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, che si trovano nei loro scritti agli orti del Navagero, dei Comari, e di altri, che rendevano amenissima 1’ isola di Murano, e che oggidì perirono sen-z’ avere lasciato di sé nulla più che leggerissime Iraccie. Certamente a cagione di questa amenità, i vescovi di Tornello avevano fabbricato il loro palazzo in Murano : anzi, allorché Torcello si rendeva sempre più spopolata e se ne demolivano le abitazioni
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stessa, ecc. ecc. » Ma ritornando col mio racconto all’ età antica dell’ isola di Murano, mi rimane da ricordare alcun’ altra sua particolarità. Delle saline voglio dire e dei mulini. Le quali saline sino dal X e dal IX secolo, erano assai grandi ed estese : si ha dall’Archivio (I), che nell’ anno 957 il doge Pietro Candiano III ne concesse alcune a particolari famiglie, a patto di somministrare al palazzo ducale una stabilita
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, le gelosie, che regnavano prima tra città e città, tra provincia e provincia del continente, si fomentassero, si accendessero, si sviluppassero anche nei tempi, di cui parlo, tra isola ed isola delle nostre lagune. Al che contribuivano, fuor di dubbio, i privati risentimenti delle famiglie tribunizie, a cui per la elezione dei dogi era tolto o almeno certo diminuito il potere. Aggiungasi, come osserva
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v’ ha dubbio, che in questa cospirazione non entrasse il patriarca di Grado: n’é prova la sua fuga dall’isola di sua residenza. Alla quale, benché poco dopo facesse ritorno, vi fu non di meno un’ altra volta cacciato. Di ciò, per verità, parlano con assai di confusione e di dubbiezza le nostre cronache, particolarmente la Sagornina : ma ce ne conservarono bensì memoria gli annalisti francesi
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I’ elezione delle inferiori magistrature. Le cause criminali erano portate al tribunale del conte veneziano, ed era indipendente nel giudicarle; alle civili prendeva parte assistito da due nobili del consiglio civico. Veglia : altra isola del Quarnarn, nominala dagli antichi Veglia Curieta, e tuttora dagli schiavoni appellala Karh. Essa nel 1135 diedesi spontaneamente al dominio dei veneziani, di cui, sino
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aiv.no 1718. 357 ateniesi, dai macedoni e dai romani, dipendeva dai greci imperatori, ai quali poi fu tolta dalle armi, che nel 1202 conquistarono Costantinopoli, ed allora toccò in sorte ai veneziani. La sua estensione riducesi al circuito di sessanta miglia appena. Anticamente esistevano in quest’ isola le città di Citerà, di Caricrno e di Cedro. Cerigo, che n’ era la capitale, sorgeva
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ed avevaro spianato tutte le abitazioni all’ intorno. L’ armata navale della repubblica si radunava intanto all’isola di Zante, in osservazione delle mosse dei nemici. Questi avevano unito una flotta di dugento vele ed eransi avvicinali all’ isola di santa Maura, nel mentre che Bajazet, alla testa di numerosissimo esercito terrestre entrava nella Morea, e spingeva grosse squadroni di cavalleria a vista
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il fuoco. Quanti de’ fuggitivi poterono trovare dispersi per le campagne, li condussero prigionieri. Curzola fu poscia assalita da quindici galere di Uluz-alì. Vi sbarcò alquante genti; saccheggiò l’isola ; infine si accostò alla città per espugnarla. Essa non aveva che quaranta soli soldati di presidio : eppure la generosità dell’ animo di quei cittadini suggerì lo strattagemma di vestire con abito
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140 I.IBnO XXVI, CAPO IX. quindi ricevesse da lei il consueto tributo di otto mila ducati. Poco importava al sultano il riceverli da una mano, piuttostochè da un’altra ; bensì favoriva meglio gl’ interessi di lui, che in quel-l’isola dominassero i veneziani ; perciocché avevano essi bisogno della protezione sua per Io commercio nell’ Egitto e per li mercatanti, che vi si erano stabiliti
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si persuase in fine a concorrervi anch’ egli. CAPO XXI. Operazioni delle milizie dei confederati. Benedetto da Pesaro, comandante generale dell’armata navale dei veneziani cercava sempre di cogliere le occasioni più propizie, che gli si presentavano, per fiaccare 1’ orgoglio del sullano Bajazel. Perciò gli riuscì d’impadronirsi, contro qualunque aspettazione, dell’ importante castello di Alessio, isola
