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, finita questa , s’ accese il fuoco nel festone ch’era all’altar grande e s’abbruciò il quadro ch’era sopra il volto, ch’era di Tiziano, bellissima pittura, elie rappresenta il nascimento del Signor Nostro (Annali veneti mss. Codice mio, num, 1007 ). 3. Nell’Archivio governativo e giudiziario di Mantova esistono parecchie lettere originali di Tiziano Vecellio ; siccome mi diede contezza il chiariss
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SANG » tius ducis in vita, carilate erga patriam, » pro qua eliam, si sit usui, mortem oppele- * re, et pium et pulcherriinuni putas ec. ec. 8. A Nicolò Tron doge, Paolo Bagellardo dedica il seguente libretto: Ad ili. principem dominum Nicolaum Tronum dignissimum ducevi veneciarum dominum suum precipmtm, Libellus de egritudinibus infantimi per magi-strum Paulum Bagellardum a Flumine editus incipit (eliciler. (in line). Impressus die 10. novembris per p. Matheum de Vindischgretz 1487. 4. carattere gotico. Avvene una anteriore edizione citata dal Graesse (p. 275. 1. Tresor Bibliograph. 1859 ) cioè: Palavn M . CCCCLXXII. die XXI. aprilis Bar. Val. patavus F . F . Mar. de septem arboribus prutenus in i. Il Bagellardo sul bel principio enumera i benefìcii ricevuti dal padre del doge : JVam cum puto me in darum virum evasisse dum-taxal beneficiis illius praeclari genitoris lui palricii honestissimi: qui me innata sibi liu-manitale ad medicinalem sedem evexil, in qua odo et viginli solares circulos honesle militavi ec. cosi in pegno di grato animo dedica al figlio doge l’opuscolo.— Del Bagellardo vedi il Vedova negli scrittori Patavini, sotto il cognome FIVME. Fralli manoscritti lodatori del Tron, è Jacopo Tiraboschi bergamasco che ha versi latini diretti a Nicolò Tron e a Chiara sua sorella madre di Tommaso Lippomano, contenuti in un bellissimo codice membranaceo della Biblioteca Capilupi, già registrato a p. 145. 147. dall’abate Giovanni Andres nel catalogo dei codici di quella famiglia. (Mantova 1797. 8.) Nella Marciana abbiamo al nurn. CCXCIX. della classe VII. un bel codicctto membranaceo del sec. XV in ottavo, con fregi miniati sulla prima facciata, e lo stemma TRON, intitolato latinamente LAVS ILLUSTRISSIMI I 0 B B E. 649 VENETIAR. PRINCIPIS ¡NICOLAI TRONI, ma l’operetta è in versi italo-veneti con qualche prosa. I versi cominciano ; Quel sumo idio che reze luniverso E cliel governa per la sua boutade La sua Maestade Ne ha proveduto dun bon pastore......Qui dredo notero el mi- lesemo e mexe el zorno (o crearlo el prexenle novello illustre prinzipo misier nicolo trun per memoria perpetuale (dice che fu creato a’23 novembre 1471) ... . Segue il nome degli elettori ; un breve elogio in prosa ... Poi si ripigliano i versi così: Invocation a la versene Maria che mantegni sano el prexenle doxe el alieno de pensieri de la bona memoria de suo fio misier Zuane (1) Finisce il libretto con tre versi latini: Principis invidi Venelis insignia troni Sedibus liaec diuturna queant subsistere et ipsis Hostibus ex loto populis venerentur in orbe. In quanto alla numismatica spellante a questo doge, leggasi la lettera a me diletta dal chiarissimo Lazari nel documento numero 11 (undici). Di emblemi, credo certamente d'invenzione assai posteriore una impresa indicala dal Sadelcr, e dal Ferro ( p. 288. Teatro ec. ) cioè « Giovane donna, nuda, intesa per la » volontà o anima nostra, sopra alcune reti » o lacci intesi per quei del mondo, diavolo, » e carne in mezzo due piaute di lauro e d di palma, che mostrando con mano alzata » il cielo, quasi con ¡sprezzo dei premii et » honori di questo mondo, dice : IMMOR-» TALE QVOD OPTO, fu di Nicolao Trono » doge di