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, che si trovano tuttora nel Panteon, egli fece incidere un’ iscrizione, la quale rileva che ciò avvenne perchè si conservasse intatto ai posteri quell’oggetto distinto per somma eleganza. 3 Un’antica nave votiva trovata nell’isola Tiberina fu da lui collocata sulla piazza davanti il già suo titolo cardinalizio S. Maria in Domnica, che n’ebbe poi il nome della Navicella. Gli umanisti cantarono questa scoperta
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. Per ore intiere egli era capace di osservare i ben addestrati falchi che prendevano quaglie, pernici e fagiani. Da Yiterbo si andava al lago di Bolsena famoso per le sue anguille, dove il Cardinal Farnese trattava l’ospite con magnificenza regale nella sua splendida villa di Capo di Monte. Con particolare preferenza Leone fermavasi nella pittoresca isola scogliosa di Mar-tana che era adatta egualmente
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forte di 65 navi sotto il comando del famoso Consalvo di Cordova. All’attacco unito dei Veneziani e degli Spagnoli riuscì ancor prima della fine dell’anno di strappare ai Turchi l’isola di Cefalonia e con ciò di guadagnare un altro punto d’appoggio nel mare Ionio.2 L’anno seguente 1501 trascorse in «un indeciso avvicendarsi di successi». Venne bensì conquistata Alessio, ma Durazzo andò perduta
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è dubbia : vedi Hergenrother loc. cit. e Phillips-Verino loc. cit. Sulla estensione del diritto di provvisione per tutti i benefici delle chiese cattedrali e collegiate accordato da Innocenzo ' W al governo spagnolo per l’isola di Sicilia vedi Sextis 102. s Hergenbòther loc. cit. 20 ; Hernaez I, 706 ss. « Cod. dipi. Portug. I, 104 s. i Caro V 2, 960 s. 8 Paìltuian-Muixkr 240, 298. Hist.-PoUt. Bl
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Innocenzo Vili difende la libertà ecclesiastica. 293 ed integro Ermolao Barbaro. Questi accettò la dignità patriarcale senza chiedere il permesso del governo veneziano secondo prescriveva la legge. Il Barbaro doveva venir punito di ciò nella maniera più rigorosa e venir costretto a deporre il patriarcato, che era destinato a Niccolò Donato, vescovo di Limisso nell’isola di Cipro
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544 Libro II. Alessandro VI. 1492-1503. Capitolo 9. Dietro, nell’ombra, si scorge S. Antonio di Padova. Nella parte anteriore a sinistra, sta S. Pietro appoggiato allo zoccolo del trono, sul quale giace il suo libro. Dietro di lui sta un nobile cavaliere armato, il fratello dell’ammiraglio, che con una mano tiene elevato in alto il vessillo pontificio della crociata, ornato nella parte superiore dal lauro della vittoria, mentre con l’altra trascina dietro di sè due prigionieri turchi.1 Giacopo Pesaro si diresse dapprima a Gerigo, dove l’attendevano 50 navi veneziane sotto il comando di suo fratello Benedetto. Unitisi, essi veleggiarono verso Pisola di Santa Maura, l’antica Leucadia. Nonostante la disperata resistenza dei nemici, sulla fine d’agosto si riuscì a conquistlare quell’importantissimo punto strategico. In questi scontri il legato pontificio Giacopo Pesaro si segnalò in modo singolarissimo. Egli ebbe ora la soddisfazione d’issare sulla fortezza conquistata la bandiera della 'Chiesa romana e di papa Alessandro VI,2 che però non vi dovevano sventolare a lungo. A Venezia come a Costantinopoli si era ormai stanchi di quella dura guerra. La Porta vedevasi minacciata dalla parte dell’Asia dalla nuova potenza persiana, mentre Venezia era quasi esausta di denaro e soffriva nel commercio perdite incalcolabili. La speranza riposta nella lega con l’Ungheria non erasi realizzata perchè il re Wladi-slao conduceva la guerra con assai poca serietà. In seguito a ciò Il governo veneto prestò facile orecchio alle offerte di pace esibite dai Turchi e da ultimo deliberò persino di restituire Santa Maura appena allora conquistata. Il 14 dicembre 1502 si venne ia Costantinopoli ad un accordo provvisorio, il quale spianò la via alia