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questa porta, il bassorilievo coll’ epigrafe oggidì si legge affisso al muro del cortile della casa del piovano di s. Eufemia don Vincenzo Bognolo nell’isola della Giudecca; perlochè Ito potuto tornarla a riscontrare nell’ aprile 1828. Anche il Cornaro ha riferita questa inscrizione (Vi, g3) osservando che quell’anno 1338 segna il tempo in cui coniinciossi a chiamar questo tempio col solo titolo di santa
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1853
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trattare ciò che fosse necessario per sicurtà dell’isola di Cipro « la quale ogni volta che da questo o da » altri imperatori di Turchi fusse molestata, » et chel S.r Soffi si lasciasse semplicemente » intendere di esser tenuto a difenderla per » le capilulationi, ch’egli havesse fatte con « Vostra Serenità, finzendo solamente di (!) I. c. p. 162 e 174. (2)^ Questo brano manca nella stampa
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1842
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DELLA GIUDECCA. Nella isola della Giudecca, della già Spinalonga, fu da’ primi Cappuccini piantatisi in Venezia, coll’ ajuto de’ fedeli, fabbricato nel 4546 un piccolo monastero di tavole. Il sito era assai abbietto, detto il Monte dei Comi perchè ivi raccoglievansi le corna de’ bovi e di altri animali che in Venezia uccidevansi. Avendo poscia trovato i Cappuccini un miglior luogo, abbandonarono l’antico
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S. MARTINO DI MURANO. Sorgeva nella vicina Isola di Murano una chiesa parrocchiale dedicata a San Martino Vescovo Turoncnse, già fabbricala dalla veneta famiglia Marcello, e di sua appartenenza. In effetto si legge che del 4437 Pietro Marcello del confine di S. Giov. Crisostomo, figliuolo di un altro Pietro da Torcello (4) diede in proprietà a Costantino jllucianicho (forse Mocenigo) prete
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fece a due pale di altare l’una in s. Stefano, 1’ altra in san Giobbe . ( Sansovino Lib. lì. p. 5o. e Lib. III. p. 5 7 ) . Francesco Moranzone intagliò nel >460 una cornice a un quadro di Donato Veneziano (ivi Lib. II. p. 46). Iacopo Morazzone ( che cosi anche chiamavasi la famiglia ) dipinse una tavola di altare che già vedevasi nell’isola di sant’Elena nel 1441 ( Zanetti pitt. Ven. p. 63g, ediz. 1792
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CALEGARI OBYT DIE PMA APRILIS MDGGXXI Mi fu data questa lapide dall’ingegnere Casoni nel luglio 1826. Essa sembra qua trasportata da altro luogo, giacché monache qui non c’erano; tanto più che stava questa pietra abbandonata nell’ ortaglia dell’ isola. 37 DE SIER NICOLO . ROSO MARCER E CONPAGNI Anche questa piccola lapide in carattere gotico, che quindi sembra del secolo XIV. ebbi dal sig. Ingeg
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un’ ancona in numerosi comparti con nel centro la tergine, ed ai lati alcuni Santi e Sante ; nell' alto Cristo in croce e gli Evangelisti, e nel basamento alcuni fatti della Vita di sant’ Elena. Cosi sta descritta a p. 16 della Guida xÌ555, e si aggiunge che proviene dalla soppressa Chiesa di sant’ Elena in Isola ; e la si attribuisce ad un pittore Michele Onoria
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1917
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praterie e qualche isola coltivata a cereale. I banchi a ciottoli conglomerati hanno Centaurea salonitana e Thymus capitatus. Sulle sponde della Suscitsa abbondanti salici coll’alto Erianthus Ravennae indicano la stazione delle arene fluviatili generalmente prive di endemismi. Le colline di Piscupi, al di là del fiume e dei platani, sono vestite di quei dumeti che si attraversano per entrare
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1834
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che permettevano loro di trafficare per lutto cjuanto l’impero; Non essendo molestati per nulla nel loro traffico, il guadagno che ne ritraevano annualmente ascendeva da cinquanta a sessanta tonnellate, cioè a dire da dieci a dodici milioni; ma avvisatisi nel 1641 di estendere e d’ingrandire la fattoria che tenevano a Filando, furono obbligali di trasferirla nella piccola isola di Desima dirimpetto a Nangasacki
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1893
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, capitano d’Ayazzo 17. Galetusio Domenico 197. Gambarino Marco 200. Gazaria 103. Gema Giovanni, bastonarlo 18. Genova, Genovesi 115. 119. 134. 136. 156. 173. 194. — Casa degli Armeni a - 213. Gerardo Milite, ambasciatore 129. Giacomo di Filippo 196. S. Giorgio, isola di Venezia 213. Giorgio Armeno, mercante a Venezia (nel 1302) 125. Giovanni arciv. Cancelliere del Re 3. — cancelliere 35. — Armeno di Cafa
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1939
