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parte integrante degli stati veneti, fornivano truppe alla Repubblica, avevano comuni co’ Veneziani la lingua, la religione, i costumi, l’amministrazione politica, il commercio. Le coste dell’Adriatico formavano una nazione non solamente soggetta al veneto dominio, ma legata da comunanza d’interessi, dalle tradizioni, dalla volontà dei popoli» (I). Non è sufficiente questa attestazione e le altre sopra riferite
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, nazionale; e le ragioni addotte dalla storia passata depongono a favore dell’italianità dell’Adriatico. Sono ragioni etniche, e ci rammentano che furono le popolazioni della riva di qua ad illuminare di viva luce la barbarie accampata sull’altra sponda, ad esercitare su questa il fascino della cultura, l’imperio dei traffici. Etruschi, Romani, Veneti, Normanni, Svevi, Angioini, Spagnuoli, Francesi
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il transito il quale per mezzo dei Veneti e degli Etruschi, facevasi tra quel mare e le regioni transalpine, e ciò perchè queste giacevano ancora in preda alla barbarie. Con l’impero romano adunque s’inizia, come già notai, la grande missione propria dell’Adriatico, conservata attraverso a tanti secoli fino all’età presente, voglio dire di mettere in relazione i paesi d’Oriente con l’Europa
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e particolarmente anche quelle situate sull’Adriatico, le quali tutte erano state educate alla passione dei viaggi e dei traffici dai Veneti e dai Liguri, dagli Etruschi e dai Greci, e così esse donarono spontaneamente alla metropoli una gloria di più. Ive città dellAdriatico, che già erano state porti fiorenti con gli Etruschi e con i Greci, furono ripopolate di coloni latini e ne uscirono rinvigorite
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. Che cosa ne veniva? Che le città vincolate alla Dominante cercavano, quando non prendevano le armi per associarsi ai nemici di questa, di sottrarsi a quegli obblighi mediante il contrabbando. Ecco perchè la Repubblica fu costretta dopo il 1261, successivamente cioè a quel trattato di Ninfeo che veniva a ferire nel vivo i commerci veneti in Levante, a pubblicare un bando col quale, richiamando le città
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4 Con il 1102 la Corona di Croazia, dopo un periodo di rapida decadenza per Ir discordie intestine, venne rinta dal Re ungherese Colomanno e la Croazia passò. quindi, alle dqtendenze dell'Ungheria e 'i rimase fino alla fine della recente guerra mondiale; coni la Dalmazia, dopo alruni secoli di lotte, pausò sotto il governo di Venezia con La quale stette unita fino alla caduta della Serenissima. La potenza terrestre degli Ungheresi e quella marittima di Venezia, ambedue sorte in base a leggi neografiche naturali, infransero così l'incipiente unità croata non ancora matura nell’XI secolo il). Tlittorio dimostra come il coefficiente geografico sia uno degli elementi più importanti, »e non il più importante, per il consolidamento e per la stabilità di uno Stato. Oggi la nuova Jugoslavia porta con ai tutti gli elementi disgregatori che furono fatali ai due Regni effimeri della Grande Serbia e della Grande Croazia. La geografia b stata veramente matrigna con gli Jugoslavi; il loro territorio » presenta delimitato da una «epe etnografica, irta di popoli loro av* vera. Si confronti que«ta fragilità ingenita con la solidità strutturale, con l'armonia geografica, con la prensione eterna ed immutabile dei confini di una Italia. Francia. Spagna, Inghilterra! (I* Oku Rum. I r’pak ■:Olt—tonw ftwafet imi SS •
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X Ij8 X Invito diretto a cadauno Individuo dei N.N. HH. Patrizi Veneti abili al Maggior Consilio il dì 20. Febbrajo. r» ■- .»• -«. *•.- ** ■■ -- • • « • JPER. Ordine di Sua Eccellenza Sig. Comandante Generale Co: di Wallis ec. resta invitata Lei Nob. Sig. di portarsi Venerdì prossimo 23. corrente verso il mezzo giorno nella Sala dello Scrutinio del Palazzo Ducale per eleggere li dodici Delegati
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, ut quaslibet Ve-netorum expeditiones simul cum Dalmatis factas fuisse cuilibet aequo aestimatori conjectandum sit ». Op. cit., pg. 274: « Veneti in loco romanorum succedentes Dalmatas uti socii tractabant ». Il Lucio rileva l’uso romano della strenna annuale e il fatto che i veneziani « cum in omnibus fere aliis Romanorum mores imitantes, Romanas consuetudines magis quam ceteri servaverunt ».
