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,2 fino alla pag. 326 sono quasi continui carmi latini di diverso metro, sacri, profanir serii, faceti, alcuni de’quali furono anche stampati } se non che sarebbe lunga cosa il farne il riscontro esatto. Noterò che dalla pag. ^o5 alla pag. 218 vi è quell’azione comica latina intitolata: Damon che abbiamo veduta al num. 1 delle Opere manuseritte inedite. Il titolo è : Aloysii Lollini patritii veneti dum bonas artes
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ALLA CHIESA DI S. GEORGIO MAGGIORE. ^ 557 un’ altra per noi importante letteraria noti- poi a confondersi con Bernardino Contino zia , cioè che NICOLO’ NATALE ossia DEI architetto che fioriva nell’epoca stessa, e del NATALI cherico della Contrada di S. Rafaello quale, come scopersi in quest’ anno ( 18-49) scrisse più cose, intorno al Concilio di Lio- è la fabbrica del Palazzo Barbarico della ne, dietro la relazione che gliene fecero, i tre Terrazza a San Paolo, mentre dagli scrit-veneti ambasciadori ritornati del 1274, che tori tulli che non videro, conrio le vidi, furono Paolo da Molino , Giovanni Cornaro. le polizze originali di delta fabbrica scritte c Pancrazio Malipiero già ricordali dallo dal proprietario Daniele Barbarico e sollo-stesso Canale. E sembra che tale scrittura scrille dal proio Bernardino Contino ( anni del Natali fosse assai stimala e girasse per' 1568 - 1569) si congliictlura essere dello le mani de’ dotti, poiché lo storico rimette Scamozzì ossia dello stile Scamozziano. ad essa il leggitore. ( Vedi Ardi. Storico.' p . n .gQ Jy , Firenze. 1845. Voi. Vili. pag. 671, 679, 761. * ‘ * c 'ergici. Fol. IV. p. 647. col. 2. , Noi Go<|i-CLdi Amadeo, Svarr er segnat0 al num. lo29 uno col titolo : Epitome di Lcggesi nel Tomo 33. 5 delle Rime di libri dr Istoria del Regno di Candia di Gio- Diveni, codice a penna era del Coniarmi, vanni Fergici — Nulla so dir di più. cd ora della Marciana: In Camera Antonii E, . IT ’ .Q/ . . . Q ,, ,, „ . . r,, . ... r .. ,r , f ol. 11. p. 18-4. inscrizióne 8. Colb mercatons Teutonici m fonheo Tento- . 1 » nicoru n SENATVS IN SAPIENTIA MANET Don Francesco MerUni fece nel 1806 al- VT SOL STVLTVS VELVT LVNA MVTATVR. cune riparazioni alP Organo della chiesa di v i ur rtsn i• m rsi ,■ ir, San Rocco di Meslro, il qual Organo era Voi. IV. p. 650. linea 40, e 6ol. linea 12. j70ji r r ’ stato rinnovato nel 4/04 da Antonio Irose Dagli estratti del Gessi : Undici maggio (Memorie inedite di Mestre scritte dal Bar-1615: Hanno questi signori •conosciuta la cella). semplicità o poco cervello del figliuolo del y u /7 m CQÌ im<J J orna, el dopo la carcerazione da lui sin 1 . tid ora patita, V hanno fatto rilasciare et Nell'Itinerario di’Marino Shunto, (Codice va per Venetia stracciato et mal condotto. autografo esistente nella Biblioteca dell' Università di Padova ) ho letto, ove parla di -Voi. IV. p. 696. Vicenza a pag. 85 tergo, pag. 84. t. Qui del primo volume — correggi — del prcsen- habita el e confmado per X ani Vidal Lun-te volume. do doctor el cavalier putrido Veneto exullo ... de la pairia. Questui eloquentissimo dodo ALLA CHIESA DI S. GIOVANNI IN OLIO. ^ et pieno di suavila el suo parlare va vestilo di nero et compone uno suo vocubulario di Voi. II. proemio p. 179. ogni audorila et ex empio opera amplissima - et ino Ito perfecla a quelor che ama le lel- Ha osservato giustamente Francesco Za- tere unde i so che le F. DI. non tuoi