426 MOR MORELÒN, accr. (li Morklo. V. Materasso. MORÈNA, Pianta V. Grai-egia. MORÈR, s. tn. Muro, Albero (li cui si conoscono due specie, cioè il Hianco, detto anche Gelso, ed il Nero ; e quindi detti da’ Sistematici Morus alba e Morus nigru. La foglia del bianco è quella che serve ad alimentare i bachi da seta ; ed il nero produce un frutto nero tutto ripieno d’ un sugo come di sangue, ed è comune fra noi. Fila df. morf.ri, Filarala di gelsi, Molti gelai piantati in fila. MORESCA, 8. f. Moretap, Specie di abbattimento o certame popolare, che usavasi fare per festa pubblica in Venezia tra le rivali fazioni de’Nicolotti e Castellani, quando essi a gara facevano mostra al pupolo de' loro esercizii ginnastici. Questa Moresca si faceva tra molti giovani del popolo più basso, che impugnato ognuno lo stooco di ferro giravano come se fossero in ballo o giocassero di scherma, dandosi ad ogni passo regolare e ad ogni mossa aggiustatamente de’ colpi negli stocchi; o così armeggiando bagordavano a divertimento loro o degli spettatori. MORÈTA (coll’e stretta) s. f. Maschera, ma è propriam. Quella coperta di velluto nero che sta attaccata alla faccia mediante il tener in bocca un bottoncino che v’ è nel silo in cui dovrebb’ essere l’apertura della bocca. Moréta, detto in lingua furbesca, vai Gondola. MORÈTA DA DENTI, Lo stesso che Can DA DENTI, V. MORÈTA, s. f. T. degli Uccellatori, delta nel Friuli Chiarandina, e nel Rolognese Magnanina, Slcrpàgnola, chiamata da Limi. Molacilla modularti, detta anche da altri Curruca sepiaria. Uccello stimatissimo pel suo dilieato sapore, ch'è grande come il Rec-cafico; nidifica ne’boschetti, canta beue, e fa il suo passaggio bu! finire dell’autunno e in primavera: dicesi ancho Passere malto o matlugio. MORÈTO, add. Brunello, Di colore tendente al bruno. Maricino, dim. di Moro in sign. di Uomo nero. MORETÒN, s. re. T. de'Cacciatori valligiani, fischione col ciuffo, detto ancora in Toscana Germano Turco, nel Romano Caporosso maggiore ; da qualche Sistematico Anas fistularis cristata, benché Latham lo chiami yfna* rufina. Specie d’anitra selvatica, che ha il becco grosso, rosso, dentato, il superiore ricurvo in punta, il capo di color giallastro con ciuffo di penne. Quest’ uccello è assai raro fra noi, pigliandosene uno in capo a varii anui. Alcuni de’nostri Cacciatori lo chiamano Chiosso colzbfo; ma col nome Morkton generalmente s’intende la Femmina di un altro uccello, del quale abbiam parlato alla voce Magasso penaci»«, V. MORFÌR, v. di gergo de’ nostri Rarcaiuoli, Morfire, parimente voce furbesca che vale Mungiate. Quindi Morfia vieu chiamata la MOR Rocca ; e Empier la morfia, Mangiare assai. MORO A, 8. f. Morchia e Morda, che 1’ Alamanni disse Amurca, Feccia dell’olio. V. Penolante. MORGAlNTE, s. m. Jluccoglitore di Morchia, ma più s’intende Travasatore di olio. V. Penolante. MORGNAO, Miao, Verso che fa il Gatto quando miagola — Far morgnIo, Miagolare. MORGNÒN, s. m. Sornione; Sorgnone; Susomione; Sorbone; Musorno; Acquacheta, si dice di chi tenga in sè i suoi pensieri, nè si lasci intendere; e pigliasi in mala parte — Fu detto ancora dal Firenzuola, Uno di que’ coticoni che non cavano mai il mento del capperone — Chetone vuol dire Che parla pochissimo, e dicesi per lo più per dispregio. Fagnone, vale Scaltro ma che si finge semplice; Tempellone, Uomo grosso che faecia il goffo; Soppiattone e Soppiatlonac-cio, Uomo finto- Varditf. dai morgnoni, DaW acquacheta mi guardi Dio, che dalla corrente mi guarderò io, Detto fig. per avvertirci di Star in guardia su certe persone che sono chete, ma mostrano di operare con somma accortezza. MORIR v. Morire; Morirsi. Chi non el «ondo lassa e chi