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e IV. Una veduta turca di Galata, che rimonta al 1537-1538, è stata pubbl. da A. Gabriel, Les étapes d’une campagne dans les deux Irak d’après un manuscrit ture du XVIC siècle, nella riv. « Syria », 1928. (27) Ciò si rileva dalla relazione del Ramberti, che accompagnò a Costantinopoli in questa occasione Daniele de’ Ludovici, del quale era cugino (p. 117 v. ; cfr. P. Donazzolo, I viaggiatori veneti minori, Roma
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di quella repubblica: anche costui è sfavorevolmente giudicato da A. Nani (cfr. i disp. di V. Gradenigo pubbl. da H. Brown in Scritti storici in memoria di G. Monticolo, già cit., e B. B. I, 44). Sui dragomanni Tommaso Tarsia e Gian Rinaldo Carli, ambedue di Capo d’Istria, cfr. lo studio di G. Paladino, Due dragomanni veneti a Cost., in «Nuovo Arch. Ven. », Nuova Serie, a. XVII, T. XXXIII, parte I, p. 183 segg
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incendio del 1660 e ricostruita dieci anni dopo per l’intervento dei rappresentanti veneti, specie di A. Molin. Sulla fine del sec. XVII fu convertita in moschea che ancora esiste sotto il nome Yeni Giamì (cfr. Belin, 203 segg. ; notizie su questa chiesa si trovano anche nel ms. 726 della Bibl. del Seminario Patriarcale di Venezia). In questo secolo era posta sotto la protezione di Venezia
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pure un altro mercante veneto, di nome Gobbato, il quale era rimasto a Costantinopoli anche durante la guerra (Magni, I, 128 seg.). Nel 1681 il bailo Donà fu ossequiato all’arrivo a Cost. da Stefano Boneri e da molti altri mercanti veneti (Benetti-Pazzaglia, I, 218). Alcuni turchi, specialmente ebrei, tentavano anche di instaurare un traffico di panni di Firenze e Milano per la via di Ancona, proprio
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del senato per il restauro e l’adattamento del bailaggio, l’ambasciatore aveva avuto intenzione nello stesso anno 1702 di far costruire una casa vicino al palazzo, su un terreno appartenente a Francesco Testa, che era stato in parte già occupato dai rappresentanti veneti e sul quale si trovavano delle costruzioni, adibite tra l’altro ai servizi delle cucine, fatte fabbricare da Alvise Contarini. Ma dovette
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), è contenuta nel cod. 8615 della Bibl. Naz. di Vienna. (67) Sui mercanti veneti a Costantinopoli in quest'epoca e sul loro commercio cfr. Alberi, I, 84, 101 seg., 183, 185, 274 seg.; II, 53. All’epoca del bailo Cavalli i mercanti veneziani a Costantinopoli costituivano da dieci a dodici case. Al tempo di D. Trevisano, vi erano fra i mercanti due nobili, Antonio Priuli e G. B. Foscarini. (68) Cfr
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(von den Driesch, Historische Nachricht von der Rom.-Kayserl. Gross-Botschafft nach Constantinopel, Norimberga, 1723, p. 271 segg., 279, 280 seg., 282, 287, 423 seg., 427). (22) Disp. Ruzzini 6 luglio 1720, n. 35, F. 173, e Ruzzini-Emo 1 settembre 1720, n. 7, F. 174 ; delib. 10 agosto e 2 novembre 1720; cfr. anche disp. F. Gritti 9 maggio 1724, n. 30, F. 177. I rappresentanti veneti
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ed utile opera, siano veneti, siano forestieri, o cristiani, o ebrei ec. ( Romanin V. 337. in nota 2. ) ALLA CHIESA DI S. ELENA. Voi III. pag. 364. Alle benemerenze di Tommaso Talenti si aggiungano quelle che fece alla Certosa del Montello , diocesi Trivigiana , che mi vengono somministrate dalla Cronaca che ho al num. 1067. pag. 20. « Hujus tempore prio-» ris (cioè di Simon da Pisa tra il 1398
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avere alcuna corrispondenza co’ Veneti Rappresentanti in Ispagna. Desiderò già il da Mula di ritornare in grazia della repubblica, servendosi della intercessione del papa, e abbiamo ne’ registri pubblici la Esposizione del Nuncio apostolico fatta in Senato per questo oggetto in data 28 agosto 1561. Aggiunge poi lo storico inedito Giovanni Lippomano (Codice mio 1011 p. 576. 577). »Sdegnatosi il Senato, non » solo non volse
