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, da che fi è coronato d'Italia il Regno Longobardo', che la fcorre, la depreda, e la domina /enza ojiacolo, che fi traponga. Con/e/far fi Veneti a fola con/eruata indipendente: e fola non tocca dalle vntuerfali com-hufiloni * Ala fe fula tronar fi firìhsra illefa, trattar fi ,che anche fola venga afarfi/egno alle barbare/aette . Più non poter il Greco Impero, già tanto diminuito di Stato > e di forze
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} Ter che rui-naffero gl‘-lniperaiort Romani. Belli/arto tu Italia. 4 DE’ FATTI VENETI. Nata ella dunque da gl'incendi) d’Italia, ogn’altro Scrittore di quell' origine prima ilimò neceiTario di far alcun tocco, per qual cagione, e con qual braccio vi tollero le fiamme auuentate 5 onde oiferuandofi lo fteifoilile , fi difenderà qualche grado da'termini, già troppo generalmente
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facile la còpo-fition etiandio de gli animi,e trà breui congreflì fi virimela pace,in pochi punti raccolta. Che la República reftitmffe al Duca certi luoghi conchiufa. occupatigli sùl Feltrino, e nlafciaffe in libertà i Mercatanti Au- £ jlriaci, già ne1 primi rumori fermati à Veneti a, con lefue merci infierne . Ma flabilito queflo accordo appena,ecco à iniòrgere, il più tem-peilofo trauaglio, che haueife con impeto
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LIBRO VINTESIMONONO. 695 L’armi Vmete ricuperano alfuo Signore Faenza. Aiuti pur Veneti terrejlri à Ferdinando co lpegno di alcune Città. Ambafc'ta-tor Francefe à Vmetta,e licentiato. Ambafciatori Pifiani d offerir di nuouo la fua foggettioue. La Repubhca fi rifiolue di afifijìer loroy e il Pontefice > e Lodouico. Adolti accidenti fiotto Pifia. JWilitie Vmete in aiuto , Efiercito
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i6z DE’ FATTI VENETI. {limolo di particolar’intereffe. Le promiiè, viaggiando, di far alto Tromette- nell'Albania 5 sfoderar la prima iìia ipada fotto Durazzo, nè ritrarrò flar mra^- il piè di là, fe non dalle mani di Theodoro, quella Piazzaritolta, e alla, _ República riíbggettata. Adherirono i Senatori al motiuo del Prenci-fompkcÌ. Pe con tLltta prontezza3 pofero infierne vn buon corpo
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3*8 DE’ FATTI VENETI. reflò bene adempita Fintentione in tutte le parti, così giunti co-Hìcufa dar- là, e prefentatone al Mudazzo il Comando, ne fu l'effetto diffìcile. io il, nep. Apertamente ricusò di obbedirlo ; e gFIiolani, niente meno auuerfi al Mudalo." nome Genouefe, con Pefempio del Rettore, ripugnandoui ancheffi, e gl'ijalani corfero à railègnarad eifo il lor vaifallaggio
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n4 DE’ FATTI VENETI. ftaccata da’lidi r ed incontratala, e fèco vnitefi, viaggiando, cin-a’amue- quanta Galee de Pifàni, Gherardo, Arciuefcouo di Rauenna, con, fc™°divn gran rinforzo di Crocefignati, ammaffato in Fiorenza, vi montò in vnifcoul. ' qualità di Pontificio Legato. Nauigorono, e giunfero quefl’armate 0imigm°in in Soria, prima che v’arriuafsero Taltre 5 trattenute
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37^ DE’ FATTI VENETI. baiciatori nel Campo Veneto ad eshibir la Città 3 Vi accompagnarono veronefi fi Giouanni Pellegrini,e Antonio Maffei per hoftaggi ficuri di fede 5 e da’ ?r?toeS foron loro benignamente aperte le braccia. Non reftò bifogno ' in Verona, dopo entrato Peièrcito, di ripartir foreilieri preiìdij ne’porti , per tener in briglia, e in douere gli animi de’ Cittadini arrenduti
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, fermaroniì lo St conchm. conditioni. Che fofje demolito ¡ino alle r adict HCafte Ilo di Mar- de. cabò. Cloe le bocche del Pò in potè fi à de’ Veneti reftajf'ero libere Ca~ e che a’ Bolognefifojfe donai afranchici a, e libertà di poter’, efenti da Datio, condurper mare dalla Marca d’Ancona, ò Romagna, •ventimila corbe' diformento,e daCeruia trenta migliaia di jale
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fó DE’ FATTI VENETI. Greca amicida, e quelToggetto folo di libertà Italiana, c’haueala ipinta con Tarmata quiui à con femaría ) iperarfi eiènte da quello ileifo caiti-go. Ma ciò auueniife, ò per viiìta di Dio, anche a" buoni neceifaria-taThora, ò pur, che non tempre degna la República di gran miracolo, foife imponibile, che, diftrutto Teiercito Greco terreilre, reíiíleíTe con n ^ le file