vive se la passa. Dettato fam. e vuol dire Chi la- ' scia il mondo perde tutto, e chi sopravvive trova di che confortarsi. Morir avanti, Premorire. Morir co la zogia, Morir colla corona, colla ghirlanda, Morir vergine. Morìr co l’ erra in «oca, Morir di fame in Altopascio o in un forno di schiacciatine, Rovinarsi o perire per dappocaggine, non per mancanza di mezzi. Morìr col muso ix t’un gatolo, Far mala morte, tristo fine. Morir da caldo, Stillarsi dal caldo, Soffrir soverchio calore. Morìr da dolòr, Morir di dolore o a dolore. Morìr da fame, Allampanare dalla fame; e quindi Viso allampanato. V. Fase. Morìr da sè, V. Sè. Morìr da fredo, Agghiadare o Assiderare, È quasi morir di sido o ghiado — Intirizzare o Intirizzire, è Perdere per qualche tempo il senso de’ membri per freddo o per altra cagione — Aggranchiare, si dice propr. delle dita, quando per soverchio algore si assiderano. Morìr dal cancaro o da la giandussa xe l.’ istesso, In fine per lo gregge è poi lo stesso esser preso dal lupo o dal custode — Se NOL MOR DAL CAKCARO EL «OR DA LA giandussa, Aver da un lato il precipizio , daW altro i lupi. Esser in pericolo da ogni parte. V. Giandussa e Gioa. Morir da la raria, V. Rabia. Morir da paura, V. Spasemarsb. Morir da rider, V. Rider. Morir da sono, V. Strangossàr. MOR Moni» ds la lese, Morire; Spegnersi; Estinguersi il lume. Morìe da la so bona morte, Morir di suo male o di morte naturale. Morir de la zente assab, Or ben piova nell' orto del prete, s’allude all’ utilità che ne ridonda ai Preti quando fanno il mortorio. Morìr drio a dna cossa, Morir di che che sia; Struggersi (f una cosa, Morir di voglia di che che sia. Morir el coor, V. Coor. Morir zo — La cossa xe morta io, La cosa s’ammorzò o restò seppellita o fu sepolta, nè se ne fece più parola ; Restii sotterra. Che mora da morte improvvisa! Ch’io possa morire da mille morti s’ io non mi sento rincirconire lutti i sangui. Vo’ morire, o poss' io morire se ho fallo la tal cosa. S’il disti, che i miei dì sien pochi e rei. Ch’i arrabbi se torno in quella casa. Esser l’ ultimo de la famegia a borir, Portar l'arme alla sepoltura. L’ È morto adesso ch’ el stava beh, Nido fatto, gazzera morta, si dico Quando I uomo ha acconci tult’ i sujì fatti ed ei si muore, Se mor un poco a la volta, Aon di repente »’ incappa nella morte ma a poco a poco le si va incontro; Ogni giorno moriamo, imperciocché ogni giorno si perde qualche parie della vita ; Questo medesimo giorno eh’ oggi passiamo lo dividiam colla morte. El vol morir, Si vuol morire, dicesi di Chi fa una cosa che non ha mai fatto in vita sua — Uscir del manico; Uscir di gallo selvatico, vale Uscir dell’ usanza sua, Far più o ciò che non si suole. Vocio vederlo a costo de borìr, V. Veder. MORÌSE, s. f. T. de’ Vetrai, Tazze o Bicchieri. Ma col nome vernacolo s’intendono propr. Quelli la cui base ha lo stesso diametro dell’ apertura e sono fatti a cilindro. MORIACO, s. m. Morlacco. Di Morlac-cliia. Schiavone. Detto alcune volte per ingiuria, vale Villano ; Grossolano ; Uomo abbozzato , tagliato colF ascia. MORMÌRO o Mormora, T. de’Pese. Sorta di pesce di mare detto da Lino. Sparus Monnyrus. Nell’Istria chiamasi Mormora, dov' è frequente. Presso a noi si è fatto raro e confondesi per lo più coi piccoli Dentici (Dentàl); ed è commestibile. Non è nè meno a confondersi col Gadus Barbalut. che impropriamente chiamasi Mormora. MÓRMORA, 8. f. Nome impropriamente dato dai Pescatori ad un Pesce di mare a scheletro ossoso, detto da Linn. Gadus Barbatus, il quale ha due barbigiioni sotto il mento, ed è pesce mangiabile sul gusto del Molo. Mormora è poi nome volgare che i Pescatori Istriani danno allo Sparus Mvrmy-