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: ma i suoi occhi guardarono altresì all’arte sovrana di Bramante, e l’una e l’altra egli accomunò in un uguale fervore di devozione e di ammirazione, studiando e misurando antichi monumenti ed edifici bramanteschi. L’unica sua costruzione che ci rimanga completa a Roma, e che ci aiuta a farci conoscere il Sansovino architetto prima della sua venuta a Venezia, è il Palazzetto da lui costruito per Giovanni Gaddi
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generale delle Biblioteche ed Accademie, dalla R. Sopraintendenza ai Monumenti, che insieme all’ingegner Luigi Marangoni, diresse ed amorosamente curò tutta l’opera di restauro e di ripristino della risorta Libreria Sansoviniana. Oggi le sedici tele, di cui quattordici con figure di « Filosofi », che forman decorazione intorno alle pareti della grande sala, appaiono così distribuite: Parete della Porta
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Infine murato in una Stanza dell’antico Magistrato dei Feudi, ora destinata ad uffici della R. Sopraintendenza dei Monumenti, è un grande Rilievo marmoreo della Madonna col bimbo (fig. 32), inquadrato entro una ornata cornice di stucco : in basso sotto gli stemmi dei tre magistratista la data mdlxii. L’ampiezza grandiosa del gesto e del panneggio, con cui qui il Sansovino ripete la composizione
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trovati in Aquileia e in Aitino (1>. Più tardi, le chiese si arricchirono di monumenti funerari, che nell’età di mezzo ebbero più comunemente la forma del lastrone e del sarcofago. Sul lastrone di marmo, infisso nel pavimento, è scolpita in bassorilievo la figura del defunto (2>; nel sarcofago, il simulacro disteso sull’arca ha l’atteggiamento tranquillo di chi riposa nel sonno : gli occhi chiusi
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LE CONSORTERIE DELLE ARTI ECC. 165 giunto ai più alti intendimenti sociali. Al proemio degli statuti, in cui sempre si invocava la protezione di Dio, della Vergine e dei Santi, prescrivendo il comune esercizio di pie cerimonie, e si affermava il rispetto alle patrie costituzioni, seguivano pratiche e norme, ricche di una grande saggezza. Cresciute da modeste origini ad alta rinomanza e splendore, queste associazioni convertono in opere di pietà le ricchezze accumulate; si soccorrono i fratelli, s’aiutano i sofferenti, si onora con magnifico decoro la divinità e il santo patrono. Gli statuti, i capitolari, le mariegole, vergati prima su mo- ^ ^ XIII I , delle arti più popolari a Venezia bassorilievo dell’antica scuola della misericordia (sec. xiv). nel secolo XIV : i carpentieri (squeraroli), i venditori di vino (magazinieri), i fornai ( forne'ri), i macellai (becchéri), i muratori (tnuréri), i calzolai (caleghéri), i bottai (bottéri), i falegnami e segatori di legna (marangoni), i fabbri-ferrai (fravi), i lattivendoli (pestrini), i pescatori, i barbieri e i cerusici. E in un capitello della loggia terrena del palazzo ducale i reggitori dello stato fecero scolpire alcune figure di artieri, con le seguenti inscrizioni: 1. lapidarius-, 2. aurifex, 3. cerdo sum (calzolaio); 4. carpentarius-, 5. mensurator; 6. agrichola; 7. faber sum. Nell’ottava figurazione si vede anche il rappresentante di una professione liberale, il notarius. I patrizi favorivano volentieri le scuole nella loro opera di ravvivamento e di rinvigorimento del sentimento religioso. Per non menzionare che le scuole adornate con
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LA CULTURA E LA SCUOLA 427 Pietro e curava il restauro di antichi monumenti (1>. Salirono ad alti gradi ecclesiastici, e coltivarono e protessero gli studi, Lodovico Barbo, Tomaso Tomasini Parata, Fantino Dandolo, Piero dal Monte, Lodovico e Pietro Donato, Jacopo Zeno, Fantino Valaresso, Lorenzo Zane, Domenico de’ Domenichi. Fu nel 1439 arcivescovo di Spalato Jacopo Badoer, chiamato Jacopino
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deve cedere di fronte alle emozioni del sentimento puro. Storia, arte, monumenti antichi, glorie moderne, bellezze di paesaggio, canti di bimbi, ardore di giovani nei ricreatori, invocazioni di donne e di vecchi, tutto serviva a Tamaro, ben preordinato e organizzato, per ottenere la conversione del connazionale illustre. Quanti parlamentari, quanti condottieri politici, quanti uomini di Stato non vennero
