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Sanuto il juniorsì lodevole pelle esatte notizie, c pelle critiche annotazioni delle quali è fornita. Ma del conto in cui egli tiene i monumenti e scritti veneziani, sono prove di fatto le sale della sua casa piene di sculture in legno, di statue, di quadri, e di altri ornamenti di antichità sacre e profane, fra le quali abbiamo osservato tre cornici in legno, che ornano antichi specchi,
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da spendere nell’ acquisto di libri stranieri. Fosse slato meno tardi il decreto! Avrebbesi oggidì compiuta la serie degli antichi monumenti dell'arte tipografica in Venezia! Omettendo di accennare altri doni del dottore Antonio dei Vescovi, e del sacerdote Gasparo Ventura Lonigo da Este e del senator Pietro Morosini, fatti di opere per la più parte alimenti a materie legali, matematiche e numismatiche
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, della Vergine Annunziata, e poi divenuta Madre del Verbo, ed i martini de’santi Giovanni ed Andrea. Fa parte questa tomba della nostra opera : / monumenti sepolcrali veneziani. Fra la porta clic mette nella vicina cappella dello Zeno, e l’altra che introduce nel tempio, sorge 1’ urna del doge Giovanni So-ranzo, morto nel 1328, e »pii riposto senza alcuna inscrizione. La storia però lo ricorda qual uomo
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ha qui sei altri monumenti, lutti di stile corretto, e taluno grandioso e ricco, e lutti facienti parte della collezione per noi pubblicata. Primo per ordine è quello di Renedetto da Pesaro, generalissimo della venda flotta, morlo a Corfù nel 1503. Quallro colonne spiccate dan luogo a Ire intercolunni, il maggiore ile’ quali serve ad ingresso della sagrestia, c i due minori ricevono ornamento da trofei e dal veneto leone
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<s» 165 *o monumcnti della pietà di Giovanni Contarmi, sacerdote, non meno per santità di religione che per illustri natali cospicuo, principalissimi furono l’oratorio ed il monastero di S. Giobbe, quest’ultimo, per sostentamento de’poveri, eretto l’anno 1578, e nell'anno appresso ampliato colle proprie sostanze. Lasciata poi nel 1407 crede di ogni sua facoltà la figlia Lucia, vedova di Enrico Delfino, stabilì questa, nel 1422, nove nobili governatori a reggimento del luogo pio, con autorità di eleggersi i successori, e v’ istituì, siccome priore, un pio sacerdote di nome Filippo, al quale ne consegnò l’amministrazione senza di lui pregiudizio; indi ne fece nuova concessione al beato Pietro da Pisa, institutore degli Eremiti di S. Girolamo, i quali padri dopo tre anni ritiratisi spontanei, il monastero passò, nel 1420, ai .Minori Osservanti, a’quali la pia matrona, nel 1434, fece spontanea cessione di ogni suo diritto patronale. Avendo i padri voluto poco stante abusare della loro podestà per atterrare, quasi sugli occhi della fondatrice, l’oratorio, monumento della paterna pietà, affine di tramutarlo in una chiesa più vasta, si oppose la donatrice con tanto vigore da ottenere da Iloma valevole sentenza l’anno 1441, per la quale conservato fu e restaurato esso oratorio, c presso al medesimo, invece, qualche anno dopo, venne edificata la chiesa tuttavia esistente. Anzi, venuto a Venezia a sparger la parola di Dio san Bernardino da Siena, e posta dimora nel vicino convento, strinse amicizia con Cristoforo Moro ; al quale avendo predetto che giunto sarebbe al principato, avveratosi il vaticinio poco dopo la morte del Santo, il principe pio divenne il principal benefattore del convento e della chiesa, nella quale ultima eresse una magnifica cappella all’ amico, salito tosto all’ onor degli altari, ampliò il monastero del proprio, aggiunse alla chiesa altre varie cappelle, lasciò per testamento ricca suppellettile di sacri arredi, diecimila ducati per compiere la fabbrica del monastero, e volle, morendo, esservi sepolto colle divise del Serafico. Fu la chiesa poi consecrata la prima volta nel 1493 ; e per essere stata in parte rinnovata, lo fu la seconda li 14 aprile 1397, per mano di Girolamo Righetti, vescovo di Caorle. La rinnovazione
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, co1 tipi del Gondoliere, i838. Occhiatine a Venezia. Ven., coi tipi del Gondoliere, i838, in 12.0 bislungo. Pareri di quindici architetti, e notizie ¡storiche intorno il Palazzo Ducale di Venezia. di G. Cadorin. Venezia, 1838. Brevi cenni intorno la basilica di San. Pietro apostolo in Venezia. Ven.,Cordella, 1842, fol. I monumenti cospicui di Venezia, illustrali da F. Zanotto e dal cav. Ant. Diedo
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<3* 167 “5>- Roselli di Firenze, secondo rapporta il Sansovino ; e nel secondo altare, egualmente diviso in tre comparii, le statue del Battista, dei ss. Francesco d’Assisi e Antonio di Padova, e due celesti con candelabri in mano, lodate scolture, sebbene di autore ignoto. Tre monumenti sepolcrali vennero qui ancora innalzati, (piai più qual meno di gusto depravato, c secondo il secolo
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(1), della piazzetta (2) di fronte e dell’ altra, a manca minore, appellata dei leoni, godrà di uno spettacolo nuovo e magnifico. Quindi, oltre di vedere in lunga sequela disposte le sontuose fabbriche da noi divisate fin qui, che, coll’allernare delle linee loro e dei nobili ornamenti che le decorano, inducono quel diletto che a parole non è dato a descrivere ; vedrà eziandio altri monumenti della gloria