Venelia. » Bellissima è senza dubbio la copia membranacea della Promissione ducale di questo doge : Essa è così descritta nei Zibaldoni dell’abate Jacopo Morelli « Codice mem- , » branaceo in fol. del secolo XV. presso l’a-» baie Canonici celebre raccoglitore di pre? » ziosità in genere di codici e libri a stam- (1) Si allude olla infelice morte del sopraddetto Zuanne Tron figlio del doge Egli fu ucciso da Turchi nel 4470 all’occasione della presa di Negroponte. Il Malipiero ne’ suoi Diarii dice che Girolamo Longo fu da coloro messo tra due tavole e segato per mezzo, e che Giovanni Tron fu impalalo: tutti do omeni animosi, e prima che i sia sta presi i ha fatto pugna gran fe con i so officiali contro Turchi. (Vedi: La presa di Negroponte fatta dai Turchi a' Veneziani, descritta da Giacomo nizzardo. Venezia. Merlo. MDCCCXL11II 8 data in luce da me con documenti e annotazioni. I versi dell'anonimo poeta sono : Sempre sera (il doge Nicolò) contro questi chnnì (i turchi) Sol per ìimpresta fo de neqroponte La che elefante Fo el nostro nobel misier Zuane Movetive a pietà ho sente veniziane A la bona memoria del caxo fortuna De questo da cha truno Che morì per la fede e per el Stado.
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in principessa. — Un Cristoforo Gallina, con-Rivoalto. Era il loro stemma, giusta i Bla- corse al Vescovado di Geneda nel 5 gennajo soni Veneti manuscritU, simile a quello del 4377 M. V. cioè 4378 more comuni, leg-Dogc Steno, cioè la stella di otto raggi, se gendosi nel Registro del Pregadi n. XXXVI, non che i colori di quello de’ Gallina erano p. 47 fra gli aspiranti : Venerabilis vir do-opposti di bianco
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che in quella chiesa gli fosse fatta un'arca con un epitaffio. Ma non vedendosi questo riportato dal Pallerò, nè dal Marli-nioni, nè dal Martinellij nè da’ più recenti scrittori, si può dire che da gran tempo siasi perduto. Non deggio per altro tacere che nel codice autografo che io tengo degli epi-taffii Veneti raccolti da Pietro Caopenna nel 1584, in fine alla pagina 115, si legge l’epitaffio al Navagero
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di Francesco Sansovino (p. ^5^. Lib. XIII ) era uomo dotto, e di acuto ingegno, e molto amato e stimato dalla repubblica per il suo valore . Compose un libro di diverse epistole ed orazioni latine, una delle quali è anche alle stampe per la morte di Giovanni Dedo gran cancelliere. Il titolo é: Bartholomaei Comini orario prò funere loannis Dedi veneti seri-bae maximi. È dedicata dal Cornino a Girolamo Dedo
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. Nel seguente 1627 invialo venne a Roma per accertare il pontefice della volontà de’ Veneti nel concorrere alla lega, purché imposte non fos- 1 2 sero loro troppo gravi condizioni, come erasi fatto. Tornato in Venezia, l’anno apprèsso cioè del i528 in Francia rispedito venne per rendere conto al re dello stato degli affari, e perchè invigilasse sopra i bisogni a Italia ; e ambasciatore fu anche nel 1629
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Dominici Veneti ipsius canonicae sae-pissime moderatoris ab Innocentio Vili et Alexan. VI. pontificalibus insigniis decoratus extititi e che in effetto della famiglia cittadinesca de’Domenichi egli fosse, lo conferma il p. Giovanni degli Agostini a p. 387 del Voi. I. Notizie ec. colle parole : Fior) anche nel medesimo secolo Gian-Maria de’ Domenichi Vi-niziano , generale de’ canonici regolari
