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nel miglior modo per la popolazione dell’isola. * Dopo di ciò il Gran maestro emanò il 22 aprile 1768 un edit: nel quale dichiarava che il re di Napoli lo aveva informato d’av< bandito dal suo paese i gesuiti per gravi delitti contro lo Stato * • * Allibando yo In idea de S. >1. conio de rnzon. atendida In solide/, sns fundnnientos. aiindi, que pudiern ncaso el govierno Maltés querer se le ofi riese
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in un qualche punto non sorvegliato della costa, nell’isola dell’Elba o a Piombino, perchè l’or ore del re esigeva, ch’essi non tornassero più in Spagna.3 Alla corte di Spagna si pensò alla Corsica, e mentre i ministri di Carlo III giudicavano incompatibile colla dignità del monarca di entrare in trattative col Papa, non trovavano difficoltà a richiede al capo degli insorti corsi, Paoli, di accettare gli espulsi. * Mia pr
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di S. Clemente (Annibaie Albani) ebbe assegnati gli istituti di Wilna. Leo-poli, Braunsberg e Assisi, il cardinale Petra Vienna, Olmiitz. i collegi illirici di Fermo, Loreto e Assisi; Carafa assunse Fulda. Dillingen, S. Pietro in Montorio; Gentili il collegio inglese di Douai, l’irlandese di Lovanio, gl’istituti di Colonia, Avignone e dell’isola Tiberina; Rezzonico assunse Praga, S. Pancrazio e ¡1 convitto
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di Malta spettasse in prima linea a Filippo II, il cui padre aveva regalato l’isola ai cavalieri e che a causa della vicinanza della Sicilia vi era principalmente interessato. Perchè poi i cavalieri chiesero anche aiuto militare, Pio IV fece partire 600 uomini al comando di Pompeo Colonna. 7 Recossi parimenti a Malta Ascanio della Corgna liberato dalla prigione. 8 Sotto il comando supremo
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Larga tendenza antigesuitica in Spagna. 703 ¡rmi.- ri e se avesse buone speranze il piano di cacciarli da tutta a penisola.1 L’invito che si era fatto sentire nel Parlamento di Rouen, che i principi cristiani si unissero per richiedere insieme dal Papa la distinzione dell’Ordine, * non era passato inascoltato neppure in Spagna. Quanto largamente si fosse propagata in Spagna la tendenza mtig --suitica, appare dal trattamento toccato alla Bolla pontificia del 7 gennaio 1765 in favore dei gesuiti nel Consiglio di Castina. Nella relazione a Carlo III il risultato della discussione fien riassunto in questo, che i gesuiti non si erano mai curati rpgio Exequatur, ed anche adesso diffondevano detta Bolla nella Spagna senza licenza. Per questo motivo, senza addentrarsi in un «ame del contenuto, s’impedisse la pubblicazione di quella.3 Come crive il Pallavicini, a Madrid la manifestazione pontificia fu considerata intempestiva ; perfino amici di Roma e dei gesuiti con?' ssavano, che nelle circostanze attuali la Bolla farebbe più luiro che vantaggio; infatti, poiché la si attribuiva ai maneggi ^'litici, se ne concludeva, ch’essi dovevano possedere un’in-Uu.nza enorme in Roma; la Curia pontificia misconosceva compiei mente il vero stato delle cose. * Con tacita tolleranza delle •ut' rità venivano diffuse in gazzette ed opuscoli le voci più insen-sulla ricchezza e potenza dei gesuiti nel Paraguay. * A tutti irli aspiranti ad uffici veniva domandato, dove avessero fatto gli ‘tu li, e gli scolari dei gesuiti erano esclusi senz’altro.* Come pro- * I -in. « Ver* V. E » que uhi Mrtrn a re-spelto do» ¿esulta*. e so poderi 1 *>*o cnoteittilrw o intento que prcmcdltamo* «le ex|ml*arlo* de loda està 1,11 °WU. wm «pie se presuma numn o nosso ein|>enho. I M). Todos oh pnpels *** eu e»te asxiimpto mi remeterem a V. K. para el liey. Ilio* darà V. K. em Propria, poi* quo |«ra ente firn hAi* de hlr Ja vernilo* em caSicilia no em de nAo cntenderem mnitn beni n»«i Idioma. I 51. Procurar* V. K. salwr :**> o qae ihe for possi rei don inestuo* padre». e rom paperi* Uditele o vali-ou favor que achAo wn «4 ib-r. Prinripn». Miniami» «He.*. (liintriHv’i« imn Ajrrwi de Sa y Mei lo. embalxador estraordinario tiara la corte de Madrid. '***• data [novembre 171H1, Archivio di S I m a n c a *. Ktlado 7311). Luiruzlone è in 30 articoli. J Vedi sopra p. 717 n. G. * * 2S febbraio 170T.. Archivio generale centrale di Madrid. do 8618. * * Pallarlcini a Torri riani U 19 marzo 17HV <1fre. Xmnsial. di Spagna loc. dt.. trad. In Tunm llitloirr I ffi». * * P. Sa ex al rettore di VUlagarcla II 7 dicembro I7GS. Archivio di 81 » • n c a a. Oncia g J ut Uria tì»i. OU anni prima il Torrida ni si era la-i5**,o di scritti polemici ant igeatili IH <*a Spinola il 22 febbraio 17S8. Rrgn- Cirtuin 4g, Archivio segreto pontificio). 7 Gesuiti frano-»!, si erano rifugiati in Spagna, ricerrtlm* dalla forte l'avverilmenlo di tot->,r> in patria il più presto poasibUe (• tUcri a XwI«ij II 21 mano 171B. Ivi). * * • Nell'anno precedente 17B0 scrivevano al Generale I Superiori di Ma-eh« chiunque chiedeva ca rie he. era Interrogato, dove avesse fatti l studi.
