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tandone ad onoro un non breve brano. Rammenta il poeta nella sua NelUt i Veneti fasti, ponendoli in bocca a personaggi immaginarii, che dopo la caduta di Venezia partono in volontario esilio. Di tutta 1’ orditura è reso minuto conto nel secondo volume del giornale delle scienze e delle lettere delle Provincie Venete, conte se ne fa ili altra parti', una critica abbastanza severa. Trovasi
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121 la riputazione si fu la Biografia degli italiani illustri del secolo XVili e contemporanei compilata da letterati italiani, da esso diretta e pubblicata in Venezia nel l&U-ità e contenuta in varii volumi. Utile fonte e materiale necessario per la storia letteraria italiana. Nell anuo 183J ebbe la cattedra di storia, geografia e polizia marittima nel collegio di Marina di Venezia ; nel 18-18 gli fu affidato un utlicio nel governo della pubblio! istruzione. Appresso ritirava.*! a vita privata. Fu sua moglie Maria Carta, che come ricorda il Bernardi, ebbe- il genitore in Cipro nel 1821 decapitato dagli ottomani. Altro greco-italiano era Giovanni Veludo figlio di Giuseppe e di Anna Calogeropuio corci-rese, appartenuto alla Colonia greca in Venezia, nato in questa città il 15 Dicembre 1811 mortovi il 25 dicembre 188U. Monsignor Bernardi commemorava la vita e le Oliere del Veludo presso l'Istituto Veneto nell' agosto 18U0, con quella molta abbondanza d’ alletto che lo duun-gueva, ed arricchendo il suo di re con svariati particolari della vita privata e letteraria del defunto. In occa.*ione dei suoi primi lavori archeologici il Veludo fu fatto segno ad acerbissime critiche, il che però non lo distolse dall' occuparsi seriamente e proficuamente dei suoi studii storici letterarii. valendosi specialmente del greco idioma, del quale era peritissimo, kaccogli-tore delle opere del Dal Mistro, ne estese la
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, la cui presenza avrebbe dato il nome alle isole del Quarnero, Absirtidi, da Absirto, fratello di Medea in fuga col Vello d’ Oro. Popolarono altresì 1’ Istria i Celti, succedendovi ai Liguri — Euganei e ai Veneti Primi. Nella storia compaiono gli Istri appena dopo la conquista romana compiuta dal console Caio Claudio Pulcro nell’anno 177 a. C. col loro re Epulo, che per sottrarsi all’ignominia della cattura
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il veneziano (Cristoforo Pasqualigo, “ Raccolta di proverbi veneti “) : “ Le done co le xe pute le ga sete man e una lengua sola ; col le xe maridae le ga sete lengue e ’na man sola Ed ecco T epilogo dell’ amore : “ L’ amur scumensia cun soni e cun canti, e la finèiso cun suspèiri e pianti“. “ L’ amur nase fra soni e giugeli e la finèiso cun fase e panizeli
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dalla metà del passato alla metà del secolo nostro ; interrogarlo delle relazioni che correvano fra Veneti e Dalmati, fra nobili e popolo, fra possidenti, artieri e coloni, fra poveri e ricchi; interrogarlo delle discordie e delle risse, dei delitti e dei vizi, de’ commerci e de’ prezzi, delle calamità e delle gioie, delle cerimonie e delle feste ; interrogarlo del numero, de’ portamenti, del sapere
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i nobili sentimenti, Luigi Armellini. L’Alala sua, che tra le braccia al giovane amato sente scrosciare la folgore sugli amplessi tremendi, è lavoro da cui spunta il raggio dell’affetto. Gli accorgimenti materiali che insegnansi nelle scuole, può egli lasciare da parte oramai; e nella viva natura, e ne’modelli toscani e veneti del secolo decimoquarto e del decimoquinto, e nel cuore, cercare l’espressione
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S. GIOVANNI BATTISTA DI MURANO. 597 le dissertazioni intorno ai navigli poliremi ; quella sopra una contro-corrente marina lungo i Veneti lidi ; e la memoria storica del teatro la Fenice e V Emeronittio. Ned è a dirsi da quanto plauso e gradimento fossero seguitati i servigi, e gli scritti di lui, vero specchio gli uni, e gli altri di coscienziosa ed illuminata dottrina. Per essi appunto
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. Quest’ arte che in veneto vocabolo corrotto dal latino lucanica dicesi de’ Luganegkeri, ed in italiano de’ pizzicagnoli, era fino dal 14-97 chiusa in corpo, e vi si ammettevano Veneti e dello Stato mediante 2^1 il garzonato di cinque anni, la lavorenza di due, e la pruova . Duecento e dieciotto Invia-menti aveva ella al cader della repubblica , ma non ne erano aperti che centonovanta otto , e il valore
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ne sia la memoria. » Nella nota posta all’ indicata patria del Carpaccio, o di Capodistria (p. 4o) dice: « Il paese è imbevuto di questa persuasione ( cioè che il Carpaccio fu di Capodistria ), malgrado le sue soscrizioni, anche ne’ quadri dipinti nell’Istria, In quella che citammo a pag. 35 è scritto Victor Charpacius vc-netus pinzi t i5i6, in altro a S. Francesco di Pirano Victoris Cliarpatii veneti opus i5iq