pace pubblicatasi 'in Venezia il 20 maggio 1503.3 Senza Venezia l’Ungheria non era in grado di misurarsi coi Turchi, onde non fa meraviglia se ora anche il re Wladisliao deliberò di deporre le armi. Il 20 agosto 1503 egli 1 II maraviglioso quadro del Tiziano (bella incisione presso I>utzo" Kunstsohdtse 30) trovasi ancora nella chiesa di S. Maria dei Frari in Venezia dove è anche la tomba del Pesaro. Il Pesaro erasi fatto ritrarre dal Tiziano giA uu’altrs >i>Ha, probabilmente poco prima delia sua spedizione contro Turchi. Su questo ritratto, ora nel museo di Anversa, si vide il Pesaro col ' < ' siilo del papa in mano inginocchiato innanzi al trono di S. Pietro: avanti ■' lui sta per terra un elmo da cavaliere, come segno della sua vocazione ullJ carriera militare. Alessandro VI lo raccomanda a S. Pietro: a destra n*1 sfondo le fortificazioni di un porto di guerra. iCfr. Obowe-Cavaloaselle. ì 1 zian I (trad. tedesca di Oobdan, Leipzig 1877), 64 s., 252 ss. ISul ritratto 1 Venezia v. anche l’articolo di A. Wolf in Zeitschr. fiir bildende Kunst X 0 ss., dove purtroppo si parla della « adorazione della Madonna ». __ , 2 Sigismondo dl' Conti II, 278-279. Cfr. Sanuto IV, 313 s. e IUtna^d la1'-n. 29. Guglielmotti, Guerra de’ Pirati I, 31 ss., 42 s. 3 Itomanin V, 152-154. Cfr. Hbvd II, 331. Hopf 168. Cogo loc. cit. 419'*>■ Libri commetti. VI, 65 s., n. 12 ; ibid. p. ,65 s., regesto d'un accordo fra Wladis e Venezia del 31 gennaio 150S sulle loro ulteriori obbligazioni o mutuo ai« ■ qualora s'avverasse una pace o almeno un armistizio eli sette anni coi fin'
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la guerra contro i Mori lungo le coste settentrionali deH’Africa, egli avesse riguardato l’isola.di Sicilia come il punto di Archimede, dal quale potesse scuotere dai cardini l’Italia e poi ridurla brano per brano sotto ùl dominio del regno aragonese».4 La caduta di Granata suscitò un giubilo infinito in tutta la cristianità; l’importante avvenimento fu riguardato come un compenso per la perdita
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. Prima di tutto cadde Isola, poi anche Trevignano, ma Bracciano si sosteneva ancora.2 Le soldatesche ebbero fino da allora molto a soffrire per il tempo pessimo e piovoso;3 sopravvenuto poi l’inverno, le operazioni si resero sempre più difficili. Gli assediati facevano f requenti sortite ; alcuni loro distaccamenti ■scorrazzavano fin sotto le mura di Roma, entro la quale il partito degli Orsini cominciò ad agitarsi
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alla Chiesa il poderoso Bonifacio Vili.s Con ciò i Farnese entrarono anche nella aristocrazia romana, però senza rinunciare alle sedi patrimoniali sul lago di Bolsena: là nell’isola Bisen-tina Ranuccio eresse nel 1448 il sepolcro di famiglia.6 Dal matrimonio di Pier Luigi nacquero una figlia, Giulia, per la sua grande bellezza detta la bella, e due figli, Alessandro e Bartolomeo. Quest’ultimo, signore
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convento delle penitenti, provocò l’istituzione d’un orfanotrofio per fanciulli e d’un secondo per fanciulle e fece stampare un catechismo per le scuole dell’isola. Il vescovo di Patti, Sebastiano de Aragon, inquisitore per la Sicilia ed uno dei più ragguardevoli uomini del regno, fece gli spirituali esercizi in una col suo vicario e i suoi cappellani. Dietro desiderio del viceré, Ignazio nel 1549
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di S. Silvestro al Quirinale.6 Poco prima di morire seppe Gregorio ancora della fondazione di una casa dei Teatini in Mantova.7 Ai Fratelli della Misericordia, detti Fate-Benefratelli, assegnò il papa nel 1582 l'antica chiesa nell’isola Tiberina, che prende il nome dal greco S. Giovanni Calibita;8 il suo limitrofo ospedale, che godette grande favore, ebbe da lui un dono di 3000 scudi.9 retinendum