che nofio nel Voi. II. Parte II. p. 552 della Ve- manchi de lionorarle ne ancor che mi ver-nzzia e le sue lagune (Ven. Antonelli 1847. gogni mi medesmo unde chi ubedise sanli-8.vo) ove parla della chiesa di S. Giovanni fica non che sacrifica c stalo cinque anni in Olio, essere errore di stampa nello Strin- ne mancha cinque. Il Sanuto cominciò il ga ( p. 108 tergo) il leggersi Bernardino suo viaggio nel 1483 adi 15 aprile; e il Cónte anziché Bernardino Fonte, poiché lo Landò era slato sbandilo da Venezia nel stesso Stringa dice che questo Bernardino 1478 a’ 27 di agosto, cosicché aveva Ira-era fratello di Antonio ( dal Fonte ) archi- passati già anni cinque. Osservo soltanto tetto del Ponte di Rialto. E -che il cognome clic non fu già condannalo il Landò a un di Antonio non fosse già Conte, ma dal Pon- bander pei-peluo come scrive 1" Agostini (T. ie, Io si rileva dal documento recato dal I. p. 545 ); ma sì a dieci anni . come ha Temanza ( p. 517 ) del 1373, in cui è no- il Sanuto contemporaneo. E dirò che la .Grommato Antonio dal Fonte sedici anni prima naca Veniera su cui appoggia 1’Agostini la della fabbrica del Ponte di Rialto — Non è sua asserzione non dice che il bando fosse
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i giovanelli nobili veneti che prima imparassero le let-
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, si ricavassero 36 lire, vale a dire 720 soldini; il cui peso risulta quindi in grammi 0.331; benché poco stante discendesse a grammi 0.3261. 3. Quattrino. Da una faccia il doge, ritto colla banderuola e volto alla destra, ed intorno a lui la epi- grafe NI . TRONO . DVX; sigle di massaio nel campo; dall’altra mezza figura di san Marco benedicente, veduta di prospetto, e circondata dalla iscrizione S. M. VENETI
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la molta rarità loro. 8. Piccolo di mistura. Monetina convesso - concava, avente da un lato le iniziali C. M. D. V. tra le braccia di una crocetta cantonata da quattro bisonti, e dall’altro il leone quale appare sopra il soldino, e circondato dalla leggenda. &. S. M. VENETI. Principiò battersi per legge de’ 6 settembre 4463, e ne fu sospeso lo stampo dal Maggior Consiglio il 46 marzo 4466. Il peso
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il Cornaro non apparisce. È certo però-che il suo matrimonio non fu registrato nel libro delle Nozze patrizie, e ciò mi fa conghietturare che Luigi sia stato bensì riconosciuto come discendente dai Comari patrizii veneti, ma che il suo nome non siasi mai registrato nel libro d’oro; quindi che non potesse venire ammesso a’carichi proprj soltanto de’veneti patrizii. E il non vedere che Francesco Sansovino
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, e cinquantamila in pagamento di legittimi crediti al Pubblico. — Vedi anche il Castellini T. XIII. Storia di Vicenza, anno i5io, pag. 85. 20. D. O. M. 1 CINERES | HIERONYMI DONATI V. N. | OBI1T ANNO MDCGXXX | MENSE MAIi-TII | AETAT1S SVAE y». Dai Codici Gradenigo e Coleti. GIROLAMO q. Vincenzo q. Girolamo de1 Patrizii Veneti DONATO, era nato del i652, del 1780. Sua Moglie fu donna Maria e mori Teresa Gozzi
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, o arte de’ Semiteri. Quest’arte in Venezia rinomatissima era aperta a’ Veneti e a quelli dello Stato colla tenuissima contribuzione, o benintrata di lire venete ottanta. Gli artefici erano in piena libertà di valersi, per la esecuzione de’lavori, di quelle mani che avessero riputato le più perite e di far eseguire i lavori stessi in tutte quelle forme che avessero credute opportune. Questa libertà
