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yj8 DE’ FATTI VENETI. dubitati in /palleggio. Meemet accottouuifi pofcia in periona con du-cento, e quaranta mila foldati 5 e quaiì che incontinente vici la flotta, marittima di ducento Naui, e di trenta Galee. Cerchiò, e compartì le drìPc/eni. militie il Turco. Diè alle truppe dell'Afia, dalla parte dorata, iìnoad to Turco fot vno de'Baloardi vicini al Porto,l'incarico. Prefcritte
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$6 DE’ FATTI VENETI. Coniìglio, fefofte ftata mai bañante la República di articolar negatiue à gli amici ricorfi 5 ò pur iè haueiTe potuto Thumana prudenza variar le preicrittionifuperiori inuariabili. In hore corte,e nel mezzo a tante di' ícordie, operofti quello, che nè meno darebbe campo à crederti poifi-S'arma ño- bile vna Ionga quiete. Furono armate ièflanta Galee, & vicite
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734 DE’ FATTI VENETI. cìn ueNa egh > e fi scortarono loro in villa : ma {copertele fèiNaui Francefidi ui Frane e fi molta portata, che Veniuan cariche dalla Prouenza di iòldati, e di gra-rwìuuor' Stroppo conobbero lùantaggioforalÌalirle,e quelle no impedite prono a mor- £'egUjrono viaggio,nel Porto di Liuorno gittandol’ancore.Vna fola, per la grandezza, e grauità del pefo, rimale
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zoé DE’ FATTI VENETI. Erano fcoriì ciucentanni in circa dalle prime glorio/è Imprefe di Gottifredo, e di quegli altri Prencipi. Per le diflenfioni continuo, tant’altre volte narrate 5 per le veifationi di queila Patria incelanti, fi hauea tolto il Chriilianefimo dafefteiTo la guadagnata Palma, e, più con le iùe, che conJe mani degl'infedeli, reinneitatala in quella facra. vitìmt
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184 DE’ FATTI VENETI. carne il progreffo, fù omelia ladecifìone d accordo nel Sommo Pontefice, iòfpendendofi in quel mentre Tarmi. Ne accettò il buonPa-flore la cura j bramò di iopire la differenza, ed eièrcitando Giuilitia,, • e guidato da zelo durino, delibero, che doueile la Chiefà, come caia, di Dio, continuarfi à goder’in commune. Hauuta fortuna i Genoue-v[ano -pio- (jj penetrarne il tenore
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LIBRO VINTESIMOSETTIMO. ¿47 niotta, ratificò i Capitoli, dianzi abbozzati, e con dnccnto Caualli, c mille fanti,fé ne venne in Italia.In pattando dallaGermania,picciolo impedimento il Duca d’Auilria,'& altri Prencipi gli oppofero, per comif-fione del Papa*ma fuperatolo ageuolmente,e giunto à Trento, fù incó-tratoda Bartolomeo Vitturi, e NicolòFoicari Nobili Veneti in teili-monio di ilima
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1848
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agevolmente palliate dalla gigantesca signora dei mari sotto lo zelo apparente di voler mantenere, coll’integrità dei trattati, il non intervento ed un equilibrio europeo; ed anche il governo e la nazione francese riconosceranno più di buon grado un nuovo Stato d’Italia meno esteso, o più conforme alia sua forma politica, che non 1’ aumento rilevantissimo d’ un altro Stato ad essa più prossimo. I Veneti
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DOGE: FRANCESCO FOSCARL 249 portare esenti da dazio quegli oggetti che avessero asportato seco. Gli animali che si conducono a pascolo nel territorio della quadra e quindi se ne partono, non pagheranno dazi, purché ciò non pregiudichi i diritti di Brescia; gli animali non si portino a nemici, e i loro guardiani sian sudditi veneti. I banditi da altre terre residenti in Canneto potranno rincasare
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Doge : tomaso moceniGo. 41 Fatto al Cairo, tradotto da Sain gran dragomanno del sultano, presenti Za-non Saimben sci'ivano saracino e gli ambasciatori veneti, essendo il Cappello peritissimo della lingua araba (v. n. 99). 95. — 1422, ind. XV, Febbraio 28. — c. 74 (72). — Gianfrancesco Gonzaga vicario imperiale ecc. di Mantova, nomina suoi procuratori Pietro di Opran-dino Arrivabene
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(libìcine) degli oratori (veneti ?) saranno restituiti o compensati da quel comune. È concessa a tutti quegli abitanti piena amnistia pel passato, eccetto che ai ribelli, i quali dovranno uscire dal territorio della republica. Tutte le cose che si troveranno nelle terre o in mano di sudditi veneti, le quali spettassero ad abitanti di Caravaggio, saranno restituite. I beni posseduti da quegli abitanti