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138 UDRÒ XXVI, CAPO II. Un’ altra precauzione era da osservarsi, per assicurare alia repubblica il tranquillo possesso di quell’ isola e di quel regno : il darne, cioè, notizia dell’ avvenuto cambiamento al sultano di Egitto, di cui era esso tributario. Per questo fine fu spedito al Cairo l’ambasciatore Marco Malipiero, in nome della regina e del generalo veneziano, acciocché fatto consapevole
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ANNO 1571. 123 era stato loro (issato : eppure cento e trentatrè anni addietro qucl-l’isola nominavasi zuéca; dunque non dal soggiorno dei giudei, ma da altra cagione, e probabilmente dalla suindicata, erale derivato quel nome. Lo so, che ivi sussistevano anticamente due sinagoghe: ma, ollrecchè non si pub dire ili qual tempo vi siano state piantate, non valgono esse a dimostrare tampoco
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, secondo che ce lo descrive il Bembo (1), piantato d’ alberi ed intrecciato da siepi, le quali potevano giovare assai a quelle milizie, che vi si avessero voluto trincerare per assicurare il passo al seguito del proprio esercito. A migliore sicurezza di questo suolo, lo circonda un largo e profondo canale, scavato appositamente per favorire alla sua naturale fertilità, ma d’altronde opportunissimo a formarne un’ isola
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che per avanti pagava di pensione sopra l’isola del Zante, i quali ducati mille cinquecento debbano esser pagali al tempo ordinario. » Che il dello gran signore sultan SelimHan ci debba mantenere tutti i capitoli et commandamenti havuli con la buona memoria di sullan Suleiman Han et la detta serenissima Signoria di Vinetia, rinuovatisi dal dello sultan Selim Ilan quando per Iagratia di Dio fu creato
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’ erano d’infesti pirati, esperti più nel predare che nel combattere, non vi trovarono resistenza. E nell’ una e nell’ altra città fu lasciato un castellano, che ne comandasse il presidio lasciatovi : in Modone, un Giovanni Querini, e in Corone, un Jacopo Dolfin. Più resistenza bensì trovarono i veneziani nell’ isola di Candia, ove i greci, che 1’ abitavano, ricusarono di conoscere la nuova padronanza
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anno 1222—1225. 235 » ser Basilio Abramo, » ser Giovanni Lungo da san Tommaso, » ser Tommaso Lungo, » ser Pancrazio Falier, » ser Barlolommeo Venier, » ser Filippo Pentali, • ser Agapito Franco, » ser Domenico Maran da san Simone apostolo. A queste dieci famiglie adunque, secondo il Sanudo, furono distribuite le trenta cavallerie, in cui furono divisi i novelli terreni dell’ isola
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il Machiavello, il quale, nel rapido quadro delle rivoluzioni d’Italia, da lui premesso in fronte alle sue Storie fiorentine, così parlò de’ veneziani : « Nei » passaggi che i francesi fecero in Asia, perchè servironsi assai dei » loro navigli, fu consegnata loro in premio l’isola di Candia. » Non in premio o ricompensa della loro cooperazione alla conquista di Costantinopoli ; ma a prezzo di denaro
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osservare la tregua che avea coi » nostri. E seguì il combattere d’ un castello chiamato Loredo, » sopra la dett’ Isola. E quello ottenne e rovinò, e menò via molte » anime. E seguita la rotta dell’ armata sopradetta, il detto impe-» radere ebbe il dominio di Negroponte. » Da tutto questo racconto del Sanudo si vede l’inesattezza e, diciamolo pure, l’infedeltà del Laugier, il quale, dopo di avere notato
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, di quello che mantenuti ; massime se ad un governo potente riesca di ridurre in soggezione chi se ne voleva sottrarre. Ma nel caso, di cui sto narrando, la lealtà di una parte fu appoggio e stimolo alla lealtà dell’altra; e quanto più la repubblica si mantenne fedele coi popoli di quell’isola, tanto più il Calergi e le fu fedele per sè c le conservò fedeli i suoi compatrioti ; ed ebbe anche occasione di mostrarne
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vittoriosi a Venezia. CAPO XVIII. Nuove inquietudini in Candia. Nè perciò si potè ottenere stabilmente la tranquillità e la som-messione dell’ isola. Poco più di un anno se ne stettero in calma quei rivoltosi, che avevano ottenuto il perdono : finché vi rimasero a contenerli nella soggezione le forze militari della repubblica (1). Partite le quali, si risvegliò il sollevamento per opera de’ tre fratelli
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