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1766
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Dissertazione fero le Fefte de’Santi in que’Luoghi, dove ripofavano i lor facri Corpi. Alia pia rinovazione di quel giorno non folamente fi commoveva tutta la Città, ma anche tutte le genti confinanti , che a folla fi portavano a quella divota allegrezza. Quanto più lungi fi {tendeva la fama di quel Santo, tanto maggiore diveniva il concorfo de’Popoli. Notiffime è quanto lafciò fcritto San Paolino nel Natale,III. cioè nel Poema da lui com-pofto nell’Anno di Crifto 396. per la Fefta di San Felice di Nola, ce-lebratiiìimo ConfeiTore di Crifto, così egli dice : Stipatavi multìs unam juvat Urbibus Urhtm Cernere, totque uno compulfa examina voto .. Lucani coeunt Populi, coit Appula pubes , Et Ccdabri &c. Ipfaque cceleftem Jacris Procerum monumentis Roma Paro Pauloque potens, rarefcere gaudet Hujus honore die , porteeque ex ore Capente Millia profundens ad amiccz meenia Nolce , Dimittìt duodena decem per millia denfo Armine : conferii* longe Latet Appìa turbis . Seguita poi ad annoverar gli altri Popoli in quell’ occafione foliti a venire a Nola , e così conchiude : Una dies cuncìos vocat, una & Nola receptat , Totaque piena fuis , fpatiofaque limino, cunclis ; Credas ianumeris ut meenia dilaiari Hofpitibus : fic Nola afurgit ima fi ne Romce . Così un incredibil concorfo di gente pia fi faceva alla Fefta di Santo Ippolito Martire,- celebrata fuori di Roma, ficcome attefta Prudenzio Autore di que’medefimi tempi nell’inno di quel rinomato Martire. Per tutto pofeiaTanno , non che nella Fefta de’Santi Appoftoli Pietro e Pao- lo fi vedevano i Pellegrini andare alla volta di Roma, molli dalla loro pietà, per vifitare l’infigne Sepolcro di que’primarj Appoftoli, dappoiché i Romani Imperadori cominciarono a militare fotto le bandiere della Croce. Che quefto pio coftume durafie , fe non anche crefcefte ne’ barbarici fufìeguenti Secoli , fel può immaginar ciafcuno . Ne potrei io qui addurre non poche pruove ; ma mi bafterà di addurne un folo della Patria mia , col dimoftrare in quanto onore una volta foffe il fepolcro di San Geminiano Vefcovo di Modena. Fu pubblicata la fua Vita dal P. Bollando ne gli Atti de’Santi al dì 31. di Gennajo. Io poi con pubblicare il refto della medefima nella Par. II. del Tomo IL Rer. Ital. credendola cofa inedita, trovai che 1’Autore d’effa fiorì circa l’Anno 920. Ora ecco ciò, ch’egli fcrive di quefto Santo Patrono de’ Modenefi. In loco ergo ; ubi B. Gcminianus fepultus efl } Corpus ejus quotidianis virtù ti-
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1766
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indicare chi abbia data la vita per Crillo : giacché comune tanto a i Pagani, che a i Criftiani potè effere la cagione ed intenzione di fcolpire ne’lor Monumenti, lìc-come comuni anche furono tant’altri Simboli fepolcrali , cioè Corone , Frondi, Ulive , Tralci di viti, Colombe , ed altri Animali ed Alberi. E non fon forfè le Corone un fegno di Vittoria e di Martirio ? Pure perchè effe s’incontrano
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1853
