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762 DE’ FATTI VENETI a fino alle Bocche diCattaro,pafsòàRagufi,doue preia terra, fi ihuiT 4 fermò * Sarebbe Hata troppo ficura la fede di Solimano,e de’ Turchine hauefie continuato la Republica per anco à fidarcene. Ordi-L nò l’armamento di trenta Galee, aggiunte à quaranta tré, ch’el-blicaaccre- la già in mare, &in Dalmatia hauea, ed eleife loro in Capitano Generale Girolamo Zane Caualiere
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¿44 DE FATTI VENETI tore eoa viuoimpulfo di accordarli, e dare flimoli gagliardi peri più lolleciti preparamenti, e per la più celere vnione deirArma-te, già eifèndofi inilagione » che poteuano i nemic ifacilmente pre-uenireconlaloro vfeita . Contenne Teilefa. Che tra il Pontefice, Paolo T*erz*o, l'Imperatore, Carlo Quinto,e la Republica Veneta, s'intendefse ftabilita vna Lega difenpua
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44 DE’ FATTI VENETI neftilfimo accidente, che, non tanto ruinò con gli effetti di ciò? peggio minacciale con auguri; di proiTime infelicità. Mentre F^rfemie VÍ1 »i°rno Operan; nell’Arfenale afFaticauanfi à riporre in preparate CafTete alcune polueri, per ifpedirle al Campo» e in Armata, vfcì vna picciola fauilla da martello, battutofi fopra vn ferro, la quale volata in vn mucchio pur di polueri
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ij* DE FATTI VENETI meiTogli in numero di cinquecento Caualli Leggieri, iettecento Fanti, e quattro mila huomini del Contado, e di eifere oramai pronto alla Campagna. Se fopra vna egual bilancia ogni minimo grano da vna parte aggiunto può decidere divn graue pe-fo, tanto più il Pitigliano, agitato fra gran dubbi;, quando interi egli de- fe lo fcrittogli dal Marino, tracollò in fauore
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298 DB FATTI VENETI diferadere fino all’vltimo punto lo Sforza. Temendone però molto i Senatori, ficome non haueano dianzi celiato mai di accarezzare quella fiera gente, non ottanti li peflìmi diportamenti, già vfati dal Cardinale Sedunenfe contrail loro efercito , così ho-ra fi compiacquero d’impiegare tutto il lor potere, per tentar di torli a* nemici, e di riconciliarli col medefimo Luigi
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340 DE' FATTI VENETI Eyàà fece alto nella Villa di Brafegana, ediuifo quiui Teièrcito in due corpi eguali, procurò intendere degli andamenti del Vice Rè> per andar con eifi mifurando i propri;. Queftafeparatione di forze non piacque al Senato. Era la fua volontà, come già dicemmo, di non efporfi a’ pericoli, mà d’impedire folo per allora l’incuriìoni degli Spagnuoli. Ladiuifione
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584 • DE FATTI VENETI ' tea militare in fuo ièruigio,già che,per lecofegià narrate,èra impedita à far di vantaggio . Stretteli oramai lecoie à più terribili procinti, non ilimò Cefare perfuo buon configlio di attendere il T j. acct„ nemico dentro di Vienna. Vi fi traffe fuori, econ circa cento T* fuori di mila combattenti in poca diftanza accampatofi, sfidò, fi potè hlmf\ dire Solimano
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28® DE’ FATTI VENETI Efìvàto andò al Defenzano, indi pattato à Valeggio il Mincio , calò TmS/!k «$a Tomba,vicino all’Adige, doueagghiacciatafidi già la itagio-ne, fermò i iuoi quartieri d’Inuerno. Rimaftain tal forma la Lombardia fenza timore, nèoftacolo alcunodelibarmi Venetiane;partì da Roma,e colà fi trasferì Gur-£enie, per afsiftere all ingrefso in Milano di Maflìmiliano Sforza
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48z DE FATTI VENETI fercitopoterteroinemicifortir fuori di Milano, e foprafarlo, e porlo in vn gran rifchio. Facendo alla fine gran Capitale di quella Città per la fu a importanza, e per la riputatione dell’armi, vi fpiccò in aggiunta il Pefari, Proueditore, con Antonioda Cartello, Camillo Orfino,e con molti foldatiàCaualIo, & à piedi. Mane querti, né altri mille Fanti italiani, e mille
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vertenti, haueaglifegretamentecommeiFo, di andar differendo loauui-cinarfi à Verona, per non iíconciarne i trattati. Ma tanto tardó* la difinitionediqueInegotio,che fentendoiì Lautrech rinfaccia^ topiù fempreda Veneti Proueditori di troppo neghi ttoiò, e pigro,finalmente, fi trouò sforzato à mutar configgo,ed àmuouer* fi. Il primo giorno dunque di Agofto,paiiàti gli eierciti à Guffo-lengo l'Adige
