttora, nella Libreria del fu senatore Jacopo Soranzo, passato poscia presso l’ab. Matteo Luigi Canonici ; ed altro codice stassi nell’ Ambrosiana in Milano registrato sotto la lettera D. 93. p. 5, come da lettera del Marchese Antonio Busca a Michele Caffi in data 10 settembre 1845. fc ) Sermo continens laudes S. Romualdi per Nicolaum Barbum. ( Sta a carte 209 di un codice ms. in fol. eh’ era già in Santo Mattia di Murano, intitolato al di fuori Theo-logia mystica scritto per mano di Mauro Lapi fiorentino Camaldolese, ove si contengono varie altre cose. Questo Lapi a pag. 204 conferma essere quel sermone del Barbo : etiam quidam Nobilis Fenetus et vir pariter G. D. Nicholaus Barbus sermo- nem in laudem S. Patris ( Romualdi ) recto-rice conscripsit. Vidi tale sermone nel Codice Marciano classe XIV num. CXII. deJ latini contenente copia del secolo XYIII di parecchie lettere del detto Mauro Lapi e di altri a lui, e verso il fine di tale copia è : Incipit Oratio aut sermo ad laudem S. Romualdi Ordinis Camaldulensium fundatoris optimi composita per Nicolaum Barbum, Comincia: Cum, viri religiosissimi, semper magnorum virorum virtutibus ac sanctitate ddectaius magnopere fuerim, atque in eos qui Jiegu-lam aliquam optimum aut Religionem quondam sandissimam condiderint, maximum atque ingentem amorem contulerint, iilo-sque laudibns in coelos efferendos mihi propellere minime dubitarim, cc., esso pertanto viene a parlare del Beato Romualdo. Il sermone brevissimo si comprende in due facciate appena, e finisce imperfettamente : et quam visum esset acturus vere ac manifestissime vaticinari potuit etc. Il quale et cadera indica, o che il Barbo volesse continuare, e non abbia continuato, o che il copiatore nuli’ altro trascrisse, poiché mancano di molte cose a compire l’elogio. Rilevasi bensì e dalle anzidette parole del Barbo, e da quelle riferite a p. 107 della Biblioteca Sammiche-liana (quod ipse qui mullos alios laudaverim) che il Barbo molti altri sermoni, od Orazioni abbia composto o per se o in nome di altri. c) Nicolaus Barbus isole Nogarole (i), S. P. D. ( Codice Marciano cartaceo in fol. num. CCCCXCVI del Catalogo a stampa fra’ latini, a p. 333 l.° 334 : Comincia la epistola : « Cum tanta cotidie tam preclara, tam-» que magnifica de tuo prestantissimo in-» genio a plurimis etatis nostre eruditissi-» mis viris audirem, et ea de re aliquid ad » te scribere incredibili quodam desiderio » arderem, id ante hunc diem capessere diu » multumque sane dubitavi.... » Finisce : « Vale decus non minimum etatis nostre. » Venet. V. Kal. decembris ( senz’ anno ). » (i ) Di questa celebre donna rinnovò la memoria con alcuni cenni il coltissimo sacerdoto Veronese Don Cesare Cavatoni nel ristampare, colla traduzione daini fatta, l’opuscolo di Isotta: Dialogus quo utrum 4dam vcl Èva magis peccaverit, quaestio satis nota, sed non adeo explicata, continetur (Aldus. 1563. 4-), per le nozze de’Marchesi Spinetta Malaspina, e Marianna Fumanelli il settembre i85i - 8.vo. lo possiedo in copia quattro lettere inedite di Isotta Nogarola dirette ad Andrea Contrario, ed un’altra di Andrea Contrario ad essa, delle quali lettere di Isotta diedi copia al nobile Ginseppe de Scolari presidente al tribunale di Commercio in Venezia, che nc fu richiesto dal suddetto Cavatoni, nel dì aà aprile 1853.
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S. MARTINO DI MURANO. Domavio Gaspare (Amphitheatruni snpien-tiae Socraticae joco-seriae ctc. Hanoviaè i6<9, ioJ. T. 1. p. 526) riporta versi latini del Navagero. Fabricii Jo. Alberti (Bibliolheca latina. Vc-netiis 1728. 4. p. 521. T. I. ove dell’0-vidio ). Fausto Vettorej ha diletta una epistola al Navngero quand’ era anibasciadore in Is~ paglia, la quale fu inserita ncW'Epislolae clarorum virorum, Aldus 1556, 8. p. 125 tergOj fu ristampata dal Volpi p. 129, e ricordata dall’Agostini a p. *471. Voi. II. nella Vita del Fausto. Federici ab.. Fortunato (Annali della-Tip. Volpi-Cominiana.Pudova -1809, 8. a p. 72. 73). Vedi «ole 298 e 541. Ferrari Octavii. Opera varia. Wolfenb. 4 711 42.° T. I. p. 420 nella Prolusione XXVIII. Peplus Fenelus. Fiamma Gabriele (Rime. Venezia 4575, 8.). Nella Tavola allega il Navngero fra gli scrittori da lui usali. Fila Ileo Lucilio (Libri tres epistolarum in adolescenlia faniiliarium eie. Papiae 4564, 8. a p. 86 tergo 87, 87 tergo e 88). Ve n’ è una diretta al Navagero. In questa, lodandolo, dice che fu presente alle Orazioni dal Navngero temile pel Liviano c pel Loredanò ( 1515, 4521 ). Questa Lettera è da Padova segnata sexto. idus aunusti. Patabio. Manca l’anno, ma questo potrebbesi dedurre dalle parole del Filalteo il quale gli scrive: nuper libi designata fuit atque decreta ad potentissimum gal-liarum regem legaliOj e quindi, sendo ciò stalo decretato nel 9 gennajo 4529 a stile comune, converrebbe dire che quella Lettera fu scritta dal Filalteo nell’8 