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preziosamente accollati i materiali stessi, risultati dalla distruzione di tanti sontuosi templi, che torreggiavano in ontico nelle isole più illustri del Veneto, e in Aitino, e in Ammiano, e in Costanziaca, dei cui marmi e monumenti hen rori dò largo conto ne’suoi Veneti primi e secondi il Filiasi. C. Tu sei dunque d’ avviso, che quei parapetti provenissero dalle rovine di Aitino o di Ammiano
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C A V o XI. 75 sone elette la facoltà di eleggere per quella volta passa nel Superiore, v, gr. dal Capitolo al Vescovo , da questo al Metropolita , oppur ancora alla S. Sede. Dalla Lettera del Patriarca Tiepolo al Cardinal Barberino data li 19 Novembre , 1630, e da noi recata di sopra (II , 1149.) abbiamo veduto , che I Capitoli Veneti per non eleggere non sottostanno a devoluzione
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150 Libro Secondo. 1.’Imperatore : TS[obis nimium lahoriosum esse vide-tur concessimi nohis a Beo ministerium solum procurare : quocirca te nohis adjutorcm facimus, & hunc honorem tibi concedimus, ut Ecclesiis Dei & pau-peribus legem facias, & inde apud altissimum )u-dicem rationem reddas. Vedasi il glossario del du Cange. 330) Antichissimi sono tra Veneti cotali Procuratori
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MIO L' arte «la umili principii, sale art epoche di splendore, decade (piasi all* annientamento, ma si risveglia e si rinnova più bella più potente di prima. Non evochiamo esempli ; ci basta ricordare Venezia nostra, dove avviene il più sublime assorellameli^) della natura e deli’ arte. Non vogliamo descrivere i monumenti che restano, non i sontuosi templi, non le immani fabbriche pubbliche
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Eccellente è l’opera Fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti ed i costumi veneziani rappresentati in incisioni eseguite da abili artisti e illustrata da Ermolao Paoletti, stampata nel 18-12 dal Fontana, in quattro volumi, opera la più copiosa nel genere delle guide di notizie veneziane, specialmento artistiche, e sui costumi ; è un libro copiosissimo di anneddoti storici interessantissimi
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! varrà a disonorarla in faccia al mondo. I fatti parlano troppo alto a suo favore ; e là stanno rappresentanti di tutte le potenze d’Europa, i quali non vorranno mentire co’ proprii governi e co’proprii connazionali; e quale sia la condotta dei Veneti, quanto l’ordine, quanta .la pazienza, quali le aspirazioni, quanto il coraggio e l’ardore, quanto infine il santo amore di patria, diranno sinceramente
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CAPITOLO XVI. 471* Cerio è che Venezia doveva essere un paese già culto, quando tanti altri popoli d’Europa erano ancor semibarbari; e tutte le città di Francia, di Germania e d’Inghilterra non erano che informi ammassi di luride abitazioni senza monumenti, senza architettura di sorta; ed i signori vivevano nella selvaggia solitudine dei loro tristi castelli, senza alcun gentile conforto di arti
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1863
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l’ammirazione per questi monumenti della sapienza politica dei Veneziani. Alla divulgazione di cosiffatte scritture incominciata col mezzo dogli amanuensi, non lardò guari a tener dietro la stampa di talune di esse (come pur ora saremo per indicare paratamente ), che promosse ognor più il favorevole giudizio dei pubblicisti, e preparò di lunga mano il trionfo, possiamo dire, che nel campo delle storiche
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nostro, sarebbe da porsi in dubbio questa determinazione per parte dei veneziani ; e se ne maravigliò anche 1’ annalista bolognese (3), dicendo : « Può appena credersi, che in » causa d’ introdurre un trattalo inviassero a Bologna i veneti tanti » oratori e sì nobili. L’ afferma tutlavolta il Dandolo e per non la-» sciarci argomento a dubitazione ci annunzia i nomi di ognuno. » E i nomi sono questi : Marco Badoaro
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1850
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di veridici monumenti ; »perciò cred’io mio dovere d'inserire in queste pagine tuttociò, che in un pregevole manoscritto della nostra biblioteca Marciana sta registrato su tale proposito. Poco importa, che il racconto sia alquanto prolisso, quando abbia il vantaggio della precisione e della veracità. Nel codice adunque num.DCCLXXIX della classe VII italiana; codice, che apparteneva alla rinomala
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1925