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fio DE FATTI VENETI ' dimento delle di loro ricchiflìmeconquiftate prede . Il Prencipe d’orangeSjcheneteneua , come già fi dlffe , il comando, non vi peniaua, né operaua. Attendeua ad impinguarfi d’altre taglie* à quei già difertati habitanti impofte. A finir di rifcuoteredal Papa i primi cento, e cinquanta mila ducati pattuiti . Nonbadauaà •gl’intereflì dell’imperatore. Nulla all’importanti
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fqrf DE FATTI VENETI : , mentevfate; ecosìandauafcorrendoiltempo, e trionfandola barbarie. SieradajlaTofcana moffointantoai primi ragguagli*, edalleprime commiifioni del Senatori Duca di Vrbino contut. tele Tue genti al pio foccorfo . Non fi fermò, viaggiando , che alquanto in Perugia, per fcacciarui, come fece, Gentil Baglione, Vnione ad che dubitò adherente à nemici. Auanzoffi poifenza perdita
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761 Pio V. fuccede à Pi o IV» 761 Vi fino prefò da Chrißoforo Franai* pane "84 Ponteuico affediato dallo Sforza 39. preß dal medefimo 39 Por denon prejo dall' Aluiano 116 Portogruaro prende al Frangipane 330.occupato dall’Aiutano 333 Premio afsediato da Imperiali 25. ricuperato da Veneti 25 Projpero Colonna prigione fotto Rauer, na 252. Itberaìo 253. affedia Crema 323. fi ritira dall*affé
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*78 DE' FATTI VENETI ncquiftar'àfetteÌTo, & allaChiefa,Città, e Dominio. Puriofa* mente ripigliò li già minacciati protetti. dinari Che fe RePubltca non volea la pace, baurebbe hauuta la guerra', aiv^tmba- farebbepda lei dtfunito ; riunito fi a F rance fi ,erauuiuata fra loro, nolani!?' ì Te def chi> e gli Spagnuoli quell' Alleanza, di cui ancora grondandone
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702 DE FATTI VENETI la temutole Anghiem , lafciòvna parte del Campo all'aflèdio, e con l’altra gli venne arditamente incontro . Affrontateli quelle armi alla Cirefola, feguirono eguali accidenti per gran pezzo di morte, e di fangue ; ma entrataui poi la Caualleria Francefe, vrtò per i fianchi la Fanteria Spagnuola in tal modo, che la pofe in ma-HóttoV nife ila fuga; ne diilefesù’l Campo
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4y> DE’ FATTI VENETI AuuenitTe,ò perche Cefare fè ne perfuadetIe,ouero perche foife venuto in Italia con deliberata difpofitione di cercar’à fuo prò tuttilivantaggi,moftròdicondefcendere al Configlio; rifpofe cepare lo d’efièr pronto à trattenerfi alla difefa de*comuni Stati, quando richiede di però la Beatitudine Sua, e la Republica di Venetia fi compiaceffè-leani/. ' ro di rinouar feco
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fi6 DE FATTI VENETI -^nrùna cherinsafte preda Imifera del Turco, tutto faftofo le rìrmirchio mie u c° in AleiTandrìa . Molto aggrauatoiì di quello acceduto finiftro il Senato, riuoltonne contra il Marcello Io fdegno. Fello arrefta-re , e porre in ferri, per douer giuftiiicarfi in prigione àVenetia della negligenza, ò codardia, da luivfata; ma lui accoratoli , ò Teriache perhanere in effetto
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ii4 DE’ FATTI. VENETI Federigo era dentro Proueditor Federigo Contarmi, di proportionato 'Prone di- valore al cimento, e vi erano, Antonio Sampiero, Luca d’An-tore • cona, e Paolo Bafilio, fubordinati Capitani, con ducento ottanta Fanti di preiìdio, e con rvniuerfale del Popolo, tutto bene armato. Colpiuanorouinofamente i tiri le muraglie, da quali finalmente fpalancata larga breccia
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?4o DE’ FATTI VENETI con le fue poche forze di prenderla, fi fofpefefopra il piede; egià, che vide di non poter più confeguir l’oggetto principale,pensò almeno di foccorrereSauona, che appunto allora i Genouefi bat-teuano alle ftrette, fpignendoui feicento Fanti. Ma ne anche ciò gli venne fatto di ottenere . Cintala trouarono da così forti trincee, e tutti li podi d’intorno cotanto occupati
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220 DE FATTI VENETI glia, nè fi fecero per vngran pezzo conofcere pentiti. Ma nel mezzo alle fiamme non ve refiftenza. La maggior prodezza, che facettero in quell ardente conflitto fouerchiamente cir-cbe rt fìi conduci da’nemici, fu dì non elfere fuenati tutti foprail Cam- ihgràpjr. te d UlPd to . E replica-lamente a Soaue. curi credutiti, ritiraro ufi finalmente in Elle. Queftinuoui acci-HHir
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