agosto 4529. Ma osterebbe che il Navagero era morto fin dall’olio maggio 4529; ed ò difficile il credere clic a Padova noi si sapesse quando fu scritta la Lettera. Conchiude-rei che c’ è errore nel mese di agosto. Filiasi Jacopo (Memorie storiche de’Veneli primi e secondi. Padova 4814, 4844. T. III. p. 225 e seg. 227, 254). V. la nota (521). Fioretti Jacopo (Delli e fatti memorabili del Senato. Venezia 4672, p. 250). Flaminio Marcantonio. In una Lettera a Basilio Zanchi allega l’esempio del Navagero che avendo trovato formali da buoni poeli antichi i vocaboli composti ignipo-tens} armipotens, non ebbe difficoltà di dire silvipotens. ( M. Ani. Flaminii Carmina. Co-minus 4743, 8. p. 279, 282). Quella voce trovasi nell’Epigramma Fola Niconoes col num. XIV a p. 490 del Volpi. Flaminio Marcantonio. A p. 44 di della edizione 1745 ha ua Epigramma de libel-lis Andrene Naugcrii, e a p. 81 l’epitaffio Naugeri ec. ambedue i quali furono ristampali dal Volpi a p. 225, tratti da edizioni più vecchie. Anche a p. 144 il Flaminio il ricorda in un Carme a Cristoforo Long olio. Foscurini Marco. Ne parla in più siti della Letteratura Veneziana ( Venezia 4752, fol. p.. 4 58, 159, 251, 252, 576,'577, 459, 465. E nell’ Operetta Discorso della necessità della Storia e della, facoltà di ben dire per gli uomini di Repubblica (V ene-zia, Picotti 4819, 8. p. 47, 55 ). E nel • Ragionamento della Letteratura della Ao-billà Feneziana (Venezia, Alvisopoli 4826, 8. p. 4 1, 17, 49, 21, 67, 82, 91, 08 E nella Monografia dei Feneziani raccoglitori di Codici (Archivio storico Voi. V. Firenze 1843, p. 268, 270). Fossati Giuseppe Luigi avvocato Veneto. Questi aveva già incomincialo un lavoro intorno alla vita e agli scritti del nostro Navagero, spogliando quanti autori potò avere alle mani, e approfittando delle nozioni somministrategli dal eavalier Jacopo Morelli'; ma il lavoro rimase interroHo, e quanto ci resta non è che un ammasso indf'gesto di cenni, di citazioni, e di documenti (così il Meneghelli a p. 68 dell’elogio al Fossati. Venezia 1812, ristampato nel Voi. 11. dell’Opere del Meneghelli. Padova 1851, 8.). Fracastoro Girolamo (Naugerius sive de Poetica dialoguSj che fu ristampato dal Volpi a p. 227 e seg. dell’ Opere del Navagero 4718). Vedi la noia (509). ----Nell’ altro dialogo che s’ intitola Turrius sive de intellectione (Fra-castorii Opera. Venetiis 1574, p. 424 e seg. p. 4 87 tergo). ----Ila lungo e bello elogio al Navagero nel Lib. III. de morbis conla-giosis (Opera. Veneliis 4574, p. 87). -----ricorda i sentimenti del Na-
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Page 452
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1853
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. — Quali poi fossero cotesti dotti e Veneziani e Muranesi, il Moschi-ni#ne nomina alcuni, ed altri il Fanello, e fra’ Veneti oltre al « Priuli, erano Andrea Trivigano, Andrea Giuliano, Francesco e Zaccaria Barbaro, Marco Lippomano, Lionardo Giustiniano, Fantino Dandolo, Bernardo Giustiniano, Zaccaria Trivigiano il vecchio, Giovanni Cornaro, Pietro Miani, Lauro Querini, Daniele Vittori, Lodovico Foscarini, Pietro dal Monte
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1853
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« MDLXVI. adi i7 gennaro in Roma ( Omissis ). » Lasso che in Padova si facci un collegio di scolari nobili Veneti e di quel numero che si po-» trà et abbino per suo vivere in studio ducati 50 all’ anno a CO et non ultra et non meno di » 60 et fin che si sarà da Ca da Mula atto a studiare si toglia di questa Casa nostra, et non - essendo che voglia studiar si toglia da Ca Michiel, et non vi essendoMichiel
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SEPVL-CRVM J ANNO M.DC.XXIII. XXXI. MAH. Domenico Vahisco Bella viti. Questa epigrafe ci rammenta la scuola o confraternita de’tintori ( arte che come tutte le altre di Venezia era unita in corpo ) la cui origine è anteriore al i436. Era dessa comune a’nazionali veneti ed agli esteri ed esigeva la servitù del garzonato e della lavorenza. Da varii anni però anche sotto la repubblica era in decadenza massime
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Title
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Page 248
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Date
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1824
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ECCLESIA QVIA ANTE ILLVM MAGNA DISCORDIA FVIT INTER PETRVM PO-L ANVM ET HENRIC VM D AND VL VM PATRIAR-CHAM. ISTE DVX NOBILISSIMVS FEGIT PA-CEM CVM REGE SICILIAE, IDEO QVIA IN MAGNA DISCORDIA ERANT VENETI PRO IMPERATORE EMANVELE . IN TEMPORE ISTIVS SERENISSIMI DVCIS FVIT RENOVA-TVM PRIVILEGIVM A FRIDERICO ROMANO-RVM IMPERATORE PER DOMINVM DOM1M-CVM LEGATVM ET FILIVM EIVSDEM DVCIS COMITEM IADRAE
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