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dell’isola Curzola, Agostino Quintio, un domenicano, di condurre a termine la visita.2 Al principio del 1584 Gregorio XIII inviava Alessandro K< mulowie, canonico di Zara, con il gesuita Tomaso Raggio come visitatori apostolici nella penisola balcanica. Entrambi lavorarono con grande profitto presso il clero e presso il popolo.3 Nelle relazioni che Komulowic inviò al papa su ! suoi viaggi
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scopo dell’ambasceria risulta da ciò, che lo stesso Lauritz Nilssòn non ne seppe nulla. Fu anche taciuto, che de la Gardie doveva di nuovo fare la proposta al re di Spagna di una flotta ausiliare contro i ribelli neerlandesi.4 L’11 ottobre 1576 gl’inviati si imbarcarono a Stoccolma; ma presso l’isola Bornholm subirono un naufragio. Fecht annegò, cosicché de la Gardie dovette proseguir
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di Roma, per ammirare gli ospiti stranieri venuti dal regno dell’isola misteriosa nel più lontano oriente. L’ingresso dei Giapponesi, di cui piacquero la piccola statura e i lineamenti, come pure la loro giovane età, ebbe luogo con il consueto, solenne cerimoniale dalla villa di Giulio III.1 Di là il corteo mosse per Porta del Popolo, Ripetta, e passando per Tor Sanguigna, lungo via dei Coronari, via
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di nuovo del più grande e più distinto impero del-l’Oriente, fu l’apostolo delle Indie, Francesco Saverio. Deciso di ¡l imolare la sua vita per la grande opera, quest’eroico uomo nel 1552 aveva nella solitaria isola Sanchoan, di fronte alla terra bramata, spirato la sua nobile anima.1 Ma il suo spirito di sacrificio opravvisse nei confratelli del suo ordine. Durante i prossimi trent’anni questi con meravigliosa tenacia
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del 1552, in cui in vista della Cina morì nell’isola di Sancian, ^ta fuori del governo di Paolo III, ma già allora erasi egli comprovato un grandioso accrescitore del regno di Cristo. Da Roma era partito il Saverio verso il lontano Oriente e di là volgeva egli sempre lo sguardo a Roma. Addì 5 novembre 1549 egli scrisse da Kagoscima a Goa : io voglio dar relazione « a Sua Santità il papa che è vicario
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, dicendo che nulla otterrebbero e che, data l’ostilità di Enrico Vili contro Roma, mettevano in giuoco la loro vita, ma essi decisero d’andare egualmente. Re Giacomo di Scozia, il padre di Maria Stuart, diede ai medesimi lettere per i grandi d’Irlanda e uno che li accompagnasse. Giunsero nell’isola nella quaresima del 1542, ma i principi irlandesi erano venuti completamente sotto il giogo di Enrico VIII
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all’arcivescovo di Praga. Ancora nel '-colo xx nella Lusazia si trovano circa 41.000 cattolici, unica isola che di un mondo sommerso emerge ancora dai flutti. Non così disperata come nelle antiche diocesi dell’est parevano agl'inizi del pontificato di Gregorio XIII le condizioni delle regioni del nord dell:) Germania già passate al protestantesimo, dove quasi allo stesso tempo di Elgard, venne inviato
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1929
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Opposizione di Venezia alla visita. 59 Modena e Reggio, Mantova e i monasteri della città di Firenze e dell’isola di Malta. Nel 1576 per Grosseto, Siena, Massa, Pienza, Montalcino, Milano, Tortona, Volterra, e Pavia: nel 1578 per Ferentino, Crema, Piacenza, Dalmazia ed Istria; nel 1580 per Bene-vento, Borgo S. Donnino, e Chioggia; nel 1581, per Bagnara, Alatri, Anagni e per il monastero
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1929
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. 1044, P- 318b, Biblio-teca Vaticana. Il progetto risaliva ben al 1572; v. Beltrami 6. s Vedi sopra p. 790 s. Cfr. anche 'Ciappi 9 s. e L’iscrizione della torre che si trova sulla via di Fondi, con il millesimo 1575, io la vidi ancora nel 1903 in una visita di quei luoghi pittoreschi. Sulla terre di Gregorio XIII nell’isola Tiberina v. Arch. Roma. XX, 77 s. 7 Vedi Corsaro 274, Ciappi 9 e le *note
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