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2*4 DE’ FATTI VENETI. Armata Ve auanzò nei Mediterraneo, per prender lingua del!Armata d’Aragona-, Tvieditena- e per concertar’infieme i palli, e l’Imprefe di quella ftagione. Pagan-M0' Doria, che, pur era il General Genouefe,non hebbe ardir d’incontrarlo. Patteggiò da luogo àluogo nell’acque di Sardegna, e tanto fermouuilì, La Gettone- fin che lo intefe trafeorfo all’in su. Si moife allhora
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. Per premiar’anco l’opere, le fatiche, ed i pericoli beneme- r!°Ju%Jr!a> renti di Georgio il fratello, Tarmò il Senato di Caualiere, diftinto, o riguardeuol fregio trà i Cittadini primati Veneti. In Cipro, per guardia , e per ficurezza di tutta l’Ifola, fi efpedirono alcune Galee, e buoiL. militie iru numerodiCapi, ediftipendiatemilitie. Al Soldán delFEgitto vifiKcs.n°-. mandò in Oratore Pietro Diedo
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j-ì4 DE FATTI VENETI. suo tenu. con forti ripari, e con grolla catena. Ei vi giunfe, e tentò penetrami : ¿¡¡?inch ma riufcito fanguinofo, e conofciuto imponibile co la forza l’ingreffo, fi appigliò à procurarlo con l’arte. Caricò vn Nauilio di folfo, e di fuochi artificiati, e fcelti trà gli altri trent’hltominidi petto, e di marinara efperienza, fè, che vi montaffero, e che atteio il vento
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degli aditi, e sii le mura diitribuite per ogni fianco ben’armate militic-, per offender da lontano, e da vicino, e per ben riceuere qualunque attacco . Fu nel giorno degli vndici Agoito attàlita ferocemente la Città da quattro parti. Le ftragi, le morti, e gli sforzi fempre à vn modo, e fèmpre in colmo durarono dall’hore prime del giorno fino avvitirne di fera ofcura. Sudarono i Veneti à refiítere contra
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y<So DE’ FATTI VENETI. fìdio, non molto lontano il poderofo aiuto, facea fudar’al folo rifletto. Confidente poi l’Armata noilra nauale di fole quaranta Galee > poche al bifogno, lagrimeuoli allaraccordanza de’tempi pattati, rimproue-rauano acutamente le guerre Chriftiane continue, fola dannatiifima-cagione di vn tanto decliuio. Andò il Giufìiniano da Negropronte à Lenno, e di là toltofi
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DE’ FATTI VENETI. fé di primo paffo di affondar foura la bocca del Porto alcun Vafcello, ad oggetto dichiuderai dentro PArmata nemica, e intraprender poi à mi-fura de3 configli, e fperanze più facili, ciò che haueffe prefèntato Poc- * cafìonedigenerofo, e di grande. Vifiauuiarono nel più profondo Vàportione della notte con le Galee di Vanguardia i due Proueditori Pifàni, e Mi-tapcr^tu- chele,
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dalla fronte di lui, e iènza riguardo al ben Chriftiano, & alTamiftà col Papa, e la República, le riuolfe per inuentato diigufto contra TImperator Ferdinando 5 fpogliando di tutte le proprie forze. 11 \è vn-in tal guifa, e l’Albania, & i luoghi Veneti di quella Regione. Corren- lhaenr¿on*bñ do per natura la lingua,doue il dolore la chiama, cor iè à quella parte. Mbam, Meemet, in cui acutamente
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LIBRO DVODECIMO. 24* rono vantar lo fcampo?*E fu quefta la feconda volta,che combatterono» e la feconda,che viniero i Veneti gli Ottomani sul Mare. Non può fcri-uerfì, come di tan ta vittoria ne giubilafTe nel filo fànto zelo Clemente Pontefice. Egli fteffo efpreife il proprio contento, e il merito di quefta Republica in vn fuo Breue, cheviue ancor’autentico nella fegreta, e frff
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i due Generali. Feron prendere ¿ principali iùicitatori, e per ab- te con domi bolirne l’efempio, fù lor troncatala tefta. LVniueriàle della Città, e del Popolo, nulla fù tocco tra tanto. I principali fattiofi^ non perdo- tori. nati,pagarono la pena in publico fpettacolo, trà quali, iei Patritij Veneti della Colonia. Molt’altricorfi ne’più alpeftri monti , e più remoti nafcondigli del Regno, difperato
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4?o DE FATTI VENETI. - sfuggirlo. Cadde prigione in mano de’noftri, e poca perdita , ben-ne. che di libertà fù la Tua, già perduto da fé ileffo lobiigato termine di gratitudine, fé pur nell’ordine della militar proiezione non foiTe lecito il tutto. Le fughe, le prigionie, le atrocità più non hebbero ritegno nel Campo nemicò . Degli eilinti non ne apparì precifo il numero 5 Quello de’ capitati
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