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secolo decimoscttimo, c nei primi anni del decimottavo, si trovasse esausta di forze e come abbisognasse di quiete per rimettere il sangue versato, e le pubbliche e private fortune, menomate. Senoncht abituatasi ai dolci frutti della pace ed alla tranquilliti ed alla felicità dei suoi sudditi, che benedicevano alla sua amministrazione provvida e benefica, i reggitori dello Stato, a poco a poco abbracciarono nel loro sistema di governo il partito di disinteressarsi, nelle gravi quistioni intemazionali ; avendo tutt’ al più dichiarato in qualche incontro, la proprio neutralità armata, e promossa la caccia, agli incomodi corsari nell' Adriatico, e tutto al più, c fu 1’ ultimo atto d’energia della Repubblica di Venezia, nell’andarli a stanare nei cantoni africani di Tripoli, di Tuncsi e d'Algeri. Perdurata una tal politica fatalissima e imprevidente per un ottantennio, rigettata nel frattempo qualsiasi idea di modificazione statutaria, nella polizia interna del governo, trovossi Venezia soprafatta dalle idee e dalle vittorie della rivoluzione francese, senza aver pronta, ni volendola per combatterle, una adeguata forza materiale. Arrogi, che il corpo dell’ aristocratico governo era minato nei suoi diversi coltegli politici, ed i nuovi prin-cipn in molti uomini o per convinzioni o per corruzione, si erano fatta larga strada, e perciò molti fra i nobili sentivano, e desideravano un mutamento. Qpesta è La convinzione, che senza venire, ad indicare
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1893
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CAPITOLO III. Cariche civili diverse — PromedHorito alla ¡aitili in Polesine e Padovano. Avendo reso conto delle cariche militari marittime disimpegnate dal Sani, e riservato pel Capitolo seguente il parlare della sua ultima carica militare di Provveditore alle lagune e lidi, ricorderemo qui i suoi ufficii politici amministrativi coperti in Veneiia e fuori sempre con rara modestia e zelo pel bene publico. (t) Eletto nel 1764 Censore e Senatore fa nominato Cavaliere di S. Marco dal Senato nel 1766, come riportammo nei documenti in appendice il capitolo precedente e nell' anno seguente veniva insignito del Cavalierato della Stola d' oro. Nel 1768, fa nominato ancora censore e cosi nell’anno seguente. Nel 1770 ai 19 marzo il Maggior Consiglio lo nominava uno dei sei consiglieri di Venezia pel Sestiere di Dorsoduro e cosi nell’ anno seguente, facendo con ci>> parte della signoria. Nel 1771 ai 12 maggio il Senato Io eleggeva Provili Segretari! *11« Voci del Senato e del Maggior Coniglio, e ▼•di i medewni »rb< per le rcordal* ranch* misuri. — Archivio di Stato.
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A. Trattato dì pace fra la Repub. di Venezia e jl Cantone di Trìpoli. (Dall’ Idioma Turco). — Traduzione dei Capitoli del trattato per il ristabilimento della Pace fra la Ser:nu Repubblica di Venezia, ed il Cantone di Tripoli convenuto da S. £. Capitanio delle navi, e S. E. AHI Bassi di Tripoli, da primogenito di esso B.issà. come eletto Rej del Cantone e successore del padre, da Achmc Agà liiaja, da M usta la Carnadar, da Razi Giasuf secondo Giajà, da Machcniet Secchi, o Prim-ite del Cantone, e da Ache-mct scrivano del Divano. Disturbata essendosi, la tranquilliti che godevasi della pace stabilita e concertata tra la Ser:ma Repub. di Venezia, ed il Cantone di Tripoli l’anno dell’ Egira di Maometto 1177 in consonanza articolo ventitré, da Galeotta T ri poiina capitanata da Rais vetturiere ed estero introdottasi nel porto dt Zara del Dominio Veneto, entro il quale porto, essendo stati uccisi alcuni della sopradetta Galeotta, ed il Rais dai Veneziani, per cui nate alcune controversie e litigi, ed incaricato 1 inclito fra li gloriosi grandi, Giacomo Sani, comandimi: nobile per parte della Repubblica di Venezia, onde assieme a S. E. A1U Bassi di Tripoli definito avesse ogni questione fu anche da essi loro ogni cosa consumata, non restandovi di ciò reliquia alcuna, e fu pure stabilito : 1. Pace ed amicizia a tenore delle vecchie capitolazioni. 2. Che li Veneri Bastimenti presi in questo frattempo, li quali trovansi in potere di esso Bassa di Tripoli, abbiano ad essere consegnati al sopradetto comandante Ecc.mo Giacomo Nani il più glorioso e incaricato dalla Repubblica di Venezia, con tutto ciò di mercanzia, attrezzi, robe e uomini, che ad essi bastimenti appartengono ; cosicché non v' abbia a mancare cosa alcuna, il che fu eseguito non essendo restato in potere di esso Bassa cosa veruna.
