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della cronaca. Vedi Prefazione, p. IX. Nel diario del duca Monteleone (1450 circa) si racconta che Giovanni V, giunto a Napoli chiese la mano di Margherita Durazzo parente della regina Giovanna, ma non avendo avuto successo riparti. Giornali napolitani Muratori XXI, p. 1035 ; vedi anche Praefatio, p. 1029-1030. Monumenti storici della Società Napoletana di storia patria. Ser. prima. Cronache, p. 22 nota
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che può sopperire a’Iontani pergustarc tanti eminenti pregi artistici è intitolata : Le fabbriche e i monumenti cospicui di Venezia, il-lustratida Leopoldo Cicognara, da Antonio Diedo e da Giannantonio Selva. Seconda edizione con notabili aggiunte e ;iOie(del eh. dotto ed eruditissimo Francesco Zanotto, scrittore savio e religioso), Venezia co’tipi di Giuseppe Antonel-li editore premiato della medaglia d’oro 1838
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, e v. Maria (S.) della Salute. Patriarcato di Grado (Zinelli) 709. — di Venezia ( Zinelli) 769. Patriarchi Aquilejesi ( Monde dei) 673, 676, 677. — Veneti (loro Elenco e Serie) 317, 336. 397, 399. (loro Vite, Orsoni cc.) 333. Patriarchi Gaspare ricordato 93. ( Vocabolario) 533. (Museo Farsetti) 688. Patrifilo Etimologo 128. Patriziato Veneto v. Mobili. Patrizii Fabio 480. — Francesco 163. Patrologi (Società
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di essa chiesa intendersi compresi nel predetto decreto 7 marzo decorso, sicché continuino nell’antichissimo immemorabile e mai interrotto possesso dell’esenzione, per ¡special loro e sempre illeso diritto, dalle visite de’veneti patriarchi”. Dopo la morte di questo prelato insorsero gravissimi litigi tia’patroni, perchè gli eredi del defunto,ch’erauo puressidella famigliaMo- 10, pretendevano diritti
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un uomo non grande di statura, ma grandissimo di scienza e di merito in lutti i rop-porti. A lui dobliiamo in gran parie, alla sua amicizia, a’suoi buoni ullici la nostra permanenza e quiete in quesl’isola, avendo egli sempre protetto come cosa sua questo collegio di s. Michele". Ma lasciamo pallate il eli. e degno ab. Dellomo, tanto intimo e meritamente amalo dal Traversi. Narrando lo stoiico
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, colla morte di 10,000 infedeli, lu liberazione di 5ooo schiavi cristiani, e l’acquisto di gran copia d’artiglierie e d’attrezzi militari tolti dall’ abbandonate navi a cui poi fu appiccato il fuoco. Muratori cie-de,che fosse questa la più insigne vittoria riportata da’ veneti nella presente guer* ro, se non che restò funestata dalla morte dello stesso supremo comandante Marcello, a cui fu sostituito
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1922
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di centri abitati, e anche per un certo numero di nomi orografici e di denominazioni regionali. Del resto le due carte rappresentano due tipi tutt’affatto differenti ; un confronto tra esse deve essere rimandato ad uno studio speciale (1). § 23. Le carte dell’Ischia e della Sicilia. — La carta maginiana dell’isola d'Ischia, è, come gih osservai in un mio precedente lavoro (2), una riproduzione
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inedita, delineata da Rocco Cappellino, da Cremona, ingegnere militare, inviato nel 1553 da Carlo V ad eseguire fortificazioni nell’isola e rimastovi poi a tale scopo circa vent’anni. L’originale del Cappellino, si conserva in un manoscritto della Vaticana (Barb. Lat. 4414), già altra volta ricordato (1). Esso contiene (carta 3) una lunga descrizione dell’isola di Sardegna, che sarà riportata
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| m | F. L. „. F. L., sono le iniziali di Fabius Licinius, noto incisore di carte e stampe geografiche. Non ha scala, nè graduazione : è caratteristica perchè presenta un gran lago in mezzo all’ isola, dal quale esce un fiume che sbocca sulla costa est. Ne esistono parecchie derivazioni, una delle quali edita a Venezia da Ferando Bertelli nel 1562(1). 2°) L’“ Isola di Corsica „ di Giacomo Gastaldi, incisa in rame (anch’essa da Fabio
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1842
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ci volle che la morte, la quala col toglierle a poco a poco di vita, fece cessare le contese e fece che il Monastero di S. Angelo di Contorta restasse in pacifico possedimento di quello di Santa Croce. Stette per pochi anni vuota di abitatori quest’isola, cioè* fino al 4548 iu cui i Carmelitani della Congregazione di Mantova l’ottennero dalle monache di S. Croce, e vi stettero fino al 4555; nel qual anno
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1830
