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. Soppresso negli ultimi anni cogli altri anche questo monastero, l’isola fu ridotta ad orlali. San Giorgio Maggiore. Innanzi al nono secolo non era questa isola che una salina. Ebbe di poi una vigna, un bosco di cipressi che davale il nome, e un mulino in servigio del palazzo ducale. Nel 978 vi si edificò la chiesa intitolata a san Giorgio, sia da Vitale Candido, sia, come crediamo, dai Badoari. Nel 983
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. Per sopraggiunta di malanni, s’appiccò fra i soldati veneti la malattia dello scorbuto, che molti ne trasse alla morie. Muslafà, resosi così padrone di quasi tutta l’isola, cominciò a metter l’assedio dinanzi a Nicosia, assai mal provvista di uomini, di armi, e di viveri, per la ragione che Aslorre Baglione, governatore dell’isola, credendo (1) Vedi la corrispondenza del signor Foix, ambasciatore di Francia
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160 LA DALMAZIA gruppo di case da cui emerge superbo il duomo del paese, opera insigne del xiv secolo. La pala dell’aitar maggiore è attribuita al Tintoretto, e quella dell’altare alla Trinità a Jacopo da Ponte (1510-1592). I capitelli, gli ornati, le colonne di questa e delle altre chiese dell’isola, come pure la parte ornamentale degli altri edifizi pubblici profani, vennero eseguiti
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1795
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in cui questa nobile famiglia si estense essendo Castaido di S. J^icolò . Cr. ant. E Maffio Zane lo era nel 1326. Vedi I, 30. Consta da varj monumenti , che la Brenta correva rapidissima verso S. Marta, S. Nicolò e S. Rafaele , e però fu necessario alzarvi un argine per rintuzzare procacissimo cursu propinquantem Medoaci al-veum, come parla il Sabellico. Ancora si conserva in parte l’Ardere di Svicolò. Quest’Isola s*
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eredità di monumenti testificanti la sua grandezza ed il suo splendore, come quasi nessun altra città dell’ impero d’Augusto. Forse anche ad Isola, ma di certo a Capodistria, si insediarono negozianti greci. Capodistria, l’Atene istriana, cambiò nel decorso del tempo quattro volte il suo nome. Siccome fabbricata su d’un isola ove pascolavano le capre, i Greci la chiamarono Aegida, i Romani Capris, indi
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, alla quale il campanile serve da camino della fornace. Nel 1890 il Cav. de Hiitterott di Trieste, ora proprietario dell’ isola, fece ricostruire per uso privato la chiesa e l’ospizio conservando il loro carattere antico e coltivando il bosco d’allori, di pini e di lecci che circondano il convento. Sull’ isola di S. Caterina, vigile scolta all’ imboccatura del porto di mezzodì era una chiesa, nel secolo ottavo asilo
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gli antichi monumenti attentamente distinguere Riaito in quanto che è nome d’un’ isola, e Rialto in quanto che si prende per Venezia intiera o pel Dogado eziandio . Una legge del 1331, 23! Marzo in Neptunus f. 12, e nel Hb. A. f. 67, ordina : Aurifices argentum aut aurum extra Rividi altum emerc non possint. E un’altra del 1415 , 20 Febraro in A. f. 98 : Tulli pannarum statuantur in Rivoalto . Così nel Cod
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di Alessio è posta nel piano, ed è poco forte. Vicina ad essa terra di Alessio è un’isola assai grande fatta dal fiume Drino; il quale nell’ entrar in mare si divide in due parti. In questa quasi tutti gli abitanti de’territorii dell’Albania si erano rifugiati con le robe loro. Mandarono adunque le galee predette e molte altre barche armate per difesa dell’isola. Assicurarono ancor Durazzo
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<a> 509 cittadini gli antichi Iribuni, rettori dell’isola. Vedcsi inoltre parte del pubblico palagio, una torricella e una loggia a cui mette una gradinata ; monumenti tutti di curiosità, e su cui possono gli eruditi esercitare l’ingegno. Ma più che altro considerabili sono le due chiese. Quella del duoino, o di Santa Maria, eretta nel Ì008, ha forma bislunga, e due ordini di colonne
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APPENDICE 55 XCni. — a. Incisione in rame di Antoine Aveline intitolata « Candie » e rappresentante una veduta di Candia. — (Da comunicazione del D.r Paul Kristeller). XCIV. David Funcklicn. - Insula et regnimi Candia olitn Creta. Norimberga. 1700 (?). — a. Incisione con veduta, alquanto ideale, della città di Candia. — (Dal Catalogne of the printed maps cit.). XCV. Dapper. - Description exacte
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1932