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iS3G da l’ola. J 35*2. TRADONICO Pietro di nobilissima famiglia di Pola, ora Gradenigo, XIII doge di Venezia. Tutti li storici veneti parlano di questo doge, come originario di Pola , sarà perciò giustificata la ragione per cui io lo pongo fra gli uomini distinti dell Istria. Dandolo, il più antico scrittore, nella cronaca cap. 4 P* 1 1° iodica di Pola all anno 836. 11 Tentori, e tutti i moderni
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, ed al comun bene de’ cittadini. Dotto e prudente quivi primeggiò fra medici, e per le preclare qualità del suo ingegno , con onorifica ducale del 6 ottobre 1611 venne dichiarato per sei anni primario professore di medicina teorica nell’ università di Padova , in successione ad Orazio Augenio ' coir annuo stipendio di 8oo fiorini, ossia ducati veneti, d^argento. Contento di sna sorte in Venezia, ove
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sei di sua condotta, per un’ altro sessennio gli venne rinnovata dal veneto senato con onorifico decreto del 6 ottobre 1617 e coll’ accrescimento di veneti ducati di argento 4°0* Onorato così dalla pubblica munificenza , si prestò il Santorio in questa nuova condotta con singolare inte-
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, degli etruschi , dei pelasgi , ed altri popoli aborigeni, latini, liguri, veneti, istri , japedi, liburni, dalmati, illirj , ed altri circonvicini all’Italia; dando alcune opinioni sulle origini italiane, presentando le obbiezioni generali , facendo vedere l’incertezza delle etimologie ^ passa quindi a ragionare parzialmente de’ pelasgi
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66 mostrò ¡1 nostro Giorgio la fermezza di spirito , ed il valor militare al sommo grado, mentre colla scorta di altro capitano Clevn da Bitje con soli sei bastimenti veneti gettò a picco ventiquattro legni tunesini, nella quale onorevole azione però , il nostro Franinovich al momento del rambaggio venne colpito da un colpo di pistolla dal nemico nel braccio destro per cui rimase invalido
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1 e da Anna Criticachi nacque EmmaNvele mio MDCCGXXV av0- Resasi vilmente a’ Turchi Malvasia nel 1715, e perdutasi poscia da’ Veneti tutta la Mo-rea in forza del trattato di Passarowitz del 1718 Emmanuele poco appresso essendo d’ anni 12 MNEMOSYNON I ANNAE EMANVELIS FILIAE tratto dal desiderio di mercatare viaggiando 1 CIGONiAE | VXSORI' O K4ROLI NEVMANN abbandonò la patria, ^nella quale lasciò varii
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colla propria nave mercantile detta Sacrafamiglia armata di 36 cannoni , e di alcuni soldati veneti contro i pirati, superandoli, benché fossero di forza maggiore. Presso Samo pugnò valorosamente contro legni da guerra tripolini; e nel golfo di Venezia contro uno sciabecco e quattro laneioni barbareschi armali , con tanto pubblico aggradimento,, che dal senato di Venezia fu creato cavaliere di S. Marco
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1829
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243 grità, e cura indefessa ; e la riputazione di lui si accrebbe in modo, che e per dottrina e per esperienza celebre archiatro, insigne per la felice cura delle malattie , era generalmente richiesto , e chiamato a consulto non solo dai principali signori di Padova, ma sebbene dai veneti senatori, per cui l’invidia sempre vigilante ebbe a tacciarlo di negligente del suo dovere: imputazione
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1829
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i c>7 antica cittadinanza, c vi unisce anche il di lui ritratto; il Zanetti ( Della Pittur. Venez. 1771 .Venez. )'lo chiama veneziano', e tanto Vittore, come Benedetto si sottoscrissero essi stessi sotto le loro pitture veneti. Porteremo quanto ne dice il chiarissimo ab. Litigi Lanzi ( Storia Pittorica Tom. Ili. p. 4°. Bassano 1818.) « Competitore dei due Bellini
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1829
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, ch’era il sessantesimo nono della sua età. 432. TARSIA Tommaso di Capodi- 167« . .da Capodi- Slria , dragomano alla corte di Costantinopoli *tria-per la veneta repubblica , fu incaricalo nel 1671 a portarsi in Dalmazia presso il bassà per praticar i soliti tratti di ufiìziosità, e concertar con esso il tempo, ed il luogo pel congresso de' turchi e veneti; nella qual circostanza fu scielta la città di Zara
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1829
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36 , 3ao. I INI barone Giulio imitilo di Gio. i6/|3 da Triade. |'rancesco <]a Trieste, ottenne pilline di gloria marziale nella guerra eoi veneti in qualità di luogotenente del presidio della fortezza di Gradisca ; i cui meriti e del fratello furono commendati dal commissario generale dell’esercito Don Baldassare Marados, e ¡iure graziati dalla cesarea clemenza di Ferdinando -HI. V anno
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