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SANT’ spettanti alla Chiesa. Eletto di nuovo nello stesso anno 1487 a capitan generale, ed essendovi rumore che Bajasette re de’ Turchi apprestasse una grande armata nel Mare Egeo, ebbe ordine nel susseguente 1488, trovandosi a Corfù, di andare di bel nuovo alla difesa dell’isola diCi- fro, a cui credevasi che Bajazette avesse rivolto animo. Il Priuli unitosi a Cosma. Pasqualigo, e a Nicolò
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1834
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perosio invece di perotio. Cinque volte, come si è dttto nella Sforia, e siricava dall’ Olmo e dal Valle, fu edificato questo tempio. La prima nel 790 dalla famiglia Badoaro o I’artecipazio ; e della forma di esso nessuna affatto memoria seppero trovare quei due solerti indagatori delle cose di questo monistero La seconda fu fatta eseguire d;* Giovanni Moresini nel 982 cui si donò l'isola
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S. GEORGIO MAGGIORE a/p pra, si prescrisse a quest’opera, d’indicare in qual bellissimo sito giaccia questa ¡soletta, non già perchè a Veneziani notissimo ciò non sia, ma perchè può avvenire, ch’essa caggia sotto gli occhi di tal lettore, che non abbiane cognizione. Ha l’isola le due più belle parti verso tramontana e ponente facendo tra queste a maestro un angolo all’infuori dirimpetto
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, avendovi stesso volume il Galliciolli ricorda un anonimo egli letto solamente quanto segue: il quale nota che a Bajamonte furono confiscati : ! isola di Scopulo e Schiati , e la casa so- t>e baia monte FO QVESTO TERRENO E MO PER LO SO IN1QV0 TRADIMENTO SE POSTO PER COMVN SPAVENTO A ZZO LO VEDA TVTT1 IN SEMPITERNO pra il campo di S. Agostino: la quale fu minata, e preso, che in quel luogo
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Lnonile il senato con decreto l’assegnò per ospedale a’sospelti di contagio , o infermi di peste (leggo nell’ Hisloria del Morosini , parlando dell’istituzione del Lazzaretto, per esser la città di nuovo travagliata dalla peste , colla perdita di più che15,ooo persone, fu stimato giovevole per estinguerla di portar gl’infermi in luogo separato da Venezia, e perciò fu scelta l’isola di s. Maria
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592 Mocenigo piissimo eremita camaldolese, coU’iutendiineiilodi pianlarnella sua patria un luogo di solitudine pe’suoi eremi ti. Il detto pievano avendo un fratello eremita concorse perchè gli fosse ceduto quello di 9. Clemente, contento di consegnar loro las. Casa e l’immagine,perché meglio fosse venerata. Acquistatasi dal Mocenigo l’isola dis. Clemente, per vendita fattagli da’canonici
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1859
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il nome, vescovato tuttora esistente; e ciò a motivo d’essere l’isola in parte distrutta ila replicati incendii, e minacciala d’e-strema rovina dall’inondaziorti del mare, che finì in un terremoto di subissarla e inghiottirla del tulto nel 1106 circa, o al più tardi nel 1 1 1 1; ma il preciso sito ove surse s’ ignora. Malamocco nuovo, isola più lontana dell’altra dal porto, mentre i malamocchini erano in pericolo
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1859
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del vecchio monastero in mezzo alle paludi. L’avanzo dell’isola chiamasi s. Angelo della Polvere, nome che fu aggiunto dal i 56g in poi,dopo l’erezione della fabbrica delle polveri. Il motivo della partenza da tale isola de’ carmelitani, sembra certamente derivatodal timore che la peste, la quale nel 1555 tra-vagliaval’adova,potesse estendersi anche in Venezia,come avvenne nel 1556,poiché fece risolvere
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1969
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et al nontio di domino Hironimo Corner da la ixola di Cozi. Item, scriveno aver auto letere dal Provedador di l’armada, di ultimo dii passato. Scrive, va a Pario per certa causa, et è con lui il signor Joannes; et visto l’Arzipielago, verano de lì in Creta. Da Syo, di Tìiomà di Thabia consolo nostro, di 26 Avosto, drizate al rezimento di Creta. Come, per gripo armalo vien de lì, avisa aversi el Signor turco
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1834
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in cui sono disposti. Eccolo Metri ». Rovine. J. Conglomerato arenaceo, ossia il cosi detto Caranto 0. 60. Creta impura mista a fango. 1. 60. Creta pura sotto la quale uno strato di fango, d’ignota grosscssa, in cui sono conficcati li piccoli pali di Legno dolce. Molte sono le considerazioni che vengono suggerite dall’esame di questo importante manufatto; v’ ha sua parte l’uomo d’arte, ve l’ha pure il filosofo
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