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, mise insieme in un bellissimo codice in pergamena le poesie sparse di varii distinti poeti patrizii veneziani, onde gli venne il pensiero di scrivere intorno alla letteratura della nobiltà veneziana in una lettera indirizzata ai suoi nipoti, allo scopo di mostrare come avessero sempre saputo i patrizi veneti unire all’ amministrazione dello Stato la coltura »delle scienze e delle lettere
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1925
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della laguna trova-vansi barche cnrsorie pel trasporto delle merci e dei pas-seggieri ; nelle Acque Gradate e nell’ Estuario Caprulano avea stazione quella squadra di legni armati, che, col nome di Trieri, Libumiche, Quinqueremì, dicevansi la classe dei Veneti. Tali strade, di cui ancora si scoprono alcuni avanzi, famose per la solidità del lavoro, per la loro bellezza, per le comodità che offerivano
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DEI viaggiatori veneti minori 25 PIETRO CIVRAN 1403. — Pietro Civran, figlio di Maffio, che nel 1420 dal Cappellari vien segnato come capitano di armata all’impresa di Dalmazia e, tre anni dopo, come uno degli elettori del doge Francesco Foscari, nel 1403 aveva compiuto & un viaggio alla città sopra Tacque morte in Francia alle Bocche del Rodano, e più tardi una missione in Dalmazia
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1912
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per il Collegio degl’ingegneri veneziani, e dell’ imprenditore Torres, sotto la presidenza di Giacomo Boni, incaricato della direzione dell’Ufficio, come dei lavori per lo sgombero delle macerie e per la ricostruzione del campanile. La Commissione aveva l’incarico di visitare i monumenti indicati come pericolanti di Venezia e riferirne al Prefetto. Contemporaneamente gli artisti, nominarono una seconda
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1912
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“ Pintaderas „ di Creta e dell’Egitto 189 IV. “Pintaderas,, di Creta e dell’Egitto. La differenza fra i sigilli e le pintaderas, sta in ciò che quelli servono a fare un’impronta, e il disegno che ne risulta nella cera. Fig. 129. — Pintaderas della grande tholos di Haghia Triada fatte in avorio. o nella creta, è un rilievo; mentre lapintadera è uno stampo per imprimere una figura per mezzo
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1806
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, pure non si può non ravvisarle per quelle stesse, che specialmente i due fratelli Niccolò, ed Antonio Zeni Patrizj Veneti sul finire del Secolo XIV. avevano discoperte. Appo Ramusio, Voi. II., dopo i Commentar] del Viaggio in Persia, e delle Guerre Persiane di M. Caterino Zeno il Cavaliere, evvi stampato il libro dello Scoprimento dell’ isola Frislanda, E slanda, En-grovelanda, Estotilancla, et Icaria fatto per due fratelli
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1806
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, ed Indiani, dai quali i Veneti predetti ne appresero le nozioni , che prevennero il nuovo scuoprimento del Secolo XVI. Co-teste Isole, come minori, e più remote si pingono nella nostra Mappa, e vi si esprimono anche con somiglianza di nomi, e di prodotti, num. 27. Più lontana vi si assegna l’isola Bandain, e dicesi perciò prossima alle tenebre, ed è a 147° di longitud., e 4° di latitud. australe. 98
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1905
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XLIV INTRODUZIONE mento poi nel 1692 cadeva Grabusa ; e finalmente nel 1715 anche Suda e Spi-nalonga, esauste di forze, cedevano al Turco, cui le confermava la pace del 1718. Così gli Ottomani s’impadronivano del regno intero, abbandonato dai veneti coloni, e si accingevano a dominarlo col terrore della tirannide, che dovea pesare sull’isola infelice per più di due secoli, fino ai recenti giorni
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1905
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PREFAZIONE xvii zione fatta per i primi tempi di veneto dominio —, assai scarsi furono tuttavia i dati rinvenuti relativamente alle chiese ed alle abitazioni private. Più particolareggiate notizie si sarebbero certo, ma solo incidentalmente, trovate spigolando in mezzo all’enorme materiale inedito di documenti storici riguardanti l’isola, e penetrando nell’ inesplorate congerie di atti
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1958
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S. Venceslao converrebbe quindi proseguire per S. Maria in Trastevere, per S. Sabina, per l’ospizio cèco, il Quirinale e via dicendo. S. Adalberto ci porterebbe invece, oltre che a S. Bartolomeo all’isola, a Montecassi-no e a Ravenna. A Roma ci fermerebbero ancora i ricordi di San Martino fra i Croati a S. Giovanni in Laterano, o quelli di Formoso papa fra i Bulgari (in una non più esistente
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