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sopra i Turchi alle -Curzelari 1571. Un faleucio del Lollino in morte di Tiziano Yecellio pittore, rhe rimase fin allora inedito pubblicò Gian-giuseppe Lirnti nel voi. II, pag, 296 delle Vite de'Letterati del Frinii. E un epigramma greco di lui sta nel libro: Stephani Theupoli Bened. f. patrie. Veneti Academi-carum conlemplationum libri X. Basitene 1590, 8.vo, a pag. 10. Anche a pag. 220 del libro
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quae nunc ánimos intenta-que coelo. A pag. 240 epigramma inlibrum Novarum posit. Antonii Persii D. ed ivi altro epigramma ad ¡Ilustran Antonium Mar-linengum et fra tres, ed altro in Incendio Palatii Veneti. A pag. t. avvi epigramma che comincia: Syderens Leonilla ocu-los reflexu hyacinthum. Ivi altro epigramma che non son sicuro se sia dello stesso Lailino, non portandone il nome, e che coni. Candida
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. Intorno VENETiA . MAGNA, e nel-l'esergo AN . (Queste sigle o AN. o ANT indicano certamente il fusore della medaglia, che finora mi è ignoto.) Questa medaglia col molto VENETIA , MAGNA e colla stessa figura di donna , era stata precedentemente adottata dal doge Francesco Foscari. 3. Rara e curiosa moneta di puro rame col nome e colla effigie di Cristoforo Moro è notata nel catalogo Gradenigo appo
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688 SAN GIOBBE. go (I). Nacque in Venezia, probabilmente nell’anno 4467 (2); ma in Padova passò la maggior parte della sua vita. In quella città ebbe i rudimeuti delle letterarie discipline, ma per sua slessa confessione, occupò piuttosto il tempo nella crapula, che negli studi. Giunto poi agli anni trentacinque, e fatto più maturo di senno diessi a cultivare le arti belle, e massimamente l'architettura. Incontrata amicizia col veronese Giammaria Falconetto, pittore ed architetto di fama, ne fu il mecenate, lo ricoverò in casa sua, e con esso andossenc a Roma, dalla quale città tornato in Padova fece costruire una magnifica Loggia (3) e ornolla di pitture, statue, e quadri tolti dai disegni di Rafaello, (1) Circa la paternità di Luiyi vedi diversità in una delle Note a p. 690. Chi fosse poi sua madre non risulta né dal libro nozze, nè dagli alberi genealogici; la qual cosa fece credere a taluni (vedi Papadopoìi nelle Testimonianze ) che il nostro Luigi Cornciro non fosse nato di legittimo matrimonio. È certo però che per colpa de’ suoi antenati, Luigi avea perduta la nobiltà. Infatti nelle genealogie di Marco Burbero (riportate da Apostolo Zeno, ove ricorda il Cornaro a pag. 343. 346. Volume II. Bibliot. Fontijoini ) si legge, in sostanza, che Rigo Cornaro figliuolo di Marco doge (1365) commise un omicidio, per lo quale venne sbandito da. Venezia, e privato della Nobiltà ; che passato Rigo in varii luoghi, dopo qualche anno si ridusse in Padova, dove per maggior cautela, mutato nome e casato fecesi chiamare Antonio Righi o Antonio di Rigo, e vi prese moglie Agnesina dal fognarne, o de Lignamine ; che da questo matrimonio nacque Jacopo de Righi, ovvero dal Legname-, eh« da .Iacopo vennero due figliuoli, cioè Luigi (che lo Zeno chiama I) ed Antonio; che questo Luigi I. nel -1490 avea prodotto all’Avvogaria autentiche prove d’esser legittimo discendente da Rigo Cornaro figliuolo dei doge Marco, e perciò il suo nome fu descritto nel libro d’oro, passando la grazia anche nei suoi legittimi discendenti (*); che da Antonio venne Luigi (detto II. dallo Zeno) eh’è l’autore della Vita Sobria del quale parliamo, e al quale, sull’esempio dello zio Luigi I. fu facile ottenere il fregio della veneta Nobiltà (**). (*) Non fu fedele. Apostolo Zeno a quanto dicono le genealogie del Barbaro che tengo anch’ io in copia esattissima. E vero che del -1490. Luigi I. voleva col mezzo de’ parenti di casa Corner e di altri lestimonii provare la sua legittima discendenza da Rigo figliuolo del doge