410 MEN MENAMBNTO, b. m. Menamento o Dime- , numerilo. MENAR, v. Menare, Condurre da un luogo all’ altro. Menare, dicesi per Dimenare, Agitare e per Mescolare, Mestare. V. Missiàr la cabla, V. in Paf.la. Mknàr a scola qualcun, detto fig. Saper far da maestro ad alcuno- In altro signif. Aggirare o Rigirare alcuno, Ingannare. Menàr atorno qualcùn, V. Atorno. Menar a torzio, V. Torzio. Menar bon, Menar buono ; Var per concesso. Menar ei. culo caminando, V. Culo. Menar le uahrk, Sgambettare, Il dimenar le gambe stando a sedere — Menar le sesie, detto fig. vale Camminare velocemente. Menàr spozza V. Spuzza. Menar le zatb, V. Z ita. Menar i corni, Passare igiorni, la vita, Vivere. Menàr la boarina, V. Boarina. Menar la coa, V. Coa. Menar la man, Tener la mano ; Guidar la mano, Quando s’insegna a scrivere. Menar o Missiàr la polenta, Menare, Tramenare o Mestare la polendo o polenta — Chi sa megio menar la polenta la mena, prov. inetaf. Chi ha la mestola in mano si fa la minestra o suo modo, cioè Chi comanda o Chi è più pratico degli altri, fa le cose a suo modo. Menar la porta atorno, Menare il con per /’ aia ; Star colle mani in mano ; Baloccarsi ; Donzellarsi, Oziare — Far pilastro o pergola, Star fermo senza operare. Menar la testa, Scrollare il cupo ; Scuoter la testa. Menàr o Remenàr uno per boca, Detrarne ; Mormorarne ; Sparlare d’ alcuno. Menar qualcùn PKr el naso, Menar per lo naso, vale Aggirare, Abbindolare alcuno - LASSARSE MENAR PER EL NASO 0 MENAR A torzio, Lusciarsi aggirare come un arcolaio ; Farsi girare come un palèo ; Lasciarsi levare in barca. Minar», Dimenarsi; Diguazzarsi, Agitarsi colla persona, Muoversi. Minarsi tropo, Atteggiare, Muoversi troppo parlando e gestendo. Menar via uno, Arrestare alcuno; Imprigionare alcuno. Menar zo a campane dopie, Menare o Zombature a mosca cieca; Sonare a martello; Suonare a doppio; Sciorinar colpi, mazzate, ce/fate, cazzotti — In altro sign. Attaccare altrui un campanello o Appiccar sonagli ad alcuno, vale Sparlare d'alcuno indiscretamente. Menar zo a campane domi, dicesi talora d’una sentenza troppo rigida e mal digerita, Dar sentenze all’ abbacchiala ; Far giustizia colf asce o coir accetta. Voltèla, menèla o zirèla, Volta, rivolta, dagli, picchia, ripicchia, vale In conclusione, In somma delle somme. M E N Menar el rosto, Vo'gerc l'arrosto, cioè Lo schidione coll' arrosto al fuoco. 'IlvVUtBLO (coll’e larga) s. m. Menatoio, Strumento qualunque col quale si mena. MENARKSSA, s. f. Agguindolalrice, Che forma la matassa coll’ arcolaio o guindolo. MENARESSO, s. f. Menante ; Menatore, Che mena. MENAROSTO, s. m. Girarrosto e Menar-rosto, voce dell’ uso. Tirar so el menarosto, Caricare il me-narrosto. Scaricarsi è il suo contrario. Menarosto, dicesi per disprezzo ad un tristo Oriuolo; assimilandolo al girarrosto. MENAZZO, T. antiq. V. Manazzo. MENDA, s. f. Menda; Rimendatura; Ri-mendo, Congiunzione di parti rotte. Menda de le monède, T. di Zecca, Aggiustamento delle monete. V. Mendaòr. Menda è poi voce antiq. e vale Difetto. MENDA, s. f. chiamano i Doratori quel Pezzetto d'oro battuto, che dopo la doratura mettono in que’ luoghi ove la stessa doratura manca. Menda in buona lingua e nel suo primo significato vuol dire Difetto, ma ba non meno il secondo di Rifacimento di danno; e quindi pare che Menda potrebbe usarsi figur. nel sentimento espresso dai Doratori, come usano Mendàr, V. Menda, dicevasi iu tempo antico fra noi per Biasimo; Critica.