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e tutte le cose della veneta terraferma ec. Co* co’Genovesi, la serrata del Maggior Consiglio, sicché sebbene questi volumi, come la maggior la congiura Quirino-Tiepola, la congiura Fa-parte delle Cronache Venete mss. manchino lier ec. Mancano i fatti successi dal i38g al di indici e di repertorii, nondimeno colla di- 1477» quindi la narrazione degli acquisti fatti visione degli anni e delle materie ponno suf- da’Veneti
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ALLA CHIESA DI S. » possono intendere in più modi » — Qui il Nunzio fa 1’ analisi delle sue prediche, però cavate da incurie e varie relationi. (Vedi relativamente a ciò le pag. 58, 59, 62, 64 della Storia arcava del Montanini. 21 Marzo 1609. Parte del Pregadi letta al Nunzio in giustificazione di F. Fulgenzio e delle sue prediche dicendosi in essa avere prese le debite informazioni. 4 aprile 1609. Proposizioni perniciose e-stratte dalle prediche di F. Fulgenzio servita. Dicono quelli che lo sentono eh’è velocissimo di lingua e predica dottissimamente. — » F. Fulgenlio predica dottissimamente » tal che i semplici durano fatica a conosce-» re gli errori et come già scrissi, sono co-» se portate in modo che possono inganna-» re chi sente, ma possono anco di lui lia-» vere qualche interpretatione ( Vedi Lettere » inedite del Sarpi (Capolago 1853. p. 54, 55, 56. ) 11 maggio 1609. Inquisizioni fatte dal Nunzio sulle prediche di F. Fulgenzio, 9 ottobre 1(>10. 11 Nunzio, riconosce pessime le Proposizioni di F. Fulgenzio servita. . 5 febbraro 1611. F. Fulgenzio non predica nella Quaresima perchè dissuaso da F. Paolo. Altri motivi ne adduce il Nunzio. 19 febbraro 1611. F. Fulgenzio predica nella chiesa di S. Lorenzo. 19 maggio 1612. Un Regolare confida al Nunzio di avere contralto amicizia con F. Fulgenzio servita, e di avergli rappresentato lo stato pericoloso in che si trova, a line di muoverlo ad accomodare la coscienza sua » et mi dice averlo trovalo assai perplesso » nel parlare nè molto soddisfatto dqjla Re-» publica » — Il Nunzio propone il modo di ricavarne qualche buon frutto con la cifra che scrive. Oltre gli scrilti del Micanzio che hannosi nell'Archivio Generale, v arii se ne conservavano anche presso il lu Amadeo Svayer registrati nel suo Catalogo ms. come nel codice num. 1369 diverse scritture relative al patriarcato di Aquileja a. 4628 - 1652 ec. Così parimenti nel Catalogo della Biblioteca Foscarini ( Arch. storico Voi. V.) hannosi nel Cod. 588 varii Consulti di lui, ove però per errore di stampa è detto Manfredi anziché Micanzio. Vedi anche nello stesso Ar- Tom. V. MARIA DEI SÈRVI. 601 chivio storico la p. 414 che descrive il codice 412. Noterò in fine spettante al p. Micanzio, P opuscolo a stampa che tengo nelle Miscellanee : Ileneu Ichanom ltneglnf ( cioè Fulgenti Monachi Ueneti ) Epistola increpatoria et monitoria de mare Fenetorum ad Laurentmm Motinum ( sine loco et tijpogra-pho) 1620. 4, — 11 Palazzi nel Libro De Dominio Marist Veneliis. 1663. 