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e due Leonardo Dandolo e Paolo Morosità rimasero in Ungheria, per accompagnare la regina a Sigismondo. Andarono con essa nel I. Luglio fino a Zagabria, dove trovarono il re con Pantalone Barbo, che venivano incontro a Maria, quindi il re e la regina coi tre Veneti ambasciatori si portarono fino a Buda in mezzo a gran letizia.
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514 livrée et vendue — même par ses enfants qui n’ ont pas très touché le prix de la trahison, et qui ont dû se taire pour ne pas vouer leur nom au mépris public ». Ceduti gli Stati Veneti pel trattato di Presburgo 26 dicembre 1805 dall’ Austria alla Francia, Napoleone volle in qualche modo riparare alle estorsioni fatte a Venezia, e specialmente per ciò che concerneva la Zecca. L’ Austria
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387 do la colpa sui veneziani, asserendo che la galeotta era stata assalita da legni veneti, volendo si mandassero a Tripoli gli autori della morte degli uomini del suo cantone, affinchè fossero fatti tutti, giusta le sue leggi, morire, Il Senato insisteva col mezzo del suo console, coll’ appoggio dei documenti spediti presso il Bey per oppugnare le sue asserzioni, e al Bey stesso, inviava
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229 bruciato colla sua nave nel sito del combattimento. Anche il Malipiero, negli Annali Veneti pubblicati dall’ Archivio storico Italiano di Firenze, concorda col Sanudo e parla con gran vantaggio del valore di Albano d’Armer, il quale sperando che il capitanio le seguisse, andò animosamente ad investire con la sua una delle grosse navi dei Turchi, ma appiccatosi il fuoco ad ambedue
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i soli diarii il Sanudo ; ma sono suoi i Commentarli De Bello Gallico Sire de rebus in Italia Gestii; n Carolo Vili et Ludovico XII Gallile regibus, dal 1494 al 1500; sono suoi i commentarli della guerra di Ferrara fra i Veneziani e il duca Ercole d’ Este, l’itinerario per la terra ferma veneziana, le vite dei Dogi veneti dall’ origine al 1492, ripubblicate ora nella nuova edizione
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del Cantone. Adempiuta la sua missione ritornava il Bubich a Venezia, riconducendo con sè 54 schiavi veneti liberati dai tripolini, e che col mezzo dei provveditori sopra ospedali, venivano accolti dalla scuola di riscatto degli schiavi in S. Maria Formosa. Poco tempo appresso, Chagi Abduraman già inviato plenipotenziario a Venezia scriveva al conte Prospero Valmarana, qualifi-
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r>eo Nella fedele Dalmazia quali scene di dolore non si rinnovarono a Zara, a Perasto ed altrove, quando con solennità religiosa e con commoventi discorsi, i veneti gonfaloni bagnati dalle lacrime degli astanti, furono deposti sotto gli altari. Tombe sublimi che venivano in tal modo santificando le bandiere di San Marco, e le rendevano degne della adorazione dei posteri. A questo punto darò
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ciò bastava. Contro la Repubblica veneta, la cui potenza era formidabile a tutta Italia, secondo dice Guicciardini, e perciò fatta oggetto dell’invidia universale, insorgeva la lega di Cambra}', che se non distrusse, valse però a domare la forza dei Veneti, forza che dopotuttoera rivolta alla gloria e alla libertà dell’Italia. Le lunghe guerre pel Ducato di Milano, e la ostinata rivalità
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, più volte citato da Bernardo Giustiniano ; Daniele Chinazzo da Treviso morto nel 1419 che < escrisse la guerra fra i Genovesi e i Veneziani, e il Porcellio napoletano, che narrò le gesta di Giacomo Piccinino nella guerra fra i Veneti e Francesco Sforza duca di Milano. Un diario di Antonio Morosini, 1396-
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378 trenta miglia. Non potranno entrare nei porti veneti se non nel caso di burrasca, e se mai dentro il limite suddetto di trenta migl ia esercitassero il corso, e prendessero qualche bastimento, saranno obbligati a restituirlo, e il capitano corsaro sarà severamente punito. Appena fu conclusa questa pace, la Re-pubbli^ volendo mostrare il suo aggradimento, e desiderando in pari tempo onorare
