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, à quella, improuilà fopr a-uenienza non hebbe ardir d’atìiontarfi. Perdei legni 5 equafi ruttigli huomini, e lui prelò viuo, retrocelTero il camino nell’ionio i Veneti, Sono,eprt approdando à Coriù. Quiui corfi à inchinargli con lieti gridi quei Po-dono • poli, che già Leone hauea violentati con Tarmi, benignamente gli accollerò ; e Imontati, ed entrati feilolàmente in Corfii, differentemente trattando l’indegno
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0 nel pochi giorni morì, e parue /libito, che mancato lui, anco la fortuna., tenta? uca manca/Te, ed infieme con lei tutto il valor Venetiano. Per le lunghe Sidl°' fattioni, per li molti confumi, sera in gran parte fcarmatol’efèrcito, veneti ¿i. ciprini-»,» 2- -1-———:i: --------_ r i mimati 1 • « 1 J e le ciurme, & altre genti limili, pur anch’e/fe diminuite, furon tolte , dal combattere
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n,U DE’ FATTI VENETI. °ranTam tr? Carnefice, icegliei^do dalla Scithia il gran Tamberlano. Si era co Urlano. * lui, all’vfo appunto di Ottomano il primo, portato col valor della delira di pouero iòldato à vailoDominio.Coronatofi Rè de’T artarijimpa-dronitofi del Regno de’ Parthi, e con ièicento mila Fanti, e quaranta, mila Gaualli in Campagna, pur’afpiraua anch’egli all’impero di tutto 1 Oriente
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748 DE* FATTI VENETI. molto bene munita, e di Cannone, e di gente. Spintagli dal Vento vi* cina, le fè vn fègno il Priuli, che gli fi daife à conofcere, e ne fù la rifpo-vccidemoi- fta tutte partigliene fparateglicontro, che gli vcciièro in vn punto il vSHi Comito, e molti de’ remiganti ferirono. Sene acceiè il Priuli j berfa-u 'Pro«crf/-gliòilVaicello5 gli andò all abbordo,- loviniè,e lo fè
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414 DE FATTI VENETI. tingenze eiìtanti di Lombardia in ognicafo di auuenimento finittro. Così pafsò il tempo per trenta giorni in circa, fenza verun attentato, ò mouimento dell’vno, e degli altri. Cercarono in tanto i nemici, troppo aggrauati d ogni ritardo per auanzarfì doue l’vrgente bifogno chia-mauali,di guadar a qualche parte vn fiume, che nafcea da certe paludi d’intorno al Cartello
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47<5 DE’ FATTI VENETI. e v'introdu l°Pere>nè trouatoùi contrailo, introduflè agevolmente per quella via ce otto Bar. nell’Adige otto gran Barche, e fè (montar foura l’argine oppolio millo trai fi* d fidati. Portò la fortuna, che fi troualTe in quel luogo Tiberto Brandolino con trecento Gaualli, da cui lènza loro dar tempo alTaliti,di tal lòr-'doiinofJÌte ^ £>Prafece
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i¡6 DE’ FATTI VENETI. gli altri ¡Chefarà il Pontefice confpirar di nuouo l’armi.C lori fi tane alla ricupera de’ fanti luoghi ; e d io ,fecondando laragton della voce con l’eshibttton della vita, e dellepropr te fofianze, qui a’ vo-flri piedi voffenfco in bumilifsimo tributo , e l'vna, et altre > ritornerò nel Retno $ condurrò mecoinvn cumulo tutte le mie pri-uatepofsibiltà, e cjutui br
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¿7o DE FATTI VENETI. le cofe, Tempre, che iì tratti de’ Turchi, può ièmpre diruilì quafi coni' prefa. Già fi toccò, che l’Ottomano Baiazet hauea incaminata per maro vn’Armata contra il Soldán dell’Egitto. Ne fpinfe ancora vn’altra per terra in numero di cento mila, e vogliono gli Scrittori di que’iìicceisi, ch’ella dentro al Regno íi auanzaííe di Caramania 5 Che in quei contorni venifle
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?40 DE'FATTI VENETI. Cinge Car- Zeno, mandato da Dio, come vn -Angelo ad annunciar la Tua pietà in_ Ornata!1 atto proflìmo di ritirar la mano feuera da tanti flagelli. Arriuò Carlo alPArmata il dì primo Gennaro, augurio di felici mutationi nell’anno nuouo, & arriuò accompagnato da quindici ben rinforzate Galee, parte in Candia, parte in altri contorni raccolte 5 & arricchito
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. Si guarnì fjjc'vofti. dunque la muraglia da terra della più braua, e più fiorita militia, e di-ilribuitifi li porti, fù trà gli altri àGioanniGiulliniano predetto augnatala parte vicina alla Porta Romana, &à Nicolò Molino, Gio-anni Loredano, BattillaGritti, e Contarino Contarmi, Nobili Veneti, la Cherfina, Diè principio Meemet à fulminami furjolàmente il memet Cannone, e ipecialmente lo dirizzò
