ZAR ZARABALDANA (colla z aspra) s. f. Ghia- | baldana; Ghiabaldano, V. Chiarabaldana. | ZARABOTANA (colla z aspra) 8. f. Cerbol- • larui, Mazza luuga di legno perforata a canna, per cui a forza di Gato si spinge fuori colla bocca una palla di terra per tirar agli ! uccelli. Cerbottana chiamasi pure uno stromen-to simile ma più piccolo e per lo più di lat- | ta, largo al principio e stretto in fine, per parlare altrui pianamente all’orecchio; e di I tale stromenlo si servono gli Astrologi sul- ! le piazze. Quindi Savèr dui cossi per za-r a bota n a vu , intendere o Supere una cosa di rimbalzo o per cerbottana: detto fig. vale Saperla indirettamente e intenderla per terza persona. ZARÀNTO (colla z aspra) s. m. T. degli Uecell. Verdone o Verdello e Calenzuolo, Uccello detto da’ Vicentini Lùgaro grosso, e nel Polesine Garzi ero: è grande quanto una passera, ed è detto Verdone dal color verdastro delle sue penne. Linneo lo chia- I ma Loxia Chloris, V. Frizarìn. ZARATÀN (colla z aspra) s. m. Ciarlatano; Ciurmante; Ciurmador; Ciurmatore; Cerretano; Ciccanlone , Cantambanco ; Cerinolo. Venditore d’impiastri e di chiacchiere — Empirico, dicesi quel Medico che si serve della sola notizia ilell’esperienza — Cantoniere dicesi Colui che sta su pe'canti a spacciar frottole, ingredienti ec. Zaratàn o Zarlatàn, nel parlar fam. dicesi per Ciarlatore, e intendesi di Uno che oltre ni ciarlare assai, dica delle bugie. In tal signif. vi corrispondono Frappatore; Giuntatore; Favoleggiatore. ZARATANADA, s. f. Atto o Maniera di ciarlatano. Z\RATAN\R, v. Ciurmare, Dar da intendere uua cosa per 1’ altra — Incantare, figur. vale Sorprendere « quasi sbalordire per la maraviglia. Detto ancora per Lusingare; Allettare. ZARATAINARÌA, s. f. Ciarlataneria; Ciurmeria, Quegli atti e quei falsi esalamenti che fanno i Ciurmadori; Inganno. A\volgimento di parole, Impostura. ZARCÈGNA o Zarzf.gna (colle zz aspre) s. f. T. de'Cacciatori, Specie d’ Anatra selvatica chiamata italianamente Cercedula maggiore, in Toscana Arzagola maschio e da Linneo Anas Creca. Quest' uccello abbonda nelle nostre maremme, ove pigliasi collo schioppo ed è ottimo cibo. ZARDA s. f. (colla z dolce) T. de’ Maniscalchi, Specie di malattia nel cavallo, che consiste in una gonfiezza molle, indolente nel suo principio, appoggiata ad un tendine del piede, che ingrandisce in seguito e fa zoppicar l’animale. 1 Veterinari! la qualificano Tumore linfatico al di sotto della punta del garello. ZARDIN (colla z dolce) s. m. Giardino, Luogo piantato ad alberi e fiori. Se contiene alberi ed ortaggi dicesi Verziere. V. Orto e Rrolo. Logo ridoto a zardìn. Terra giardinaio. Z A 11 Zardiri o Zardinkti, T. Mar. Giardini e Bottiglie, Risalto di lavori di legno sopra i lati del di dentro del vascello dall'u-na e dall’ altra parte — Giardini chia-mansi sul mare i Balconi o Balconate d’un vascello che sieno coperte. . Far zardini in zenkr, Locuz. ant. che vale figur. Tentar l’ impossibile, perchè il freddo è opposto alla fioritura delle piante. Cita piena de zardini, Città aggiardinata, Copiosa di giardini. ZARDINÈTO, s. m. Giardinetto, Piccolo giardino. ZARD1NIER, s. m. Giardiniere o Giardinaio. ZARDINIERA, 8. f. Giardiniera, Moglie del Giardiniere o Donna che ha cura del giardino. Giardiniera è poi nome che danno i nostri Legnaiuoli ad una specie di tavolo fatto a mezza luna che si tiene accosto al muro, il quale alcune volte è riempilo di terra con entravi piante rare; od è suppellettile di moda. ZA1ÌÈTA (colla z dolce e l’e stretta) Ometto; Orditolo; Orciolino. ZARÈSA 0 Zarièsa (colla z aspra) s. f. Ciliegia; Ciregia o Ciliegia, Frutto notissimo dell’ albero Ciriegio o Ciliegio. Zaresk aquarole, Ciliegie