12. a pag. 549 ove dà 1’ elenco di varii autori che intorno a quella celebre quistione scrissero, registra il detto opuscolo senza nome d’autore così; Epistola increpatoria ad Laurentium Motinum De Mare Fenetonim. IIac ab origine urbis suae Fenelos possedisse Adriaticum, luce meridiana redditur perspicuum ec. Il Lancetti a p. 150 della Fseudonimia ( Mila no 1836 ) registra il cognome rovesciato Itnegluf ec. ma non il libro. A prova poi maggiore che la Vita di Fra Paolo Sarpì è propriamente scritta dallo stesso Fulgenzio Micanzio, dirò che nel mese di luglio dell’ annodi 847 ho veduto ed esaminalo un cod ¡cello cartaceo in fol. piccolo del secolo XVII, coperto dì cartone semplice, senza frontispicio contenente la Vita del Sarpi. Il carattere è di pugno di fra Marco Fanzano (non Pranzano, come alcuni ¡1 chiamano ) notissimo amanuense del Sarpi, del quale Fanzano la Storia del Concilio di Trento del Sarpi trovasi trascrìtta esistente pur oggi nella Marciana, e copiate più e più scritture, Consulti, Informazioni, ec. del Sarpi che abbiamo nei pubblici e privati archi-vii e biblioteche. Ora quella Vita, eh’ è dt pugno del Fanzano, è tutta corretta, con giunte, cancellature, interlineamenli di pugno di ira Fulgenzio Micanzio, del quale pari-menti serbansi autografi nella nostra libreria. Sebbene non abbia io potuto collazionare attentamente .1’ apografo di detta Vita con alcuna delle edizioni stampate, attesa la brevità del tempo che mi fu concesso pei1 vedere il Codicetto, pure potei con sufficienza conoscere clic il manoscritto va di pari passo, in generale, colla stampa, tranne qualche diversità di parole e di collocazione di esse, e qualche periodo che nel manoscritto è da una linea cancellato, e che quindi dalla stampa fu ommesso. 76
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d’ Ascalona ec. ec. ed acclamalìssimo Capitano e v. podestà di Bergamo. In Milano 1749 nelle stampe di Francesco Agnelli. 4*° 8. Orazione Panegirica in lode di S. Girolamo Miani patrizio Veneto. 4- di pag. 23. senza anno e senza luogo. Dalla dedicazione si scopre esserne autore il dottore Melchiorre Spada parroco di Fossalunga, ed è intitolata dall’Ab. di Narvesa al Corpo de’ patrizii Veneti
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S. M A R T A. 127 .aml>r\scia!ore nel 28 luglio 1698 al tcin- questi stati dell’anatema pronunciato da Cle-po della guerra contro il Turco ; e per prò- mente Vili contra Cesare Estense duca di curare alla Repubblica il risarcimento dei Ferrara (Morosini. XV^ 233). Del 1602 fu danni che andavano recandole gli Uscocchi eletto Savio del Consiglio. L’anno dopo iGo3 (ut horum popuiorum tam maris piratarum a’26 agosto con Nicolò Molino il veggiamo quam terrae latronum infida Venetis damna eletto oratore in Inghilterra sì per l’oggetto aliquo modo resarciretj. lutale incontro 1’ di complimentare quel re Jacopo di fresco imperatore creò conte del Sacro Romano Im- asceso al trono, sì anche per procurare appi» pero Pietro Duodo con Alvise ossia Lodovico il re ogni maggior vantaggio per li cattolici, suo fratello e discendenti d’ambedne i sessi; (MorosiniXVI-, 278, »79- Vianoli II. 3”g). l’ampio diploma è in data primo novembre Ricevuti furono in Londra co i ogni magnici 602. Frattanto Pietro, seudo in Venezia fra’ ficema, e n’ebbero cortesi parole dal re. Il Savii di Terraferma era stato nel-detto an- Duodo fermatosi colà alquanti giorni, tornò no 1 :"ig8 con Wicolò Sagredo incaricato di in- alla patria, non senza avere riportati da quel dagare qual fosse la mente del patriarca Lo- regnante parecchi doni ( Morosini XVI, renzo Priuli intorno alla pubblicazione in 281). (1) Sono degne di essere riferite