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622 Clemente IX (1607-1669.) Capitolo III. concesse un Giubileo per la Francia, che rese non meno di 100.000 scudi. Poiché bastarono le somme spese da Luigi XIV per scopi militari, con essi doveva essere eretto in Creta un grande ospedale internazionale.1 Tanto il papa quanto il suo nunzio Bargellini fecero pressioni perchè fossero affrettati gli armamenti in Francia,2 giacché, l’assedio
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e la normanna architettura aveva innalzati monumenti di conto, fece pensare, non a torto, taluno che questa ragione di fabbricare sia stata, se non portata, certo diffusa in Italia da essi. E disgrazia poi sia rimasto incompiuto il prospetto, il quale presenta però una porla si nobile e ricca per colonne orientali, e per intagli di finito lavoro, che non è strano il supporla opera di quel-1’¡stesso mastro
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adduce-ret: uti naves triremes triginta deducerentur: quarum na-vium decem ipfa in urbe, totidem Cretas, fex in Apulia, quatuor in Illyrico magiftratus Veneti remigibus atque militibus inftruerent . pauloque poft decem aliae triginta prioribus funt additse. At Aloifio rege Galliae falu-tato, uti fupra didum eft, legati funt ad eum iré juííi tres gratulatum reipublicge nomine , Antonius Laureda-nus
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, i quali si manifestano chiaramente come sedi di monastero o celle eremitiche (1). Monasteri di una certa importanza i quali risalgano ad epoca remota non esistono a Creta. La costante avversione dei Calogeri greci verso il governo veneto e le persecuzioni della Serenissima a loro riguardo, impedì un florido svilupparsi del monachiSmo indigeno fino al secolo XVI. La loro fioritura culminò però nel secolo XVII
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1831
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OBOLI USCOCfH 55 60 sudditi veneti andati là per negozj, iBiazza, Lesina, Almissa, e Pago; laonde je avvenne quello, che più volte anche ccaduto nei passati tempi, che il danno |non agl’infedeli inferito, ma sopra i cri-caduto. Partorì nondimeno questo di , che, giunti 1 comandamenti venuti da (ìtinopoli, si composero interamente le dif-tra’ confinanti; e gl’Uscochi, vedendo poter più pensare
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1892
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— dal 1170 al 1180 all’impero d’Oriente — dal 1180 al 1278 all’Ungheria — dal 1278 al 1358 ai veneti — dal 1358 al 1390 ai re di Ungheria — dal 1390 al 1394 ai re di Bosnia — dal 1394 al 1420 ai re d’Ungheria — dal 1420 al 1797 senza interruzione alla repubblica di Venezia. Durante l’epoca di 1157 anni, adunque, i veneziani ebbero l’isola per 573 anni, gli imperatori d’Oriente per 287, i re d’Ungheria
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1718
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, quem in Alberti gratiam relegatum feiebant, ex Creta infula Venetias accerfunt : eum cum ingenti hominum manu appullum continuo in Ferrarien-fes movere jubent. Fuerat Accius jam antea Alberto in-feftus : quem utique principatu dejeciffet 7 nifi Veneti , Fiorentini, & Bononienfes illum medio conatu oppreffum, procul Italia ablegaffent . Apparebat igitur fore, ut ille primo quoque tempore Ferrarienfem
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1824
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al titolo di s. Erasmo unito fu quello di s. Secondo, e posteriormente poi, abbandonato il primo, si ritenne soltanto il nome di quest’ ultimo , ed isola di s. Secondo fu sempre poscia chiamata ( Vedi le annotazioni alle Inscrizioni ì. 2. ) . Per la rilassatezza nel modo di vivere cui eransi date coteste monache specialmente nel secolo XV, e nel principio del secolo XVI, e dopo alcune riforme
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1906
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125 parte dell’ isola ; ma volendosene assicurare il possesso, ritornava a Venezia per chiedere nuovi ajuti. Quivi sorse disputa, se fosse stato più 0 meno opportuno il demolire i castelli, che dal Pescatore erano stati eretti, ed inclinando l’opinione per la loro distruzione, vi si oppose 10 Zeno, dimostrando che quelli, anziché di rifugio per i ribelli, avrebbero servito di presidio ai veneti
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1906
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sembrato sospetto, il duca ricevette l’ordine di mandarlo a Venezia ; quest’ ordine però venne confidenzialmente riferito al Calergi, ed egli se ne fuggi facendo sollevare l’isola. Continuò la guerra per ben diciotto anni, evitando Alessio sempre di venire a un combattimento campale coi veneti, e pugnandosi invece qua e là con varia fortuna. Giovanni Dandolo doge, scrisse a Pietro Giustiniano
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