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di cinquantamila, prevedere e preparare per l’isola un popolamento di centomila, in base a un coordinato potenziamento dell’agricoltura, dell’immigrazione lavorativa naturale o incoraggiata, del turismo avvedutamente stabilizzato. Il mondo dell’agricoltura e della immigrazione è in continuo divenire, ed è naturale che non gli si possano chiedere risultati celeri: tanto più sicure, in compenso, le provvidenze
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LA « DANZA DEI CERI » A CATANIA La Sicilia è ricca di Sagre, feste e Rtti. Ognuna di esse ricorda costumanze di dominazioni straniere che dilaniarono la fiorente isola. La « Danza dei Ceri » — che rammenta la famosa « Danza dei Gigli » a Nola — si svolge durante la festa di S. Agata. Le feste di questa Santa, venerata da tutti i siciliani, durano cinque giorni: e s’iniziano la prima settimana
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fu una Municipalità? Perchè in Parigi fu una Convenzione? Un Municipio non si governa con le sue leggi? Venezia comandava ad una linea, che occupando la longitudine del grado 27 alla sponda Orientale dell’ Adda correva fino al all’ altezza dell’ isola del Zante , senza contar 1’ isole disperse sul mare diCandia. Queste seicento miglia resteranno sotto la sua dominazione? Offro agli uomini speculatori, il gruppo
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all’aperto, con cui gli Ungheresi rimediano alla mancanza del mare, prendendo bagni di acqua e di sole. Fra queste bellissima quella di Vdros Liget e dell’isola di S. Margherita ; più famosa ancora quella del Gettert (Oellert filrdò), annessa all’albergo, dove l’acqua, messa in moto da poderose macchine, ha il movimento e il fragore dell’onda, mentre i ritiessi del fondo le danno un intenso azzurro marino
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'^giornata piovosa oggi. Per sfuggire alla noia vado a nuotare. Fra le tante piscine coperte scelgo quella nell’isola di S. Margherita, la più bella e la più frequentata. Lo spogliatoio è rigorosamente separato per uomini e donne, ma, nel bagno, non c’è più clausura chè, altrimenti, non godrebbe le simpatie del pubblico. Sugli armadi attaccapanni, per i più economi, e nelle cabine
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66 Vili. Se in Venezia si possa dar il vero alimentò allo spirito Democratico? "Venezia non può rimaner isolata. Se lo fos-^ , sarebbe dopo la sua rivoluzione una grand’ Isola del nuovo mondo , distaccata dall’ antico per 1* intervallo dei mari . Venezia dunque non può esser abbandonata a se stessa. La sua libertà sarebbe di breve durata , il meno pusillanime dei suoi vicini la occuparebbe
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' dal giardino la città tutta si domina come fosse prostrata ai piedi del re ; in basso il Danubio scorre placido : le sue acque mormorano forse una canzone di antica potenza, di rovine, di risorte speranze. Vedo da lontano l’isola Margherita a forma di triangolo verdeggiante, dove si accede per il ponte omonimo, quindi il ponte a catena , il ponte Elisabetta, il ponte Francesco Giuseppe. Davanti il Parlamento
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. Bisogna vedere coni’ ei manda le sue genti vestite ! Che sfarzo di rasi, di velluti, di trine, stava per dire di gemme, poiché altro non manca agli abiti suoi ; senza contare la somma proprietà del costume ! Il Bertoia ha fatto una scena superba dell’ Isola de’ Cipressi, con prospettiva aerea
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159 ne die’ nuova pruova. 11 Bertoia ha fatto del Molo una lodevolissima tela, cosi per la felicità del punto prospettico, come per la esecuzione : ed essa compensa quella dell’ isola di Castello. Il ballo ha dunque fatto fortuna, e la fortuna, per verità, fu meritata. XVIII. Gran Teatro La Fenice. — Vasconcello,, OPERA IN TRE ATTI, MUSICA DEL MAESTRO Angelo Villanis (*). Il personaggio
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39l dole illuminate ; agl’ imprenditori, che idearono e composero quella magnifica galleggiante. Città prodigiosa, che può produrre siffatti pubblici trattenimenti, e grande ancora parere, senza ricorrere alle memorie ! VIII. I BAGNI DEL SIG. FlSOLA AL LlDO (*). La Gazzetta adempiè già il suo ufficio. Prima ancora che nessuno gli avesse veduti, •ella descrisse i bagni del sig. Fisola ; ella suscitò la curiosità della gente, e non appena la sua relazione fu pubblicata, che il Lido, per ordinario abbandonato o deserto, frequentato solo da qualche giovane sollazzevole e ardito, da rari natanti, si convertì in affollato passeggio, e il bel mondo fu infedele a’ freschi, al Molo e alla Piazza. Tutti ammirarono il gran coraggio del Fisola. La sua mente operò come i gran cataclismi, che sconvolgono la natura, e dove prima sorgono i monti scavano (*) Gazzetta dell’8 agosto 1857.
