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. Nè, contento a questo, predò alcune navi venete mettendone a morte 1’ equipaggio, proibì agl’ Istriani qualunque commercio coi Veneti e perfino di pagare ad essi i loro crediti. Benché la cosa fosse di tanta gravità da richiedere l’uso delle armi, tuttavia il doge Pietro Candiano, per riguardo forse al re d’Italia, s’ appigliò ad altro partito e fi? quello di sospendere ogni comunicazione coll’Istria
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133 Dai complesso delle relazioni adunque ci risulta che gli Stati veneti della Terraferma erano negli ultimi anni in una via di progresso quanto alla prosperità materiale, la quale sarebbesi in seguito coi provvedimenti che si andavano facendo, a poco a poco sempre più migliorata, ma che la sicurezza personale e la giustizia non vi erano sempre tutelate, per modo da non lasciare
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con perfidia, ricorrendo alle insurrezioni; ch’era colpa dei Veneti se Bona-parte era stato costretto a segnare un armistizio di dieci giorni cogli Austriaci, avendo essi impedito il passaggio alle truppe che gli andavano di rinforzo, nè lasciava di tornare alle solite accuse degli assassinii, e del famoso Proclama del Battagia. Fon mancò Giovanelli di confutare tali calunniose asserzioni, e dimostrandogli
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82 risposta ; al che 1’ altro s’ acquietò. Erasi quindi il Pesaro recato ad una particolar conferenza con Lallement cui domandò per reciprocanza che i Bresciaui facessero dal canto loro la restituzione di alcuni patrizii veneti prigionieri. Lallement invece tornò sulle solite recriminazioni : lagna-vasi dei cattivi trattamenti che i suoi connazionali ricevevano in Venezia, dichiarando che entro
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(18 a-prile) che si sarebbero tenuti due congressi, 1’ uno generale a Berna per la pace coll’ imperatore e co’ suoi alleati, 1’ altro a Rastadt per la pace coll’ impero germanico ; che la prima avrebbe ad essere conchiusa entro tre mesi, sotto pena della nullità dei preliminari ; che ogni deliberazione circa agli Stati veneti sarebbe stata presa di concerto coll’ Austria
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, fece venire a se certo prete Alessandri molto famigliare di essa legazione presso alla quale teneva anche 1’ ufficio di secretario, e misteriosamente co-municavagli, avergli uno sconosciuto rivelato in confessione che gli era stato dato 1’ incarico di assassinarlo se non ¿sgombrasse da Venezia o dagli Stati veneti entro pochi giorni, fissando anzi il termine al 6 gennaio, del che credeva suo dovere
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attentamente s’ industriano sopra i veneti, e colgono quel profitto, che dovrebbe essere tutto de’ nostri. Non trovasi ora mai più quasi nessuna casa mercantile Veneta di tante che pur ne avevamo nelle isole del Ponente e del Levante ; o se pure ve n’ è alcuna, trattane la ditta Pini nel Cairo, non sono ditte solide, nè fanno alcun commercio per conto dei Veneti. Dirò di più ; tanto oltre è arrivata
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66 I disegni dei Francesi però sempre più si colorivano. Nello stesso giorno 6 aprile accadeva deplorabile fatto a Eisato, ove trovavasi un picchetto di dodici soldati veneti con un caporale (1). Udito un tiro di cannone dalla parte di Brescia seguito da varii altri tiri di moschetto, quei soldati saliti tosto a cavallo, si diressero vergo s. Eufemia, ove scontrando un corpo di Francesi
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ed effetti, che qui rimanevano, devoluta a’ suoi nipoti domiciliati in Austria, non essendo rimasto in Venezia che un solo nipote (oscuro e per il nome e per l’attività) a intraprendere con la minima porzione de’ capitali, che ragionevolmente passeranno anch’ essi tra poco in estero Stato. Se il Genovese, 1’ Olandese, il Tedesco fossero stati veneti, lo Stato di Vostra Serenità non avrebbe perduto
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10 al quale partecipavano eziandio parecchi sudditi veneti (e gliene diede i nomi) (1) ; che i Francesi non cooperavano direttamente a farla scoppiare, ma non avrebbero all’uopo lasciato di darle soccorso e profittarne ; tornava sulle proteste de’ suoi sentimenti che aveano a base il desiderio di salvare dalla ruina sì gloriosa Repubblica, conservare intatto l’onore della Francia, preservare