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. Dopo qualche esitazione si decise di favorire !a fuga dall’isola e dall’Ordine e di aiutare coloro che volevano ' uotere il « giogo » della Società,5 a fin di scemare in tal guisa il seguito di questo e di promuoverne al tempo stesso la disso-' ¿ione interna. 1 L’ambasciatore Azpuru ebbe il’incaríco di appoggiare cautamente e sottomano le istanze degli scontenti per l'uscita dall’Ordine; la dispensa
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il 22 maggio, attendeva i gesuiti i nuova disillusione. Nonostante il consenso del suo governi il comandante superiore francese, conte Marbeuf, si rifiutò n ila maniera più risoluta di permettere lo sbarco 4 per motivi di umanità. Egli fece notare allo Choiseul l’impossibilità assoluti li alloggiare nell’isola una simile quantità di religiosi. La fiac i della guerra ardeva ovunque, mancavano
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86« Clemente XIII. 1758-1769. Capitolo VI. era più riconosciuto.1 Tanto nell’istruzione per i due commi Laforcada e Coronel quanto negli ordini fatti loro pervenir^ presidente del Consiglio di Castiglia, era indicato come uno i.-i loro compiti principali d’indurre al possibile gli espulsi a las. tre l’Ordine od almeno l’isola. Secondo le loro relazioni, però, > "i incontrarono non poca
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ne trovò uno solo, un medico cattolico. In Chio il delegato papale riuscì a comporre una scissione fra i 4000 cattolici che vi abitavano. In tutta l’isola essi non possedevano una propria chiesa, perchè il sultano permetteva ai greci, agli armeni e agli ebrei il loro culto, ma non ai cattolici di rito latino : essi erano ridotti alle cappelle del console francese e anche di quello irlandese
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turca in Ungheria aveva cooperato a salvare quell’isola. Pienamente consapevole dell’importanza che aveva il mantenimento di quest’ultimo baluardo d’Italia, Clemente XI aveva fatto ogni sforzo per procurare alla flotta dei veneziani delle forze ausiliari«. Già l’anno prima egli aveva rafforzato la sua propria flotta la quale doveva non solo proteggere le coste dello Stato pontificio, ma soccorrere
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,s e i francescani osservanti, uno a Roma nel loro convento di S. Bartolomeo all’isola Tiberina. * Ai trinitari scalzi che si erano diffusi in Austria, in Ungheria, in Boemia, in Tran-silvania, in Polonia, in Lituania e nel Portogallo il papa assegnò nel 1720 la chiesa delle Fornaci presso la quale essi intendevano di fondare uni collegio centrale per i missionari di tutto l’Ordine. Come vivaio per le missioni
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e Polignac. Così il 25 ottobre 1726 venne -p* ¡;‘ in tutta segretezza un Breve, che conferiva al re di Sardegna e I ai suoi successori il diritto di presentazione per i vescovati d< • l’isola.4 Questo indulto e il riconoscimento di Vittorio Ame<l<" * CARrrn Storia del r<fmo di Vi/torio Amedeo II, Torino 1806. (.1* edll. 1S97, 480ss.); Io.. Storia d. diplomazia III. Torino ISTI». 001: Piixi
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296 Clemente XI. 1700-1721. Capitolo VI. stiani dì S. Tommaiso del Malabar1 e nel 1718 vennero a Bombay. L’isola di Bombay era stata data nel 1661 all’Inghilterra come dote della moglie di Carlo II a condizione però che si concedesse la libertà religiosa ai cattolici. In luogo dei francescani portoghesi gli inglesi introdussero nella città carmelitani italiani e nel 1720 il Papa affidò
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che prese dapprima il nome da S. Antonio e più tardi da lui stesso. La piccola schiera di fronte alle persecuzioni scismatiche si rifugiò a Modon nella Morea su territorio veneziano e quando Modon ricadde in mano ai turchi, di là nel 1715 a Venezia. Essi accolsero la regola dei benedettini e l’8 settembre 1717 venne loro affidata la deserta isola di S. Lazzaro; essi svolsero la loro azione con successo