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1925
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— 260 — che in guerra si diceva una sentinella morta, posta molto innanzi, oltre 1’ ultima trincea : la sua anima va di là, oltre l’isola jugoslava di Uliano, a cercare 1’ anima delle cento città sorelle. Vittorio Furlani. I provèrbios dì Avòst. La prime ploe d. avòst — rinfres’ ce il bosc. Se al pluf di avòst — al pluf gran e most. Cui c’ al svange la vit di avòst, — al jemple la cia-nive
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1937
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ha scritto pagine da fare impallidire Freud, dice che l’anime dei bimbi son «zolle piene di misteri». E spesso queste zolle, impasto - abbozzo di spirito precoce e di sensibilità, soffrono terribilmente perchè si sentono isolate. L’anima del bimbo è un’isola verso la quale drizzan la prua psicologi, pittori, poeti, pedagoghi. Ma la miglior caravella per raggiungerla è quella della madre. Quella della madre
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r SOTTO IL TETTO DI EUSEBIO Il padre di Gerolamo era un greco e portava un nome che valeva una promessa. Infatti si chiamava Eusebio, che vuol dire buon adoratore. Giunto in terra di Dalmazia, su per l’Adriatico, non s era lasciato tentar soverchio da quelle sirene a pelo d’acqua che sono gli isolotti del bel mare ; e, dopo aver fatto la spola tra le città della costa e l’isole, avea preso la via dello hinterland, per far alt nella cittaduzza di Stridone. — Voleva farne un centro commerciale? — Perchè no? Il volgo pensa che Eliade e idealismo sieno una cosa. Ma non è vero. Anche ai tempi di Pericle, quando scolpivano Fidia e Prassitele, e Zeusi e Parrasio pitturavano, non mancavano i greci che facevano i loro ((affari», con quell’arte che più tardi, malignando, diranno genovese. — La madre? — Noi, che adoriamo Agostino, per quel soavissimo profilo di Monica, che da quindici secoli commuove ogni anima gentile, l’abbia- 38
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APPENDICE Nio Nona Novegradi Obrovazzo Ossero Otranto Pago (isola) Parenzo Parga Paros Pastrovicchi (territorio dei) Patmos Patrasso Paxos Perasto Perzagno Pinguente Piscopia Pisino Poglizza (alto dominio) Pola Policandro Polignano Portolè Prévesa Ptleon Ragusa Raspo Risano Rodi Rodosto Rovigno Salonicco Santorino Scardona Sciathos (Schiatto) Scio Sciro (Schiro) Scopulo Scutari d’Albania Sebenico
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ANTE TRESIC PAVICIC PREFAZIONE Ante Tresic Pavide, nato a Verbagno, sul- V isola di Lesina in Dalmazia, nel 1867, non è soltanto uno scrittore; è anche un uomo politico, il quale prese parte diretta alla vita pubblica dell’Austria-Ungheria come Deputato al Parlamento di Vienna, dove sedette fra i rappresentanti della nazionalità serbocroata. E poiché aderiva ai gruppi dell’opposizione
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1938
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eco-nomico-politica di Terraferma. — Caduta dell’impero romano di Costantinopoli. — Nuova affermazione veneziana in Dalmazia. — L’acquisto dell’isola di Cipro.......» 49
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Monticini (*). Quest’ Armilla è una superba fanciulla, la quale sprezza gli omaggi de’ suoi adoratori, e li punisce incantando que’ miseri e volgendoli in istatue. Questo concetto è altamente filosofico : molte belle, anche fuori dell’ Isola incantata, hanno questo fatale potere di farsi correr dietro le genti e istupidirle ; ciò solo, che distingue le une dall’ altra incantatrice, (') Gazzetta
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I. Navigando nell’Adriatico. Nell’Adriatico, agosto 1912. La suoneria elettrica squilla improvvisamente a bordo. Dal ponte di comando si trasmettono gli ordini in macchina : una voce, dalla caratteristica cadenza veneta, ordina di rallentare.... Mi desto dal breve torpore che mi ha preso su questo mare troppo placido, in un pomeriggio ardente. Siamo davanti all’isola di Lissa che appare
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24 una città ben viva e che ha di che godere la vita ? VI. Caccia del boa constkictor (*). Mentre nell’ isola di Timor, arso dall’ ardore d’ un cielo di fuoco, il popolo pennuto si tace sotto la verzura, di cui si fa vasto ombrello, tu odi in mezzo al caos di foglie mezzo polverizzate, romoreggiare come un fremito prolungato, e s’hai il coraggio d’interrogare degli occhi i cedevoli movimenti
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1871
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in mezzo a spasimi atroci. Cosi l’isola fu, se non liberata, almeno in parte sollevata dal mostruoso flagello. VII. La festa di S. Marco. (*) Il 25 d’aprile, la Chiesa cattolica celebra la festa di S. Marco, uno dei quattro Vangelisti. Credesi comunemente che questo Santo fosse nativo della Cirenaica, ed ebreo di origine ; almeno cos'i giudicossi, da ciò che il suo stile è pieno di ebraismi
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