Marco; ma è vero altresì che non furono mai esaminali li testimoni, e fu fama che messer Zorzi Corner fratello della Regina li fisse contrario. Mori poi esso Luigi I del 1492 adì 9 ottobrio, et i suoi discendenti rimasero del popolo (cioè non iscritti nel libro d oro nè atti al Maggior Consiglio). (**) Come lo abbia ottenuto, non so, non avendo io veduto il processo. È certo che lo ottenne, come dalla lettera di lui allo Speroni 1542, della quale vedi alla pag. 691. (2) Dico probabilmente, perchè, quanto all’anno della sua nascita, Vè diversità di opinioni, diversità proveniente dallo stesso Cornaro, il quale in qualche sua operetta ora dice di avere una età ed ora un’altra, sebbene scriva in uno stesso anno. Veggasi per esempio il Trattato della Vita Sobria impresso del 1558, ove a p. 3 tergo egli scrive di contare anni 81, e a p. 22 tergo, anni 83; e veggasi la lettera a Daniele Barbaro impressa nello stesso anno 1558, ove dice di avere anni 91. ec. Ma però è certo il mese e l’anno della morte del Cornaro, cioè il maggio 1565. Ce ne assicura Anton-Maria Graziani il quale nella Vita del cardinale Gianfrancesco Cominendone (.p. 17. 223. edit. 1669), dice di essere stato presente alla morte del Cornaro succeduta nell’anno stesso in cui fu eletto cardinale il Commendone, che fu nel MDLXV. E ci assicura eziandio che quando morì aveva 98 anni (iSpiritimi ad octavum et nonagesimutn annum perduxit). Quindi puossi all’anno 1467 stabilire la nasci^ di lui, siccome fu già opinione di Apostolo Zeno (Voi. II. pag. 346. Bibl. Fontanini ) Vedi però micSe nella pag. 692 nurn. 5. e nelle seguenti Testimonianze Lorenzo Pignoria. (3) Sebastiano Serlio nel libro VII. p. 218 e seg. delle Opere sue, ediz. veneta 1584. 4. diffusa-mente descrive la casa del Cornaro in Padova, e ne dà i disegni, non senza lodare il padrone che si dilettava di tutte le arti nobili et virtù singulari, et massimamente dell’ architettura ~ Ma più esatti disegni intagliati in rame ne diede Giannantonio Battisti delineatore e incisore, in una sua Bac-colta d’Istruzioni d’architettura civile ec. Venezia 1786. fol., che ho altrove indicata, e che oggidì (1859 novembre) è posseduta dal valente architetto signor Lorenzo Urbani. Il Temanza alla pag. 138 della Vita del Falconetto ricorda la delineazione di questa easa del Cornaro descritta dal Serlio, ma dice che non corrisponde gran fatto ai vero perchè il Serlio fìdavasi ciecamente di altri delineatori; ma lo giustifica avendo il Serlio messo in ordine questo VII. libro in tempo ch’egli era in Francia, e perciò non ebbe il modo di poterne fare nuovo confronto. Quindi male a proposito, dico io, il mar»
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Zanchi (di) Giampaolo 596. — Vincenzo 596. Zanin 871. Zorii de Mattio 871. Zuanne 930. — e Andrea 787. — de incorno 788. Confrater.* dell’arte 797. 798. e vedi a p. 954. 953. £T5 dosi tB9S o toiS TEATINI. Siamoli Alessandro 680. Vidal Marco 870. • TEDESCHI. Oni famiglia 339. 7IC jl/IOTA/lQAYQg ; 1VJJ | TIFERÌN'ATE o daCittà diCastello. Donini Giuseppe 657. B. Margarita 800. TIPOGRAFI, LIBRAI e TIPOGRAFIE. Accademia Veneta 228. Alberti (degli) Marco 890. Albicocco Fabio 880. Albrizzi Girolamo 364. Aldi, Manuzii, 102. 211. 216. 568. 773. 773. 947. Alessi Stefano 58, 693. Alvisopoli 213.217.690.695. Andreola 226. Antiquario Felice 908. Antonelli Gius, vecchio 861. — moderno 497. 773. 895. 947. Argentina (de) fiorentino 648. Armeni 830. Arrivabene Andrea 625. 643. 789. 933. Avanzo Lodovico 3-1. 219. 290. 302. Augereau Francesco 287. Bagiioni 64. 482. 696. 950. Barbèra 949. Bartoiommeo l’imperat. 817. Bassagiia 449. Bernardino da ¡Novara 531. Berlino (di) 954. Berno 212. 930. Bettinelli 695. 