le e» le v olte difficile l’uso della lancia che ricercha campagna aperta, et perche in occasione ,, credo che la corazza possa portare fruttuoso servitio, io direi che Sua Serenità facesse armare una parte de suoi huomini d’arme con la pistola, et arme a botta come viene proposto, et che in ogni condotta fossero la metà lancie et l’altra metà corazze, delle ,, quali fossero armati gli uomini piti robusti acciò potessero reggere il peso delle armi ; ,, et ben che il modo di combattere di queste militie debba essere differente, come dift’e-,, renti sono 1’ arme istesse, io direi nondimeno che di presente restassero sotto 1’¡stesse condotte et chi nell’occorrenze havesse il comando se ne servisse secondo il bisogno. „ Quanto al 3. capo panni che nell’atto pratico debba esser molto difficile l’armare la ,, testa del cavallo a botta d’archibugio, e mentre considero il poco numero de cavalli ,, che in molte fattioni de miei tempi sono morti d’ archibngiate in testa, sono torzato „ credere che in ciò debba riuscire molto maggiore kt difficnltà, che il benefit'10. Con-„ vengo nondimeno lodare tutte le armi che assicureno il cavallo, come il cavaglier, si come maggiormente lodo che siano armate le spalle, fianchi et reni d’essi cavalli con ,, quei corami cotti et leggieri che sono proposti, se però sarà vero che li diffendano dal*. ,, lo stocco, et che resistono all’acqua, come vien detto. Circa il l\. et l’ultimo quesito, il „ parer mio è che 1’ huomo d’armi, o corazza che sia, debba per ogni modo portare lo „ stocco o spada di buona schiena con la quale possa penetrare alle parti disarmate, del „ nemicho, et amazzarli il cavallo. Il che è quanto mi occorre intorno gli suddetti capi di ,, risposta a V. S. ili.ma, alla quale con questa occasione bascio affettuosamente le mani. ,, Di casa in Vcnetia li 22 genaro 98, di V. S. ilUma aff.mo s.re Gio. Battista del Monte t4. <1) Nel Codice miscellaneo Marciano del secolo XVII, classe VI, nnm. CL1II, abbiamo descritto il Viaggio fatto in Inghilterra dall ill.mo sig. Pietro Duodo IL r come ambasciator al ser.mo Giacomo sesto Re di Scotia e d Inghilterra. Comincia: Perchè il più delle volte /’ ansietà di quelli che a bocca rammentano le cose vedute partorisce non solo disordine el confusione ai loro discorsi, ma anco poco gusto aWorecchie che attentamente gli ascoltano^ ■ho giudicato espediente il porre con qualche ordine in carta tulio ciò che ho stimato degno et notabile nel corso del lungo et pericoloso camino che neW ambasceria deli1 ili mo cav. Duodo al ser.mo re d Inghilterra ho havuto occasione di trascorrere. L’anonimo scrittore, ma che era del seguito dell’ambasciadore, dice che a’12 del settembre (non c’è anno, ma si sa essere stato il i6o3) uscirono dallo stato Veneto, e recaronsi sul Milanese. Descrive in succinto tutti i luoghi principali per li quali passarono sì d’Italia come di Francia fino al momento in cui presentaronsi al re Giacomo. Nota le persone distinte che visitarono, come a Milano il conte di Fuentes Governatore, e il Cardinal Borromeo $ a Torino l’ambasciatore ordinario della Republica Francesco Priuli ; a Parigi l’amba«. Veneto Angelo Ba-
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tra le pitture di autori veneti incerti la della tavola. A tenore poi di queste osservazioni de-vonsi correggere alcuni scrittori di pittura e di pittori, cioè il Lanzi il quale nella Storia pittorica p. 425. voi. sesto, edizione veneta 4838, lo dice Giovanni Silvio veneto, anziché Giampietro ; il Federici che nelle Memorie trivigiane (T. II. p. 53.) lo chiama Pietro di Silvio, e Filippo de Boni