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, e ciò dopo l’infuriare delle più bieche atrocità da parte dei turchi, i quali nell’isola di Chio avevano massacrato ben 20.U00 greci e 40.000 ne avevan venduti schiavi. Sappiamo infine che il Metternich, se non riuscì a fermare l’ascesa della nazione greca verso la libertà, riuscì ad impedire un ingrandimento russo pericoloso per gli interessi vitali dell’Austria. E certo con quale finissima arte il cancelliere
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1958
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D., 512. Chiavazza B., 418. Chiesa romana, 4, 6, 7, 8, 10, 11, 13- 21. 39, 55, 65, 71-72, 86, 102, 104, 106, 108, 119, 138, 139, 162, 175, 176, 180, 182-199, 201, 215, 216, 228, 229, 233, 234, 248, 261, 274, 275, 288, 359, 377, 404, 412, 474-76, 482, 490, 497, 514, 566, 613, 616, 622, 701. Chiese : — S.S. Alessio e Bonifacio (Roma), 29, 36. — S. Antonio (Padova), 72. — S. Bartolomeo all’isola (Roma), 38
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Andrea Bobola descritta sul recente lavoro critico di P. Martino Czermins\i, Roma, 1924; C. Moreschini, Sant’Andrea Bobola, martire della C. di Gesù, Isola del Liri, 1938; G. Lardone, Il servo di Dio Principe Augusto Czartorys\i, sacerdote salesiano, Torino, 1930; Rosa di San Marco Celeste, Il Principe don Augusto Czartorys\i salesiano, Torino, 1930, II ed. 1943; G. Bononcini, Il servo di Dio Augusto
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fra Venezia da una parte e Pola e Capodistria (col suo «sobborgo» di Isola) dall’altra c che portarono alla pace e giuramento di fedeltà del 1145 (Do-cum. D e E). E infatti, dopo il 1000, il primo documento che noi possediamo per ricostruire la storia dei rapporti veneto-istriani è appunto questo doppio atto di pace e giuramento di fedeltà del 1145. Si tratta dunque di un secolo e mezzo di vicende storiche
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1940
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venga subdolamente insidiata nelle scuole dell’isola, con metodi che ricordano troppo quelli dell’Austria defunta? Eccone la prova, nella protesta che i deputati del popolo hanno presentata e letta al Consiglio di Governo nella seduta dei 6 novembre 1920. A S. E. il Presidente del Consiglio di Governo Eccellenza, Noi sottoscritti, legittimi Deputati del Popolo, abbiamo esaminato attentamente
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1941
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con decisione sovrana del 28 febbraio 1816 l’autorizzazione di stabilirsi a Trieste, vi giunse il 20 giugno. Andò ad abitare nella villa di «Campo Marzio», da lei acquistata dal generale russo Alessio Psarò già nella prima decade del mese di maggio e dove nel 1798 aveva alloggiato il profugo Gran Maestro dell’Ordine Sovrano di Malta, Ferdinando barone de Hompesch, cacciato allora dal Bonaparte dall’isola
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1941
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PATTI, PERSONE, IDEE 301 Di minuto in minuto il cielo cambia colore. L’isola si sprofonda nell’ombra, in cui si potrebbe evocare una bella fiaba gentile. Il silenzio è così alto che ci sentiamo battere il cuore. Pago, da lontano, par senza segno di vita ed emerge dalla nebbietta lilla, come un colossale altare. Enrico Gaifas JR. Troppi studenti o troppe studentesse ? Una polemica, inverosimile
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1940
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didattico pensionato. Nativo di Veglia, dedicò molte pubblicazioni alla storia della sua isola: parlò alla Miner- va e scritti suoi si leggono neH’/tr-chcografo Triestino. Ebbe una sua personalità notevole nella letteratura giuliana ddl’anteguerra. Insegnante e patriotta degno di memore riconoscenza. * £ venuto a mancare anche, in Trieste, l’avv. Fedele Savo di Spalalo (n. 18G3), già magistrato
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1940
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216 GUIDO POSAR-GIULIANO CAPITOLO V. GLI AVVENIMENTI VENETO-ISTRIANI DEL 976-977. I rapporti di Venezia coi Sovrani d’Italia erano stati sempre buoni. Trattati di commercio ottenuti dai Carolingi le avevano permesso di penetrare liberamente in Istria. Nel 973 Ottone I donava al Doge Vitale Can-diano, in segno di particolare amicizia, la cittadina di Isola con i suoi dintorni. Bisogna però pensare
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1940
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di eseguire sbarramenti e di tendere agguati sulle rotte del nemico, presso i porti e i passaggi obbligati. Nella notte del 30 aprile, nonostante l’intensa foschia, il C. T. «Zeffiro», al comando di Costanzo Ciano, con a bordo Sauro, si avvicinò alla costa a sud-est di Incoronata e a dieci miglia a ponente dell’isola incontrò due navi ospedale a. u. Sauro riconobbe trattarsi deH’«Anfìtrite» e del «Tirol
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