—Disse il nostro Calmo: I vol dar menda uno ai ducati tr a bucanti, detto metaf. che vale Apporre alle pandette o al sole, cioè Biasimar qualunque cosa, per ottima ch’essa sia. La voce Mendàr o Dar menda è propria della Zecca. V. Menda nel Dizionario. MfiNDADÒRAoM endaressa, s. (. Rimenda-trice, Colei eh’ esercita 1’ arte di mondare le rotture de’ panni — Rirnendatore dicesi dell’ Uomo. MENDADÙRA, s. f. Rimendatura, V. Menda. MENDAÒR, s. m. o TornidOr de zbca, Aggiustatore ; nell’ uso però dicesi Revisore, Colui ebo nella zecca aggiusta le monete col peso. MEN DAR, v. Mandare; Rimendare ; Far menda ; Cucire a pelo, Rimendare un panno intignato. Mendàr lk monedb, T. di Zecca, Rivedere o Aggiustare le monete. V. Mendaòr. MENDAR, v. detto in T. de’ Doratori o Metri mende. Menda re, essi intendono Rimettere dopo la doratura qualche pezzetto d’oro che manca, correggere i difetti della doratura. MENDARESSA, V. Mendadòra. MENDE, Maniera antica vernacola, che usa-vasi ai tempi del Calmo per Me ne — Mende DOOIO GRAVISS1MAMENT8, Me Jlff duole 0 Duolmene grandemente — Dio mende liberi, Dio me ne liberi. MENDIGOLA o MendIcola e Mrndìooli, chiamavasi autic. l’Isola di S. Nicolò, detto poscia Isola di S. Nicolò de' Mendicoli, dove prelendesi che approdasse Antenore Troiano. Fu la erigine cosi nominata perchè abitata MEN per lo più da poveri pescatori, il capo o castaido de’ quali chiamavasi Dose dei Nico-loti, V. Correva per quella parte rapidamente il fiume Brenta, e fu quindi necessario Del secolo XIII di alzarvi un argine che ancora esist&e si dice Arzare de S. Nicolò. In quest’isola aveva residenza, prima della creazione de’ Dogi, un Tribuno, come un altro ve n’ era nell’ isola opposta di Oli-volo (S. Pietro di Castello), già instituiti nell’ anno 804. Cessò il Tribuno di Olivolo per la sede Episcopale ivi collocata, ma quel- lo di Mendigola continuovvi, e quando finirono i Tribuni assunse il titolo di Castaido de’ Mendicoli e poi di Doge. Dagli abitanti delle dette due isole Mendigola n Olivolo sorsero poi le notissime fazioni de’ Nicolotti e Castellani, che si mantennero fino ai nostri tempi. V. Gusra de Nicoloti e Castelani. MENDOSSA, s. f. o Mandossa, T. de’ Beccai, Coltellaccio, Coltello lungo di lama, pesante e grossolano, di cui si servono i Beccai per tagliare la carne. MÈNEGA, s. f. Domenica, Nome proprio di Femmina. Far la menega, Locuz. furbesca e vale Far la polenta. MENEGUÈLA (coll’e aperta) 8. f. Certo giuoco di carte che fassi iu compagnia di più persone, nel quale la Carta prevalente col nome di menegiièla è il due di spade. MÈNEGO, Domenico; \orne proprio di Uomo. In Toscana il volgo dice Beco per Domenico. MENELÒTO, T. de’ Pese. V. Agòn. MENGIII, Voce furbesca, Bracchi e vale Birri. MENO (coll'e stretta) Sincope di Menico, cioè Domenico. MENOÈLO. Deo MENOÉLO, V. Dbo. MENOÈTO o Menbeto, s. m. Minuetto o Minuet, Sorta di danza nobile, che molto usavasi a’tempi nostri prima del 1797: è poi andata totalmente in disuso. MÈNOLA, s. f. T. de" Pese, (che barb. fu detto Menolalut e Menomala), Pesce di mare del genere Sparus, di cui abbiamo tre differenti specie, come segue. Menola. propriaui. detta, eh’ è lo Sparus Mneiia di Linn. Il suo corpo è allungato, stiacciato ai lati, con una macchia nera per parte, che non oltrepassa in lunghezza il mezzo piede; ed è pesce abbondante e triviale. Quando è piccolo chiamasi Pontìo o Pon-tariòl ; dicesi Garizzo. quando è maggiore; e Menola, quando sia giunto al suo perfetto accrescimento. Menola schiava. Pesce eh’ è di colore più azzurro sul dorso: ed è una varietà del superiore. Dicesi schiava perchè pescasi per lo più nei littorali Illirici detti Schiavoni. Menola bianca, detta ancora Maridola e Agòn, Sparo Smaride, chiamato da Linn. Sparus Smaris. Questo pesce rassomiglia allo Sparus Moena, ma ne differisce per alcuni caratteri specifici. Chiamavasi anticamente dai Veneziani Zirolo. MENTA, 8. f. Menta, Erba o Pianta labia-