acquaiuole, e sono le primaticce, Ciliege a grappoli, prodotte dal Prunus Cerusus fruclu aguoso; Ciliegia maggese primaticcia. Zaeésb hiancoline, Ciliegie bianche o biancone, di frutto rotondo bianco quasi dolce, tenero; il cui albero chiamasi Prunus Cerasus, Cerasa dulcía. Zaresk ddragie, Ciliege duracine mo-raiole, che hanno un succo nero sanguineo, quasi dolce. L’ albero che le produce è distinto col nome Prunus Cerasus duracena. Zaresk morachiote da Padoa , Ciliege moraiole, Di frutto oblungo nereggiante. Altra varietà del Prunus Cerasus. Zarese de monte, Ciliege di montagna o selvatiche, Ciliege serotine, nere, dolcissime, il cui albero si chiama Prunus Cerasus sylveslris, V. Marasche, Maroste-gane, Marínele e Vissole. Pecólo o Gambeta de le zarese, Grappa, Propriam. il Picciuolo della ciliegia. Mazzbto de zariesb, Incannata. L’ amico zariesa, detto fam. Il compare, Dicesi ad alcuno per ¡scherzo, come per denotar un tale di cui &’ è fatta antecedentemente parola. — Talora dicesi ironicamente, e per allusione ad un Cattivo soggetto. Sia benedkto chi ha pato el pecólo a le zariesk, Lode a quel che fece il manico alle fusa, e vale Sia benedetto iddio. Zarièse senza pecólo, Detto furbesco, Vacca; Incotto, Lividori e Macchie che vengono alle Donne su le gambe e le cosce quando tengono al verno il fuoco sotto la gonnella. ZARESÈR, s. m. Ciregio; Ciriegio e Ci- Z A T 807 ìiegio. Albero notissimo e di varie specie che produce le ciriegie, detto da Linneo Prunus Cerasus. Zaresèr nano, Cameceraso o Ciriegio nano, detto da Linn. Prunus Chatntece-rasus. Logo pikn dr zarkskri, Ciregelo o Oi-riegrto, Luogo dove son molli ciliegi. ZARFOGIÀ (colla z aspra) Trafoglioso, Di Trafoglio, Agg. di Campo seminato e pieno di trifoglio. V. Spagnàro. ZARFÒGIO, V. Cerfogio. ZARLATÀN, V. Zaratà*. ZARLATANÈLO, s. m. Canlambanchino: e Cantambanchina la Femmina. ZAKLATANÒN, s. m. Cerrelanone. ZARPE (colla z aspra) s. f. Vinacce, Bucce delle uve che restano dopo la pigiature. V. Graspf.. ZARZÈGIN A. V. Zarcègna. ZASCADUN, Voce ant. e trivialissima, Ciascuno e Ciascheduno. ZASSÌiR (colla z dolce) verbo antiq. ohe vedesi scritto Zaskr nelle lettere del nostro Andrea Calmo, nel sign. di Giacere. Qua zase el bon pkscante Buratiìlo, Qui giace il buon pescatore Buralèlo. ZATA (colla z aspra) s. f. Zampa, Piede di animai quadrupede, e più si dice d’altri animali ancora. Zata davanti, Branca, Zampa davanti coll’ ugne da ferire; o piè degli uccelli di rapina. V. Ongia. Zatf. del ScarpiÒiV o dei Granzi, ¡'urbici; Zanche e Chele. A quelle dei Granelli i Naturalisti dicono anche Mani. Zate dei Calamari o dei Folpi, Tentoni o Tentacoli. Dar la zata, Far santà, si dice dei Cani domestici e de’ Bambini quando si fanno star in piedi. Zalta, si dice poi ad una specie di Popone brizzolato e dipinto a serpe o colla buccia bernoccoluta. Capitar in te le zatk o in te le sgrin-fe , Dar nel guanto, vale Capitare alle mani altrui o nell’altrui forze, che anche dicesi Dar nell’ unghie d’ alcuno. Menar le zate , detto fam. Menar le mani, Percuotere. ZATA (colla z aspra) s. f. Zalta o Zattera e Fodero, Tavole o Legnami collegati insieme per poterli condur pe’ fiumi a seconda. Madiata, dicesi in T. Mar. a Quantità di alberi da nave rozzi, legati insieme in modo che possano esser condotti galleggiando giù per un fiume. ClEVOLO DA ZATABA, V. ClKVOLO. ZATÀDA, s. f. Unghiata o Ugnala, Ferita che si fa coll’unghia: lo stesso che Sgra-fada. V. ZÀTÀRA. Lo stesso che Zata, V. ZÀTARE (colla z aspra) si chiama in Venezia quella lunga spiaggia o fondamenta nel Sestiere di Dorsoduro, eh’è posta a mezzodi di rimpetto all’ isola della Giu-decca; chiamasi anche Fondamenti; de le