8 go il sovvertimento della comune lingua trasformatasi nell’italiana che ora parliamo, trovandosi pieni gli atti pubblici e gli archivii di scritture in lingua volgare, e dove appunto, facendosi il confronto d’ un secolo coll’ altro, si vede il progresso., la formazione, e se può dirsi., il miglioramento o la perfezione della lingua com’è a’giorni nostri parlata. Uno solo è radicalmente il dialetto oggi comune a tutte le provincie degli antichi Veneti, poche essendo le varietà notabili e le differenze di qualche voce da un luogo all’ altro. Ma non può negarsi che il migliore, come il più facile nella strutturaj dolce nell’inflessione, metrico nei numeri, omogeneo ad ogni genere di scrittura, sia quello che parlasi propriamente dal popolo della città di Venezia, la quale per tanti secoli fu metropoli d’ un floridissimo Stato e madre feconda d’uomini illustri nelle scienze, nella politica, nella nautica, nella poesia, nell’eloquenza estemporanea, nelle belle arti e in ogni maniera di coltura. Qual altro in fatti de’dialetti italiani si mostrò con più facile riuscita rivale nella forza e nelle grazie all’antica sua madre (1)? Grave e fecondo persuase nella tribuna de’comizii Veneti, e si ricordano con onore nella storia, tra mille altri,! nomi illustri degli arringatorì patrizii, Francesco Foscari Doge, Alvigi Moliti, Bernardo Navagero, Marcantonio Cornaroj Giacomo Soranzo, Girolamo Grimani, ISico/ò Contarmi, Alessandro Zorzi,Leonardo Donato, Leonardo Emo, Giovanni da Pesaro, Batista ¡Sani ; e li recenti Marco Foscarini Doge, Carlo Contarini, Giuliano Grimani, Francesco Do-nado, Angelo Querini.' llobusto e flessanime incantò e vinse nei tribunali per la bocca dei Vecchia, Svario, Cordellina, Todeschini, Santo-nini, Costantini. Alcaini. Silvestrini, Galiini, Stefani, Cromer, Piazza, Savia, Muttinelli, celeberrimi Avvocati de’ nostri tempi, e de’ viventi Antonelli, Calaci, liiagi ec. (2). La trom- (I) Politico Virunio che fiorì nel secolo XV, ne' suoi Commentarli alla grammatica greca del Guarino, fa molto elogio allo idioma Veneto, nel quale rileva appunto tutta la maestà della lingua greca, appellandolo francamente Pulcherrimus et doctissimus omnium sermo, in quo tota reclolet linguae greca e majestas. E notando poi 1’ uso che avevano i V iuiziani di oiumettere in alcune parole la lettera t, come a dire And*o, Tornao, in vece del toscano Andato, Tomaio, Io rossomiglia all’idioma Ionico che pur aveva eguali desinente, attribuendolo al commercio che i Viniziani avevano a Smirne, dove dopo Atene fiorirono le scieuze. ( Pontic. Vi-run. pag. 47 e 97. ) (2) Qui cade in acconcio di riportare alcuni periodi dell’ap-plauditissima allocuzione pronunziata in novembre 1811 dall’altra volta citato Nobile sig. Girolamo Bar. Trevisan. allora Regio Pro- ba meonia squilla in tutta 1’ energia del nativo di * lei suono nelle ottave dell’ eruditissimo Abate Francesco Boarcttij nè sempre il Tasso degradò curator generale presso la Corte d’Appello in Venezia, per la solenne riapertura delle udienze : squarcio oratorio che forma 1’ elogio speciale e la caratteristica insieme di varii Avvocati Veneti di quel tempo i più distinti nel foro, i quali saranno da noi per note alfabetiche qui sotto indicati. « Non qui mancan per nostra fede gli Antonii (a), che gravi » d’ anni, di senno, di autorità, tutto raccolgono con fresca ed am-» mirevol memoria quanto può favorire la causa che imprendono a » perorare ; che ogni cosa dispongono al sito proprio, sicché ogni » cosa acconcia siasi a produrre per insensibili gradi quell’ impres-» sione a cui la voglion diretta ; che a foggia di Lisia tanta mo-» strano ed hanno evidenza e semplicità nel narrare, e tanta sciol-» tezza e spontaneità nel discutere, che non lasciano sospetto mai » di premeditazione, nè di arte; e che egualmente distanti da qual-» »¡voglia affettazion di eleganza, che da ogni bassa trivialità, via » via bellamente s’insinuano senza sforzo, e senza impeto nè vio-» lenza compiutamente trionfano. » Ma nou qui mancan nè meno li Cai Gracchi (6) e i Sulpizii » Rufi, nati fatti dalla natura e dall’arte pel sublime e pel grande : » grandi nelle parole, elevati e squisiti nelle sentenze, zeppi di filo-» sofia e di dottrina, in tutto il genere loro dignitosi sempre e gra-» vissimi, e al tempo stesso e nello scrivere e nello arringare al par » de’ Demosteni concitati, vibrati, agili, concettosi, veementi, tali » in fine che se avessero o il tempo o la voglia di dare alle loro ora-» zioni 1’ ultima mano, potrebbero senza men presentarsi come as-» soluti modelli di vera e somma grandiloquenza. « Vanta cotesto foro i suoi Scevoli e i suoi Servii Sulpizii (c), » quanto profondamente dotti altrettanto squisitamente ingegnosi » nel rifrugare e nel cogliere nell’immensa congerie delle moderne » leggi e delle vetuste quanto può abbisognare alla salvezza de'loro » clienti, e eh' eminentemente posseggono spirito d’ ordine, di per-» spicuità, d‘ evidenza, arte di ben separare, di ben connettere, di » ben dedurre, tanto in fin d’ eloquenza quanto basta abbondante-» mente a rendere sul loro lahbro non inamene nel pubblico e più » efficaci presso de’ Giudici le loro dottrine. « Udiamo con gran diletto chi unisce nelle sue arringhe la » gravità e la copia de’ Crassi alla nitidezza ed al nerbo de’ Cali-» dii (d), la faceta amenità non ¡scurrile de’ primi alla scorrevole » vena e dignità de’ secondi ; che al par di questi coltissimo nel •»musical suo dialetto, si tien lontano del pari dall’Asiatica profu-» sione che da uu arido o digiun laconismo ; che serve alla proprie-» tà delle voci, ma non trascura la vivacità delle imagini; che a vo-» glia de’ suoi subbietti, quando s’ estolle senza passare nel tur-» gido, quando s'abbassa senza scendere nel pedestre ; che alla » compostezza libera dell’ azione congiunge 1’ armonia Isocratica » sempre svariata de’ numeri, e che tutta in somma possedè 1’ arte » Tulliana di penetrar negli assorti ascoltanti per guisa da pie-» game, commuoverne, trasportare per le vie del diletto 1’ anima » e il cuore. « Ammiriam finalmente chi (el nelle greche lettere e nelle »latine assai bene istruito, congiuugendo all’assiduità del dome-» stico studio un esercizio forense alla sorpresa instancabile, nel » colto suo dire, presenta congiunta in sè solo la sugosità de’ Foli cioni, 1’ acutezza de' Demosteni, la paziente ed industre diligenza (а) Stefano Stefani. (б) Marco Piazza. (c) Giambatista Mulinelli e Pietro Biagi. (d) Girolamo Antonelli. (e) Spiridione Calucci.