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caílra admota : quo poft la-boriofam obfidionem capto , Fiorentini fra&is animis ad pacem inclinare cccperunt. Quam ut equioribus conditio-nibus impetrarent, Laurentius Medices, civitatis longe princeps , qui & publica & privata invidia apud Pontificem & Regem eminebat , Neapolim , ut patriarci periculofo bello iolveret, navigavit. Nec ita multo poit, quum pax fecuta eifet, Veneti
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, & jus Veneti s in illis ex parte qucejìtum : Vrofperam in Vatavinos & fociosi pugnam : duo foedijfima urbis incendia parvo intervallo [e cut a : JaderenJìum & aliorum quorundam Dal matarum a Veneto Imperio defeHionem : Ordelaphi Vrin-cipis in Dalmati a urbìbus recipiendis fucceffum : Ordelaphi in barbar os pugnanti s inter itum : Vene tee clajfis, Cali fio Vontifice auflore, in Syriam redìtum
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878 DEC A DIS QUARTiE 1487 decem annos eft urbe ablegatus.. Sebaftianus Badovarius & Bernardus Bembus non multo poft ad Pontiiicem ora* tores funt ledK cum quo Veneti poft Lauretanum revo-catum, Antonio Vinciguerra fecretario remVenetam apud ilium interim juifu Patrum procurante, foedus percuife-runt. Per eos ferme dies quibus id fcedus eft publicatum, imperium maris Francifco Privolo
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aveva immaginato, come si legge nel voi. II della sua Europa vivente (Venezia, 17 i5) di riparare i veneti lidi anzi che a pali, con marmi greggi spianali soltanto nelle due superficie, e senza calce perche possano meglio sedere e mantenersi, disposti in iscaglioni ec. ec. Il marchese Poleni, celebre fisico ed astronomo de’suoi tempi, lettore all’università di Padova, e preposto dalla repubblica di Venezia
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a parte a parte ai nostri lettori le opere che quest’ anno saranno prodotte da’ veneti artisti nella pubblica mostra della I. R. Accademia. Certo qualcuno farà le meraviglie di questa nostra subita vocazione, siccome quelli ch’oggi sogniamo e domani ci troveremo giudici fatti degli artisti, e delle arti : i critici dotti, i critici artisti ce ne chiameran forse i titoli, ce ne contrasteranno il diritto ; ma i critici
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al suo commercio. La colonia veneta di Pera ebbe un consiglio maggiore e minore, sotto un Podestà di nomina dogale, dal quale dipendevano tutti i consoli veneti di Levante; che era assistito dai savii di consiglio per gli affari generali, dai camerarii per le finanze, da giudici e « avogadori del Comune > per la giustizia. Per le milizie c'era un contestabile, e per le galere un Capitan generale
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moderne. Per contro, tragiche e tristi, le Sette Torri conservano il ricordo della prigionia degli ambasciatori veneti del 1600 e del 1704. Ma il Palazzo di Venezia (tornato allTtalia come quello romano omonimo, dopo la grande puerra) ne rammenta l’autorità e lo splendore. Avanzo oggi, caposaldo allora, della muraglia genovese è quella famosissima torre di Galata che risale al XIV secolo
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, il confine d’ Italia resterebbe aperto a tutte le violenze ; e non soltanto Fiume ma tutta la Venezia Giulia sarebbe ridotta a una boccheggiante agonia italiana dentro un cerchio spietato ». E le isole, Fiumani ? E il nostro dolce arcipelago che ogni mattina ci rinfresca la vista col suo cilestro che è come l’oltremare dei pittori veneti ? E Lussino e Cherso e Veglia, che nella notte di Buccari sentii
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BREVI CENNI SULLE COSTRUZIONI NAVALI E SULLA MARINA DE’VENEZIANI DAL PRINCIPIO AI. FINE DELLA REPUBBLICA Grr Italiani, e fra questi i Veneziani, vengono generalmente riconosciuti siccome coloro clic ristabilirono la marina in Europa, e (liconsi primi i Veneziani, perchè discendenti da’ Veneti abitatori di provincie contermini al mare, appo cui la marina e la navigazione anticamente fiorivano
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a sapersi che se ne stima la bontà a peggio di carati 40, per marca di carati 1152, e si ammette che fosse del peso di grani veneti 60, onde il suo intrinseco di oro fino computasi di grani 57 139/288 ; ed a pruova che non sia moneta di capriccio si allega una legge del 1275, contro le dorature dei grossi o matapani d’argento, dei quali taluno ancora se ne incontra. 11 nome di grosso alla nuova
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dell’ antica milizia e quella delle truppe dell’ uno e dell’ altro stato da terra e da mare che si trovavano organizzate negli ultimi anni della repubblica. Ne’primi secoli, dopo la concentrazione de’Veneti in queste isole, si avevano solamente uomini di mare, ed in progresso le armate andavano in massima parte composte di Veneziani. Indichiamo ad esempio che nella guerra contro gli Scaligeri, anno 1556
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1884
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della republica veneta, era oriundo di Cordenons in Friuli. Fu topografo di qualche nome sul cadere del secolo xvm. Le memorie, tratte dal Museo Correr (n. 2666, miscellanee), hanno la data di Palma 25 marzo 1745. Si dividono in quattro capitoli. Il Brascuglia nomina i primi navigatori veneti, Pietro Querini nella Gozia, Josafat Barbaro alla Tana, Alvise da Mosto alle isole del Capo Verde, Ambrosio Contarini