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Accademie a p. 59. » L’ anno 1724 » fu recitata una famosa Accademia dagli » Accademici Fecondi Nobili convitlori del » Collegio nuovamente eretto in Murano dal- elogi a quei benemeriti che vollero conservati anche questi monumenti di patria storia, come altri che sparsi si veggono nello stesso alrio. I. -1720 adi 18 aprile in Pregadi | Alti molli ben distinti e visibili testimoni) di zelo e di pietà
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1824
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conscia delle sue magnanime imprese, o che eccitar volessero i posteri a seguire 1’ esempio de’maggiori ; sia che un sentimento di religiosa pietà verso le anime de’ trapassati movesse il cuore anche de’ più barbari, hanno eglino eretti de’monumenti, e con solenni pompe, e con leste gli onori celebrati de’ lor concittadini, scrivendone i nomi o su colonne, o su obelischi, o su altri marmi, e bronzi
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1824
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( 38? Devo infine rettificare uno squarcio di questa mia epistola, e togliere quell’ambiguità in cui vi può aver posto ciò che dissi circa i* acquisto di Akri, di Sidonia, e di Tiro (4.0) . Abbiate dunque che sebbene i Genovesi principalmente abbiano cooperato all’ acquisto di Akri nel 1 io4- a favor de’Crociati , pure anche i Veneziani in parte v’ hanno contribuito, secondo che molti fra i principali nostri storici affermano, e lo stesso francese Michaud ( Storia delle Crociate voi. III. p. 60. ediz. 1821 ) ; e che poi colle numerose loro flotte avendo i Veneziani procurato nel dìi 19 dicembre del nix 1’ acquisto di Sidonia, vennero messi da Baldovino I. in possesso, sebben condizionato, d’ un quartiere in Akri. Ma dopoché per loro validissima e principale assistenza il dì ultimo di giugno del 1 1 2/J. sotto la direzione del prode Vital Michiel fu presa la quasi invincibile Tiro, vennero anche eseguiti i patti già sottoscritti anteriormente durante la prigionia di Baldovino II. dal patriarca di Gerusalemme Garimondo col concorso degli altri Baroni del Regno (Vedi Guglielmo di Tiro Tom. XII, p. 281^; e Michaud 1. c. p. 228. ) : ed ottennero quindi non solo in perpetuo dono il loro quartiere in Akri, dove avevano edificato una Chiesa dedicata a san Marco loro protettore, ma acquistarono altresì il privilegio di costruire Chiese, Bagni, Forni in tutte le altre piazze del dominio dei re di Gerusalemme, di usare dei nazionali loro p<?si e misure, e di esercitare, come ho già detto, la suprema giurisdizione sopra i loro concittadini. Se quanto Vi I.d comunicato su’monogrammi incontra in qualche modo la Vo.stra approvazione, e quella degli intelligenti Vostri amici, io ne sentirò la più viva soddisfazione, osando sperare d’ aver messo fuori d’ ogni quistione la vera derivazion dei singolari stipiti. Che se essi rimarranno per le venture età rispettabili testimonii della prisca devozion al Cristianesimo, serviranno del pari in qualità di trofei e di monuménti a ricordare in modo imponente l’apice della grandezza e gloria a cui larepubblica Veneta nell’ età sua virile era salita. Addio amico . Vagando fra le tombe solitarie, continuate le vostre cure per impedire che si disperdano o con altre ignobili si confondano le ceneri di tanti illustri di queste famigerate maremme . Scritto in Venezia nel dicembre dell’anno 1826 dopo la nascita di Gesù Cristo N. S. (4o) Vedi qui a p 3 7!\. linea 9. Dal vostro affezionatissimo umico GIO. DAVIDE WF.BER.