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nel suo ritorno da Bologna ov’era stato incoronato, e per accompagnarlo fino al confine degli Stati Veneti. Gli altri ambasciatori erano Paolo Nani, Giovanni Dolfin, e Giovanni Moro = Del 1558 a’ 23 di aprile fu PIETRO GRIMANI creato Procuratore di San Marco mediante l’esborso di ducati diecimila, per li pubblici bisogni ss Moriva del 1553; cd ecco un brano del suo testamento ss « La prima cosa che vogio
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: Plutonis et Uarpagi dissecti dialogus. ec. Del Berengario, vedi il Mazzuchelli fVol. II. Par. I. p. 918. 919) il quale non fa menzione di quel dialogo, come non ne fa menzione il Tiraboschi ove del Berengario (Bibl. Modenese T. I. p. 228.). Un Pietro Partenio era valente cifrista. Nelle memorie de’ Cittadini Veneti ove parlasi delle Leggi sulle cifre de’ Segretarii si ha: Ottaviano Medici fu allevato
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della riversibilità. Tra oro, argento, perle, rubini, smeraldi, specchi, e quattro sfingi di cristallo di rocca,, il Meneghelti sli-molla Zecchini Veneti num. 1200. Ora (soggiunge il Molin ) è passala a Milano. La famiglia NORIS è anche Veneziana, e ad essa spettava il qui ricordato JANIACOPO. Fino dal 1608 viveva don Lorenzo Noris abate benedettino iu S. Maria di Ragusi, e prima maestro de’ novizii in San Georgio
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220 S. MARTINO DI MURANO. Peruzzi Agostino traduttore di un Epigramma del Navagero. Vedi nota (311). Pesaro Francesco. In una sua Lettera da Madrid 29 luglio 1777 scrivendo a Clemente Sibiliato dice clic si conosce facilmente che (gli Spagnuoli) hanno bevuto ai buoni fonti (jreci, latini ed italiani, come pure che hanno scritto nella prossimità d:. quei tempi nei quali il nostro Navagero fece ijustare. a questa nazione il Petrarca. (Alcune Lettere inedite di illustri Veneziani n Clemente Sibiliato. Padova, Sicca 1839, 8. pag. 10). Pezzoli Luigi. Sonetto in lode dell’ Elogio fatto al Navagero dall’ ab. Menegbclli. Sta a 257 Voi. IV della Scelta di 0-puscoli. Pinelli 4 813, 8. Pignoria Lorenzo (Origini di Padova. Ivi. Tozzi 1625, 4. a p. 174) pubblica il poemetto Fanso. ----(Symbolarum Liber I. Patavii 1629 p. 128, -132) ha una Lettera a Giovanni Tuillio nella quale dice possedere alcune cose inedite del Navagero, fra le altre di altri, e che erano hjpis destinata ; ma non soggiunge quali fossero. Pimbiolo degli Engel freddi Francesco ha un poemetto italiano alVOmbra del Navagero, intitolalo la Via di Vanzo (Opere, Padova, Bettolìi 1813, 8. T. Ili p. 209). Lo chiama uno da’ più illustri scrittori del Secolo XV (meglio XVI), e vi lesse, si può dire , un continuo elogio. Pino Bernardino. Nella Nuova Scelta di Lettere ha quelle del Navagero al Ramusio (Venezia 1574, 8. a p. 359, 365, 371, 381 usq. 399 del Libro III.). * Plazsonis Joannis St ravedi. Carmina 1600, 4. Ha Tumulus. Andreae Naiigerii. Forcacela Tommaso. Nelle Lellcre di uomini illustri da esso raccolte ha quelle del Navagero al Ramusio (Venezia, Coinin da Trino 1564, 4.). Portenari Angelo (Felicità di Padova. Ivi, Tozzi 1623, f. 112). Possevino Antonio (Apparalus saccr. Ve-netiis 1606 fol. p. .85 Tomo I, dicendo: Andreae Naugerii nobilis Fcncli extant pia carmina. Allude probabilmente aliTfì/-muus r'n Gobrielem Archangelum, numero XXXIV, poiché tutti gli altri sono di argomento profano^ Possevino Antonio (Bibliotheca selecta. Colon. Agripp. 1607 fol. Tomo II p. 453). Pulieri ab. Giuseppe, volgarizzò un Epigramma del Navagero. Vedi nota (311). Ptiteani Erijcii (Dupuy). Epistolarum.