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d’inquisizione e Coudanne contro chi non fosse descritto nella Scuola, e gli aggravati aveano pep giudice di appellazione la Messettaria. Nel 1566 fu dal Senato ridotta la Scuola ad uso di Ufficio con tutti i precedenti privilegi e facoltative, ma l'appellazione delle Sentenze fu demandala ai Provveditori di Comun in forza dell'antecedente decreto del Senato 4551. 4 5 agosto. I nativi veneti
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eleganza nel tratto, una grandissima prudenza ed una mirabile destrezza nel maneggio degli affari, ond’avvenne che appresso gli ambasciatori, che lo vollero al suo seguilo, la fece più da uomo di Stato e da consigliere che da medico - Stampò : Consilium super Morbo Cele- bris I. C. Veneti, - Venetiis 1717. Typ. Maldura. Frulli manoscritti cilali dal Fantuzzi è uno che riguarda un veneziano
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, ed era della famiglia che abitava a S. Giovanni in Olio. Voi. IV. p. 475, colonna prima, linea 2. Opuscoloruin — correggi — Opusculorum. Voi. IH. p. 476, Fralle opere a stampa di Andrea Morosi-ili e d’uopo notare anche la seguente per mia cura uscita dopo 1’ articolo che ne stesi : Viaggio fallo da Andrea Morosini e da Benedetto Zorzi patrizii Veneti del secolo deci« mosesto in alcuni luoghi dello Stato veneto
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9o s. MARIA DELLE VERGICI. che aveva tolto la Tana «’ Veneti (i). Trovasi il suo nomi; registrato fra gl’ individui della famiglia Giustinianei da s.Moise, che nel i fevan le faeton in Venezia al tempo di M. Andrea Contarmi doge, cioè oit'eri lire 8000, per sostenere le spese della guerra di Cliiog-gia contro i Genovesi (Galliciolli, t. II., pag. 110-120 ). E del i382, come nota il Sanato
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in fine. Lo stesso Avanzo accompagnando a Valerio Soperchi ila Pesaro le sue lucubratìones sopra i sei libri della natura delle cose ili Tito Lucrezio Caro, (1) Abbiamo alle stampe: Cella S. Petri Apost. ad Pelri Quirini Veneti eretnilae Camald, in* habiladònem a Generali Delphino aedificata. Sta a pag. 11 ilell’opiisrolo : Sacrae eremi Ca-maldulensis situs, templi, alque cellarum descriptio anno domìni iidccxcv, 8.vo
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. Cotta Pietro (o Comasco ) r. dopo l’indice. Cribella Isabella. Fedeli famiglia 110. Ferrari famiglia i33.| Landò famiglia 487-Melzi Gaetano. Negri Angelica. Scannino Antonio. Trivulzio Janjacopo. MILITARI veneti. Beregan Alessandro. — Girolamo. Bua Giorgio. Canal Andrea. Civrani (alcuni) 344* Cocco Antonio 2G8. — Francesco. — Jacopo. Corbelli Giannandrea. — Nicolò Maria. Dandolo Binieri. Emo Angelo
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ei'a quella dello studio delle piante} e, come osserva il eh. Giovanni Marsili (Notizie inedite intorno a’Veneti patrizi» cultori della botanica. Padova 1840. a pag. 20) » fu Cristina il primo » patrizio che nel secolo XVIII si applicasse » seriamente a cotale studio, nel quale venue » tale perfezione che tutte conosceva e diri sponeva ne’suoi generi, coltivando nel suo » palazzo (a S. Marchiano) in Venezia un Giar-
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