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1824
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deo in Venezia essendo nel 1557 la prima volta, e la seconda nel i56y abbia avuti gli epitaffii dallo stesso Calmo, il quale ad un forestiere avrà dato a credere di leggieri die sieno stati scolpiti, e nelle chiese collocati. Ciò jiullameno lo Scradeo ci fu utile avendo serbato inscrizioni, che non sapremmo da altra parte avere, e simile uffizio a tutta Italia rese . JSiegue Francesco Sansovino, il quale nella Venetia città nobilissima et singolare descritta in XIII libri ec. Venetia appj'esso Iaconio Sansovino. 158 1. 4. ha raccolte varie epigrafi, accrescendo di molto il novero di quelle dello Scradeo , e più fedeli dandocele : non sì per altro che difetti non sienvi anche nelle sue, i quali tuttavia compensati in parte vengono dall’utile servigio alla patria nostra prestato per conto delle arti, e delle notiziè, che nel libro suo si contengono veramente belle e singolari. Fu continuata 1’ opera del Sansovino dal canonico di san Marco Giovanni Stringa : Venetia città nobilissima ec. presso Altobello Sàlicato 16o4- 4- Questi aggiunse alcune inscrizioni , ma non intese a corregger quelle del Sansovino . Similmente adoperò Giustiniano Martinioni prwno prete titolato de’ ss. Apostoli ampliando la Venetia del Sansovino, e dello Stringa, coll’ aggiungere maggior serie di epigrafi , senza emendare le precedenti. L’opera è stampata 111 Venezia appresso Stefano Curti i663. in 4- A questi tien dietro Domenico Martinelli nel libro: Il Ritratto overo le cose più notabili di Venezia ec. ristampato con addizioni da D. L. G. S. V. In Venezia MDCCV. presso Lorenzo Baseggio in 12. Accrebbe le inscrizioni del Martinioni, e de’precedenti, ma non le corresse: essendo peraltro assai vantaggioso il suo lavoro per 1’ argomento delle belle arti, e pel metodo tenuto nella descrizione delle chiese. Anche il senatoreFlaminio Cornaro nella grande operaEcclesiae Venetae antiquis monumentis illustratae ec. Venetiis 1 749. Typis Io. Rapi. Pasquali. \. ci dà alcune memorie lapidarie; ma essendosi egli il più delle volte anco per queste affidato alle copie, e a’ manuscritti, come per li documenti, ond’ è ricchissimo il suo lavoro , così errò, e le sue inscrizioni non presentano sempre diligenza e verità. Troverannosi anche in buon dato epigrafi nella Nuova cronaca Veneta, ossia descrizione di tutte le pubbliche architetture , sculture , pitture della città di Venezia., ed isole circonvicine ec. opera del p. Maestro F. Tommas’ Arcangelo Zuc-chini de' predicatori, veneto. Venezia 1785 .presso il Valvasense. 8. di cui non sonovi che due volumi, che i sestieri di s. Marco, e di Castel- lo racchiudono. Ma queste inscrizioni sono tratte da’ detti autori, o da manuscritti : pochissime ravvisandosi le aggiunte di nuovo, e vedute sul luogo ; quindi esenti non vanno da grossi abbagli. Il chiariss. ab. Gian-nantonio Moscliini sovraccennato , prefetto degli studii nel patriarcale seminario, e a cui cotanto deve la patria letteratura, e le Arti, nella Guida per la città di Venezia. Alvisopoli. 1819. volumi 2. in 12. ha riferite tutte le inscrizioni, le quali artefici riguardano, ed altre ne aggiun-
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1824
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scrittore ( Inscriz. 3o) . Eranvi altri due chiari uomini con epigrafe in questa chiesa tumulati, cioè i due dogi Michele Steno, e Nicolò Marcello: ma essendone stati trasportati i monumenti e le inscrizioni nel Tempio de’ ss. Giovanni e Paolo, colà mi riserbo di parlarne : e là pure vedremo altra epigrafe eh’ era in
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1914
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che gli uni e gli altri segnarono nella storia. Nel mentre dei Narentani ci manca una traccia diretta, tanto che ci è difficile determinare perfino la loro identità, dei Normanni restano ancora oggi monumenti artistici, tutt’altro che" spregevoli, come castelli, chiese, in tutti i luoghi principali della costa occidentale da Brindisi a Chieti. Sappiamo anzi che quest’ultima città raggiunse sotto di loro una notevole
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trovavasi fra il seguito dell’imperatore Enrico IV in Italia allorché questo principe ebbe contezza della morte del vescovo Enrico; on-d’egli venne dal medesimo nominato a rimpiazzarlo in tal dignità. Riferiscono i monumenti dell’abazia di San-Lorenzo di Liegi ciò non essere avvenuto gratuitamente, e dipingono in genere questo prelato, prima e dopo ch’ei fosse vescovo, coi più neri colori. Però è duopo
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1843
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DELL’AMERICA ig3 3ue nel paese, hanno d’ordinario da venti a ventisei tese i lunghezza sopra un po’ meno di larghezza e da otto a dieci di altezza. Credesi che la loro grandezza fosse proporzionata al grado della persona che racchiudevano. Col defunto si sotterravano tutti gli effetti che gli aveano appartenuto. Gli spagnuoli che hanno frugato nella maggior parte di questi monumenti
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1841
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DE’HE DI NAPOLI E DI SICILIA , 3o9 ziosi arredi dei palazzi di Caserta e di Napoli, tutto ciò eh’eravi di più raro nel museo,i monumenti più belli d’antiquaria, i gioielli della corona ed oltre venti milioni di ducati in verghe e numerario; tutte in somma le ricchezze cui possedeva Napoli vennero trasferite in Sicilia, e la capitale si trovò immersa nella più orribile miseria. Era opinione
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1841
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, per quanto abituale si fosse il leggerla sulle mura della città e sui principali monumenti, colpiva più clic mai alcuni individui della, classe media,piuttosto che del popolo, allorché si posero a ragionare su quello ch’cra avvenuto in Francia in nome del-
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1834
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e di più gli diede una ricca abazia del-1 ordine dei Certosini per passarvi il resto de’suoi giorni. Raynaldi e Sponde dicono presso poco lo stesso; ma i monumenti di Sua Benigno sono autorità più autentiche delle loro asserzioni.