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. » D’altra parte il regolamento gli ricordava ogni momento che era in ma casa religiosa ove non eran tollerati nè il rumore nè i divertimenti profani. Guarì rapidamente e non stava che alla piccola comitiva tedesca di portar via i più pari ricordi dalla poetica Isola degli Eroi. Il maledetto denaro una volta ancora fu lì per guastar tutto. A mala pena si crederà che quando si trattò di rimborsare all Ordine di Malta i 24,034
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europee, specie in Francia ed in Germania. Così avviene nei sec. XI, XII e XIII in alcune monete dei re Filippo I e Luigi VI ; di Raul III, signore d’Issoudun nel Berry; di Guglielmo di Chauvigny, signore di Chateauroux ; dei conti di Vendòme; dei vescovi-conti di Valenza e Die; dell’Abbazia di S. Medardo di Soissons nell'isola di Francia; di Ugo conte delle Marche; di Raimondo visconte di Turenne
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<s» 219 «j> MAGASSETO FORESTO, Anara a coa longa, Sarena. Anas glacialis, Linn. Abbenchè abitatori dell’isola di Terra Nuova in America, pure si fanno vedere questi uccelli fra noi qualche anno anche due volte in gennajo, febbrajo e marzo, ed in novembre e dicembre. Ciò non ostante si devono collocare fra i nostri uccelli rari. Il loro volo è rapido, sinuoso e bilanciato, di maniera
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60 *s>- ARCHIVIO DEL NOB. CONTE PIETRO ZEN. E questo archivio fornito di manoscritti che pongono in chiaro gli impieghi sostenuti da alcuni illusili personaggi della casa Zen, di scritture che si riferiscono ad argomenti ecclesiastici e ad oggetti politici sì veneziani che esteri, di alcune ducali membranacee e miniate. Di tutto ciò faremo breve menzione. Di Marco Zen q. Girolamo, che fioriva nel secolo XVI, si contano molte lettere originali da lui scritte al governo ed ai privati, e da lui ricevute sendo podestà di Vicenza nel i558, e luogotenente nella patria del Friuli dal i558 al 1579, e podestà di Treviso dal 1612 al 1613. Queste ultime lettere furono dirette a suo nipote Marco Zen, e nella prima leggesi la descrizione della città di Belluno. Di Girolamo Zen cavaliere abbiamo le relazioni delle sue ambasciate in Ispagna e nella corte di Roma, dal 1674 al 1678. A queste è unito il diploma del re di Spagna dei 19 luglio 1677, che lo crea cavaliere. Di Alessandro Zen cavaliere del fu Vincenzo, che visse nel secolo XV11I, noveriamo i rapporti rassegnati al senato nel-T occasione che presentò nel 1670 in Costantinopoli al Gran Signore i regali offerti dalla repubblica.Le carte del 1687 che trattano della sua commissaria pei confini col gran duca di Toscana e di Parma, con i disegni dei luoghi. Le scritture sì pubbliche che private del 1695 appartenenti alla sua ambasciata in Vienna, con altri dispacci contenuti in quattro volumi dai 1691 al 1695. Di questo Zen sono vari scritti mentre era provveditore sopra la sanità in Istria, diretti a suoi corrispondenti in Costantinopoli nel 1671, ai quali si uniscono le commis- sioni dategli dal senato, ed i rapporti a lui fatti dai rettori delfisole del Quarnero, insieme con i ruoli delle compagnie militari a lui affidate, e le lettere che mandava ai rettori citati, e sue sentenze criminali dal 1690 al 1691. Di Marco Antonio Zen provveditore a Peschiera nel 1657 esistono i registri delle sue lettere spettanti a questa fortezza, e quelle che dettò sendo luogotenente in Udine nel 1664, e così quelle della sua podesteria in Vicenza nel 1649, e finalmente i documenti che si riferiscono a Rovigo ed al Polesine, allorquando era podestà nel 1669. Di Alessandro Zen cav. e procur. del fu Marco sono i manoscritti che seguono ; Dispacci di cose politiche ed amministrative di Vicenza, nel 1729 e 1730. Ducali del senato nelP occasione che fu eletto all1 ambasciata di Parigi, e suo ingresso in questa capitale, con i dispacci che chiariscono gli afìàri di quella corte, ed insieme un discorso in cui tratta se convenga o no alla repubblica collegarsi con la Francia, dal 1733 al 1736. Una raccolta di lettere dirette allo Zen nel 1736 dai provveditori generali in terraferma, e dai residenti alle corti. Relazioni e memorie comprese in molti volumi della sua ambasciata a Vienna, dal 1737 al 1740. Ducali, lettere, dispacci che hanno relazione al suo reggimento in Padova nel 1743. Di Marco Zen del fu Alessandro, che fu rappresentante in Verona nel 1765,contiamo un suo scritto, in cui ci dà notizia delle pubbliche cose di questa città. Vi sono in generale in questo archivio molte altre scritture con ducali in pergamena dal 1400 al 1600, che ricordano le