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in quasi tutta la Dalmazia — eecetto Zara — mentre essi l’avevano prima dominata lasciando di sè le traccie meravigliose dei monumenti tuttora esistenti. L’attacco sloveno tolse loro il comando esclusivo dell’Istria, di Gorizia e di Gradisca, minacciandoli nella loro stessa metropoli : Trieste. Di queste lotte si alimentò l’irredentismo. La ritirata dei tedeschi in un’Austria sempre più slava non poteva più proteggerli
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di apparenze grazie alle sovvenzioni i.-r., in occasione di parate militari o di celebrazioni ufficiali; distruzione di insegne, lapidi o monumenti ricordanti comunque l’Austria o la dinastia degli Absburgo ; diffusione di proclami irredentistici e di manifestini antidinastici; continua apparizione del tricolore italiano sugli edifici - simbolo della città, la torre di San Giusto, la torre del palazzo Civico
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appariva ai miei tempi, nonostante la gaiezza dei suoi ritrovi mondani e la spensieratezza del suo popolo, pronto alla facezia arguta e inclinato alla vita allegra, una città aristocratica per eccellenza, dato il fasto della sua Corte, lo splendore dei suoi palazzi, la maestosa imponenza dei suoi monumenti, l’affascinante bellezza dei suoi parchi e soprattutto i ricordi di un passato glorioso
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con larghezza di idee e opere ardite: l’acqua veniva raccolta a sette miglia di distanza, nei pressi del castello di Moccò, e convogliata in città mediante un acquedotto solido e di geniale fattura. Monumenti, edifici e ville ornavano la città, nel cui Foro s’ergeva, pegno di gratitudine e di fede, la statua dorata di Fabio Severo, triestino, senatore di Roma all’epoca di Antonino Pio. Nei primi tempi
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vieppiù dall’orizzonte e quasi dileguare, la sua geografia soppressa nelle nostre scuole, la sua storia abolita, i suoi monumenti ignorati... — (pag. 108) Il confine al di là del quale giace tanta terra italiana, e cioè il Friuli orientale, il goriziano, Trieste e l’Istria, in un avvenire più o meno lontano, deve essere rettificato in condizioni assai più favorevoli allTta-lia, vale a dire degno
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83 aures tam verbotinus quamque et per capituiare desi-gnatum pienissima eorum adsit imperialis vestrae pote-statis credulitas. Ob his enim, excellentissime imperator et domine, summa cum humilitate victrfcem exbellentiam vestram omnipotens Dominus per multorum annorum curricula incolumem conservare et regere dignetur. Comen-damus nostram fragilitatem vestris serenissimis impcria-libus obtutibus, mine et semper. Amen. 49. - 827, ante giugno. Lodovico e Lotario, imperatori, al patriarca V e n e r i o . Fonti: Arch. Stato, Venezia, codice Trevisaneo, 31 v., n. 21; cod. mare. lat. X, 181, f. 36; 310, p. 42. Ediz. : Ughelli, Italia Sacra, V, 1104. In nomine domini Dei et salvatoris nostri Iesu Christi. Hlodovicus et Hlotarius, divina ordinante providentia, imperatores augusti, Venerio, venerabili patriarchae, in Domino salutem. In litteris sanctitatis tuae, quas nobis per missum tuum Tiberiutn misisti, scriptum reperimus, quod tu, secundum nostram iussionem, propter conten-tionem tuam et Maxentii patriarchae firmandam Romam venisti. Sed quia Maxentius eodem tempore illue non venit, et propter eius absentiam dominus apostolicus nihil inde dffmire potuit, tu, infecto negotio, domuin reversus es. Sed nobis non videtur esse conveniens, ut ista causa sic remaneat. Ideoque decernimus ut iterum, tempore congruo, Romam ad praesentiam domini apostolici quam et eorumdem missorum nostrorum contentio vestra iuste et canonice difiniatur, ut in postmodum nullam inter vos de hac causa altercationem habere sit necesse. 50. - 827, 6 giugno. Sinodo mantovana. Fonte: Codice della bibl. Vallicelliana di Roma, B. 61 (sec. XV) f. 244 sgg., desunto da apografo bresciano perduto. Cfr. ivi cod. Vallic., C. 56 (sec. XVII), f. 139. Ediz.: Monumenta Germ. Histórica, Concilia, II, 583 sgg.