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1834
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la sovranità di Dagoberto ( Frédeg: Chron. cap. 77 ). D’ altronde è per errore che nei monumenti d’allora si ritrovi Judicael qualificato per re. Gregorio di Tours avea detto che dopo la morte di Clo-doveo i capi dei Bretoni si chiamarono conti c non re (Grog. Tur. Iib. 4 cap. 4)- La stessa tradizione riscontrasi negli.annali di Fginardo sotto l’anno 818, il quale osserva che Morvan usurpò la. potenza regia
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; tom. II col. 817). I Goti adunque conobbero la feudalità in forza di una legge dei Franchi. Ma supponendo che l’origine di tale istituzione appartenesse esclusivamente ai Galli, vedesi in Tacito eh’ essa era sin d’ allora antichissima in Germania, ed è attestato da altri monumenti che vi si perpetuò coi costumi. In tal guisa quando quel paese che sotto Carlomagno non formava che una provincia
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1842
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. 5 giugno. Il ministro dell’interno chiude la sessione degli Stati Generali. 4 luglio. Il re approva la deliberazione de-li stati provinciali del Brabante meridionale, relativa ai monumenti storici che non appartengono nè al governo, nè a’particolari, 0 decide clic dessi saranno posti sotto la sorveglianza della amministrazione generale. 11 agosto. Nella aspettativa della conchiusione di un trattato
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più soccorsi, non osò sostenere un assedio, e fuggì nottetempo per la via di mare senz’ essere veduto dalia-flotta mussulmana. Due giorni dopo si arrese Barcellona, e si salvò dalla carniiicina mediante forte contribuzione. Al-Mansour, dopo aver provveduto alla sicurezza di quella frontiera, ritornò a Cordova passando attraversa la Spagna, e lasciò in tutte le città sul suo pas-saggio monumenti utili
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1842
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. Il barone di Carnea StatFaner, consigliere intimo dell’imperatore, spedisce a S. M. parecchi monumenti di arte, che egli scoprì, nella sua missione scientifica in Istria^ in Dalmazia ed Albania. Tra questi primeggiano: i.° un torso di marmo di Paro, trovato nelle miniere di Salona in Dalmazia, di sette piedi e mezzo di altezza, rappresentante un eroe nudo, ritto, appoggiato ad un tronco di albero
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1840
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con "Winkelmann i monumenti di Boma, mostrandosi appassionato per la buona musica. Dovunque lo precedeva la sua fama, c s’inebriava delle lodi che si dispensavano ai suoi talenti militari: la sua vanità non gli impedì mai di mostrarsi sempre sensibile im modo spiritoso
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1840
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dalla fame e dalla miseria, passarono nel regno di Fez, ove il frumento era a basso prezzo. Abdel-rahman, per sollevare tutti i suoi sudditi, li esentò dalla decima, e ad oggetto di occupare e mantenere la classe indigente, sempre pericolosa nelle circostanze diffìcili, continuò ad abbandonarsi al suo gusto per le fabbriche o col far riparare gli antichi monumenti o coll’crigerc nuovi edifizii
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