697. Bianchi A. 564. — Domenico 850. Bianco Giovanni 955. Bindoni Bernardino 631. .«Silì-ofla'Gaspar» 840. m Giannantonio 7l9. Tomo VI. Bindoni e Pasini 663. Bissuccio 570. Biado Antonio 598. Bona Domenico 594. Bonarrigo Carlo 930. Bonetti 623. Bordogna Sigismondo 31.671. Bortoli 431. Brugnolo Gioachino 948. Cadorin Jacopo 855. Calccdonia Alessandro li-brajo 954. Cagnani 487. 827. Cagnolini 59. Casali Giambatista 137. Catani 596. Cavalli 219. 933. Cecchini 930. 959. Celeris (de) Bernardino 608. Cereto (de) Giovanni 288. Ciferri 928 e Tomo V. 739. Ciotti Giambatista ili. Clementi 495. Cornino 169.215. 223.287. 295. 627. Commercio 603. Ganzati Gianibntista 681. Crivellari 639. Corti 203. DailTsola Pietro 101. De septem arboribus Martino 648. 649. Deuchino 493. 687. Dionisio Bolognese 791. Discepolo Girolamo 550. Dorigoni Girolamo 132. Dusini'ili iti. Emiliana 818. Ettore (d’) Benedetto 423. Farri 295.493.568.817.932. Fei Andrea 58. Fenzo Modesto 43. Foglierini 28. Fontana (di Lucca) 858. Fracasso 643. Frambotto 836. Franceschi (de) Giacomo 862. — Pietro 530. Francesco (Sta aS.AIvise)871 Franchini (v. Vigènti»!) Fraocfort (da) IVicolò 871. Franco Jacomo 936. Frali di San Spirito 671. Furlanetto Lodovico '941. Galignani Simone 937. Gambarini 856. Gardane 568. 861. 1077 Garzoni Marco 343. Gaspari 770. Gattei 775. Gay Giulio 954. Giaccardli '¡60. Galignani Simone 957. Giantomm.isoìVapoletano 789. Giglio 213. Ginammi 630. Giolito e Gioliti 11. 30. 56. 99. 213. 214. 293. 295. 598. 622. 624. 689. 693. 690. 719. 893. San Giorgio (al) v. Barto-lommeo 817. Giovanni da Colonia 955. Giovanni da Spira 638. Girardi Gasparo 447. Giuliani Gio. Antonio 850. Giunti, o Giunta 172. 217. 231. 819. Graziosi 839. Grcgorii (dei) Gregorio 583. 648. 778. 908. 917. Griffio 168. 670. 694. Grimaldo 405. 865. Grossi Francesco 493. Guasti I’ainieri 898. Guerra 719. 772, Guerrino Sante 625. llenrico (Alberto) 889. Hertz 77. lecklino Giovanni 478. Ienson ¡Nicolò 648. 954. Indrich 794. Insegna (all') dell'Europa 45. Kier 391. Lanceliottj 212. 213. Lazzaroni 605. 697. Libreria della Stella 643 Locateli! Rartolommeo 892. Lovisa Domenico 429. 454. 796. Magheri 52. Planassi IVicolò 772. 773. Manfrè Giovanni 52. Manger Michele 597. Manuzio Antonio u95 (v. Aldi) Marròlini Francesco 219. 501. 564. Ol* 670.695. 817. 819 893. 895. 928. <m. «Sa e Tomo V. 759. Mattiuzzi v. Tomo V. 757. ¡Merlo Giambatista 325. 618. 771. 835. 875. Misscrinl 554 . 683. Molinai! 356. io3
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e „ Francese a’ tempi di Lodovico XIV. sotto „ gli auspicii del Cardinale Giulio Mazzari-„ no, la quale portava per impresa la Aave „ d’Argo. Questa ricoverata per ordinario „ dagli ambasciadori Veneti si teneva allora „ per desiderio di Alvise Grìmani in casa „ del Marchese Durazzo Residente di Geno-„ va. Ogni sabbato vi si riduceva coll’inter- „ vento di molli personaggi e virinosi lla-,, liani, e francesi
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num. 57. pag. 614. Nota del cav. Vincenzo Lazari sulle monete del doge Pietro Loredano. 1. Ducato d’oro o zecchino. Tipo dell’antico ducato, coniato la prima volta per decreto del Maggior Consiglio de’31 ottobre 1284, solo mutato il nome del principe in PET. (o PETR.) LAVR. Bontà dell'oro assoluta; taglio ridotto da pezzi 67 a 67.1/4 per marca, e perciò peso di carati veneti 16. 80/91 ; valore