<pro-mulsis. Centuria I. et innovata. Lovanii 4612, 4. A p. 47 si rammenta Inscriptìo-nem liane veterem Parmae ab Andrea Nau-gerio, anno MDXXIV repertori mine inter schedas Bembi superstitem u<! tc mitto ut lncem aliquàm ab explicationc tua capiat (la lettera è diretta a Pietro °antonio a Milairo, in data Patavii prid. eid. sext. MDIC (1599): L’epigrafe ò D. M. L. AEMILI VICTORIS ) di cui vedi nota (320). Quadrià Francesco Saverio (Storia e Ragione -d’ogui poesia. Milano. 1752, 4. Voi. I 10S, II 350, li 407, III 306, 308, 368. Errò nell’anno della morte dicendo 1549 anziché \ 529. Quercu. (a) Leodegario ha inserite poesie latine dei Navagero nel Flores Epigram-matum (Luleliae 1555, 16.° ). È ad avvertire che nel T. I. p. 99 due Epigrammi del Navagero Dispeream e Siquid remedii. furono malamente attribuiti a Marcantonio Flaminio. Vedi il Volpi p. 427. Querini Fiucenzo (poi fra Pietro) nel suo Racconto sopra il suo viaggio e ingresso nell'eremo Camaldolense di Toscana, impresso da p. 467 a p. 496 del Voi. IX degli Annali Camaldolesi. Venezia 1773 fol. ricorda con altri amici Andrea Navagero. Gli altri sono il Canale, Paolo Dandolo, Marco Bollani, Nicolo Tiepolo, Girolamo Savorgnano ec. Raggi Oreste. Vedi nota (342). Ramusio Giambatisla. Sua lettera che ricorda il Navagero. Vedi Documento B. Rapido Giovita. ( De numero Oratorio. Aldus 1554 p. 50 tergo Lib. V.). Redi Francesco (Bacco in Toscana colle annotazioni. Firenze 1685, 4. a p. 109) rammentasi il Navagero che esortò il Bo-scan a compor de’ Sonetti. Avvertasi che per errore lo si dice Bernardo anzi che Andrea. Renouard Ant. Aug. Annales de l’imprime* rie des Aide. Paris 4834, 8. in più siti che ho già rammentati spezialmente nelle prime Opere latine a stampa del Navagero.
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, et scriveva la Turcheide in verso heroico; e l’Alberici (I. c.) aggiunge et alcune orationi latine. Mi sono noti finora i seguenti versi Ialini di lui. 1. Frsmcisci Zannii Veneti « explicatio pi-cturae quam nuperrime Iosephus Salviatus Venetiis in aula ducali exaravit. Venetiis. Giulitus. 1567. 4. (esametri) in data idibus augusti 1567. » Pare che fosse un quadro allegorico in onore di Venezia
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a qualche distinta dignità ecclesiastica. Venuto il Papa alla nomina di molti cardinali, nel di 26 febbraju 15G1 a stile romano ne scelse due, cioè Bernardo Navagero, e Marcantonio AmuIiOj del quale disse nel nominarlo questi è vaso di elezione. Comunicata a’ Veneti padri tale elezione (Ne’Codici Svayer 4387 e Capponi a p. 233 sta copia del Breve relativo di Pio IV in data 26 febbrajo -1564 more romano
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e i suoi beni. (Così il Nestore dei paleografi Veneti Marchese Solari a me diceva lino dal 1843)- Nemmeno nei libri intitolati Raspe ne’quali si registravano' le «ondanne anche dei patrizìi, libri che esistono pure originali nell’Archivio, si trova menzione della condanna nè dello Steno nè di altri per lo sfregio fatto al doge. (a) Sotto quest’anno nel Registro del Pregadi num. XXXVI a pag. 69
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di quella edizione 153o si fece. Eccone il titolo: » Andrcae Naugerii patricii Veneti » Oratoris et poetae datissimi opera omnia quae quidem magnas adhibita diligenti a » colligi potuerunt. Curantibus Jo. Antonio I. V. D. et Cajelanq Vulpiis Bergo-» mcnsibus fralribus, Palavii excudebat Josephus Cominus MDCCXVIII. 4.° Vulpio-» rum acre. » Si premette al fronlispicio il Ritratto del Navagero cavalo dalla Medaglia
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. Venezia 4833 4. p. 4 7)_, ricorda l’amicizia del Navagero con Tiiiano. Canonerius Petrus Andreas pag. 279, 280. Flores illuslrium epilaphiorum. Antuer-piae, 1627, 42. Caporali Cesare. Rime. Venezia 4656, a pagine 489 e 497. Loda il Navagero col Flaminio, lo Strozzi, il Vida. Caramella Uonorii Dominici. Mnseum illu-str. poetaruin cum notis Michaelis Fosca-reni nob. Veneti, 4653, 42. p. 45. Carmina