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(5). Grandi lavori si compivano nel Palazzo ducale : la Scala d’oro, la facciata della corte detta dei Senatori, ecc. Edificavasi il Ponte di Rialto, risorgeva più bello dopo 1’ incendio del 1505 il fondaco dei Tedeschi con istupendi a freschi di Giorgione e di Tiziano sulla facciata ; da per tutto si alzavano palazzi, chiese, monumenti, da per tutto era lavoro per le arti edificative
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1925
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Capitolo Settimo. Movimenti dell’armata alleata. •- Battaglia di Lepanto o alle Cur-zolari. — Vittoria famosa sni Turchi. — Allegrezze che se ne fanno a Venezia. — Feste pubbliche. — Orazione di Paolo Parata in elogio dei prodi defunti. — Monumenti della vittoria. — Il Senato sollecita la Spagna a proseguire la vittoria, ma invano. — Filippo II vi si oppone, mosso da particolari interessi
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1843
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; tom. II col. Sin). I Goti adunque conobbero la feudalità in forza di una legge dei Franchi. Ma supponendo che l’origine di tale istituzione appartenesse esclusivamente ai Galli, vedesi in Tacito eh’essa era sin d’ allora antichissima in Germania, ed è attestato da altri monumenti che vi si perpetuò coi costumi. In tal guisa quando quel paese che sotto Carlomagno non formava clic una provincia
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riconosceva la sovranità di Dagoberto ( Fredcg. Chron. cap. 77 ). D’ altronde è per errore che ne. monumenti d’allora si ritrovi Judicael qualificato per re. Gregorio d. Tours avea detto che dopo la morte di Clo-doveo 1 capi dei Bretoni si chiamarono conti e non re (Gre«-. ur. lib. 4 cap. 4)- La stessa tradizione riscontrasi negl.annali d. Fginardo sotto l’anno 818, il quale osserva clic Morvan usurpo
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1853
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CHIESE. 407 Gio. « Paolo, ec.; rnccliiiidono dei grandiosi e magnifici monumenli sepolcrali di Dogi, patrizii, guerrieri, ec. non che di privali cittadini. A taluno parve questo mrdifetto; perchè le tomlie. dicono, guastano l’armonia di un tempio, e lo rendono tetro per lugubri reminiscenze. Molti invece lo dissero pregio, perchè tali monumenli ricordano all’ uomo di qualsiasi grado quello ch'egli deve presto divenire, e lo stimolano per la frequente veduta degli emblemi di virtù e caducità, a camminare per le vie più saggie e gloriose. Vi fu poi chi aggiunse: e dove trovar ponilo le nostre salme riposo migliore, che all'ombra di que’ luoghi sacri e venerandi dove si rende omaggio alla divinità? e che da tutto il mondo divoto si rispettano ?.. ¡Mi piacque la iscrizione posta sul pavimento della chiesa di santo Eustachio. Nomen el cinerei una rum vanilate sepulta. Sia per essa merita farsi noto esservi sotto sepolto il Doge Alvise Mocenigo, che fu principe pio e benigno. ¡Nella chiesa dei Gesuiti vicino alla sacrislia sopra al-I' avello del Doge Pasquale Cicogna sto scritto: f allii alter Simeon manibus Christum excepil. Per intenderne il significato conviene sapere, che nel mentre Pasquale Cicogna, non ancora Doge, trova-vasi in questa chiesa ad udirvi messa, alzossi un improvviso temporale. Il vento che pur nello interno del tempio fortemente imperversava, portò via l’ostia consacrata posta sulla patena. Ma il Cicogna accorse prestissimo , ed accoltala divotamente nelle mani, la consegnò al celebrante, il quale sullo stesso momento gli predisse che avrebbe il principato della sua patria. Tra le chiese più belle (già parlai di san Marco) passa san Giorgio maggiore. In fatti il suo interno è di una semplicità maestosa che incanta. Ma oltre «I solito pensarsi alla sola facciata, ha questa il difetto, già ripetuto nelle chiese