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-c3o 204 ■»£>■ CENTOCOSTE, Trentacoste. Ardea minuta, Linn. Uccelli che vengono fra noi in aprile e maggio, e si fermano a nidificare ; restano tutto agosto e settembre e poi si allontanano. Amano le fosse piene di canne e di giunchi vicine ai paduli. Si appollajano sugli alberi e cespugli, e corrono assai bene. 11 loro volo però è tardo e posato, ed il grido assomiglia al gracchiar del corvo. Si pascono di rane. Questi uccelli, a guisa dei falchi e delle strigi, regurgilano dalla bocca una pallottola contenente gli ossi più grossi e le parti dure del cibo che non poterono digerire. In agosto e settembre sono grassissimi. Si dicono cen-tocoste perchè hanno il corpo molto allungato e compresso, e perciò si suppone che debbano avere un maggior numero di coste degli altri uccelli. Sono buoni a mangiarsi, ma bisogna prima levar loro i calli. CEOLINA. V. CoCALETA NEGRA. CERANTO, Seranto. Fringilla chloris, Linn. Si possono chiamar i ceranti uccelli stazionari, trovandosene in tutte le stagioni. Costruiscono il loro nido sugli alti olmi ed altri alberi. In autunno però ne passano alcuni. Si raccolgono nei mesi di settembre e ottobre in folto numero, e si portano insieme a dormire nei boschetti o nei fossi piantati di folti alberi. Sono buoni a mangiarsi; ma la loro carne è dura e compatta. CERANTO BASTARDO. Fringilla incerta, Risso. Questo rarissimo uccello, comparso fra noi per la prima volta, fu preso dal sig. Antonio de Carli a Tamai con le reti a tratta uccellando a' fringuelli, il io ottobre 1846. Ve ne erano due individui, ma uno ebbe la sorte di fuggire. 11 Savi lo considera come uno degli uccelli più. rari dell’ Europa, ed al tempo in cui scriveva, cioè nel 1829, non ne erano stati esaminati che quattro soli individui. Il Tem-minck confessa di non averlo mai veduto. 11 principe Bonaparte, nella sua Iconografia della Fauna italica, lo distingue col nome di Chlorospiza incerta, ne dà la descrizione e la figura di ambedue i sessi, e dice egli pure essere una specie più rara fra gli uccelli che vanta l’Europa. Anche il marchese Carlo Durazzo, nell’elenco degli uccelli di Genova, che forma parte della Guida distribuita agli scienziati nell*ultimo congresso, dice essere tal uccello assai raro, e ne diede perciò la figura litografica del giovane e dell’ adulto. CHECA. V. Gazza negra. Garrulus pica, Temm. CIIERSO. Anas Tadorna, Linn. Questi uccelli si fanno vedere soltanto quando fa molto freddo, e dopo qualche burrasca invernale. Sono però piuttosto rari. Rarissimo è poi vedere fra noi gli individui giovani; pure nel 1841 li 25 luglio, ne vennero uccisi tre in Paluà di Cona. Convien dire che qualche coppia abbia nidificato in questi nostri dintorni. Se ne veggono compagnie di quindici a venti al più, ma non mai gran fatto più numerose. 11 loro volo è rapido. La loro carne è buona a mangiarsi, ma passa fra le inferiori. CHIO, Chiù, Civeta picola. Strix scops, Linn. Compariscono questi uccelli in primavera, cioè in aprile, si fermano a nidificare nei buchi degli alberi, e al principiar del freddo partono. Sono uccelli quasi stazionari. Frequentano le campagne in vicinanza dei luoghi paludosi, e poco o nulla i monti. 11 giorno stanno ascosi, ed escono la notte in traccia d’insetti per pascersi. La loro carne non è buona. CHIOSSELA la femmina, CIIIOSSO il maschio. Anas Penelope. Linn.
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Il viaggio di Giovanni V Paleologo in Italia e l’unione di Roma. 175 sedevano l’isola. Al sud del Peloponneso c’erano inoltre due stazioni, dove di solito si fermavano i viaggiatori. La prima era sulla riva orientale della punta del Peloponneso a Monemvasia (Malvasia), che, essendo stata restituita nei ¡262 a Bisanzio dai franchi, era diventata la resistenza del governatore imperiale (xeqpaXrj
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