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, vi ricomparvero in tempo di notte i Francesi, e nulla curando 1’ angustiosa situazione dei Veneti, nè volendo ascoltare il governatore della piazza, che anche durante la mischia si era recato per parlamentare col comandante francese, senza frappor ritardo fracassarono a colpi di cannone la porta stessa, posero presidii nei castelli e sulla piazza, e bandiera spiegata, nulla curando le proteste dei veneti
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(2) la cura di fare, nelle dolorose condizioni d’allora, quei provvedimenti tutti che stimasse opportuni a benefizio della città. Prime operazioni della Giunta furono richiamare i deputati Benini e Melancini dal Congresso divenuto ormai inutile, e una solenne protesta contro un bando della Cisalpina, che assegnava a' veneti fuorusciti gli effetti della nazione, e incoraggiava a trasportare
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369 Il libro del Paolino ci conduce direttamente a diro del veneziano dialetto. Agli ultimi tempi dell’ impero romano, quando avvenne la fuga degli abitanti dalla Terraferma alle isole della Laguna, il latino eh’ essi parlavano era già corrotto e frammisto a voci primitive de’ Veneti, e con pronunzia particolare, della quale si scoprono traccio nell’antichissimo de’ cronisti veneti Giovanni
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127 Altri articoli poi concernevano particolari interessi dei Veneziani, come : che Marsilio divenuto signore di Padova non potesse fare alterazione alcuna in materia di dazi e gabelle ai cittadini veneti e fiorentini, nè nei prodotti delle terre che tenevano nel territorio padovano, nè nelle merci, tenendo fermo quanto era stato stabilito allorché Padova si reggeva a comune; liberi fossero l’uso
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DEI VIAGGIATORI VENETI MINORI 167 — Informazioni di Sultan Amurat fatta da Pietro Michiel. (Cod. m. 1075 del Museo Correr, prima Soranzo, n. 973 (a. 1581) (Ediz. a stampa) — Relazione di Soria di Pietro Michiel, letta in Senato l'8 die. 1584 (in) Relazioni dei consoli veneti sulla Siria, a cura di G. Ber-chet, Torino, Paravia, 1866. GIORGIO EMO (n. 1570 m. 1607) 1584-99. — Della storica
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DEI VIAGGIATORI VENETI MINORI 89 BIBLIOGRAFIA (Ms.) — Itinerario di ser Piero Zen stato orator al Serenissimo Signor Turco fatto per io Marin Sanudo in summario (Cod. mare. ital. 277 cl. VI). (Ediz. a stampa) — Id. in Arehiv. Ven. Tr. 22 a. 1881 pp. 106-36. MARCO DANDOLO, ANTONIO GIUSTINIAN, LUIGI MOCENIGO e PIETRO PESARO 1523. — In occasione dell’elezione a pontefice di Adriano VI la Rep
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DEI VIAGGIATORI VENETI MINORI log BIBLIOGRAFIA — Viaggio a Trieste e nell’Istria, memoria di C. Frangipane (Nozze Frangipane-Rinoldi), Palmanova, Tip. Zucchiatti, 1875, in 8°, p. 19. PIETRO CONTARINI (n. 1495 m. 1543) 1541. — Nato a Venezia nel 1495 da Giovanni Alberto e da Nicolosa Longina de domino Marco, fu provveditore a Novegradi in Dalmazia e morì nel 1543. In un poemetto intitolato «Argoa
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— ricostruendo sui documenti — quali fossero i risultati del contatto degli Slavi col suolo dalmata nella regione detta « meriterranea », vale a dire tra la costa e il ciglio dell’altopiano balcanico. (1) Lucio : De Regno, cit. pag. 55. Il testo latino cosi suona: « Abindeque utrique — scrive il Lucio con la consueta esattezza — tam Veneti, quam Dal-matac, ob victus necessitatem co magis navigationi incumbendi
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218 CAPITOLO PRIMO veneti ; e se cadono nelle loro mani, ci facciano su il segno» (i). E non erano soltanto queste le occupazioni dei signorotti serbi di allora. Nel 1309, il Collegio dei IV, di Venezia, lamentava presso Urosc, illustre re di Serbia, Chel-mia, Dioclia e Albania, che il Vescovo di San Michele, cattarino, aveva dato, in risarcimento per merci rubate in un naufragio capitato
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1927
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anche tra i Veneti secondi. Prima e durante l’èra romana, in cui adottarono la toga, la quale diede al paese il nome di Gallia togata, i Veneti furono modesti nel vestire, nè mai conobbero la delicatezza e la mollezza delle colonie etru-sche, stanziate nel paese limitrofo, nè seppero mai che fossero le bombici, il bisso, (1) Micaij, St. dtgli antichi popoli it., Firenze, 1832, cap. XIX. (2) Pignoria, op. cit
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