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, come si dice al n. 76. Fatto nella cancelleria di Venezia. — Testimoni : Desiderato Lucio, Damiano de’ Zandegiulii da Parma e Nicolò da Parma scrivani ducali. — Atti come il n. 145. \ * 147. — 1356, ind. IX, Marzo 25. — c. 73 (71). — Il nobile cavaliere Bernardo Gavalerii consigliere e procuratore di Pietro IV re d’ Aragona, dichiara di aver ricevuto dagli ambasciatori veneti alla S. Sede Bragadino e Faliero 23,000
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ad Alberto de’ Soardi di Bergamo e a" suoi discendenti. — Con bolla d* oro. Dato nel palazzo ducale di Venezia. 272. — (1349), Giugno 7. — c. 145 (150). — 11 re d’ Ungheria, rispondendo a lettere ducali che dicevano impediti gli oratori veneti di recarsi al re per la peste, dichiara cessato nel regno quel flagello ; poter quindi i medesimi andare a lui per ristabilire la pace. Dice sperare
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) per gli uffici di Lorenzo Moro, altro ambasciatore veneto, aggiungendovi nuovi patti, e promettendo e giurando di osservare il tutto, che è diviso in due parti, cioè : 1.° Capitoli della prima pace. Sono analoghi ai riferiti al n. 140 del libro XII aggiuntovi : Negli stati del sultano nitrii veneziano potrà esser punito o tenuto responsabile per colpe di altro suo concittadino ; e cosi segua negli stati veneti
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76 COMMEMORI ALI, LIBRO XIV 248. — 1452, ind. I, Dicembre 15. — c. 113 (112) t.° — Patente ducale che fa sapere a tutti i rettori ed ufficiali veneti in Brescia e suo territorio : A premiare la fedeltà e i servigi resi dal bresciano Giannino di Scalvino, il quale ebbe dalle milizie venete devastata una sua possessione in Ghedi (Godo) territorio di Bagnolo (Mella) e fu ridotto
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doge: marino grimani. 117 Saranno consegnati al bailo, a sua richiesta, i fuggitivi che dagli stati di Venezia riparassero nell’ impero. Tutti i naviganti, anche d’ altro paese, su legni veneti saranno sicuri. Le navi da guerra del sultano non esigeranno alcunché dai legni veneti che incontrassero, nè daran loro molestia. I veneziani non pagheranno sui vini moscati di Gandia o d’altri luoghi
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DOGE FRANCESCO FOSCARI 31 83. — 1449, Maggio 21.—c. 16 t.°— Versione in volgare di lettera di Melech el-Daher sultano di Babilonia (Egitto) al doge. A richiesta di Lorenzo Tiepolo e Marino Priuli, ambasciatori veneti, dichiara di aver dato ordini perchè siano tolti gli abusi che si commettevano dai suoi uffiziali a danno dei veneziani (v. n. 87), sicché questi potranno venire liberamente
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1883
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III re di Gerusalemme e Sicilia (Napoli), conte di Provenza, Forcalquier e Piemonte, al doge. Diede le seguenti risposte a domande fattegli da Andrea Gradenigo, Donato Trono e Marco Zeno ambasciatori veneti : Riservando a più maturi studi una confermazione definitiva, accorda che i veneziani fruiscano fino al Natale del 1383 delle franchigie e dei privilegi concessi loro nel regno dai suoi predecessori
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1883
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20 COMMEMORIALI, LIBRO VII. dagli statuti veneti, e reclamare gli’ uopo l’assistenza degli ufficiali principeschi. Per le offese personali recatesi fra veneti senza effusione di sangue —trattine i casi di delazioni d’armi proibite, di crimini che importino la morte civile e naturale, o la perdita di un membro, o commessi in luoghi sacri, nei tribunali o alla presenza di magistrati — la curia
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1883
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decreterà che nè il duca <*) di Spalato nè altri per lui possa esercitare azione sui beni che Dessa di Iacopo da Spalato (uno dei principali del partito veneziano in Sebenico) ed i suoi mallevadori tengono nei domini veneti ; se poi Spalato verrà in potere di Venezia, Dessa sarà redintegrato nelle sue proprietà. Si darà una galeotta onde imbarcarvi con soldo e vitto, sotto il comando di Lucca Cosicich
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1914
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di Crema, il cui pedone dovrà essere spedito il martedì, dovrà ripartire il mercoledì e verrà pagato con lire tre settimanali. — Art. 10. Sarà proibita da una parte e dall’ altra ogni introduzione di pedone, cavallaro, o vetturale, che non sia compresa nella presente convenzione. — Art. 11. Sarà proibito ai corrieri veneti di ricevere lettere o pacchetti da Roma diretti a Milano, o ricevere a Milano
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