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<s- 200 • esprimenti i santi Fantino e Marta, opere pregevolissime del secolo XVI. I ’re monumenti sepolcrali son qui innalzati d’ ottimo stile, due de’ quali compresi furono nell’ opera più volle citata. Il primo chiude le ossa di Vinciguerra Dandolo, morto nel 1517, bello per intagli, di stile purissimo, lavorato con ogni diligenza, e una volta anche doralo, si liene opera
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), il quale lavorò fino ai primi d’aprile del 1498, nel qual tempo, scoperto di frode, fuggi. Avea egli nel corso dei quindici anni in cui presiedetle alla fabbrica dati i disegni del prospetto e della scalea dei giganti, monumenti insigni sotto ogni riguardo, e che soli meritarono una lunga illustrazione nell’opera nostra: nei quali inseri il Rizzo il nome e le armi de’ due dogi Marco ed Agostino Barbarigo
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che altri il decidano (2). * Opere molte di arte decorano il tempio che descriviamo. Primo fra i monumenti sepolcrali è quello innalzato, col disegno di Jacopo Sansovino, alla memoria del doge Francesco Venier, morto nel 1 ‘»’¡(j, da noi compreso nella citata raccolta, ed è di forme colossali che tornano in generale a sacrifizio del tempio. Scompartito in tre intercolunni, quello di mezzo, più largo, accoglie
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: si lavorarono, il primo dal bolognese Clemente Moli, il secondo da Francesco Caprioli, che pure scuise gli Angeli adoranti la Vergine, e que’ che fiancheggiano il magnifico tabernacolo. Anche le porte tutte del tempio, di cui trattiamo, sono distinte, perché opere di esimi architettori, e servono di bella decorazione, mentre tutte si ornano e si compongono con uno o con l’altro de’ monumenti descritti
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dal Moro, con l’Adorazione de’Magi, il (piale, appunto per essere di troppo allo rilievo, non sempre riesce di buono effetto, e principalmente quando il lume è contrario. NeU’interno vi sono due sepolcrali monumenti da noi compresi nella Collezione più volle citata. 11 primo, colossale e magnifico, s’innalza ad onore del doge Marin Grimani e della sposa sua, ed è architettura di Vincenzo Scumozzi
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nell’ opera nostra de'patrii monumenti. Di fronte a questo ne sta un altro di eguale stile, entro a cui giace Ducio degli Alberti, ambasciatore de’Firen-lini, morto in Venezia il 30 ottobre I33G. Anche il simulacro di Ducio è disteso sull' urna, e di prospetto ad essa stanno, in mezzo rilievo, la Giustizia e la Temperanza. Dal veder collocate queste due urne entro la cappella medesima
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<3> 195 incontriamo il nobilissimo monumento eretto alla memoria di Livio Podacataro, arcivescovo di Nicosia, morto in Venezia il 17 gennaio 1555, architettalo da Jacopo S.xnsovino. Nobilissima e grandiosa è, in vero, questa opera lodata dal Temanza, e da noi inserita nella Collezione de patrii monumenti. Nella collezione medesima abbiamo eziandio compreso il busto c la memoria
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<»* U7 -e» devota riconoscenza della vittoria ottenuta quel di a’ Dardanelli sopra i Turchi I’ anno 1656. Questo tempio, finalmente, era designato dalla repubblica per celebrare la pompa ultima del principato. Qui duni|ue. in mezzo a tanta copia di monumenti che chiudono le ossa degli croi della patria, veniva la morta salma del doge recata, e riposta sopra un magnifico lettisternio
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l’urna custode delle ceneri di Francesco Giorgio, o Zorsi, illus. senatore, passato alla seconda vita nel 1588, il di cui busto è sopra la detta urna disposto; e in fine il 7 ° di pari architettura e gusto, eretto a Grazioso Grazioli, giureconsulto di Ancona, defunto nel medesimo anno 1588. Due altri monumenti e un magnifico sigillo sepolcrale spettano al seguente secolo decimosctlimo. I due primi
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, sonvi opere di Antonio Zanchi e di Alvise dal Friso; e nella maggiore, che serve alle solenni adunanze, tolte le antiche pitture che la decoravano, si dispose la libreria e due monumenti, l’uno alla memoria del chirurgo Pajola, morto l’anno 1816, scolpilo dal prof. Zandomencghi, e l’altro ad onore di Francesco Aglietti, lavorato da Luigi Ferrari con somma scienza ed amore. Vedesi altresì in bronzo
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, furono eretti dal doge Cristoforo Moro, fra gli anni 1162 e 1171, tempo della di lui ducea. La inscrizione è la seguente : 1)vcf. inclitissimo f. pienissimo Christophoro M \> ho principe. Son essi due pregevolissimi monumenti di scultura, attribuiti dal Cicognara a Pietro Lombardo, ed atli a provare come le arti in Venezia aveano mosso verso la perfezione e il bello stile prima che altrove
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<=>• 27 altre allegorie. Ma ben dice il Cicognara, nella sua Storia della scultura, che codeste opere furono unicamente qui collocale per interrompere il nudo muro della facciala, acciocché splendessero dovunque l’arte e la magnificenza. Era santo costume in quella età raccogliere ogni cosa per lavoro prezioso, e disporla, affinché non perisse, ove il decoro dei nuovi monumenti
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