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del diritto comune e veneto ecc. di Marco Ferro ; Il Dizionario del dialetto veneziano di Giuseppe Boerio; 11 libro, Venezia e le sue lagune; Le Memorie storiche dei Veneti primi e secondi del conte Giacomo Filiasi; Le Memorie venete antiche, profane ed ecclesiastiche raccolte da G. lì. Gallicciolli ; Le notizie ¡storiche delle chiese e monasteri di Venezia e di Torcello ecc. di Flaminio Cornaro, Senatore
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R Racordante, RACORDARE, RACORDO, RACCHETTA. Giuoco particolarmente usalo dai Compagni della calza, e che consisteva nel lanciare di balzo e con forza una palla. Il luogo in che facevasi questo esercizio si appellava pure la Racchetta. RAGIONATO. Officio di somma importanza perchè in gran parte stava appoggiata su quello la fiducia dell’ erario. Per questo motivo il Consiglio dei Dieci trovava d’ instituiré nell’ ajino 1581 il Collegio dei Ragionati, da cui dovevansi estrarre • 'liti gli Scontri, li Quadernieri gli Appuntatori e li Ragionati si della Zecca, come di qualsivoglia altra Magistratura. In conseguenza delle discipline determinate al momento della institu-zione di detto Collegio e di altre successivamente aggiuntevi, il Collegio stesso era composto di cinquanta individui, che fossero specialmente cittadini Veueti, polendosi essere pure ammesso quel suddito che abitalo avesse per anni dieci a Venezia e quel forestiere che vi fosse dimorato per anni quindici, dovendo poi lutti indistintamente provare di non aver mai esercitalo arie mecca-
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E ì Frati-ctfìtomi-nuano /« Lottato* 418 DE’ FATTI VENETI toreCeiàreo pur’hauea principiato à dolerfi al vino,che non consenta la República di aiutar i Francefi nello Stato di Milano, per cuifolamentev'eralobligodell’Alleanza , eccedeflèintalguifa il Capitolato,ricouerandoli, ed alimentandoli nelle proprie Terre. Procurò per tanto il Senato di perfuadere Lautrech à trasfe-ririidétro
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1938
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E PIREO DIREPTA IN PATRIAM TRANSTULIT FUTURA VENETI LEONIS QUAE FUERUNT MINERVAE ATTICAE ORNAMENTA (1) Il lavoro deve essere stato compiuto nel 11694 giacche in quell’anno erano Provveditori dell’Arsenale Agostino Marcello, Giacomo Nani, Giulio Giustinian e Patroni Girolamo Mocenigo e Marco Malipiero. 8
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LEGGENDA E PREISTORIA 31 nei tre fiumi Ausa, due dei quali scorrono in Romagna, l’ultimo presso l’antica Aquileia ('). Gli Umbri pure avrebbero avuto qualche parte nella storia marinara dell’Adriatico; e ad essi spetterebbe, secondo Plinio, la fondazione di Butrium (2; e, a dire di Strabone, le colonie di Ravenna e di Rimini. Certo però gli Umbri non godevano, a differenza dei Veneti
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consorella della Cispadana, nè a fondersi con la Cisalpina che veniva proclamata nel luglio. Già col trattato di Milano del 16 maggio il Generalissimo legava a sè la nuova repubblica democratica veneziana ed informava il Direttorio che ciò aveva fatto per avere in sua mano le Lagune e spingere i Veneti contro l’Austria qualora si fossero rotti i preliminari di pace. E per controbilanciare i vantaggi
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1915
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426 I,’ADRIATICO che un tempo erasi attuata verso i Lombardo-Veneti e che aveva condotto a Magenta ed a Solferino. Del resto, a parte ogni considerazione politica, quali frutti diede dal lato etnico la politica di slavizzazione sulla costa orientale dell’Adriatico ? Fu tanto scritto sull’argomento che mi dispenso dal trattarlo da cima a fondo ('). Ma non posso tacere alcuni rilievi che attingo diretta-mente alla storia passata e che sono appunto i meno conosciuti. Ecco la domanda ch’io mi pongo: — Quali furono dal principio del Medio Evo fino al trattato di Campoformio i rapporti fra gli Jugoslavi e gli Italiani o dirò meglio fra Venezia e gli Jugoslavi? fra questi e le città dalmato-istriane ? Noi conosciamo in quell’età la storia gloriosa della Serenissima, cui si associano le vicende delle comunità poste sull’altra riva; ma una storia vera e propria degli Jugoslavi non esiste, e quel poco che apparisce di loro, lo si apprende attraverso la repubblica di S. Marco e qualche cosa pure per il tramite del regno d’Ungheria. Basta esaminare i documenti veneto-dalmatini dopo il Mille e precisamente alcuni dei secoli xm e xiv, che sono quelli della maggior prosperità di Venezia e della sua egemonia adriatica, per ricavare delle notizie circa la vita delle popola- f1) Vedi specialmente: Gayda, L’Italia d'oltre confine. Torino, 1914.
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1915
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ad infestare i possessi veneti su quel mare. Ecco adunque comparire a Brindisi i nuovi invasori, indi fortificarci nell'ionio, con basi navali a Taranto e- a Gallipoli, e di qui penetrare a loro talento neH’Adriatico. Tentò Venezia il pericoloso avversario, ma la disfatta, subita presso Taranto nell’840, rese quello più audace, cosicché nello stesso anno ripetè le scorrerie nell’Adriatico a danno
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