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del governo fosse una accolta eterogenea di forestieri e di Veneti, di Preti e di laici e che questi dipendevano dal doge e dai Consiglieri, quindi da più persone e ciò in apparenza, ma particolarmente da nessuno in fatto che li sorvegliasse e dirigesse con una ferina ed unica autorità. Ciò per necessità di cose doveva originare degli inconvenienti e forse anche dei pericoli. Serva d’ esempio
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1910
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che deve illuminare il principio vero della organizzazione della Cancelleria della Serenissima e del suo personale formante un ordine distinto dalla massa degli altri cittadini. La circostanza che produsse una tale rivoluzione non rifletteva nè la Cancelleria nè il personale. È dagli Annali Veneti del Malipiero, autore accreditato e non sospetto che si viene a conoscere questa causa, che futile in apparenza
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1933
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contro gli stessi Slavi, quando offendevano il diritto italiano in Dalmazia. Ma quando il Tommaseo scrive, non controllato nè da austriaci nè da slavi, lettere private ai suoi amici (vedansi Lettere di Nicolò Tommaseo a Cesare Cantù, ed. Milano, 1904) egli così si esprime : « io sono italiano, perchè nato da sudditi veneti, perchè la mia lingua fu italiana, perchè il padre di mia nonna
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custodiva le carte e i libri del figliuolo assente ; s’introduceva spesso nella stanza di lui deserta per raccogliersi in meditazioni e preghiere. Il figlio, l’unico figlio più non vedeva da anni ; il bene suo più non serviva a lei, serviva a quella terra d’oltremare, che da fanciulla, nelle burrascose notti dalmatiche, attorno al focolare, sentiva descrivere da’ suoi padri, sudditi veneti
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814 DE FATTI VENETI. fomma per qtìel > che dapoi, efla pur cercando ad ogni prezzo le di luì iòdisfattioni, riuerentemente,e lungi da qualunque intercffe eshibigli. Hor qui fi fermi la penna in iìgillo della fatica prefentp, nè ardifca entrar nelle fia me, che fenza cagione furon pofcia cocentiífime amiéntate da tutta l’Europa contra la fola República in ricompenfa d’eiTerix tante
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Più notabili. C, Cardinal’Orfmo amelenato da Papa Alefian- C.Affafualigiàtada' Veneti, 209 dro FI. 802 Calabria muafa da’ Saraceni 40. da’ Carlo Contarmi decapitato à Cor on. 782 Turchi 6i~j. occupata da’ Trance fi 691. Carlo Dandolo Proueditor d Armata , e poi 693.69 ^..ricuperata dal Rè Ter din odo in General Veneto marittimo. 20 9 gran parte 6 97.69%.pr e fa dalli Spagnuo. Carlo Vili, Rè
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362. DE’ FATTI VENETI. cuparono j e piantato atì’vltimo Taifedio à Trenigi, l'ottennero con po~ co ilento. Volle il Generale dal Verme ancorlnoltrarfipiùinnanti. 'c Felire ° * ^nza nipett0 ^ Duca d'Auftria, iourapreiè, e impoiTeiToiIì delle Città e F)-;partiti di Belluno, e Feltre, e con ciò figijlaronfi Tlmprciè,e fi raccolièro Tarmi. gii acquai Si deuenne poi al riparto
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1915
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— 52 — ripetuti studi per la correzione delle usanze e delle leggi, nella vira attenzione dei migliori tra gli uomini di governo: esempio magnifico il discorso pronunziato da Marco Foscarini in « Pregarti * nel dicembre 1747. Questo schietto e perenne desiderio di bene, ad onta dei molti dolori, fu sentito dal popolo, ed il popolo si abbandonò all’ obbedienza di S. Marco, grato e fidente. IV. Quanto Venezia avesse legato a sè il popolo della Dalmazia fu visto nella sventura. Tntto intorno crollava. Alla difesa della Repubblica; alla difesa, almeno, della dignità, rimaneva una forza soltanto, ma quella era viva ed ardente: gli « Schiavoni *. I<e 4 ceroide, di I>almaxia avevano risposto con aperti segni di gioia all’appello contro le armi della Rivoluzione. Frano stati uomini di Cattaro a respingere con furia rabbiosa il ÌÀbt rotore <T Italia. Frano Dalmati i soldati che facevano la guardia al Palazzo nelle ore delle eatreme deliberazioni e nel cipiglio apparivano decisi a lottare contro i nemici della Repubblica come si trattasse di battersi col Turco. Per ciò il lionaparte nel « manifesto » del I maggio 1707 dichiarava provocatrice la radunata degli Schiavoni. Alla pavida Signoria non basto l’animo di contare sulla loro devozione: li credette, anzi, pericolosi.
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1885
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. Beppi e Beppina, una coppia di Veneti, tengono la cantina degli ufficiali ben fornita di prosciutti e di salami di Venezia (!) e anche d’ una fisarmonica, caso mai si presentasse l’occasione di far quattro salti. Un altro oste, sloveno, e la sua Maritza hanno del buon vino bianco e il giuoco dei birilli; Poste è un veterano, che ha servito in Toscana nel 1849, e si trova benone coi soldati
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