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ed i rappresentanti veneti, laonde per affrettare la rovina di Venezia era uopo promuovere delle rivolte nei diversi paesi, per aver ragione di introdurre i mutamenti voluti. Alcuni abitanti da lunga pezza sobillati, e prezzolati dagli emissarii e da alcuni nobili del sito, e dai malcontenti colla connivenza dei francesi, strapparono, il 12 marzo, Bergamo alla Repubblica, Brescia il 18 dove
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i finché dette Chiese servirono a pochissime persone. 101 ) L’uso di far Chiese di legname confermasi da ciò che espressamente troviamo scritto nei Veneti Cronisti. Dicono per tanto, che nel 996 la famiglia Galvan coi Gallina rifecero S. Felice, la quale erasi bruciata essendo di tavole. Che nel 907 La Giesia de MS. ^Antonio fo edificada A 2 suso )
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, e il soprapriù che avanzasse sia applicato a benefìzio dei bisognosi con retta giustizia. A perpetua ignominia loro sia posto in luogo cospicuo a parole maiuscole una lapide colla seguente iscrizione: 1797, 4 Giugno S. V. Li Aristocratici Veneti Soliti fare li patrizii nell'abolito governo Banditi Capitalmente dalla Democrazia per omicidiarii assassini traditori e dilapidatori del pubblico Erario
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— 323 — fratello di F. M. Piave, per alcuni stampati coi quali il Comitato Veneto di Torino, raccomandava ai Veneti di non lasciarsi cullare dalle promesse di concessioni e riforme che l’Austria faceva correre. Ed ora lasciati da parte i processi il cui e-lenco non sarà certo completo, ricorderò alcune dimostrazioni. Sebbene il governo desiderasse che gli abitanti, riprendessero le antiche
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la liberazione dal carcere delle persone detenute. L’Imperatore scioglieva la corte speciale di Mantova e 1’ 11 febbraio estendeva 1’ atto di grazia, anche per le offese contro i membri della casa Imperiale. Qui aveva fine i\ primo periodo delle procedure politiche a danno dei Veneti patriotti, ma nell’ anno 1859 si venne a una nuova ripresa.
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) sequestrata al confine di Peschiera, nella quale esprimevasi il desiderio che i Veneti dessero segno di vita in senso nazionale. Ohe i Municipii si completassero con pa-
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. più pesante grammi 2.898 (grani veneti 56). B — Leone alato e nimbato andante a sinistra, colla zampa anteriore destra posata sul libro caricato di una stella, dietro un castello, esergo • 1571 • (1). 9 — Su quattro righe /ES ARG-E NTI X • R. Museo di S. Marco. Museo Civico Trieste. 87. — Varietà: — Come il n. 86, esergo • 1573 • 9 — Come il n. 85, >ES AR ■ GE NTI ■ • X • Museo Britannico. Museo Civico
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LÈ MONETE ANONIME DI VENEZIA 69 177. — Varietà : TY — Come il n. 155, leone piccolo, la leggenda comincia a sinistra dopo la linea SANCT • MAR • VEN, nulla all’esergo. 9 — Come il n. 167. 178. — Soldino anonimo col Redentore in piedi, legge 12 settembre 1565. Argento, titolo 0.498 (peggio 602), peso gr. 0,414 (grani veneti 8). /& — Il Redentore con nimbo diviso, ritto sopra un piedistallo
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1841
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da calcoli approssimativi poteva calcolarsi In granaglie sortite Staja Veneti N. 1000000 In Mandorle id. » 40000 Vino Barile Venete » iaooooo Oglio id. 5? 80000
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Veneti li riunivano nei rispettivi Distretti e Contee, sotto la dipendenza del Provveditor Generale, e modellavano la loro piccola Corte sulla sua Corte principale. I Nobili della Provincia avevano dei privilegi, e formavano una corporazione, i Cittadini dei diritti espressamente accordati per bilanciare la preponderanza dei primi. Queste due corporazioni erano ordinariamente in opposizione
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