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Page 62
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1902
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58 I DIARII*DI MARINO SANUTO Giovanni Corner (1) : « . . . . Hujus tu Marine, nostri tempori« decus et ornamentum, seutenliam imi-» tatus haud parum apud viventes laudis apud posteros monumenti solemni illa » tua ac magnifica Bibliotheca tibi comparasse videris; qua, parte omnium dixerim, » pulcriorem me hercle nullam aliam, nostra hac etate licet intueri ». Francesco Ricci cremonese, mandava
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1848
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1 7 4 porte erano ollaceate. Per v«! •« f ^"»pccie di proietti, città bonibC) raHi niccnd'oi il,„ ■ cj0ò lo porla elle mette al Finalmente alle n [fi "V1»™1’ Q cbe vi erano di guardia, palazzo imperiale (alt-imi 111,11 . entrano. Dopo un insignilicante ¡ abbiano aperta essi S JltnòT‘ncn " Wollzeile, lutti deposero le conibatluneido in pian* ; visarono quantità di bandiere bianche. Alle armi, e dalli imesm i vedeva in osili parte in- V'f T^li 11fallii peaai ; quantità di rottami di cih in teli a e Pei o o ’ : di ,miro specialmente nolle vie vicine VMn'toiir Aieuni pteeo.i ilrccndii in case’ piavate furono sedali al ,,hh niente • non cosi quello della chiesa degli Agostiniani, colpita da una orinala che assieme ad una casa vicina, arde tutta sino alla cima .lei campanile senza clic si possa salvarla : cosicché vi si abbruneranno > c,.or. di tutta la dinastia d’Absburgo e di Lorena, clic vi sono riposti, Igiuoco lia attaccalo anche il vicino gabinetto di storia naturale, ed il etto della b bl oteca imperialo, ina si spera che questi due bei monument. saranno conservati, per fassidna cura con cui si si adopera a spegnere P.neeiH dio I militari si comportano bene, e non se ne vedono per le strade* tutti i posti sono ancora occupati dalla guardia nazionale* e lo saranno anche questa notte. _____ ________. dal ràdere su lld Viaggiatori giunti da Olmiitz recano la seguente lista del nuovo mn nislero: Wessenbcrgj presidenza senza portafoglio; l'elice Sclrvvarzcnbcrg* esterno; Bach, interno; Breda, giustizia; Uellert, culto; Bruek* commercio; Krauss, finanze; Maier, lavori pubblici. 8 Novembre. Siamo ben lontani dal voler pascere Con illusioni le speranze dei nostri lettori; e perciò non vogliamo dire che i democratici di Vienna possano per ora avere il disopra in confronto della (orza brutale rappresentata d" Windischgràtz, dai suoi centomila soldati e dai suoi cento-' scssautasei paterni cannoni. Osserveremo per altro che le notizie (inora giunte a Venezia sono tutt’altro che prove indubbie dei fatti che accennano. Il principe generale non inscrive già da Vienna il suo proclama* ma da Hetzendorf; e da Hetzendorf deriva anche il ballettino descrivente i fatti. Da Vienna non abbiamo finora che lettere anteriori all’ingresso dell imperiale pascià, e l’assolutista giornale, che le riporta,- non lascia supporre la miglior buona fede nella esposizione dell’accaduto. — Anche i rappresentanti del monarca parlano della viva ed ostinata resistenza che incontrarono: potrebbe anche essere che la lotta non fosse finita compiutameli te,-che il popolo viennese, come aveva stracciato tre volte in faccia all’oppressore le pretese capitolazioni firmate, Dio sa da chi, così egli avesse stracciata anche la quarta; che il bando di Windischgràtz eoi nome di Menna intendesse parlar solamente dei vasti sobborghi. Qucstt cose diciamo perchè le notizie che provengono dagli agenti armati o non armati dell'Austria ci sembrano sempre sospette.- \
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