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<¡*6 DE FATTI VENETI. abbandonarne l’Impreià, e rimbarcata la gente, allargotfì. Il Mali pie-ro alla parte di terra haueua intanto brauamente pur’egli la Città inue-ftita 5 ed à quel canto più efpofto effend ella fabbricata di doppie mura-glie,ÌLiperò il primo ricinto con gran forza,e co molta nemica mortali* Difficoltà tà. Ma nel tentarne il fecondo, ecco ad incontrategli ancora lo fteifo
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. Che fi rejtituijfero alTurco le robbe toltele i prigioni fermati in battaglia. Che gli fofie prohibito difar’rvfcire in alcun tempo da Gallipoli alcun le^no armato, e che ruficendoui, potejfero i Veneti , come nemici,combatter li. Nel giorno de’due Giugno fi otten- 1416 ne sì bella vittoria. Si portò di eifa, e poco dapoi della pace conchiufa ragguaglio allegro à Venetia, e di qui à tutte le Corti Chriftiane
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, e gli fè (contar con publica morte il misfatto. Preiè poi à purifican Prefidij di gente fedele, e di agguerrì- Trouede » ti cuilodi Veneti, e ne cambiò, doue ne vide il bifogno, e fermò per1 ' tutto il Regno vnaficura lealtà. Ridotte le coiè à tal iègno di non redar à iè, che operar’, & alla Reina, che bramar di vantaggio, gli per-uenneroDucali del Senato, che (oprai primi (àputi tumulti
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6o4 DE FATTI VENETI. fella in vano. Auuezzo, e riiòluto di iùperar ogni grande Imprefa, fi suoi ^andi alterò d’vna fola incontrata difficoltà-Sollecitò da Prouéza,e da Genoua apparecchi jl rimanente de gli altri legni, e già con corpi vaili d’Armate in mare, inferra. * & in terra, volea la Rocca d’Iichia,- intera la Puglia, e la Calabria 5 non EfnograìL» patientaua, che alcuna Città
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io2 DE’ FATTI VENETI. Fe‘ niondo Chriftiano, e in ogni luogo alcun contrario confideratouì, s’appigliò à Veneria,come al più franco, & al più fìcuro ricouero. Trouauaquiuilafede, la pietà de’cuori, la fortezza del fito inuiola-bile, il conflieto rifugio dell’innocenze imarrite 5 e fé tant’altri infè-guiti da Barbari, vis’erano in altri tempi fòttratti, prometteua tanto più àie fleffò
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ijo DE’ FATTI VENETI. diffegno di vn’atroce vendetta, fu il colorito, dlnTinuar a gli Amba-fciatori neceflciiio l’abboccamento Tuo con Mirtillo, per concertarli^ voceipartiti. Approbato il concetto, appontofTene il luogo d’An-drinopoli in pocadiflanza* e il già Infedele, troppo affidatoli, vi fi Che lo tra- portò.. Quiui tioùatiTi amendue, e dato qualche apparente principio iwSe l ac congreffi
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DE’ FATTI VENETI. 6°o le più confpicue vicine Città, vna vedertene à pullular su gPocchi dal-Tenmini le ceneri de’loroincendij. Tentarono più volte di far, che an-vani de’Lo. elvella rifèntiflè deirinfelice forte dell’altre,• ma quelle fiamme,cho tradUc™' Per tutto ardeuano, con uennero ammorzarli trà quelle lagune, ogni Volta, che approifimaronfi. Non ièguiua così de’ Pirati confinanti
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20 DE’ FATTI VENETI. mai } con fine ere alleante fiempre abbracciata 3 -più volte con efienfioni d'accordato Impero aggrandita, Etefsi maltrattati all'incontro , infranta loro lapace, forprefe le Città $ tagliatiàfieZr Zìi i Prefidq $ ve ci fi iprincipali Comandanti, efattofino prigione il Nipote prediletto di quel Rè. Ducenfanni, adduceanfi\ efier corfi> che horamai
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alogiare delle miglia 30 de paese per la moltitudine dello gente et de l’ordine loro; è bellissima nel allogiare, et che ivi non si Iacea nè danno nè disonestà alcuna, talché li vivanderi per fino le donne praticavano per tutto con quella segureza et andavano a vendere le cose sue, come si andasseno in quesla città de Veneti», et che nel carminare, nel quale osservano ben ordine, non facea danno
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7o8 DE' FATTI VENETI. idueProueditori al Senato con più precife notitie gli accaduti accidenti , & il merito iniìeme de' più valorofi diportatifi nelfatto d’armi, verfoi quali, egliheredide’morti, vsò la Republica delle fuefolito generofe maniere. Lodouico in tanto, che batteria Nouarra cojl gran premura 5 quand’ei vide l’efèrcito Veneto à feco vnirfi in fuffra-gio
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