[9-IV.I9] Il dramma di Wilson 407 ranno in piedi, se è svanita la libertà dei mari a favore della Gran Bretagna, se è ammesso lo stato di schiavitù economica della Germania per il pagamento delle riparazioni ripartite in vari decenni, se oggi si è giunti a pretendere da un paese vinto la condanna penale dei suoi capi a giudizio dei vincitori, e da un paese neutro la consegna del rifugiato imperatore per sottoporlo forse alla pena capitale? Il mio pensiero ricorre alla subdola e spietata guerra che nei primi tempi della presidenza Wilson si è svolta con orrende stragi nel Messico per tutelare gli interessi petrolieri degli Stati Uniti; e mi domando come questo uomo, soggetto alle più gravi contraddizioni, potrebbe mantenersi a capo di una umanità sofferente che volle redimere, e che invece lascia indirizzare verso uno stato di squilibrio e di incertezza sconosciuto alla mia generazione. Perché di fatto sono gli americani che hanno rifiutato e ancora rifiutano una lega economica per la ristaurazione del mondo, che noi latini abbiamo a gran voce invocato dal giorno dell’armistizio, ed invochiamo ancora, e che ora con noi invoca il presidente inglese del Supremo Consiglio economico. Essa varrebbe cento volte meglio di una lega politica, che sarà sempre e soltanto dominata dai più forti. Woodrow Wilson apparve come un salvatore, fu un apostolo: ma, quale capo del congresso mondiale per la rinascita di una migliore umanità, si lascia travolgere dalle passioni e non è più altro che un uomo. Intanto aumenta negli Stati Uniti l’opposizione al Presidente democratico, guidata naturalmente dai capi del partito repubblicano. Come il senso di equità e di giustizia che animava fino a pochi giorni or sono la tattica sottile del primo ministro Lloyd George è stato stroncato dalle minaccie della Camera dei Comuni, cosi anche l’azione equilibratrice del Presidente Wilson va a naufragare nella lotta di due partiti parlamentari, in perenne contesa per la conquista del potere governativo, e dei vantaggi tangibili che in America ne derivano.