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SAN GIOBBE. 559 4. CONSECRATIO IIVIVS | EGCLESIAE CE-LEBRATVR | DIE XIIII MENSIS j APRILIS. Leggesi que8ta epigrafe sul muro a sinistra entrando, tra la seconda e la terza Cappella. Noto alcune epoche in cui questa chiesa e l’aitar maggiore furono consacrati e riconsacrati - Vedi anche l'iscrizione 409. 4495. adi 44 aprile, fu consacrata col titolo di San Job c Bernardino, come dalla lapide posta sotto l’orologio colla suddetta iscrizione ( Processo L ). 4582. adi 3 luglio, fu consacrato l’aliar di S. Job dal vescovo Giulio Superchi ( era allora vescovo di Caorle) e fallar maggiore fu consacrato dall’ arcivescovo Antibarense (di Antivari) frate Ambrogio Capicio (Capece) della provincia di Dalmazia (Processo XLVI). 4 583. adi 2 maggio fu messo il sigillo della consacrazione dell’altar maggiore, e fu iterum dedicato a San Bernardino (ivi). 4587. 44 aprile, fu desconsecrado l’altar maggior e fu reconsecrada la chiesa di San Job. Il motivo fu la fabbrica e decrostadi li muri (Processo L). Il vescovo che conse-crolla in quest’anno fu Girolamo Righettini. Questo vescovo dagli scrittori si chiama con cinque cognomi : RIÌGETINVS , REIECTI-NVS, REGHATTINVS, RAGAZINVS, e anche RIGHETTVS. L’ Ughelli ( p. 4341 Voi. V). riportando il cognome REIECTINYS, mette una nota nella quale dice ch’egli è veramente RIGHETTVS di cognome, ma per la piccolezza della sua persona era detto RI-GHETTINVS. Ma egli è propriamente RE-IECTINVS in lingua latina, e BIGIIETTINI in volgare, famglia nota di Treviso, donde usciva il vescovo, e ricordata dal contemporaneo e parente di essa Bartolommeo Barchettati a p. 57 e 240 delli Commentarli - ( stampati pure da un Angelo Righetini del 4 616. 4.°). E col cognome REIECTINVS leggesi nell’inscrizione che è scolpita sopra la porta esteriore della Chiesa d’Ognissanti nostra = Il Cornaro poi errava nel porre l’anno 1597 a questa riconsacrazione, essendo il 4587, come risulta dalle Carle deHArchivio, e come dev’essere, se il Righettini vescovo di Caorle eletto nel 4 585, moriva del 4593. Veggasi l'Ughelli ed altri (4) (2). (1) La cosa viene confermata dalla epigrafe che probabilmente si sarà posta nella mensa dell’altare Questa epigrafe ho trovata in copia fraile carte di Monsignor Canonico Agostino Corner, ed è la seguente. » Anno domini 4587 die 44 aprilis. Ego Hieronimus Righetinus episcopus Caprularum conse-cravi ecclesiain et altare hoc in honorem SS. Job et Bernardini confessorum et reliquias SS. Apo-stolorum Andree Mathei et Thadei in eo inclusi singulis christi fìdelibus hac die unum annum et in aniversario consecrationis hujusmodi ipsam visitantibus quadraginta dies de vera indulgenza in forma ecclesie consueta concedimus — Sanctorum Job et Bernardini. (2) Relativamente a questo vescovo, in un libro, che io non vidi, intitolato : De Ntimeronim Sophia algebraica eie mystica lib. FI. Fenetiis apxul Jolitos 4586. ad Marcanlonium Barbarum equitem ac divi Marti procuratorem, vi era a penna la seguente memoria, che io estraggo da copia fededegne. » Jesus Maria. 4586. adi primo maggio in Caorle : » Sia a perpetua memoria manifesto et noto a qualunque persona leggerà il presente libro: » come io D. Girolamo Righettino (così, non Righetto) Venetiano (probabilmente detto per lo Stato » Veneto, non pel luogo di nascita, che fu Treviso) Canonico regolare lateranense dell’Ordíne di San- io t’Agostino di Osservanza, professore di Teologia, predicatore del Sacro Evangelio già habitatore del » Monastero di S. Maria della Carità di Venetia, et hora per gratia d’Iddio et dell’ apostolica Sede » vescovo di Caorle, di licenza di detta Congregatione mi partii di Venetia adi 6 novembre 4585 per » andar a presentar una mia fatica ingeniosa fatta con penna alla Santità di N. S. PP. Sisto V; et » gionto in Roma un venerdì sera adi 22 di detto mese m’appresentai al M. R. P. Cherubino Lavor » rio" Cremonese abate dignissimo della Pace, il quale vedendo l’opera la domenica che fu adi 24 me » la fece mostrar al Rmo P. Mattio