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ALLA GH1ESA DI S. SEBASTIANO DEI GEROLIMW. 90? quale miserabile stato era questo superbo dipinto ridotto = Ho scoperto a caso che l’antiporta del libro Aquila Romana di mons. Giovanni Palazzi ( Venetia 4679 fol. fig. ) rappresenta con qualche varietà il Giove fulminante di Paolo Veronese; e il Cicognara aveva già scoperto che in quest’^ui'/a stessa alla pagina 443, il Palazzi fece copiare la composizione della Tavola di Tiziano il San Pietro Martire, trasmutandola nella uccisione di Alberto I. imperatore ( Catalogo - pag. 358. num. 2077). Quanto al San Marco, non ho mai veduta alcuna incisione antica. E intorno a tal quadro leggasi il suddetto articolo del Tardieu, 8 si vedrà che anche questo dipinto fu manomesso a Parigi dal pittore Girard che vi aggiunse delle figure accessorie: Fol. IV. pag. 156. col. 1. Un. 37. 566. 567 — correggi 366. 367. Fol. IV. pag. 164. col. 2. •ii ih tea óv : eh hbftup ai) s*irt A pag. 344 t.” della Cronaca Savina, secondo l’esemplare Marciano num. 324 classe VII, all’anno 4587 si legge: « Per deli-» beratione del Cons. di X. il Tabernacolo * di cristallo e rimesso tutto d’argento, che » fu venduto già da Nicolò Crasso avvocato * alla Signoria di Venetia, sarà posto in » Chiesa votiva del Redentore alla Giudec-» ca » = (Si noti che qui dicesi venduto, mentre il Conti dice donato s Pare poi che non abbia avuto luogo la deliberazione). Fol. IV. pag. 169. Parecchie lettere di Nicolò Crasso dirette » diversi in affari di cause interessanti la famiglia Cornaro, ho nel Codice 3219. Esse sono scritte Hegli anni 1626, 4627, ec. « , oibntio bb oiix**ìb Ju» .othsaoi staiti dice premesso Clarorum ritornili recentionim nomimi. Fol. IV. pag. 170. Nelle Poesie postume di Pietro Michieie dedicate al cavalier Batista Nani procuratore di S. Marco (Venetia. Brigonci 4674. 42.°) a pag. 88. è una elegia italiana al signor Nicolò Crasso, e a pag. 90 è la Risposta del signor Nicolò Crasso, stesa conservando le stesse rime della proposta. Sono in vicetì* devole elogio. Fol. IV. pag. 178 Ime. 19. Lorenzo Bernardo scrisse un Diario dal 4559 marzo al 4573 7 dicembre (Codice miscellaneo appo il fu Jacopo Capitanio di Treviso in fol. di pag. 79, di minuto carattere, e con indice) è Vi si dice che è tratto dai scritti de Lorenzo Bernardo. Il Diarista fece nota che cessò dal Pregadi nel primo ottobre 4562 e che vi rientrò nell’8 gennaro 1568 cioè 4569. Fol. IV. pag. 183. coi. prima. Francesco Erizzo provveditor generale del-l’armi nella guerra di Mantova del 4629, nella sua Relazione al Senato dà lodi ad Angelo Giustiniano di quella integrità e gran virtù ben noia, II quale appena fatto il primo pagamento in campo, fu spedito a Brescia per rivedere quelli Camera c tutte le altre di Lombardia. Osserva che l’incom-modo che dalla sua assenza ne ricevette il campo è inesplicabile, e dice che la carica restò- appoggiata al provveditor Mocenigo ec. (Codice mio n.° 4042. secolo XVII). Fol. IV* pag. 197. Dopo che io il primo sino dal 1834 aveva pubblicato la lettera di Benedetto Caliari a Giacomo Coniarmi, la vidi ristampata nel Tomo IH. pag. 554 del Carteggio inedito di artisti del dottore Giovanni Gaye. Firenze. Molini 4840 s Confrontata la mia edizione con quella del Gaye trovo le seguenti diver- go/. IV. pag. 170. Nel libro intitolato Balhassari» Bonifacii Musarum Pars prima (Venetiis. Hertzius. 4646 8.vo) vi sono parecchi versi latini in otio- sità. In quella del Gaye : Ora - presentino-r« di Nicolò Crasso. Appariscono dall* ili- al amore - pure - pesato - veglia - « li sca-
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, de poetis latinis ec. Basileae MDXXXII. in 4.® ha un carmen intitolato Ad P. Misenatem Palritium Venetum, che comincia d Salve o praesidium meum perenne » Misenas Veneti decus senalus * Cui dulcis tenero lepore Syren » Frequens mollibus insidet labellis, » Quid agunt vetercs mei sodales • Facunda Aoniae cohors Minervae? » Aldus, Phosphorus(l ),et comis Novatus.] » Quid Bembus lepido disertus ore
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