Lavorio protonotario apostolico et già cassiero della felice me-» moria di PP. Pio V, il quale subito 1'¡stesso giorno m'introdusse con questa dall’ili. et ecc. signor » Cardinale Rusticucci a cui questa inventione piacque tanto, che il luni a’ 25 di detto mese m’in-» trodusse a baciar il santissimo piede a S. S. et appresentargli questa fatica, la qual tanto li fu cara, » et grata sì per la bellezza sua come per sentir gli discorsi che sopra quella gli feci, che mi co-» mandò Sua Beatitudine ch’io dovessi et farli ornar il quadro, et metter in iscritto quei pensieri, et » mentre in una e nell’altra cosa m’affaticava, anzi dopo il fine dell’una et dell’altra cosa, occorse la
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. 4859. 8. p. 29. 37. 38. 1474. Fu proibito che il doge potesse far dipingere nè scolpire le sue insegne e le sue armi in alcun luogo col Corno du- cale, nè portarle nelle galee sulle bandiere, fuori che nelle fabbriche del Palazzo. (Sanso vino Lib. XI. p. 188 tergo ). Orazioni ed Elogi al Doge Mono. 4. Bernardi Bembi patricii veneti gralu-lalio ad Christophorum Maurum Venetorum principem prò
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la confederalione con Cesare et non attendere alle proposte del re di Francia di entrare in lega con lui (a. 1557). Trovasi anche ne’ mss. Marciata e nella Raccolta Correr: ma fu già stampata nel Libro Vili a p. 669 della Storia Veneta di Paolo Paruta ( T. III. Storici Veneti ediz. 1718), il quale chiama il Cornaro uomo famoso per chiara laude di eloquenza et di molta riputatione benché di non motta età
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Title
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Page 396
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Date
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1842
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^ e passo a ricordare alcuni manuscritti interessanti che vidi ed esaminai nella Libreria del Museo Correr. I. Codice Miscellaneo, era già di Jacopo So-ranzo col num. 892, ed oggi nel detto Museo col num. 241, in 4 “ del secolo XVII intitolato: De Sanctitate vitae et miraculis servi Dei Hieronytni A Emiliani patritii Veneti et Congregalionis Somaschae fundatoris ad San-ctiss. D. N. Urbanum Vili
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Title
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Page 568
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Date
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1842
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ALLA CHIESA DI S. » Duca, e li Ambasciadori al loro loco : do-» po il Nuntio con numero infinito di dami-» gelle e donne principali della città. Subito » aquetato il tumulto della gente , il Segre-» tario maggiore lesse il Privilegio della fi- • gliatione, e poi la Duchessa in mezzo de-» gli Ambasciadori Veneti ridottasi in mezzo » il Palco in piedi, disse il Tiepolo, che per » decreto
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Title
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Page 331
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Date
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1842
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. Venetiis 1712. 4° 1714- Recognitio fratrum in Incurabilium delubro concinenda ab Antonio Polarolo Magistro ad melos usum harmonicp modulamine accomodata. Venetiis 1714. 4*° 1716. Rex Regum in Veneti Maris Regia a Regibus adoratus. Jac. Cassetti equitis Oratorium Incurabilium eboro musice canendum in Domini Epiphania , armonicis Caroli Francisci Polaroli numeris modulatimi. Venetiis 1716.8.°. Cantatrici
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